rivista anarchica
anno 43 n. 377
febbraio 2013


Pietro Gori

Tra storia e memoria

di Maurizio Antonioli, Franco Bertolucci e Roberto Giulianelli


È uscito, per le edizioni Bfs, il volume Nostra patria è il mondo intero, dedicato alla fortuna e alla memoria del “poeta gentile dell'anarchia”. Ne pubblichiamo l'introduzione.



La fortuna di Pietro Gori negli anni del secondo dopoguerra sembra aver subito un «declino quasi inarrestabile». Neanche il centenario della morte, nel 2011, ha stimolato, al di là di alcuni ambiti specifici, una significativa rinascita di interesse. Gori pare oramai appartenere a un'epoca talmente lontana da non suscitare più alcuna emozione ideale, né interesse storiografico: un processo legato anche, probabilmente, al declino degli studi sul movimento operaio e alla radicale trasformazione dei soggetti politici che a quell'esperienza storica si ispiravano.
Eppure, nella seconda metà del Novecento, soprattutto in alcuni territori, la figura di Gori e il suo ricordo sono riemersi alla luce del sole come un fiume carsico. Parafrasando Luigi Fabbri, il ritorno a Gori in questo periodo può essere interpretato come un viaggio nella memoria di un passato «che ebbe tanta luce», un «rifugio» per lo spirito «turbato dalle visioni del presente» nell'aspettativa che ciò giovi «a rianimare la speranza nell'avvenire». Alla fine del secondo conflitto mondiale, in alcune zone di un'Italia distrutta dalla guerra e lacerata dalle tante ferite aperte nella società da vent'anni di dittatura, i libertari superstiti e le masse popolari sono accorsi al richiamo della memoria del «poeta gentile dell'anarchia». Tale processo ha avuto un duplice significato: il primo di tipo identitario, prettamente militante e legato alla situazione del movimento libertario. In questo contesto il recupero del mito goriano, così come per altre figure, ha una funzione prettamente catalizzatrice finalizzata a ricomporre le fila di un movimento che, dopo vent'anni di clandestinità, si ritrova fortemente ridimensionato, in una prospettiva storico-sociale completamente diversa. È un tentativo di mantenere viva la presenza dei libertari all'interno del movimento operaio, nel quale operano ormai forze comuniste e socialiste di gran lunga superiori per dimensioni e capacità, che vanno via via incorporando nelle proprie organizzazioni gran parte della tradizione e del mondo sovversivo e, quindi, anche anarchico.

Un patrimonio che rischia di scomparire

Il secondo significato di questo processo trova le proprie radici nella dimensione del culto popolare-localistico della memoria di Gori, a volte impregnato di forti influenze “mistiche”, quasi religiose. Il fenomeno è rintracciabile in alcune zone dove Gori aveva travalicato i limiti del confine politico-militante per assumere i contorni del “martire laico”, identificato come tale dalla grande maggioranza delle comunità locali. Un fenomeno che si concentra in alcuni borghi e cittadine della costa tirrenica che va da Civitavecchia a Spezia. Non a caso, in molte delle località nelle quali Gori era stato uno dei protagonisti delle vicende del movimento libertario e operaio, tra il 1945 e il 1949 vengono organizzate in ricordo del “cavaliere errante dell'anarchia” imponenti manifestazioni commemorative con larga partecipazione di popolo, con la ricollocazione di lapidi e monumenti o l'intitolazione di strade e piazze. Accade a Civitavecchia, Piombino, Portoferraio, Livorno, Pisa, Carrara e in altri centri minori. Questa fase si conclude con le celebrazioni del 15 maggio 1960 tenute a Rosignano Marittimo, promosse dalle istituzioni locali insieme con gli anarchici, dove viene inaugurato un busto bronzeo posto in una piazzetta centrale del paese, come spazio dedicato alla memoria di Gori. Nell'occasione viene aperta anche una sala museale, ospitata dalla Biblioteca comunale, destinata a raccogliere e conservare cimeli e scritti del “poeta dell'anarchia”.
Il quindicennio di iniziative nate tra la fine della seconda guerra mondiale e il centenario della nascita dello Stato italiano (1961), che coincide con il cinquantenario della morte di Gori, non è accompagnato da una riflessione storico-critica. Difatti, se si escludono i lavori coevi o di poco successivi come quelli di Carlo Molaschi (1959), Gigliola Dinucci (1967) e Giuseppe Rose, che nel 1968 ripropone una raccolta selezionata di scritti goriani, non si trovano altri significativi contributi in questa direzione.
Solo nei primi anni settanta, attraverso gli studi antropologici sulla cultura e la musica di Castri, Jona, Liberovici e altri si assiste a un recupero, da un punto di vista critico, di parte della memoria goriana ancora rintracciabile in Toscana. È innegabile, infatti, che l'attività di questa ricerca – che porta alla raccolta di un numero consistente di interviste a popolani dell'Isola dell'Elba e delle aree adiacenti e alla messa in scena dell'opera teatrale È arrivato Pietro Gori, anarchico pericoloso e gentile – costituisce, a oggi, una delle fonti più interessanti in merito alla trasmissione della memoria di Gori, nonché il tentativo più significativo e meritorio di salvare un patrimonio collettivo che stava per andare perduto. Sempre in questi anni è da ricordare l'inaugurazione a Volterra della targa in memore di Gori, riconducibile al ciclo culturale e politico goriano dell'immediato secondo dopoguerra, iniziativa promossa dal gruppo anarchico locale. Ivano Tognarini, inoltre, pubblica la prima biografia storico-scientifica di Gori, che appare nel Dizionario biografico del movimento operaio italiano.
Alla fine degli anni settanta si esaurisce anche quest'ultima ondata di interesse verso la figura del “poeta gentile”, di cui si avverte sempre più l'inattualità, tanto che anche all'interno del movimento anarchico, tradizionalmente attento alla propria identità e alla propria storia, il “cavaliere errante” entra in un profondo oblio. Negli stessi anni altre figure come, per esempio, Bakunin, Berneri, Borghi e Malatesta sono state oggetto, e lo sono ancora oggi, di riflessioni politiche, convegni, seminari di studio, pubblicazioni e le loro opere vengono riproposte a più riprese e discusse perché ritenute attuali. La sensazione che Gori non attiri più l'attenzione, in un'epoca di grande partecipazione ai conflitti sociali che coinvolgono soprattutto nuove generazioni di militanti molto lontani, culturalmente e idealmente, dal primo anarchismo, riporta a ciò che scriveva Luigi Fabbri circa vent'anni dopo la morte del suo amico: «È vera una sua certa “insouciance”; egli si occupava poco di certe questioni pratiche, tutto preso dalla sua attività oratoria, letteraria, artistica ecc.»
L'uscita, nel 1981, del secondo volume della Storia degli anarchici italiani di Pier Carlo Masini può essere considerata il primo contributo di un nuovo percorso di studi goriani. Infatti, nel volume Masini dedica ampio spazio alla figura di Gori, già definito «l'uomo di punta dell'anarchismo italiano» nell'ultima decade del secolo XIX e «il primo ambasciatore dell'Italia esterna – quella dei fuorusciti – che parla all'altra Italia esterna – quella degli emigranti», riconoscendo nella sua azione una caratteristica originale transnazionale e cosmopolita nella storia del movimento operaio e libertario. Nei primi anni ottanta, in coincidenza con la pubblicazione del libro di Masini, nella storiografia si apre un'ampia riflessione sui miti, sui luoghi e sui simboli del movimento operaio: è in questo ambito che la figura di Gori riemerge. Studi che hanno poi ispirato il ciclo di iniziative culturali e storiche promosso dalla Biblioteca F. Serantini e dagli enti locali, sfociato nel 1996 nel convegno “Pietro Gori e i profeti del liberato mondo”. Il Comune di Rosignano Marittimo per l'occasione rimette a nuovo il Fondo Gori conservato presso il Museo Storico, riconsegnandolo alla fruibilità del pubblico.

