rivista anarchica
anno 43 n. 380
maggio 2013


Grecia

Molto al di là
dell'economia “ufficiale”

testo e foto di Monica Giorgi


“Sono povera non quando non ho soldi, ma quando non ho niente da offrire”, incalza la donna nel suo pacato discorso.
Le reti di libero scambio, sorte nella Grecia del terzo millennio, rappresentano la concreta espressione positiva di questo pensiero.
Ecco il resoconto del viaggio in Grecia di una nostra collaboratrice, sulle tracce di un'economia alternativa sommersa (ma nemmeno tanto).


Dalla piazza di Exarchia, il movimentato quartiere di un'Atene libertaria e anarchica, si diramano le mille viuzze dove rintracciare i luoghi operativi di alcune di quelle singolari iniziative di natura socializzante, in cui ricchezza non sta a danaro.
Proprio di iniziative si tratta. Perché, pur nelle modificazioni assunte nel tempo e rese necessarie da nuove circostanze, esse conservano il senso originario che fa delle relazioni viventi la filigrana del tessuto sociale. Sono iniziative dirette, quasi minimali, ma non minimaliste, senza troppi conti da far tornare, ma non di poco conto; sono iniziative a investimento economico e politico, di economia domestica e di politica delle cose prime.
Il primo bazar di libero scambio in Grecia è stato organizzato dalla Cooperativa Sporos (Seme) nel centro di Atene. Operativo dal 2003, benché faccia ancora parte della cooperativa, adesso il bazar ha assunto il nome Skoros (Tarma).
Esistono altri quattro liberi bazar stanziati nelle maggiori città del paese, molti dei quali vengono organizzati nell'arco di un pomeriggio o per un'intera giornata, combinati solitamente ad altre attività (pranzi conviviali, fiere dell'artigianato, intrattenimenti culturali, ecc). I liberi bazar sono regolarmente organizzati in diverse zone di Atene, ma anche in molte altre città della Grecia. Per ampiezza, volume e regolarità questi mercati sono notevolmente cresciuti dal 2009 in poi. Per chi partecipa portare qualcosa non è obbligatorio, ma si capisce che nei bazar indetti per un solo giorno c'è una regola “non scritta“, secondo cui il piacere del dono sarebbe sollecitato dal portare almeno una cosa. Questa norma non vige nei bazar permanenti, perché una persona può portare qualcosa un giorno e prendere qualcos'altro dopo svariati mesi. In linea di principio si è liberi di prendere in quantità e valore tutte quelle cose di cui in pratica ci si può far carico.
Skoros è un locale d'angolo dove quotidianamente è possibile offrire e prendere oggetti senza mediazione di danaro. Si scambiano così vestiti, giocattoli, libri, scarpe, piccoli utensili, mobiletti, soprammobili, cd e ben altro ancora in fatto di idee, di incontri, discussioni, condivisione partecipata e attività collaterali (corsi di cucina, ricette per preparati cosmetici, ecc).
A prima vista Skoros può sembrare un'iniziativa a carattere caritatevole e filantropico. Ma così non è se si ascolta quanto dicono e si osserva dal di dentro quel che fanno coloro che vi partecipano, anche se le misure di austerità e il conseguente incremento dell'indigenza tendono a flettere Skoros in quella direzione. È ben risaputo: non manca chi si appropria di un oggetto per rivenderlo altrove in cambio di soldi... Ma nell'intento dei promotori – molte più donne che uomini – agisce il desiderio di stimolare in sé, insieme ad altri, un consumo consapevole. In buona sostanza non fa gioco l'ideologia anticonsumistica, si tratta piuttosto di una critica al consumo (kritikì stin katanàlosi). Lo segnala, nella parete prospiciente l'entrata, il pannello disegnato a china: alcuni selvaggi, lancia in pugno e fare circospetto, sono pronti a “difendersi” con forza da quelle strane, sconosciute macchine che sono carrelli della spesa schierati ai confini della savana.

