rivista anarchica
anno 38 n. 337
estate 2008


spazi liberi

Urupia e Libera
di una comunarda e di Colby

 

Una è in Puglia, l’altra fuori Modena. Sono molto diverse tra di loro, ma l’esperienza comunarda di Urupia e quella dell’originale centro sociale Libera si pongono entrambi su di un piano concreto di vita quotidiana e di impegno sociale forti e di forte segno anarchico. Il n. 58 del bollettino (pisano) dell’Associazione Amici della BFS ha dedicato loro due schede. Eccole.

 

Francavilla Fontana (Br):
la comune Urupia

Il progetto Urupia nasce all’inizio degli anni novanta dall’incontro tra un gruppo di salentini – all’epoca quasi tutti redattori della rivista antimilitarista Senzapatria – e alcune persone di origine tedesca, “militanti” della sinistra radicale in Germania.
Tre anni di seminari, scambi epistolari, incontri, dibattiti, accompagnano un percorso di conoscenza e di chiarificazione degli obiettivi e dei contenuti del progetto, di definizione dei metodi organizzativi, delle prospettive economiche, delle possibilità politiche, etc.
Il progetto decolla ufficialmente nel 1995, con l’acquisto di alcuni fabbricati rurali e di circa 24 ettari di terreno nelle campagne di Francavilla Fontana, nell’Alto Salento, a metà strada tra Taranto e Brindisi. La masseria – così si chiamano da noi i cascinali di campagna – e i terreni vengono acquistati grazie alle (poche) disponibilità economiche delle comunarde e a diverse sottoscrizioni, crediti e donazioni di compagne e compagni italiani e tedeschi.
Tutto ciò viene reso possibile anche da un primo prestito di MAG 6 (Mutua AutoGestione) di Reggio Emilia e da un altro della corrispondente GLS tedesca, prestiti che saranno restituiti quasi interamente, negli anni a venire, a piccole rate mensili, da sostenitori e sostenitrici italiane e tedesche.
La Comune Urupia diventa così realtà: suoi principi costitutivi sono soprattutto l’assenza della proprietà privata e il “principio del consenso”, ossia l’unanimità nelle decisioni. Questi “punti consensuali” vengono scelti nella convinzione che, in qualsiasi contesto sociale, una vera uguaglianza politica non sia realizzabile senza la base di una uguaglianza economica, e vengono assunti come corollario al desiderio di porre l’individuo, la sua autonomia e la sua felicità a fondamento di qualsiasi sviluppo sociale.
Urupia comincia a “vivere” quindi nella primavera del ’95 con la ristrutturazione dei fabbricati – quasi 2000 metri quadri di strutture murarie coperte – e con la messa a coltura dei terreni della Comune, entrambi da anni in condizioni di avanzato abbandono. Da allora tutti gli impianti fondamentali sono stati realizzati: acqua, luce, gas, riscaldamento, un impianto pilota (il primo in Italia) per la fitodepurazione delle acque di scarico, due impianti solari per la produzione di acqua calda, una fitta rete di tubazioni per l’irrigazione delle colture nelle campagne. Diversi spazi abitativi sono stati ristrutturati, così come molte delle infrastrutture della vita quotidiana: la cucina, i bagni, i magazzini, i forni, diversi laboratori, ricoveri per attrezzi,un campeggio attrezzato per gli ospiti estivi, un locale per lo stoccaggio e la vendita dell’olio, una nuova cantina, un capannone per le attività socioculturali...
I terreni sono stati quasi tutti messi a coltura: più di 15 ettari di oliveto, tre ettari e mezzo di vigne, diverse are di orto, i seminativi, i frutteti, etc. Migliaia di nuove piante sono state messe a dimora.
Attualmente vivono a Urupia in forma stabile una quindicina di persone, di cui cinque sono bambine/i: tuttavia, essendo da sempre una comune “aperta” (e cioè praticando fin dall’inizio una forma molto larga di ospitalità), spesso il numero delle persone presenti arriva a trenta, quaranta unità; tra queste sono da considerare diverse categorie di ospiti che trascorrono nella Comune periodi più o meno lunghi (anche di un anno, o più), durante i quali partecipano alle attività collettive con delle relazioni economiche e sociali anch’esse differenti, di volta in volta di comune accordo stabilite, sulla base dei reciproci desideri e delle reciproche necessità.
Diverse sono le forme di sostentamento della Comune: la vendita dell’olio e del vino (dal 2002 gestita da una cooperativa agricola nata in seno alla Comune), del pane e dei prodotti da forno, delle erbe, delle olive in salamoia, delle marmellate e, quando la produzione eccede il fabbisogno interno, di alcuni altri trasformati, della legna e di una parte degli ortaggi freschi e della frutta.
