rivista anarchica
anno 39 n. 347
ottobre 2009


lettere

 

Botta.../Ma quali talebani?

Cari amici,
ma era proprio necessaria quella lunga tirata contro Fanzaga? P. Livio è come Emilio Fede, l’uno si è fatto la sua radio, l’altro sproloquia nella tv del suo padrone... e noi cosa centriamo? Lasciamo che i morti seppelliscano i loro morti!
Persio Tincani parte da Fanzaga per prendersela con i fanatici: giustissimo! ma per lui i fanatici stanno tutti da una sola parte, e dimentica che purtroppo qualcuno ha calcato pure le scene dell’anarchismo! Ed il suo elenco di malefatte attribuibili al fanatismo religioso potrebbe essere, pari pari, attribuito al fanatismo politico o guerrafondaio liberista: se uno sventurato si fa saltare in un mercato è un fanatico religioso, un primitivo, mentre se lo stesso numero di morti li fa una bomba intelligente è opera di laici civilizzati. E lasciamo perdere di quale colore fosse il fanatismo di chi rade al suolo grattacieli pieni di gente (dove: a Belgrado?)!
Conosco persone che si oppongono ai vaccini, e non sono affatto fanatiche: semmai direi che ad essere fanatici della medicina ufficiale è proprio l’autore del pezzo. E infatti ciò che m’ha spinto a prendere carta e penna è stato leggere che “Fanatici religiosi negano trasfusioni, trapianti [...] decapitano eretici, ammazzano omosessuali”. Potremmo aggiungere: “vietano il tabacco o l’alcol, odiano la tv e i telefonini” oppure “negano la libertà di scelta terapeutica, odiano la bici ed i pedoni”!
Be’, io non credo proprio di essere un fanatico, men che meno religioso, eppure son contrario ai trapianti, in realtà espianti. E l’amico Persio, prima di fare una brutta ammucchiata, dovrebbe verificare se invece non sia lui ad essere afflitto dal virus del fanatismo medico-scientista ufficiale o un cieco seguace di Big Pharma! Lo sa egli che gli organi per i trapianti devono essere prelevati da un vivente, che altrimenti, se quello dichiarato “clinicamente morto”, morto lo fosse davvero... i suoi organi potrebbe “donarli” solo al becchino?

Punto primo: gli organi di cui i trapiantisti propagandano subdolamente e fedifragamente la donazione sono in realtà organi vivi, da vivente.
Dice: vabbè, ma se uno è tenuto in vita solo dalle macchine... almeno strappargli (termine usato non a caso perché il cosidetto morto clinico bisogna anestetizzarlo, eh sì signora marchesa) il cuore serve a salvare un’altra vita!
Risposta: tu che ti dimostri così sensibile ai prodigi che può fare il bricolage chirurgico in favore di chi soffre in attesa di poter sostituire un suo organo, lo sei altrettanto nei confronti delle eventuali cause che l’han ridotto in quello stato? Lo sai quanto costa un trapianto?
Punto secondo: quante campagne contro il fumo o l’abuso di alcol, o per una corretta alimentazione (cose molto borghesi, non certo rivoluzionarie come battersi per un ambiente meno inquinato!) si potrebbero fare con i soldi spesi nell’industria dei trapianti, quante vite si potrebbero salvare!!
Per chi volesse saperne di più c’è il sito www.antipredazione.org che cerca di far udire una voce critica contro i fanatismi di cui neppure ci rendiamo conto.

Lorenzo Santi
(Padova)

 

