rivista anarchica
anno 43 n. 379
aprile 2013


Fatti &
misfatti



12 dicembre 1969/
Una storia non solo mia

Alcuni mesi fa (“A” 372, giugno 2012) scrissi un pezzo, con il medesimo titolo di questa cronaca, in risposta a quando scritto su di me dal giornalista Paolo Cucchiarelli nella seconda edizione del suo libro Il segreto di Piazza Fontana. Non sto qui a ripetere quanto scritto da Cucchiarelli nel libro e successivamente da me nel citato articolo. In esso annunciavo la mia decisione di agire per diffamazione contro il giornalista.
In seguito ad una (allora obbligatoria per legge) mediazione giudiziaria, la questione è stata chiusa con la pubblicazione nella parte nazionale di due quotidiani (La Stampa del 18 febbraio e il Corriere della Sera del giorno successivo) dell' “avviso a pagamento” che riportiamo qui di fianco. Paolo Cucchiarelli e l'editore si sono poi impegnati a modificare la pagina che mi riguarda nella prossima edizione del libro e a inserirvi una dichiarazione analoga a quella pubblicata sui due quotidiani.
Sistemato Cucchiarelli, resta l'improbabile storico Roberto Gremmo che, come spiegavo nel mio articolo dello scorso giugno, in un suo libro mi ha accusato di essere un bugiardo, perché non sarei stato fermato dalle forze dell'ordine quel 12 dicembre 1969, portato in Questura, interrogato e poi rilasciato nel pomeriggio del giorno successivo. Poiché, nel frattempo, ho rintracciato anche la “carta di polizia” in cui si riferisce del mio interrogatorio in Questura alle 3 di “quella” notte, credo che per Gremmo non sarà facilissimo evitare la stessa figura fatta pubblicamente da Cucchiarelli.
È evidente che non si tratta di vicende solo personali, perché piazza Fontana e l'assassinio di Pinelli costituiscono una pagina rilevante della storia del nostro paese. E la diffusa presenza di pseudo-storici, in questa come in altre “storie”, non lo è da meno.
Vi terremo aggiornati sulla mia azione legale contro Gremmo. Attraverso di me si è cercato di diffamare anche questa rivista, per il ruolo che vi ricopro, e questo è un ulteriore motivo per non mollare.
Le bugie, diceva mia nonna Lavinia, hanno le gambe corte. Anche nel ricordo del suo buon senso, non mi dispiace contribuire a dimostrarlo pubblicamente anche in questo caso.

Paolo Finzi




Ricordando
Libero “Germinal” Guglielmi

Ancora un lutto in seno al Gruppo Anarchico Sanremese “Alba dei Liberi” fondato nel 1945.
Libero Guglielmi detto Germinal, nato a Bordighera il 6 gennaio 1924, venne dichiarato come Libero dal padre Renato Guglielmi, già militante anarchico noto. L'anno dopo nacque il fratello che il padre volle chiamare anche Libero. All'Anagrafe rimasero allibiti. Guglielmi padre, testardo e fiero come un montanaro (era nato a Perinaldo) protestò rivolgendosi direttamente a Mussolini, che gliela diede vinta, anche se poi lo tenne d'occhio durante tutta l'era fascista. Ma poi le cose si complicarono a scuola. I due fratelli erano alunni della stessa classe e quando il maestro faceva l'appello due voci rispondevano “presente!”quando leggeva nel registro di classe il nome Guglielmi, Libero. Cosí non poteva continuare. Si tornò all'Ufficio Anagrafico e il padre Renato la spuntò di nuovo scegliendo due nomi altrettanto “sovversivi”(il Duce dovette ingoiare questo secondo rospo) e fu cosí che Libero 1º diventò Germinal mentre Libero 2º divenne Libereso, che non è un nome in esperanto (come Italo Calvino scrive nel bellissimo racconto che gli dedica “Un pomeriggio Adamo”), bensí un lemma in lingua ido che significa “Libertà”.