Atene – Murale a Psyrri, il quartiere degli artisti

In assoluta gratuità

In realtà cosa si fa di originale a Skoros? Una sorta di baratto sui generis che ha assai poco a che vedere con il “tradizionale” baratto, per cui gli oggetti di scambio sono valutati su misure fisiche di pari entità. Il valore dello scambio, né lineare né biunivoco, e il movimento di senso che lo delinea sono a più ampio raggio di quanto lo sarebbero se fossero regolati dalla norma del do ut des.
In risalto stanno valore d'uso in rapporto agli oggetti, e valore di transazione in sé riguardo ad un interesse non privatamente individuale, ma singolarmente collettivo. In altri termini il valore di scambio consiste nel prendere mentre si dà e dare mentre si prende. Non c'è bisogno di precisare con molte regole questo valore. Più spesso è vero il contrario perché ci si possa rendere conto del proprio approccio alle cose e agli altri, e metterlo in discussione.
L'anonima circolazione di beni in assoluta gratuità fa di Skoros un punto per un commercio senza danaro, un gratuito bazar di libero scambio (kharistikò-adalaktikò pazari, viene significato nella lingua di chi lo agisce, considerando che l'area semantica di 'kharistikò' evoca l'azione del donare con piacere, per grazia). Skoros sembra proprio non costituire, o per lo meno tenta di non costituire, una benemerita quanto volenterosa reazione alla crisi. Non soltanto la sua data di nascita lo conferma. In quel che racconta una donna di Skoros c'è la costatazione di un parziale quanto innegabile fallimento rispetto alle proposte iniziali, ma il fallimento non preclude, almeno da parte sua – e di non pochi altri, vista la vivacità delle presenze – la continuazione dell'iniziativa.
Le circostanze trasformano i propositi, ed è un bene non rimanere ad essi ancorati. A Skoros, mi si fa capire, la scommessa sulle pratiche e sulle relazioni va avanti, fosse altro per curiosità di come le une e le altre si svolgeranno. Lei si è coinvolta in questa esperienza dietro l'entusiasmo di un'amica e se anche la sua visione della natura umana non è proprio ottimista, resta fedele alla ricerca di senso insieme ad altre/i.
I liberi network realizzano un modello differente nel notificare e incrementare gli scambi. Innanzi tutto le transazioni avvengono on line; i membri del network possono notificare in tal modo offerta, richiesta, segnalazione e reperibilità di un oggetto, magari non ancora annunciato, rintracciabile però presso un altro membro della rete.
In Grecia esistono tre network gratuiti che coprono l'intero territorio nazionale. Uno è Freecycle, ramo dell'omonimo network iniziato negli Stati Uniti diversi anni fa; l'altro è Karise-to (Lascialo), che ha sede a Thessaloniki e coopera con il comune della città. Il terzo network libero è Dai-Prendi (Dose-Pare); si trova ad Atene e a Thessaloniki, ma entrambi hanno membri in altre città della Grecia. Le caratteristiche distintive di questo network sono: un forum separato per gli scambi di servizi e una “biblioteca“ virtuale, dove i membri possono tra di loro dare e avere in prestito libri.
Anche in questi network si opera senza danaro, l'enfasi è posta sulla gratuità dello scambio in quanto valore in sé, che non si esaurisce nel valore dell'oggetto. In altre parole è il sovra-mercato di relazionalità a erogare plus-valore, non quantificabile e tanto meno monetizzabile.
Il network Peliti, il più grande e il più antico della Grecia, copre l'intero paese, sia le aree urbane sia quelle rurali. È stato fondato nel 2002 e la sua struttura consiste in due network distinti ma intrecciati: il primo è un network per scambiare oggetti e servizi, mentre il secondo è specializzato nel mettere in grado i suoi membri, ma anche chiunque altro interessato, di scambiare o di trovare gratuitamente varietà di piante tradizionali (frutti, alberi decorativi, verdure, fiori, ecc…) e specie tradizionali di animali domestici.
L'idea pratica è di preservare, rigenerandole attraverso il movimento di scambio, le varietà di piante e animali domestici. Dato il costo di allevamento, in alcuni casi piuttosto elevato, gli animali domestici possono essere acquistati con moneta ufficiale, ma unicamente per coprire il costo d'allevamento e non il valore della rarità della specie. In base a ciò, se un membro del network sovraccarica viene segnalato. Le negoziazioni tenute nel network generale non permettono l'uso di danaro da parte dei partecipanti. Essi annunciano, o sul sito o sulla rivista Peliti, le loro offerte e che cosa chiedono in cambio.
Attualmente, oltre a Peliti, ci sono almeno altri sei schemi e iniziative per la conservazione e la disseminazione di varietà tradizionali in tutta la Grecia. Molte cooperano con Peliti, alcune invece hanno deciso di agire solo localmente. Altre ancora non sono neanche nei network, si servono della vicinanza dei loro membri per creare un gruppo non ufficiale di persone in grado di reperire semi gratuitamente. In questi gruppi vige un “implicito” obbligo per il ricevente a coltivare i semi, rinnovare la varietà per il prossimo anno e, sempre gratuitamente, fornirli a qualcun altro. Ancora in fase di allestimento, ma sintomatico riguardo al principio di trattare lo scambio nel settore agricolo, è il network chiamato Logo-Timis, dalla parola greca onore: una stretta di mano e una parola d'onore sono monete d'alto conio...

Atene – Graffiti nei pressi di piazza Syntagma

Banca del Tempo, monete parallelle, ecc.