Un comunardo fa il falegname quasi a tempo pieno in un paese vicino a Urupia, e nello stesso paese un’altra comunarda lavora come insegnante in una scuola elementare.
Per finire, vanno tenute in conto anche alcune attività di tipo artistico o socio-culturale, svolte all’interno della Comune o fuori, nel territorio circostante: di queste, la più importante dal punto di vista economico è quella di un altro comunardo che alterna al lavoro nei campi l’attività di musico e cantastorie, ma rientra in questo ambito anche il lavoro con le scuole – quello che noi chiamiamo AEA, aula ecologica all’aperto – e una serie di altri percorsi formativi su tematiche ecologiche e ambientali che, energie permettendo, abbiamo sostenuto fin dall’inizio, spesso anche senza alcun rientro economico, con persone di tutte le età e gruppi di tutti i tipi. Continue sono inoltre le attività politiche e sociali che la Comune svolge, sia a livello locale che in ambiti territoriali più vasti: assemblee, seminari, dibattiti, interventi teatrali e musicali fin dall’inizio si sono alternati al lavoro nei campi; vari i temi affrontati: il militarismo, il carcerario, le differenze e i generi, l’agricoltura contadina, l’alimentazione, i conflitti sociali, il problema dei rifiuti, le cure mediche, l’educazione...
Difficile descrivere oggi, dopo quasi tredici anni di vita, che cos’è la Comune Urupia; difficile dare un’idea, sia pure approssimativa, delle innumerevoli attività – politiche, sociali, lavorative, economiche – svolte dal 1995 ad oggi dalle centinaia di persone che hanno animato questo laboratorio sociale dell’utopia.
Nelle intenzioni delle comunarde che diedero vita al progetto, la Comune avrebbe dovuto rappresentare la realizzazione pratica di una utopia libertaria: la possibilità, cioè, di raggiungere un alto livello di autosufficienza economica, di libertà politica e di solidarietà sociale attraverso il lavoro e l’agire collettivo, eliminando ogni forma di gerarchia, sia quelle determinate dalla proprietà che quelle legate al sesso, sia quelle fisiche che quelle intellettuali. Urupia doveva essere un laboratorio quotidiano dell’autogestione che riuscisse a permettere al tempo stesso il massimo sviluppo delle possibilità individuali e la massima negazione delle leggi del mercato, il rispetto delle diversità umane e l’opposizione alle leggi del privilegio e del profitto; la dimostrazione concreta, insomma, della possibilità di un vivere individuale e collettivo che negasse, di per sé, il più possibile, le ingiustizie del sistema dominante.
Quanto di tutto ciò siamo riuscite a realizzare, anche questo è difficile dire. Lontana da noi la presunzione di aver anche solo sfiorato il raggiungimento di simili ideali, viviamo invece quotidianamente la consapevolezza delle difficoltà di un percorso di vera autogestione: i continui conflitti tra privato e collettivo, il costante riemergere di comodi meccanismi di delega e di ambigue gerarchie informali, la difficoltà del raggiungimento di una vera uguaglianza tra i sessi e di un rapporto di serena, efficace collaborazione tra uomini e donne, la risucchiante prepotenza delle peggiori “leggi” dell’economia, sono tutte contraddizioni che stanno lì ad indicarci quanta strada abbiamo ancora da fare, e quanto difficile sia questo percorso. Contraddizioni alle quali, tuttavia, non abbiamo mai avuto alcuna intenzione di sottrarci, magari rivendicando un ingenuo, quanto ipocrita, immobile “purismo”.
Ciò che è certo è che in questi anni non c’è stata critica – o suggerimento, o consiglio, o obiezione – che, per quanto brutalmente o confusamente espressa, non sia stata da noi seriamente presa in considerazione e discussa. Siamo sempre stati convinti del carattere sperimentale del nostro progetto e abbiamo sempre creduto di dover cercare soprattutto nelle nostre menti e nei nostri cuori le strade di una sincera e reale trasformazione sociale.
Così alla fine Urupia potrebbe anche essere vista come un crocevia di esperienze e di idee, come un teatro di sofferenze e di emozioni, di speranze e di amori, di rabbie e di incertezze; una piccola – ma quotidiana, continua – rappresentazione di una personale e collettiva ricerca di quel mondo migliore, più libero e giusto, che non abbiamo mai smesso di desiderare.

una comunarda

Contatti con Urupia:
Fermo Posta 72021 Francavilla Fontana (Br)
oppure: Casella Postale 29, 74020 S. Marzano di S. G. (Ta)
tel. 0831/890855
E-mail: urupia@libero.it




