rivista anarchica
anno 43 n. 377
febbraio 2013


cinema

 

Cose sordide e e attimi sublimi

Utopia come fantasia. Immaginare il cinema come accumulazione di energia politica per l'azione concreta, connaturata al rigore scientifico. Il sogno di un cinema reale, di un esperimento mentale che produca senso e non solo divertimento.
Proviamo ad immaginare un cinema diverso da quello che vediamo. Abbandoniamo il cinema delle storie, del romanzo per approdare al film-saggio, che implica riflessione rigorosa, scientifica, l'inchiesta, la ricerca, la spiegazione, la proposta. Un cinema insomma non più di semplice intrattenimento ma soprattutto di pensiero (le due cose poi credo possano tranquillamente andare insieme, sempre che si sposino a creatività e talento).
Questo cinema immaginario fa i conti con la fisionomia della documentazione e la cronaca dei fatti. Non ha senso pensare che il materiale documentario contenga una misura politica per forza di natura. Il film saggio spinge il suo campo d'indagine oltre il naturale accadere dei fatti (trapiantare meccanicamente la presa diretta sui fatti significa riprodurre i procedimenti del cinema neorealista, cinema molto amato, mai dimenticato, ma che appartiene agli anni '40-50) e va alla ricerca di un senso e un immaginario totalmente inedito.
Per esprimere la sostanza critica dei fatti deve anche spiegare, preordinare, inquadrare. Questo comporta una scelta da parte dell'autore, un punto di vista che rende l'immagine mai assoluta ma sempre parziale. Ne consegue l'abbandono dell'immagine celebrativo-idilliaca e della falsa epica contenuta in molte suggestioni visive che governano oggi il nostro immaginario.
Solo dall'interno dei fatti che accadono si coglie la natura reale delle circostanze che sconvolge il mondo e si prepara il futuro, ossia una nuova forma di visione, un impasto di fango e materia preziosa, di cose sordide e attimi sublimi, guerre e chiaroveggenza politica. Stare dentro la realtà, confrontarsi con essa, rifletterla attraverso la propria sensibilità e il proprio pensiero è la chiave del film saggio. Un cinema che ordina le immagini del circostante che compone sinfonie visive creando nuovi ritmi, nuove armonia, inevitabili ritmi di visione.

Bruno Bigoni