rivista anarchica
anno 42 n. 375
novembre 2012


cronache


Vicenza 1/
Né autostrada...


Autostrada A31. La conferenza stampa svoltasi il 17 luglio a Trento ha aperto una polemica: il sindaco di Valdastico (Vi) Alberto Toldo ha tacciato di allarmismo il collega di Besenello (Tn) Cristian Comperini, il quale, studi geologici alla mano, aveva dichiarato senza mezzi termini: “Si rischia un nuovo Vajont”.
Secondo il sindaco Comperini infatti, durante la progettazione della Valdastico non si è affatto tenuto conto dell'indicazione dell'IFFI (Inventario dei Fenomeni Franosi Italiani) sulla gravità del pericolo. Il tracciato prevede, dopo la galleria, un tratto all'aperto con svincolo in località Marogna, dove è presente un'antica frana, giudicata da recenti studi ancora in movimento.
È di questa opinione il professor Dario Zampieri, docente del dipartimento di Geoscienze dell'Università di Padova, per il quale la Marogna è da considerarsi a tutti gli effetti “una frana attiva”, con “20 milioni di metri cubi di roccia che potrebbero franare anche ora”.
Le contestazioni alla Valdastico Nord tuttavia, non si limitano al pericolo geologico. Tra gli altri danni previsti: il danneggiamento del contesto ambientale di piccole e pittoresche chiese come Sant'Agata a Cogollo del Cengio (Vi) e S. Giorgio di Velo d'Astico; il sostanziale ridimensionamento di terreni agricoli produttivi e i danni alle sorgenti idriche.
Si sono espressi negativamente anche i comuni trentini di Folgaria e di Luserna, paese di Elvio Fachinelli, rinomata tra gli studiosi per aver saputo conservare la lingua e la cultura dei Cimbri.
Secondo il comitato NO Valdastico Nord la realizazione dell'autostrada è caldeggiata soltanto dalla società autostradale Brescia-Padova che, con l'approvazione del progetto, “intende farsi rinnovare la concessione autostradale del tratto più redditizio (Bs-Pd) ad un prezzo più basso”.
Significativa l'opposizione espressa dalle sezioni della Coldiretti di Velo d'Astico, Cogollo del Cengio e Alto Astico. Nel loro comunicato scrivono: “dopo i campi di sterminio, la civiltà dell'industria ha determinato lo sterminio dei campi agricoli”. E non sembri solo un gioco di parole. I contadini della Val d'Astico hanno ben conosciuto sia gli eccidi nazisti (come a Pedescala) che le deportazioni nei campi di sterminio. Non per niente Cogollo del Cengio è gemellato con Mauthausen.

Gianni Sartori




Vicenza 2/
... né base militare

foto di Gigi Murru

Nella mitologia greca Pluto è il dio della ricchezza. Nella versione di Aristofane, un dio che la distribuisce a caso provocando soprattutto danni (ottimo per indicare un avamposto militare al servizio del capitalismo). Ma essendo la base di Longare in gran parte sotterranea, è probabile che il nome corrisponda al nominativo latino di “Pluto-Plutonis”, il dio degli Inferi. Era anche marito di Proserpina, per i greci Persefone, figlia di Demetra (madre del sopracitato Pluto per cui è lecito sospettare una qualche forma di incesto). In ogni caso la terminologia adottata evoca cose torbide, oscure e malvagie...

La base Pluto di Longare (Vi), costruita nel 1954 sfruttando una rete di immense cave in disuso, è stata, fino al 1992, la più importante sede italiana di armi nucleari statunitensi. Nonostante risulti inattiva da ormai vent'anni, la popolazione della zona è costretta a convivere con un sito che occupa, solo in superficie, oltre 20 mila metri quadri sul versante est dei Colli Berici e i cui effetti, in termini di tossicità, si manifestano ancora attraverso una percentuale di leucemie ben al di sopra della media.
Ora questo luogo idilliaco si appresta ad essere riqualificato per diventare un “Centro di addestramento unificato” di rilevanza internazionale: 5000 metri quadrati, una cinquantina di stanze adibite a esercitazioni e simulazioni, con accanto un parcheggio per veicoli tattici di 1600 metri quadrati. In pratica, un campo di battaglia e un immenso poligono di tiro da realizzare entro il 2013. Costo previsto: 26 milioni di dollari. Specchietto per le allodole (o meglio, per gli allocchi), i criteri di eco-sostenibilità: i soliti pannelli solari diventati ormai l'ipocrita foglia di fico dell'immondezzaio tecno-militare (Se Hitler avesse vinto, probabilmente anche i forni crematori dei campi di sterminio utilizzerebbero il fotovoltaico).
Le autorità italiane però sono intervenute per rassicurare l'opinione pubblica: nel nuovo stabile “solo computer. La guerra sarà simulata”. Un immenso videogioco per “simulare azioni di guerra e di peacekeeping”?
È inoltre da sottolineare che l'opera è concepita come completamento (o metastasi?) della nuova base Dal Molin a Vicenza, contribuendo a rendere la provincia veneta una delle più militarizzate della penisola, con l'autostrada Valdastico A31 come “corridoio militare-industriale”.
Ma non tutti si adeguano passivamente. Il 2 settembre la Brigata Silva è ridiscesa dai monti, stavolta armata di pentole e casseruole. E anche di qualche cesoia. Mentre centinaia di manifestanti esprimevano il loro legittimo dissenso davanti ai cancelli del sito e chiedevano la “sdemanializzazione dell'area” (come era stato promesso qualche anno fa, prima della A31), altri raggiungevano attraverso i boschi la recinzione, tagliandola in alcuni punti e lanciando fuochi d'artificio. Tra gli slogan maggiormente scanditi: “Non siamo una colonia Usa” e “Siete circondati, ve ne dovete andare”. Ma anche il classico “'mericani fora dae bae”, in lengoa veneta.