Sanremo, ottobre 2012 – I fratelli Guglielmi

Negli anni '30 la famiglia bordigotta si trasferí a San Remo e fu lí che li conobbi tutti durante la seconda guerra mondiale. Il sanremasco non si discosta molto dal dialetto di Bordighera (come altre parlate liguri che accusano grandi varianti a livello del lessico e dell'ortoepia) ma in casa Guglielmi si parlava sempre italiano e il gergo locale lo si serbava per la propaganda spicciola. Il podere coltivato dai Guglielmi (i quali, essendo vegetariani, ne traevano sussistenza) era un modello del genere, venne notato dal Prof. Mario Calvino, agronomo di fama internazionale, che offrí ai due fratelli Guglielmi delle borse di studio per i corsi della Stazione Sperimentale di Floricoltura e Frutticoltura, da lui diretta assieme alla moglie, Eva Mameli, eminente botanica.
Quando si parla di Libereso Guglielmi, non solo a Sanremo ma anche altrove, gli si appioppa la designazione “il giardiniere di Calvino” creando un doppio pasticcio. Anzitutto molti pensano a un giardiniere privato di una famiglia facoltosa e in piú non risulta chiaro che di giardinieri di Calvino ce ne sono stati varî. Per cominciare, entrambi i fratelli Guglielmi, poi il successore di Libereso quando questi ha ricevuto la chiamata di leva e ha rifiutato di indossare la divisa, Angelo Nurra (che diventerà poi il terzo “obiettore di coscienza anarchico” fra i militanti del Gruppo Anarchico “Alba dei Liberi”, seguito piú tardi da Giorgio Sorrentino, guardacaso, anche lui anarchico. Mera coincidenza o scelta politica o sentimentale oculata da parte di uno scienziato dal passato anarchico assai burrascoso?
Comunque sia, l'amico sanremese che soltanto poche settimane fa aveva scattato la fotografia che illustra questa necrologia e che, nella lettera di accompagnamento, manifestava una certa apprensione per i sintomi, ormai ovvi, di Alzheimer, che non potevano ormai essere sottovalutati, a poca distanza di tempo mi comunica che Germinal si è spento, senza soffrire, durante la notte dell'8 gennaio 2013.
Questo eclissarsi in silenzio caratterizza tutta la vita di Germinal. Per i circa sei anni della mia militanza nel Gruppo “Alba dei Liberi” ho assistito accanto a lui a centinaia (letteralmente) di riunioni a casa Guglielmi, fra le casse da morto della famiglia Crippa, nel salone lussuoso del compagno Vento di Triora (oggi sede della Polizia Stradale), nella casa di Archimede e Lina Gioffredi, alla Passeggiata Imperatrice di domenica mattina, ecc... durante le quali, dopo i primi convenevoli (sempre affettuosi) rimaneva in silenzio (come in genere la madre Nina e la sorella Omnia) ad ascoltare il padre, un vero tribuno, instancabile – spesso con la bava alla bocca – o il fratello minore anche lui molto facondo. Quando, raramente, si esprimeva, non mancava di arrossire. Alcuni ritenevano si trattasse di timidità. Direi piuttosto di un eccesso di modestia. Dalla sua bocca uscivano soltanto espressioni amorevoli, osservazioni giudiziose, proposte concrete e sensate. Il tutto sempre all'insegna della tolleranza. L'equilibrio di sole-ombra-acqua-letame che consentiva alle sue pianticelle di proteggersi dalle intemperie e di crescere rigogliose, Germinal cercava di ottenerlo nelle relazioni interpersonali.
Alla vedova Jennifer, ai figli Sonia e René, presentiamo le nostre condoglianze e deponiamo affettuosamente sulla tomba un mazzo virtuale di rose rossonere ibridate nel lontano 1945 da Renato Guglielmi con l'assistenza di Germinal e Libereso.

Pietro Ferrua
(Portland - USA)
Grazie per la collaborazione a Maurelio Cagnin