rivista anarchica
anno 39 n. 344
maggio 2009


 

 

Ricordato Masini
A Bergamo

Il 14 gennaio è stato presentato a Bergamo (Sala Tassiana, biblioteca ‘A. Mai’) il volume Pier Carlo Masini. Impegno civile e ricerca storica tra anarchismo, socialismo e democrazia, 3° dei ‘Quaderni’ della «Rivista Storica dell’Anarchismo» curato da Franco Bertolucci e Giorgio Mangini, uscito nel 2008. Sono intervenuti Maurizio Antonioli (Università di Milano), Paolo Finzi (“A” rivista anarchica) e Giuseppe Mazzoleni (Centro Culturale Nuovo Progetto, Bergamo).
Antonioli ha parlato della centralità dei lavori di Masini per il rinnovamento degli studi di storia dell’anarchismo in Italia, riconoscendo una duplice eredità masiniana nell’esperienza della «Rivista Storica dell’Anarchismo», alla cui fondazione Masini ha collaborato, e in quella del Dizionario biografico degli anarchici italiani.
Finzi ha delineato alcuni tratti della personalità culturale e politica di Masini, sullo sfondo del suo itinerario ideologico: dopo l’esperienza del confino politico come antifascista di area liberal-socialista e la breve militanza nel PCI, alla fine della guerra Masini aderisce all’anarchismo e, dopo la convulsa fase degli anni Cinquanta legata all’esperienza dei GAAP, si accosta al socialismo riformista. Questo percorso, che ha suscitato nei confronti di Masini accuse di opportunismo, è però l’espressione esteriore della coerenza di un uomo fedele a sé stesso e alle istanze di un pensiero sempre orientato agli ideali libertari, spesso in anticipo sui tempi e, per questo, facilmente incompreso: se non era sempre possibile condividere le scelte politiche di Masini, ha ricordato Finzi, era impossibile sottrarsi al fascino culturale e al rigore intellettuale delle sue argomentazioni. Il fascino di Masini stava anche nella sua straordinaria capacità di comprendere in profondità la dimensione umana e psicologica dei suoi interlocutori e dei personaggi oggetto dei suoi studi. In questo Finzi ha ravvisato una suggestiva analogia con la sensibilità umana di Fabrizio De Andrè. Finzi ha anche ricordato il ruolo svolto da Masini per gli studi di Misato Toda, studiosa giapponese di Malatesta.
Ha concluso Mazzoleni, che era giovane studente quando ha conosciuto Masini a Bergamo, agli inizi degli anni Sessanta, nell’ambito delle iniziative del locale ‘Centro Salvemini’. Le conferenze di Masini, vice-provveditore agli studi, sono state occasione di formazione politica e culturale per una generazione di socialisti bergamaschi, che grazie a Masini hanno scoperto figure a loro sconosciute (Ghisleri, gli Internazionalisti). Per giovani come Mazzoleni il successivo impegno nelle varie e concitate fasi del movimento socialista alla fine degli anni Sessanta, è in larga misura da ascrivere al ruolo di Masini come punto di riferimento.

Giorgio Mangini

 

