Gli anarchici vogliono la libertà dalla coercizione, libertà dalle istituzioni che costringono all'obbedienza, libertà d'azione degli individui, libertà dal governo. L’acido ti libera la possibilità di controllare i tuoi pensieri, ti libera dal buon senso. Anarchismo e acido non hanno niente in comune. Non dico che essi si escludano reciprocamente, solo che sono reciprocamente non pertinenti, come l’anarchia e le unghie incarnite.
Si conclude così l'articolo centrale del n. 6 (luglio-agosto 1971) di questa rivista. Si tratta della traduzione di uno scritto apparso sul terzo numero (nuova serie) della rivista anarchica mensile “Anarchy” e intitolato “Lsd – rivoluzione)”, dove l'acronimo sta a indicare la droga allora più conosciuta, che non pochi consideravano (si sottolinea nella premessa redazionale) addirittura uno strumento di liberazione individuale e sociale.
Altri scritti affrontano la questione “droga”, cui viene dedicata anche la copertina un po’ psichedelica.
Questo sesto numero di “A” non sfugge alla regola della costante attenzione alle vicende politico-giudiziarie legate alla Strage di Stato. Sotto il titolo “Non l’abbiamo ucciso noi...” si riferisce della ricusazione del giudice Biotti e della denuncia per omicidio sporta da Licia Rognini, la vedova del ferroviere anarchico Pino Pinelli. Vengono poi presentate le biografie di alcuni protagonisti della repressione, tra cui il commissario Luigi Calabresi.
Luciano Lanza (con lo pseudonimo di Emilio Cipriano) analizza l’annuale relazione del governatore della Banca d’Italia Guido Carli. La frase conclusiva è significativa dell’impostazione di fondo dell’analisi economica proposta in quegli anni dai Gruppi Anarchici Federati e – di fatto – dalla rivista. Questo stato oggi applica una politica di intervento economico che con un’operazione non troppo dolorosa esautori definitivamente il potere capitalistico e che nel contempo freni le lotte operaie dando vigore ed importanza alle centrali sindacali, inserendole nel processo decisorio della programmazione .
Sempre vivace la polemica con la sinistra extra parlamentare, in particolare con Lotta Continua, Potere Operaio e Il Manifesto. “Pubblicità di piazza per un nuovo partito” è il titolo generale per tre articoli, dedicati rispettivamente agli scontri di via Tibaldi a Milano, di Porta Palazzo a Torino e delle occupazioni di case a Casalbruciato a Roma, a firma di Marco Signori, Roberto Ambrosoli e del Gruppo anarchico Kronstadt di Roma. La tesi unificante è che dietro all'apparente assurdità delle ultime iniziative di quelle organizzazioni ci sia l’esigenza di rilancio pubblicitario ad ogni costo, con occupazioni “artificiali” di case e “artificiali” manifestazioni di piazza .
Amedeo Bertolo firma un durissimo attacco al Movimento Studentesco milanese, organizzazione marx-leninista guidata da Mario Capanna e nota per il comportamento squadristico dei suoi “katanga” (il cosiddetto “servizio d'ordine”). L’oggetto è la campagna denigratoria contro Lotta Comunista, un’organizzazione “storica” (e tuttora attiva) della sinistra leninista, presentata dal MS come “gruppo parafascista”. Ripercorrendo la storia della Terza Internazionale e della tradizione bolscevico-staliniana di calunnia sistematica (e anche di sterminio) di tutto quanto si muove alla sua sinistra, l'articolo prende una posizione netta di difesa dell'onorabilità di Lotta Comunista. Prese di posizione di questo tipo, nel clima esasperato di quegli anni, esponevano i diffusori di “A” a minacce e al rischio di pestaggi da parte dei citati katanga.
Altri temi presenti nel numero 6: il regicidio di Gaetano Bresci 71 anni dopo, la figura romanzesca dell'espropriatore Marius Jacob ispiratore di Arsenio Lupin, la campagna pro- Valpreda e decine e decine di altre notizie piccole e grandi da tutto il mondo.