... e risposta/il mio corpo è mio, il tuo corpo è tuo

Nel mio articolo su Fanzaga non ho parlato di tante cose. Non ho detto, per esempio, che Lerici è in provincia della Spezia, che le balene sono dei mammiferi, che sette per sette fa quarantanove. “E perché mai?”, dirà qualcuno. Perché l’articolo tratta d’altro, cioè del fanatismo religioso e, in ispecie, del fanatismo religioso sfoggiato da Fanzaga nelle trasmissioni della radio che dirige. Ci sono stati (e ci sono) fanatici anche tra gli anarchici; ci sono fanatici dei farmaci che ingurgitano pillole a caso o a casaccio; ci sono fanatici della c.d. “medicina alternativa” fermamente convinti che tenere in tasca una pietra d’un certo tipo li preservi dalla gotta, e che un certo cristallo sia invece sicuro usbergo contro la tracheite. Certo che ci sono, ma non di questi mi sono occupato. L’accusa di parlare solo dei fanatici religiosi in un articolo che tratta dei fanatici religiosi, esprime la stessa logica, si fa per dire, in base alla quale Ferrara Giuliano apostrofava i manifestanti contro la guerra in Iraq con l’adagio: “perché non manifestate contro Castro?”.
Ciò detto, passiamo al pezzo, cioè alla lettera di Lorenzo Santi. Santi sostiene una serie di cose inesatte, peraltro non pertinenti con gli argomenti che tratto nella mia “lunga tirata”. In primo luogo, che i grattacieli di Belgrado siano stati buttati giù dal fanatismo. Falso. La distruzione dei grattacieli di Belgrado, così come l’intera guerra che ha afflitto la ex Jugoslavia, non ha nulla a che vedere con il fanatismo, bensì con una omicida politica militare dettata da pretese territoriali e dalla Realpolitik, cioè con razionali – che non significa “meno bieche” – politiche economiche ed egemoniche. Quindi cinismo, e cinismo omicida, ma non certo fanatismo.
Sostiene poi Santi che “trapianto” significhi “in realtà espianto”. Falso. Trapianto significa trapianto. L’espianto è una fase del trapianto, inteso come procedura complessiva.
Che i fanatici neghino la libertà di scelta terapeutica lo dice Santi e lo dico anch’io, perciò non è cosa “da aggiungere”, come invece lui sostiene. Negare una trasfusione è negare una terapia, negare un trapianto è negare una terapia. La libertà di scelta terapeutica, poi, non è seriamente in discussione, con l’importante eccezione del caso dei malati terminali, ai quali una pratica scellerata, una politica oscurantista e un progetto di legge – per fortuna adesso messo da parte – negano la libertà di scegliere l’interruzione delle terapie.
Ma pare che la cosa che ha dato fastidio a Santi sia stato il riferimento ai trapianti. Santi scrive: “tu, Tincani, dici che ci sono fanatici che negano i trapianti. Bene, io non sono un fanatico, eppure i trapianti non li voglio. Sei tu a essere un fanatico, cieco seguace della medicina ufficiale scientista e di Big Pharma”. A ciò rispondo:

  1. fatti tuoi, Santi, i motivi per i quali ti opponi ai trapianti. E ribadisco: ho parlato, nel mio articolo, di fanatismo religioso. Non credo che vorrai negare che ci sono persone che, per ragioni esclusivamente religiose, rifiutano il trapianto come un abominio contro dio. Quali che siano le tue ragioni contro i trapianti, non credo siano le stesse che addurrebbe, tanto per fare un esempio, un testimone di Geova.
  2. sul mio presunto fanatismo: non so chi o che cosa sia Big Pharma, né mi viene in mente nessuna medicina non “scientista”, perché la medicina è una scienza. So però che, se soffro di insonnia, l’insonnia mi passa se prendo una pastiglia, non se bevo una tisana di valeriana; che se ho la bronchite, la bronchite mi passa se prendo degli antibiotici, e così via. Se una medicina mi cura, ricorrerò ancora a quella in futuro. Se non mi ha curato, non lo farò più e proverò (mi farò consigliare da un medico del quale mi fido e che conosce la mia situazione clinica complessiva) un altro farmaco. Questo non è essere fanatici. Al contrario, è tenere in debito conto le esperienze empiriche, anche elementari; che è proprio quanto il fanatico non fa, dato che conserva una fede cieca e incrollabile in sue convinzioni o credenze e, se le esperienze empiriche le contraddicono: tanto peggio per le esperienze empiriche.