Manicomio-lager
In Calabria

Un’intera regione frastornata, attonita, ferita dalle ultime notizie sull’inchiesta condotta dal sostituto procuratore della Repubblica di Paola (Cosenza) Eugenio Facciolla che indaga sulla casa di cura per diversamente abili Papa Giovanni XXIII di Serra d’Aiello, in provincia di Cosenza, che parlano di 12 degenti scomparsi nel nulla, di almeno 15 morti sospette e di centinaia di ricoverati che hanno subito lesioni gravi in modo ripetuto. Gli investigatori ipotizzano che dentro la casa di cura, personaggi non ancora identificati, avrebbero fatto sparire uomini e donne per appropriarsi dei loro beni e forse organizzare anche traffici di organi.
Questi nuovi filoni d’indagine seguono quello principale che ha riguardato la scoperta, da parte del magistrato cosentino, del tesoro di monsignor Alfredo Luberto, che ammonta a circa 15 milioni di euro. L’elenco dei beni sequestrati all’alto prelato comprende: abitazioni di lusso, dodici automobili alcune delle quali di grande valore, quadri di pittori famosi tra i quali uno Schifano, libretti al portatore e diversi certificati di deposito. Quelli elencati sono solo alcuni dei beni a disposizione del sacerdote amante del lusso, amministratore unico di un istituto, il Papa Giovanni, nato per curare ed alleviare sofferenze atroci è invece trasformato in un lager con letti infestati da zecche e acari della scabbia. Finanziamenti dopo finanziamenti quello che doveva essere un centro di cura è diventato il deposito di monete d’oro di Paperon dè Paperoni. L’ultimo “regalo” della Regione Calabria, corrisposto a quella che si è rivelata una delle più potenti macchine mangiasoldi, risale al maggio-giugno del 2007 mesi in cui sono stati elargiti 250 mila euro, mezzo miliardo delle vecchie lire, per far fronte alle esigenze piu’ urgenti dei ricoverati e per corrispondere ai dipendenti una parte degli stipendi arretrati. I consulenti del giudice sono adesso al lavoro per individuare le destinazioni finali delle ingenti risorse sottratte all’Istituto e quindi ai malati.
L’altro filone delle indagini riguarda le coperture politiche di cui il prelato godeva. Il magistrato si trova adesso non solo a dover ricostruire l’intricato e diffuso sodalizio creato dal sacerdote, nel quale pare svolgessero un ruolo importante personalità politiche locali e regionali ma ad indagare su fatti di una gravità inaudita che, se dovessero essere confermati, farebbero sprofondare la nostra regione agli ultimi posti nella graduatoria mondiale dei luoghi dove non esiste alcun rispetto per la vita umana. Ma quale azione di controllo ha esercitato la chiesa nei confronti di padre Alfredo Luberto nominato amministratore proprio dall’allora vescovo di Cosenza Giuseppe Agostino? Mentre il vescovo è uscito indenne dall’inchiesta sono stati rinviati a giudizio, di recente, 27 indagati per associazione a delinquere, truffa e appropriazione indebita. Il primo della lista è proprio lui, Don Alfredo detto anche il “prete dell’ Harley Davidson” per la sua passione per le note motociclette americane.
I primi “desaparecidos” del Papa Giovanni sono scomparsi nel 1997. Il primo pare si chiamasse Bruno; a lui sono seguiti una donna, poi un certo Domenico Antonino Pino di soli 29 anni, di cui ben 12 trascorsi nel lager. “Una notte dell’estate del 2001 persone non identificate sono entrate nella stanza dove dormiva e se lo sono portato via. Il suo compagno di stanza ha raccontato di due uomini in camice ma nessuno, considerandolo pazzo, gli ha creduto”. Il caso di Antonino Pino è emblematico perché, quando i parenti lo cercavano senza successo, qualcuno dell’istituto è arrivato a dire “che se n’era andato con le proprie gambe” dimenticando un particolare: Domenico, sin da bambino, era immobilizzato su una sedia a rotelle. E pensare che questa brutta storia si sta rivelando in tutta la sua tragicità proprio mentre la Regione Calabria ha affidato ad un testimonial come Gattuso il compito di rilanciare una Calabria dalle nobili tradizioni capace di “metterci il cuore”. Ma Monsignor Alfredo Luberto ha dimenticato che quando si contano gli individui non ha alcun peso se una persona si trova in condizione umile o elevata. Nel libro sacro dei Numeri (così chiamato perché riguarda il censimento degli Ebrei) Dio volle che tutti gli uomini fossero contati e ne fosse determinato il numero dimostrando così l’importanza individuale di ciascun uomo e quella collettiva di una comunità. Dove sono andati a finire e chi erano i 27 ricoverati che mancano al conteggio e al contenuto?