Gianni Sartori




Nadezhda Tolokonnikova, del
gruppo punk russo Pussy Riot

Russia/
Il miracolo delle Pussy Riot


Riportiamo la dichiarazione di una delle imputate al processo contro il gruppo punk femminista Pussy Riot, svoltosi in Russia l'estate scorsa e concluso con una condanna a due anni di carcere per le tre attiviste. L'accusa era di “teppismo e istigazione all'odio religioso”.

La nostra carcerazione è servita come un chiaro e inconfutabile segno che l'intero paese è stato privato della libertà. E ciò minaccia di annichilire le forze di liberazione ed emancipazione in Russia: è questo che causa la mia rabbia, vedendo il grande nel piccolo, la tendenza nel segno, il comune nell'individuo. Le femministe della seconda ondata dicono che il personale è politico. Così è.
Il caso delle Pussy Riot ha mostrato come i guai individuali di tre persone di fronte alle accuse di teppismo possono dare vita a un movimento politico. Un singolo caso di repressione e persecuzione contro coloro che hanno il coraggio di parlare in un paese autoritario ha scosso il mondo: attivisti, punk, pop star, membri di governo, attori ed ecologisti, femministe e maschilisti, teologi islamici e cristiani stanno pregando per le Pussy Riot. Il personale è diventato politico. Il caso delle Pussy Riot ha messo insieme forze così multidirezionali che io stento ancora a credere che non sia un sogno. L'impossibile sta accadendo nella politica russa contemporanea: un esigente, continuo, potente e coerente impatto della società sul governo.
Sono grata a tutti coloro che hanno detto “Liberate le Pussy Riot!”. Adesso ognuno di noi sta partecipando a un grande e importante evento politico che il regime di Putin sta facendo sempre più fatica a controllare. Qualunque sarà l'imminente sentenza per le Pussy Riot, noi – e voi – stiamo già vincendo. Perché abbiamo imparato a essere arrabbiati e a dirlo politicamente.
Pussy Riot è contenta che siamo stati in grado di spronare un'azione veramente collettiva, e che la vostra passione politica ha dimostrato di essere così forte da abbattere le barriere linguistiche, culturali, ambientali, di status economico e politico. Kant direbbe che non vede altre ragioni di questo Miracolo se non l'inizio della morale umana. Grazie per questo Miracolo.

Nadezhda Tolokonnikov

 


