rivista anarchica
anno 43 n. 378
marzo 2013



Privilegi e responsabilità


La magia che il cinema esercita può essere esaminata descritta e giudicata in termini razionali. È vero che i numerosi e potenti interessi industriali e politici ai quali il cinema è legato fanno leva sull'assuefazione dello spettatore, e tendono a prolungarla il più possibile, ma è altrettanto vero che questo accade in tutti gli altri settori della vita – pubblica e privata – dell'uomo comune. Il cinema non ha – contrariamente all'opinione diffusa – alcuna posizione di privilegio. È soltanto una delle molte tecniche che agiscono sugli istinti, sulle abitudini e sui pregiudizi degli individui. Nient'altro.
Una volta che abbiamo tolto di mezzo il ciarpame della retorica e del luogo comune e che abbiamo rifiutato di usare il linguaggio immaginoso della pubblicità, possiamo guardare al cinema come un fenomeno psicologico e sociale che ha limiti precisi e un' importanza notevole ma tutt'altro che straordinaria. Possiamo anche seguire, con la speranza di non sbagliare troppo, la storia intricata dei rapporti tra cinema e società (i diversi tipi di società) in cui si sviluppa.
Forse è stata troppo sottovalutata l'importanza del cinema. Si dice che il cinema non ha mai avuto una posizione di privilegio nel costume dei popoli, rispetto, per esempio alla stampa, alla letteratura, al teatro. Invece io credo che ce l'abbia e che l'abbia aumentata sempre di più.
Non è stata una sottovalutazione. È stata soltanto una messa a punto, che dovrebbe permetterci di esaminare il problema nel modo più obiettivo. Certo sarebbe assurdo sostenere che il cinema esercita un' influenza pari a quella del teatro e della stampa. È chiaro che è molto maggiore. Lo è stata fin dagli inizi, lo è ancora oggi. Ma non è questo il nocciolo della questione. Quando si diceva che il cinema non ha in questo settore del costume alcuna posizione di privilegio, s'intendeva mettere in guardia il lettore dal pericolo di trasformare il cinema in un idolo onnipotente che tiene in mano le fila del nostro destino. Molti attribuiscono al cinema – citiamo un solo esempio – la responsabilità diretta dei crimini che si compiono nel mondo; gli fanno colpa di essere il più potente veicolo di immoralità e di corruzione che si conosca; gli attribuiscono una forza di suggestione smisurata. E questo non è vero. Il cinema vive in una particolare società, ne segue l'evoluzione come tutti gli altri cosiddetti mezzi di comunicazione di massa. È innanzitutto figlio del suo tempo. Ha naturalmente la facoltà – grazie alla propria tecnica e alla propria diffusione – di esercitare un'influenza notevolissima sul costume. Ma non è mai il solo responsabile delle situazioni difficili o scabrose o immorali che nascono nella società. È soltanto uno dei tanti veicoli di diffusione delle idee.

Bruno Bigoni