Il fumo fa male, l’alcol e l’alimentazione scorretta pure. E fanno male anche le droghe, così come l’eccesso di attività fisica, specie in età avanzata. Ma, siccome il mio corpo è mio, il corpo di Santi è di Santi, il corpo di Pinco Pallino è di Pinco Pallino: se voglio fumare, fumo, se voglio bere, bevo, se voglio mangiare la pasta alla carbonara, la mangio. Se Santi vuole fare una seria campagna contro il fumo e l’alcol, è liberissimo di farla. Da parte mia, preferisco impiegare i miei soldi e il mio tempo per comprare toscani Antica Riserva e bottiglie di Talisker. Perché voglio fumare sigari e bere whisky torbati.
Infine, se voglio firmare il consenso all’espianto dei miei organi, lo firmo. Se Santi non lo vuol firmare, non lo firmi, nessuno lo obbliga. Se Santi è d’accordo con questo, siamo d’accordo. Altrimenti, se vuole impedirmi di fare del mio corpo quello che voglio, non siamo d’accordo. Beninteso, io credo più agli studi accreditati dalla “medicina scientista” che alle cose sostenute da chi dice che finché il cuore batte vi è vita, nonostante il cervello abbia cessato le proprie funzioni. Ma se Santi crede il contrario, bene lo stesso: non firmi nessun consenso all’espianto degli organi del suo corpo. Sia detto per inciso: ritengo che la famosa scena dell’espianto di fegato del film Il senso della vita dei Monty Phytons sia una scena comica, non un documentario su come vengono davvero fatti gli espianti. Ma, in ogni caso, sarebbero fatti miei, e nessuna Lega contro la “predazione” avrebbe diritto di metter becco. Né, sia chiaro, esiste un diritto mio o di qualcun altro di metter becco nelle scelte di chi decide di fare altrimenti, quali ne siano le motivazioni.
Perché il mio corpo è mio: non della chiesa, non dello stato, non di Santi. E lo stesso vale per Santi: il suo corpo è suo, non della chiesa, non dello stato e non di Tincani, che volentieri gliene lascia l’uso, invitando però Santi a fare altrettanto. Se no si diventa prevaricatori, e fanatici.
Ecco che, alla fine, sono caduto nella trappola di parlare non di quello che c’è scritto nell’articolo, ma di quello che voleva l’autore della lettera, che coglie una parola come pretesto per fare un po’ di pubblicità all’associazione nella quale milita. Ma pazienza.

Persio Tincani
(Pavia)

