rivista anarchica
anno 38 n. 340
dicembre 2008-gennaio 2009


ai lettori

Un altro Anno

 

Con questo numero 340, la rivista chiude il suo 38° anno ed entra nel 39°. A quest’età, è consigliato in genere un check-up generale: controllo medico, esami del sangue, eventuali indagini specialistiche.
Dunque, vediamo un po’ come sta “A”. Intanto è viva, il che nel mondo dell’editoria è già qualcosa. I tempi non sono favorevoli alla carta stampata, tantomeno ai periodici, e ancor meno per quelli “politici”. Vuoi vedere che tra le ragioni della nostra sopravvivenza c’è proprio il carattere molto particolare del nostro essere “politici”?
Lo siamo sicuramente se si intende con questo termine l’interessamento centrale e costante per le vicende politiche e sociali, in Italia come all’estero: in altri termini, il nostro non esser “scappati” dall’agone politico-sociale per occuparci solo di tematiche alternative, esistenziali, marginali.
Ci poniamo esplicitamente nel solco dell’anarchismo sociale, facendo riferimento – in modo critico, a volte anche molto critico, ma sentimentalmente coinvolto – alla storia, alle idee e alla tradizione organizzata del movimento anarchico, in particolare – è del tutto naturale – di quello di lingua italiana.
Ma siamo lontani mille miglia dalla “politica” intesa come “partitica” o “movimentistica”, nel senso che siamo pregiudizialmente contro qualsiasi ipotesi di potere, di lotta per la conquista del potere, anche se mascherata da lotta dura. Cerchiamo di fare da catalizzatori e da megafono di quanto di libertario si muove – nel campo delle idee come in quello sociale. Rifiutiamo la logica gruppettara e ancor prima siamo slegati, anche in campo anarchico, da qualsivoglia “relazione privilegiata” con questa o quella componente o tendenza del movimento.
Tanto per fare un esempio, la principale organizzazione anarchica in Italia è, da decenni, la Federazione Anarchica Italiana. Noi non vi apparteniamo, né come rivista né come singoli redattori. Ma contiamo tra i nostri collaboratori anche militanti della FAI (Antonio Cardella, Maria Matteo, Massimo Ortalli, Giorgio Sacchetti, ecc.) così come numerosi sono i compagni e gruppi della FAI che in qualche misura collaborano e comunque diffondono la nostra rivista.
Uno dei nostri leit-motiv è quello di cercare di essere sì una rivista anarchica (c’è scritto anche in copertina e poi il nostro titolo non dà adito a dubbi…) ma mai e poi mai una rivista per gli anarchici. Noi intendiamoci rivolgerci all’esterno del movimento, con l’obiettivo di farci leggere o meglio ancora di dialogare con tutte quelle persone e quegli ambiti che non si definiscono anarchici, ma portano in sé – nel proprio pensare, nel proprio agire – quello spirito critico, quella sensibilità libertaria, quella voglia di confrontarsi con le nostre idee (e le nostre pagine) che stanno alla base della lettura anche di “A”.
Non pensiamo di avere la verità in tasca, né intendiamo “dare la linea”. Più modestamente, ma non per questo senza una forte convinzione, ci proponiamo di fornire materiali di informazione e di riflessione che contrastino il Pensiero Unico dilagante.
Lo facciamo da ormai 38 anni. Anzi da 39.