Intercultura: il futuro
dell'educazione


Le crisi della società attuale sono dovute alla precarietà di fattori culturali, all'incapacità di rispondere alle rapide trasformazioni economiche e politiche e alle pressioni provenienti dai popoli che insorgono contro i gioghi dei potenti, per avviare nuove condizioni e forme di sviluppo. L'educazione interculturale ha importanti responsabilità rispetto ai drammatici problemi che caratterizzano l'attuale congiuntura storica, politica, sociale. Il futuro dell'educazione consiste nel passaggio dalle situazioni di coesistenza del multiculturale alla costruzione dell'interculturale, inteso come ambito di crescita e sviluppo della persona, in rapporto con gli altri, tramite il dialogo, nella conoscenza e valorizzazione delle pluralità, con la riscoperta delle risorse umane, nel sentimento della persona, nel significato del suo esistere, nell'importanza di una propria identità apportatrice di diversità, libere e responsabili, nella tensione attivista dell'impegno sociale nell'attualità storica.
L'alterità è diversità di culture, pluralità di soggetti che si aprono verso altri sistemi di pensiero e apparati culturali, ritrovando nell'altro il sentimento fondamentale dell'essere portatore di una diversità, come sistema di valori, come articolazione e modalità dell'essere. L'educazione deve agevolare la comprensione delle differenze, superando i fattori di indifferenza, dove la diversità non sia fonte di odio nei confronti dell'umanità e non sia arroccamento su privilegi e pretese di prevaricazione e di razzismo, ma distinzione, differenziazione, superamento della segregazione cognitiva, nella complementarità e nella cooperazione, tramite il divenire relazionale e di confronto in implicite solidarietà verso nuovi soggetti storici che stanno cambiando radicalmente lo scenario dell'umanità, dove l'immigrazione è segnale di squilibri e sperequazioni nei rapporti tra popoli, ma diviene anche esperienza di incontro, accoglienza, ascolto, collaborazione e sviluppo in reciprocità relazionali, in cui la diversità diventa un diritto umano nell'esplicarsi di atteggiamenti aperti, esplorativi, conoscitivi e solidali di apertura agli altri.
“Intercultura” è rapporto tra persone portatrici di storie di vita e culture diverse, tra sistemi sociali ed economici. È sintesi, nella condivisione del patrimonio delle conoscenze e dei saperi, alleanza tra persone, enti e associazioni che si impegnano in progetti sociali e politici per una società in cui ciascuno si senta membro di comunità locali, ma con un legame strutturale e indissolubile al grande contesto umano, nel concetto di cittadinanza planetaria, per cui ogni persona risulti effettivamente abitante del mondo, in una concezione cosmopolita, internazionale e democratica dell'essere e dell'esistere.
L'intercultura ha come finalità la persona a più dimensioni, che trasforma e si trasforma, ritrovando in sè la fonte primaria della creatività e i tratti originali della propria personalità, nell'apertura agli altri, in sintesi di dinamismi endogeni ed esogeni dell'esistere nel tempo dell'esperienza, nell'armonia dell'essere duale e plurimo, nella coesistenza pacifica, in simbiosi feconde di reciproche vicende relazionali, che pongano la personale identità al centro della storia, nel riedificare spazi di autocoscienza, in società libere, ricercando l'incontro come segno di manifestazione delle pluralità dell'essere umano che accomunano l'altro nella categoria del prossimo e non dello straniero.
Costruire società interculturali aperte e solidali, nella pace, significa lasciarsi interrogare, riconoscendo nell'altro un interlocutore attivo e responsabile, crescendo nei rapporti interpersonali con l'irruzione dell'alterità in identità sociali purtroppo spesso cristallizzate in dogmatismi ideologici, nell'esigenza di mutamento delle relazioni tra persone, in rivoluzioni pluraliste che pongano a confronto valori, norme e regole di diversi contesti culturali, ricercando opzioni, ragioni, modalità di consenso e ambiti di libertà, nella pienezza dell'esistenza, nella comprensione e nel rapporto con l'altro, nella continua disamina della propria storia di vita, ponendo in discussione i propri assunti, le proprie certezze, le fissità identitarie, rivedendo i personali progetti e impianti di vita. La comprensione dell'altro non consiste nell'accumulare informazioni, nozioni, concetti, ma nell'ascoltare e nel rispondere, oltre il pluralismo di mero contatto, praticando modalità per affrontare i problemi nel movimento interattivo, capaci di gestire le discrasie cognitive, le crisi esistenziali nella prospettiva di promozione delle identità plurime, contro ogni razzismo.
Le reciprocità interculturali rappresentano progetti ideali volti a combinare l'universale con il particolare, l'internazionale con il nazionale, favorendo l'incontro, l'incrocio, la commistione, la contaminazione identitaria, contro l'omogeneo e il monolitico, oltre le monografie e tipologie umane, nell'unità storica basata sull' interfecondazione delle diversità, frutto delle interdipendenze, nella consapevolezza che ogni modello culturale fornisce un apporto alla società, aprendo spazi di innovazione e di creatività, nello scambio relazionale reciproco.
L'esperienza interculturale si dirama in prospettive di ricomposizione tra il vissuto, il certo, il sicuro che definiscono l'identità e il non conosciuto, l'ignoto, l'indefinito, l'incerto, che apportano squilibri nella tensione costante dell'uscire dal sè, nell'incontro con altre certezze, con altri valori e civiltà, in strategie educative che prevedano processi di reciproco adattamento nel cambiamento, nello sviluppo di dinamiche dialettiche costruttive, che valorizzino la memoria storica, le coscienze etniche di ogni cultura, interrogando la realtà, per ridefinirla, oltre ogni griglia ideologica, al fine di elaborare delle azioni promozionali, aperte, innovative.

Laura Tussi

Sull'argomento dell'educazione interculturale Laura Tussi ha scritto il libro “Educazione e pace. Dalla Shoah al dialogo interculturale”, pubblicato da Mimesis nel 2011 (137 pagg., €14,00).