Italia un paese in difficoltà

Italia un paese in difficoltà. Necessaria pausa di riflessione, sospiro di maniera e susseguente interrogativo ai piedi del vecchio frassino. Dov’è diretto il nostro adorato quanto bistrattato Belpaese?
All’interno del complesso scenario internazionale l’Italia, parafrasando le parole del Ministro dell’economia: “Si è lasciata alle spalle la parte più buia della crisi”. Secondo Tremonti infatti, rispetto agli altri paesi, la fase più acuta è stata superata con un minor coinvolgimento del sistema bancario nazionale, ne consegue logicamente che con l’ottimismo indotto da una tale constatazione si è cercato di salvare il salvabile soprattutto in termini psicologici.
Nello stesso tempo le piccole e medie imprese, che in Italia costituiscono quasi il 90% del PIL nazionale, vivono una situazione di forte sofferenza: le banche non concedono il credito, le attività si bloccano e i debiti si accumulano. Gli imprenditori nostrani devono licenziare e considerando che a differenza dei grandi comparti industriali questo settore non dispone di ammortizzatori sociali, si aggrappano agli strozzini e compiono voli pindarici per far quadrare il bilancio aziendale.
Per il futuro intanto nessuna linea d’indirizzo che fuori dai Palazzi delle Decisioni spieghi all’italiano medio come far fronte al continuo e inesorabile deterioramento delle proprie condizioni di vita economiche e sociali. E mentre al G8 la kermesse si è esaurita in linee di indirizzo globale non vincolanti, le rate dei mutui lievitano nel calderone in ebollizione della finanza creativa. E le responsabilità?
L’Italia è in crisi. E mentre i mezzi di comunicazione di massa si trastullano nel rappresentare quotidianamente la farsa della realtà che descrivono, ci confrontiamo con un ceto politico inadatto e distante dalla vita reale del paese, un mondo del lavoro paralizzato dalla congiuntura economica mondiale e ridisegnato dalla dilagante precarietà d’impiego, un sistema scolastico che viene riformato da ogni Ministro dell’istruzione di turno senza mai ottenere quel vitale scatto di innovazione che porterebbe gli studenti italiani al necessario livello di formazione per affrontare le difficili sfide della competizione globale, giovani esasperati dopo anni di sacrifici, soli con le loro famiglie e la loro intima speranza. Intolleranza, populismo, semplice e gretta prassi politica trasversale mono colore, ci si emoziona per l’estremo centro, anestetizzati al germe della discriminazione, niente rimane nel discorso pubblico della sobrietà con la quale i padri della Costituzione dettero un ordinamento repubblicano ad uno stato che si affacciava da vinto nel mondo internazionale. La Democrazia tiene formalmente ma è svuotata nell’agire.
Nel corso della storia dei popoli e delle loro nazioni, si sono alternati periodi di speranza a momenti di profonda disillusione e scoramento, attimi di sconfinata fiducia nell’avvenire a scampoli di crudo diniego dello stato presente delle cose. In questo momento la barra della rotta sembra girare inequivocabilmente su se stessa: se i nostri genitori hanno avuto il privilegio di sperare in un mondo migliore ed il rammarico di vedere frustrati i propri ideali, la nostra generazione attinge a modelli passati inattuali, impraticabili, si confronta con l’evoluzione fluida di un nuovo contesto socio politico con strumenti inadeguati per nuove sfide epocali. E l’Italia che esce dal turbine è un paese diverso, incomprensibile, violato nelle sue più intime peculiarità. La gente ha perso il gusto di camminare per strada, incontrarsi, discutere e fare forza comune contro le avversità del momento; si vive la propria di vita e ne rimane d’avanzo, la fiducia nel prossimo è un geroglifico astruso in archivi polverosi inaccessibili al pubblico, la paura è percepita e reale, l’insicurezza diffusa è da esorcizzare con ronde e pericolosi anatemi.
L’Italia paga nel 2009 l’incompetenza della sua classe politica che già Pasolini definiva la meno preparata in Europa alle sfide del mondo moderno: perché in questo paese le scelte politiche non sono mai di ampio respiro e basate sugli effetti di lungo periodo? Perché si è storicamente sempre preferito il guadagno immediato a scapito di una prospettiva di sviluppo diluita nel tempo, perché fuori dalla logica dell’emergenza nessuno è in grado di proporre modelli alternativi basati su approcci di sistema?
Il cittadino italiano medio è stato descritto dal Grande Imbonitore come uno studente delle scuole medie e lo scaltro stratega di Arcore ha proprio colto nel segno: è dal punto di vista culturale che la sconfitta è più evidente, le derive autoritarie contemporanee si stanno sviluppando proprio perché considerate il male minore, l’indignazione, naturale in paesi dove l’opinione pubblica ha un certo grado d’indipendenza dalla retorica ufficiale, non si sviluppa in questo paese, dove ogni piccola opposizione, fuori dalla quella permessa, è inserita nel magma di un pervasivo ovattamento culturale: il conflitto di interessi del Presidente del Consiglio racconta un’Italia all’avanguardia dal punto di vista della manipolazione dell’elettorato, un’Italia che sarà studiata dai luminari futuri come nuovo modello di controllo sociale unito alla pratica di governo e alla giustificazione elettorale di scenari sempre più preoccupanti.

Fabrizio Dentini
(Genova)

 

Per sentirmi meno sola

Eccomi, sono decisa a scrivere questa lettera, semplicemente perché so che la si leggerà con la giusta importanza.
Posso, voglio pensarmi anarchica, da quando avevo l’età giusta per esserlo, 5 anni. Provengo da una famiglia cristiana e propensa al giudizio benpensante. Questo significa tanto per me, perché fondamentalmente la figura di cristo mi ha formata più di quanto non lo abbia fatto edgard lee masters.
Legittima comunque la domanda del perché questa e-mail. io risponderò con tutta franchezza....ho l’esigenza di sentirmi meno sola. da ben dieci anni occupo gran parte della mia esistenza facendo la musicista, non che io abbia le competenze adatte,o diplomi, ma semplicemente è quello che voglio fare, nonostante le leggi di mercato.. ora tutto quello che voglio è donarvi quello che ho, parole...
Ripeto è solo l’esigenza di una donna che viene considerata pericolosa o pazza... non ho denaro da donarvi, non posso competere con l’alta poesia, ma ci provo, per quello che posso..