Modena:
l’esperienza di Libera

Dopo 2 anni di assemblee e di iniziative pubbliche il collettivo anarchico/libertario degli Agitati nel giugno del 2000 riesce ad impossessarsi di uno stabile sito nella campagna modenese,vicino alla frazione di Marzaglia, per realizzare lo spazio sociale libertario/anarchico Libera. Il collettivo è composto da una trentina di anarchici/che e libertari/e, molti dei quali hanno già una lunga esperienza di attivismo alle spalle e quasi tutti sono tra i fondatori della biblioteca libertaria/anarchica Unidea. Il collettivo fa riferimento alla storia ed al pensiero dell’anarchismo ed ha contatti con innumerevoli gruppi anarchici.

Se tra gli intenti del collettivo c’era la costruzione di uno spazio di cultura e godimento libertario/anarchico, l’obiettivo è stato raggiunto subito, cultura non mercificata e tanto godimento. Libera è uno spazio sociale, è autogestito assemblearmente, da libertari, anarchici, liberi pensatori. A libera nell’aprile 2001 si è sviluppata l’idea di un’abitazione sociale, in primo luogo per difendere lo spazio, in secondo luogo per sperimentare forme di convivenza comunitaria, gli attuali abitanti pagano le loro spese e non vivono degli introiti dello spazio, esiste un’assemblea dell’abitazione. La società esterna con i modelli culturali e comportamentali imposti sta disgregando il tessuto sociale, noi invece stiamo risocializzando, cioè creando uno spazio dove ognuno va bene com’è, ove non è importante da dove vieni ma il fatto che stai contribuendo, con la tua presenza, a consolidare uno spazio con dei contenuti forti dove ognuno può esprimersi e socializzare. Pensiamo che uno spazio di libertà sia un luogo aperto alla conoscenza e alla sperimentazione di qualsiasi diversità. Non temiamo i singoli individui. Siamo pronti ad opporci culturalmente alle forme organizzate e gerarchizzate, come le bande, i branchi che scimmiottano le forme della violenza istituzionalizzata degli Stati. A noi piace molto organizzare serate musicali, sia per il puro divertimento, che per i messaggi che la musica può contenere e diffondere facilmente, senza contare che concerti e serate rappresentano assieme alle sottoscrizioni, il mezzo per finanziare le nostre iniziative politiche e lo spazio sociale stesso. Questo spazio è nato per diffondere un diverso modo di impostare i rapporti umani, quindi è normale che la scelta se dare o meno spazio ad un gruppo musicale non sia tanto legata a demo tape, curriculum, successo più o meno commerciale, ma essenzialmente dal rapporto che si instaura tra noi di Libera e il gruppo, oltre al fatto che chiaramente il gruppo ci deve piacere, se no finisce il divertimento. Siamo antimilitaristi, siamo per la liberalizzazione delle “sostanze”, vogliamo salvaguardare la memoria storica delle lotte “verso la libertà” e soprattutto diffondere ovunque l’autogestione. Libera ha 8 anni ma 5 anni fa il Comune di Modena comunicò l’intenzione di costruire un autodromo sopra allo spazio occupato da Libera. E iniziò la resistenza. Una decina di Cortei, innumerevoli Azioni e Contro-informazioni, Feste dell’ambiente coi vicini, più di cinquanta associazioni in solidarietà e la stampa di due libri diffusi gratuitamente: uno “L’Autogestione è possibile” diffuso in 6.500 copie e “7 aprile 1920, la nostra storia” in 5.000 copie. Sono 5 anni che l’annunciato sgombero viene rimandato ma ora PD e Motoristi hanno ottenuto il si dalla Provincia sulla Valutazione di Impatto Ambientale e sono convinti di vincere. Noi resisteremo.

Colby

Contatti con Libera:
via Pomposiana, 271 – Marzaglia (MO)
http://www.libera-unidea.org
e-mail: libera@libera-unidea.org

Mentre stiamo chiudendo questo numero, la situazione nel Modenese è in movimento.
Lo spazio Rivoluzio è stato sgomberato con l’intervento di decine di poliziotti che all’alba hanno allontanato, denunciato gli occupanti e murato le entrate. Lo spazio Libera è minacciato dallo sgombero approvato in comune, provincia e regione, in vista (pare) dell’inizio dei lavori di costruzione dell’autodromo.
Per queste ragioni è stata disdetta la Fiera dell’autogestione e delle autoproduzioni, prevista negli spazi Libera e Rivoluzio nell’ultimo week-end di giugno.