Empoli, inaugurazione della lapide

Iniziative popolari e memorie di pietra

Nei primi anni del nuovo secolo escono altre due biografie di Gori: la prima nel Dizionario biografico degli italiani e la seconda nel Dizionario biografico degli anarchici italiani. Questa stagione di studi è sicuramente alla base anche di una riscoperta locale. Numerosi sono stati infatti i progetti, realizzati in quest'ultima decade, che hanno contribuito alla preparazione delle manifestazioni per il centenario della morte di Gori1. È da menzionare, in particolare, l'iniziativa popolare intrapresa da un comitato di cittadini di Empoli per la collocazione di una lapide commemorativa. La proposta ha raccolto un vasto consenso nell'opinione pubblica locale e nel novembre 2011 anche Empoli si è aggiunta alle altre città della Toscana custodi della “memoria di pietra” di Gori2. Nel campo libertario va anche segnalata la pubblicazione, con una tiratura di alcune migliaia di copie, di un dossier biografico e fotografico dedicato al “vate dell'anarchia”. Vanno infine ricordate la mostra storico-documentaria che è stata allestita dalla Biblioteca F. Serantini presso la Biblioteca Universitaria di Pisa, un partecipato dibattito-concerto con cori popolari e l'intervento di Paolo Finzi e Maurizio Antonioli presso l'Università di Pisa, la pubblicazione della tesi di laurea di Gori, La miseria e i delitti. Iniziative commemorative nel centenario della morte sono state anche organizzate dagli enti locali e dagli anarchici a Rosignano Marittimo, Piombino e Portoferraio.
Gli atti che pubblichiamo sono il risultato di un confronto tra storici che si è tenuto a Pisa nel gennaio 2011, con l'auspicio che queste ricerche offrano una nuova opportunità per lo studio della vita, dell'attività politico-sociale e del ruolo di Pietro Gori all'interno della più generale storia del movimento operaio e libertario italiano e internazionale.

Maurizio Antonioli, Franco Bertolucci, Roberto Giulianelli


Delle numerose note che completano il testo ne abbiamo conservate qui solo due. La versione integrale è consultabile on-line nel sito delle edizioni Bfs.

  1. Sono, per esempio, da segnalare le iniziative intraprese nella primavera del 2008 a Portoferraio e in altre località dell'Isola d'Elba che, sotto il titolo È tornato Pietro Gori (anarchico pericoloso e gentile) hanno riproposto la tradizione goriana del canto libertario. Nell'occasione il gruppo musicale Les Anarchistes ha prodotto il cd-rom Omaggio a Pietro Gori. Sempre nello stesso periodo, a Livorno si è tenuto il convegno di studi Pietro Gori nel territorio della provincia di Livorno.
  2. Va ricordata anche l'iniziativa di un gruppo di cittadini che a Pisa, in via Pietro Gori, ha collocato nell'ottobre 2011 una lapide in ricordo di Francisco Ferrer con l'originale epigrafe goriana. La lapide, inaugurata nel 1910 (un anno dopo la morte dell'educatore catalano) su iniziativa dei liberi pensatori e anarchici pisani, era stata distrutta dai fascisti negli anni venti.