rivista anarchica
anno 43 n. 377
febbraio 2013


 

Uno sguardo di troppo

Ah, questa crisi... Non riesci neppure a stare dietro alle misure adottate per rivitalizzare i consumi, e la cosa può costarti molto caro. Prendiamo l'ultima legge sulla tacita dichiarazione d'acquisto. Guardi per più di dieci secondi qualunque merce esposta in pubblico, e sei fregato. Ti tocca comprarla. Obbligo morale e materiale di onorare il contratto di compravendita. E dunque capirete bene lo stato di disperazione in cui sono caduto da tre giorni a questa parte.
Avevo un appuntamento a tre stelle, che nel gergo del nostro pianeta rinnovato significa “chiara occasione sentimentale ed erotica”. Peccato che lei sia arrivata in ritardo e l'ansia mi abbia fregato. Temevo il bidone, ne ero ossessionato. Nell'attesa pensavo a quanto sarebbe stato insopportabile scoprirmi solo all'appuntamento e incappare nell'ennesima delusione. Rimuginante e assediato dalle paure, ho perso attenzione su tutto il resto e ho sospeso lo sguardo nel vuoto. Per mia sfortuna il vuoto si trovava sulla traiettoria che portava dritto dritto alla vetrina di una concessionaria di auto di lusso. A un certo punto ne è uscito un tipo strambo, una specie di buttafuori agghindato come un impiegato di banca, e con fare sbrigativo mi ha detto: «Entri pure che facciamo l'ordine»
«L'ordine di che?» ho replicato.
«L'ordine per questo modello che lei ha fissato per trentacinque secondi» e ha chiamato a testimone un cronometro da shopping con microcamera incorporata. Poi ha indicato il modello: un'auto color platino, Robor355 la chiamano, e non capisco il perché del numero. Sedici marce, un chilometro in dieci secondi, trasformabile in aereo, carrozzeria ovviamente in platino.
«Sta scherzando...» ho chiesto balbettante. «E qu-quanto costa?»
«...ici miliardi»
L'agitazione mi ha impedito di cogliere l'intera risposta, ma mi è bastato il finale. Sufficiente a far scattare l'arresto per mancato adempimento contrattuale. Mi ha inchiodato la microcamera. Pensavo ad altro, ma a loro non interessa. Ho fissato la vetrina per più di dieci secondi e adesso mi toccherà lavorare gratis per i prossimi 153 anni onde saldare il debito.
A questo si riduce il progresso scientifico... A che serve tanta longevità se significa solo espiare una pena più lunga? E mentre mi pongo simili domande, sospiro e invoco lo sguardo della luna piena che mi ricambia con luce malinconica e paziente. All'improvviso una fiammata blu squarcia il silenzio della stanza dove sono recluso in attesa di giudizio, e dai fumi di una navicella spaziale esce fuori una strana figura accartocciata. Ha quattro orecchie a forma di trombetta, due nasi, e al posto della bocca una fessura da cui esce lapidaria la sentenza: «Hai guardato il nostro satellite per più di un minuto. Adesso ti tocca fare l'ordine. Contanti o carta di credito?»
Ah, questa crisi. Ci sono dentro perfino i lunatici.

Paolo Pasi