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Murray Bookchin |
La storia dell’anarchismo, checché ne dicano i suoi detrattori, è sempre stata intrecciata con la storia del movimento operaio e contadino, il suo progetto rivoluzionario si è sempre nutrito della lotta di classe degli sfruttati contro gli sfruttatori, degli oppressi contro gli oppressori. Parole chiare, definitive, che aprono l’ampio dossier (10 pagine sulle 28 complessive) su “Gli anarchici e li movimento operaio” cui è dedicata anche la copertina del n. 28 (marzo 1974). Parole che indicano una precisa collocazione della rivista nel solco centrale, malatestiano, dell’anarchismo organizzato che riconosce, conferma e approfondisce la proprio naturale e cosciente appartenenza a quel movimento operaio e contadino che in Italia (e in Spagna) mosse i suoi primi passi anche dietro la spinta del movimento anarchico e che successivamente, per molte ragioni, sembrò divenire “proprietà” prevalente delle correnti autoritarie del socialismo e soprattutto – dopo il 1917 – del comunismo leninista e poi stalinista.
Quel dossier potrebbe essere ripubblicato pari pari oggi, con le sue numerose schede sintetiche sulle pagine più significative di questa complesso rapporto tra anarchismo e lotte operaie e contadine, tra anarchici e sindacalismo e sindacati. Pagine complesse, perché la presenza e più ancor l’influenza libertaria in campo “sindacale” si sono espresse in diverse forme, che vanno dalla costituzione di organizzazioni sindacali di orientamento libertario (a volte addirittura “anarco-sindacaliste”) alla presenza critica nei sindacati “ufficiali”, dalla promozione di esperienze di autogestione anti-burocratica delle lotte alla costituzioni di piccole organizzazioni di base, ecc..
Nella rubrica “Letture” merita di essere segnalata la recensione del volume Post-scarcity anarchism di Murray Bookchin, pubblicato 4 anni prima negli USA. È il primo segno lasciato, in campo anarchico italiano, da una delle figure più interessanti e stimolanti dell’anarchismo contemporaneo – di cui proprio la nostra rivista proporrà in molte occasioni interviste, riflessioni, dibattiti. Questo anarchico ebreo di origine russe, proveniente dal trotzkismo e approdato all’anarchismo con tanti interrogativi e curiosità, ha dato nuova linfa al pensiero libertario e certamente alla nostra rivista.
Tra gli altri articoli pubblicati in questo secondo numero del nuovo formato, segnaliamo un’analisi della voracità finanziaria del “nuovo” governo di centro-sinistra presieduto da Mariano Rumor (“Il caro-Stato”) a firma di Luciano Lanza (Emilio Cipriano), uno scritto di Paolo Finzi in cui si spiega la scelta astensionista della rivista in vista del prossimo referendum sul divorzio (A ciascuno il suo compito: – si legge – ai riformisti di fare le riforme, ai rivoluzionari di preparare, anche con la propria coerenza, la rivoluzione) e un’interessante corrispondenza da Parigi di Louis Mercer Vega (S. Parane) dal significativo titolo “Un sindacato rosso per i colletti bianchi?”.