Siamo i pazzi

consapevoli di così tanta bellezza
dichiariamo la nostra colpa
l’amare per troppo amore
odiare per troppo orrore

la solitudine ci rende uguali
umani figli di dei nascosti
preghiere troppo differenti
pillole di lacrime, creature assenti

a voi che credete troppo
a voi che siete senza colpa
a voi che date ragione alla ragione
e la ragione vi discolpa

noi siamo la macchia e la pena
siamo pericolo e catena
pensieri distanti mille miglia
acqua di fonti, fiumi in piena

e nella nostra solitudine
di chi parla e piange al muro
di chi muore con un ideale
dedichiamo il nostro fiore per voi sani troppo oscuro...

Grazie perché la vostra mente e le vostre idee, fiore oscuro per molti, mi fa sentire poetessa e amante.

Francesca Dipierro


Forza Aurora!

Il 5 settembre Aurora Failla, redattrice della nostra rivista, è stata sottoposta ad un intervento cardiochirurgico d’urgenza.

Tra i tanti messaggi pervenuti in redazione, riportiamo il testo del messaggio inviatole dai militanti della Federazione Anarchica Italiana riuniti a convegno in quei giorni a Reggio Emilia: “Un abbraccio forte e solidale ad Aurora, che possa riprendere presto il suo cammino di vita e di lotta.
La sua energia e la sua allegria sono da sempre uno stimolo prezioso per noi tutti.
I compagni e le compagne della FAI riuniti a Reggio Emilia”.

Nel chiudere questo numero la redazione, facendo proprio il saluto augurale della Federazione Anarchica Italiana, abbraccia con affetto la cara Aurora che al momento è ancora in ospedale per la necessaria convalescenza.


 

 

 

 

I nostri fondi neri

Sottoscrizioni.
Fabio Leone (Sedriano – Milano) 20,00; Aurora e Paolo (Milano) ricordando Iride Baldo e Horst Stowasser, 500,00; cena di sottoscrizione per “A” tenutasi il 20 giugno promossa dalla Federazione Anarchica Reggiana (Reggio Emilia) 400,00; Giorgio Pittaluga (Recco – Ge) 10,00; Paolo Pignocchi (Ancona) 5.00; Antonino Pennisi (Acireale – Ct) 20,00; Marcella Caravaglios (Messina) 20,00; Italo Cerruti (Castagnole Lanze – At) 10,00; Leo Candela (Milano) 10,00; Enzo Francia (Imola) 30,00; Lorenzo Torre (Genova) 30,00; Monica Giorgi (Bellinzona – Svizzera) 500,00; Danilo Malferrari (Sasso Marconi – Bo) 50,00; Rinaldo Boggiani (Rovigo) 50,00; Luigi Vivan (San Bonifacio – Vr) 10,00; Giuseppe Galzerano (Casalvelino Scalo – Sa) ricordando Franco Mastrogiovanni, 20,00; Davide Foschi (Gambettola – Fc) 20,00; Fotis Kanevas (Atene - Grecia) 10,00; Bas Moreel (Ridderkerk - Olanda) 100,00; Ugo Fortini (Signo - Fi) ricordando Milena e Gasperina, 40,00. Totale euro 1.865,00.

Abbonamenti sostenitori.
(quando non altrimenti specificato, trattasi di euro 100,00) Roberto Altobelli (Canale Monterano – Rm); Roberto Di Giovannantonio (Roseto degli Abruzzi – Te); Alessandro Cantini (Andora – Sv); Marco Breschi (Capostrada – Pt) 200,00; Paolo Zaccagnini (Roma) ricordando Pino, 200,00. Totale euro 700,00.