Angelo Pagliaro

 

Fabrizio de André
La mostra

A Palazzo Ducale si può arrivare da Piazza De Ferrari, il salotto buono della città, o dal centro storico. Scelgo i caruggi anche se si fatica un po’ di più, Genova è città in salita, come le sue canzoni.
L’accesso alla mostra non è dentro al palazzo, ma sulla piazza, quasi a voler mantener vivo e diretto il contatto con la città. Mi accoglie una foto di Fabrizio De Andrè in frack, braccia alzate mentre canta a squarciagola Ottocento, non me l’aspettavo: entro.
Fa una certa impressione il contrasto tra le modernissime tecnologie utilizzate e le antiche volte di pietra.
Chi si aspetta di trovare oggetti, cose appese da guardare, rimarrà deluso. Sì c’è anche questo: dischi, un po’ di documenti originali, qualche manoscritto, il pianoforte di Villa Paradiso. Ma questa è una mostra in cui ognuno puo’ cercare, trovare, ricostruire il suo De Andrè. Una mostra da ascoltare e da toccare.
La sala degli schermi. Sei grandi schermi dedicati ad altrettanti temi: Genova, le donne, l’anarchia, gli ultimi, la guerra, la morte. Per ogni argomento ci sono tre canzoni del repertorio di De Andrè messe in relazione con episodi di cronaca attuale. E mentre ascolto De Andrè che dichiara la sua idiosincrasia al comando e quella altrettanto forte all’ubbidienza, alzo gli occhi e vedo la A cerchiata, grande proprio sopra di me. È lo schermo dell’ anarchia: Amico fragile, La canzone del maggio (con le immagini del G8 di Genova) e Il testamento di Tito (con filmati delle tante condanne a morte che ancora si eseguono nel mondo).
E poi Genova, con Creuza de ma, Via del Campo
Khorakhanè e i Rom…

Genova, Palazzo Ducale – Due aspetti di "Fabrizio De André. La
mostra". La sede della mostra è appunto a Palazzo Ducale,
Sottoporticato, piazza Matteotti 9, nel centro di Genova.
È aperta da martedì a domenica, ore 9.00-20.00 (il venerdì chiude
alle 23.00). Lunedì chiusa. La biglietteria chiude alle ore 19.00
(il venerdì alle 22.00). Per ulteriori informazioni visita il sito
www.palazzoducale.genova.it/deandre/index.htm
Inaugurata il 30 dicembre, la mostra è aperta fino al 18 giugno.
È previsto che la Mostra si sposti in varie città, la prima sarà Nuoro.

Passo oltre, la sala della musica. Vecchi tavoli di legno su cui appoggiare i vinili, che vengono riconosciuti ed ecco apparire sulla parete filmati d’epoca e da altoparlanti nascosti, diffondersi le musiche di quel disco. Sposti il disco sul tavolo e le immagini cambiano: chi ha collaborato a quel lavoro, interviste.
In un’altra stanza, quella della vita, una specie di lanterna magica che ci mostra momenti della vita di De Andrè, racconti delle persone a lui più care. Frammenti e testimonianze che mi restituiscono un De Andrè intimo, quasi nascosto. E sono sempre io che scelgo cosa vedere.
Toh, ecco Fernando Pivano: sempre bello vedere e ascoltare Nanda. E poi i tarocchi. Filmati di canzoni, scelte sfiorando con la mano uno schermo, che vengono proiettati su altri schermi, trasparenti, in mezzo alla stanza. E le immagini si spostano dall’ uno all’ altro, come per magia. Continuo a muovermi, a spostarmi senza alcun senso logico apparente. Continuo a giocare, toccare, ascoltare.
Rimane l’ultima stanza da visitare, una piccola sala cinematografica in cui viene proiettato a ciclo continuo un rullo di oltre 5 ore. Filmati conosciuti ed altri meno, tirati fuori dagli scantinati della RAI, ma non ho il tempo per fermarmi, tornerò.
L’amore e le donne, la guerra, l’anarchia, la libertà, gli ultimi, Genova: quante cose ho trovato…
Il mio De Andrè. Ed ognuno troverà il suo, basterà avere occhi per guardare e cuore per sentire.
Esco e mi accendo una sigaretta. Quella sigaretta che mi aspettavo di vedere tra le dita di Fabrizio De Andrè nella grande foto all’ingresso della mostra.

Giacomo Boccardo
redazione@creuzadema.net

 

Seminari su liberalismo e
Politica a Castelbolognese

La Biblioteca libertaria “Armando Borghi” di Castelbolognese promuove degli incontri di riflessione e dibattito.
Essa, infatti, certo trova il suo primo motivo di esistenza nella conservazione e nella messa a disposizione del pubblico del suo patrimonio librario e documentario, ma allo stesso tempo, è consapevole che tale patrimonio, per la sua stessa natura, è rivolto al passato, alla storia ed alla memoria. Di fatto è uno sguardo “rivolto all’indietro” che, se rimane chiuso in se stesso, rischia di far dimenticare non solo che le idee e le intenzionalità libertarie non sono state del tutto identificate e definite dai loro trascorsi storici, ma soprattutto che, se hanno ancora senso e possono quindi essere ancora in grado di innervare e vivificare i processi sociali, esse devono essere costantemente ripensate, ridiscusse e ridefinite, sia nelle loro declinazioni teorico– politiche sia nelle loro estrinsecazioni pratiche.
Da questa coscienza, che non vuole racchiudersi nel mero momento archivistico, la spinta e la volontà di dare avvio ad un impegno non secondario, teso alla promozione di momenti specificamente rivolti all’elaborazione teorica e politica. Affinché la discussione possa risultare profondamente proficua, detti momenti avranno una forma seminariale, cioè non saranno aperti indiscriminatamente al pubblico, ma unicamente ad iscritti, che a loro volta, e sempre per favorire la discussione, non dovrebbero comunque oltrepassare i 25/30 partecipanti, ai quali si chiede di contribuire con una quota minima indicativa di 5 euro a testa, al fine di coprire le spese vive del materiale (schemi delle relazioni, fotocopie varie, ecc.) che verrà fornito di volta in volta.
In sostanza i seminari, della durata di un giorno (tendenzialmente di domenica), dovrebbero essere articolati su due relazioni di apertura (i cui contenuti dovrebbero essere già conosciuti, in linea di massima, dai partecipanti grazie alla traccia, al riassunto, o simili, precedentemente fatti avere dai relatori agli organizzatori e da questi girati ai partecipanti) cui dovrebbe seguire la discussione libera. Il tutto potrebbe poi essere registrato, al fine di poter pubblicare le relazioni e le discussioni che si rivelassero di particolare interesse. Ad integrazione di questo “impianto” generale, la stessa struttura seminariale potrebbe applicarsi, senza quota di iscrizione, laddove si discutesse di testi già pubblicati, che potrebbero essere introdotti dall’autore e, possibilmente, da un altro intervento.
Abbiamo perciò definito un programma di 5 seminari, da attuarsi nell’arco del 2009. Solo i primi due hanno già la data e i relatori, cui quindi ci si può già iscrivere. Per gli altri data e relatori verranno annunciati di volta in volta sollecitando le iscrizioni.

  1. Domenica 8 febbraio 2009: Berneri ed il problema di una azione politica libertaria, discussione con Stefano Fabbri, autore di Anarchismo e politica (ed. Mimesis).
  2. Domenica 5 aprile 2009: La progettualità anarchica, discussione con Andrea Papi, autore di Per un nuovo umanesimo anarchico, ed. Zero in condotta, che si prevede in uscita entro il prossimo gennaio, e Nico Berti, autore della postfazione al libro stesso.
  3. Presumibilmente verso fine maggio 2009: Il problema della libertà, relatori da definirsi.
  4. Presumibilmente verso metà ottobre 2009: I libertari e la sinistra, relatori da definirsi.
  5. Presumibilmente fine novembre o inizi dicembre 2009: Il problema di una politica libertaria, relatori da definirsi.

Tutti i seminari, che avranno inizio di mattina alle 9.30, si svolgeranno nella sede della biblioteca Armando Borghi: via Emilia Interna, 93/95 I - 48014 Castel Bolognese (RA).

Archivio Armando Borghi