La creazione di monete parallele è un fenomeno recente in Grecia. La più antica fra queste monete è collegata alle attività amministrative della Banca del Tempo (Sin-Kròno), che ha cominciato a funzionare nell'ottobre del 2006, quale ramo greco del Network Europeo delle Donne, un'organizzazione non governativa impegnata nell'assistenza a donne vittime di violenza. Le attività della Banca del Tempo tuttavia sono separate dal resto delle attività dell'Ong, chiunque però può parteciparvi.
La struttura generale delle banche del tempo è un network di individui che offrono servizi agli altri membri del gruppo. In ritorno, un membro guadagna “tempo” cosicché, lui/lei, è in grado di richiedere i servizi degli altri membri. Il valore dei servizi è conteggiato in unità-tempo. Le transazioni, con le relative ore-tempo addebitate e accreditate per ogni partecipante, vengono registrate su un computer sulla base di un programma creato da un volontario.
Un accorgimento importante per il quale gli amministratori dello schema hanno optato riguarda la data di scadenza della moneta-tempo: le ore guadagnate scadono sei mesi dopo l'acquisizione. Fissando una data di scadenza, ci si aspetta che la moneta circolerà in modo efficace nello schema, invece di essere accumulata da un membro mentre altri rimangono senza mansioni, che permetterebbero loro di acquisire “tempo”. Inoltre, se qualcuno non vuole o non ha bisogno di spendere le unità-tempo guadagnate, può darle a qualcun altro, comprese persone che non sono membri dello schema. In tal caso chi le avrà ricevute sarà in grado di spenderle ma non di guadagnarle a sua volta. La valuta-tempo potrebbe anche essere data in omaggio a una Ong o ad un'organizzazione no-profit, che potrà usarla come un qualsiasi altro non-membro.
Generalmente lo scambio di prestazioni è focalizzato su servizi educativi – lezioni di lingue, di strumenti musicali, competenze per l'uso del pc, corsi di sostegno scolastico, ecc – ma tende ad allargarsi ad altri ambiti.
A questo punto le autorità fiscali non sembrano curarsi delle attività della Banca del Tempo, essendo frutto di lavoro volontario e di conseguenza non dichiarabili, né soggette a tassazione.
La Banca del Tempo ha dovuto rivedere le sue operazioni a fronte di problemi finanziari dell'apparentata Ong e per il fatto che il data-base della BdT necessita di personale per le operazioni centrali. In rapporto a ciò vengono organizzati workshop dove partecipano persone di Atene e di altre città per conoscere meglio e aggiornarsi circa l'amministrazione bancaria del tempo.
La moneta Ovolos circola nelle città di Patrasso (costa Settentrionale del Peloponneso) e Salonicco (alias Thessaloniki, seconda maggiore città, nel nord della Grecia), dove l'organizzazione del progetto ebbe inizio nel Gennaio 2009. Già nell'anno successivo i membri raggiungevano quasi le cinquemila unità e, sebbene non tutti siano particolarmente attivi, ad oggi il numero dei partecipanti è raddoppiato. Per di più Ovolos è usato da parecchie persone che non abitano né lavorano a Patrasso o a Salonicco, ma che preferiscono trattare con moneta parallela. Ciò ha creato una situazione peculiare, per cui la località delle negoziazioni non necessariamente corrisponde alle città-base. Ciò è visto dagli organizzatori di Ovolos come un vantaggio, perché fa di Ovolos una piattaforma tecnologica on line disponibile per tutti gli abitanti nel territorio nazionale, mettendoli in condizioni di provare ad usare valuta parallela indipendentemente dalla località in cui vivono.
Il sistema Ovolos è ideato affinché i membri possano usare nelle transizioni, invece di euro, moneta parallela che è virtuale e registrata nominalmente su smart card digitale. Per evitare abusi sul sistema da parte delle compagnie che vi partecipano, non è consentito il doppio apprezzamento: gli oggetti o i servizi venduti sono valutati e pagati soltanto in Ovolos.
Ogni membro ha pari diritto di esprimersi riguardo al trattamento del sistema. Per raggiungere questa uguaglianza in termini pratici, e soprattutto per quanto riguarda le procedure decisionali, i coordinatori hanno ritardato il varo della moneta, al fine di salvaguardare la configurazione “controlli-e-resti” dello schema servendosi della legislazione greca. Di conseguenza, è stata creata a Patrasso un'organizzazione no-profit, Somatìo (Corporazione), denominata “Ricerca Ovolos e Centro di Documentazione per la Moneta Sociale”, che è responsabile per la supervisione del sistema; provvede i membri della documentazione necessaria e organizza attività di ricerca: una sorta di organizzazione ombrello, i cui membri hanno per legge uguali diritti e obblighi.
L'idea di fondo per l'emissione della moneta Ovolos parte dalla costatazione che le classiche monete (quelle di stato), specialmente dopo il blocco dell'equivalenza con l'oro nel 1971, creano plusvalore fuori controllo dall'economia e senza corrispondenza all'economia reale, cioè alla produzione reale. Contrariamente a ciò, la valuta sociale circolerà e sarà consumata nel momento in cui è prodotta.
Caratteristica significativa della moneta è la nominazione; i membri di Ovolos la chiamano “Moneta Sociale”. Essi hanno voluto: primo, mostrare l'orientamento sociale dell'intero progetto e secondo, evitare di dare false impressioni di idee localistiche o secessioniste che sarebbero potute sorgere se l'avessero chiamata “moneta locale”, o, in competizione con l'euro, se l'avessero chiamata “moneta comunitaria” (poteva infatti essere confusa con la moneta della Comunità europea). L'appellativo “sociale” è più di una parola, perché il piano include caratteristiche dei sistemi commerciali di scambio locale unitamente a quelle delle Banche del Tempo. La caratterizzazione locale, e non regionale, è importante non soltanto per il modello di moneta parallela usata, ma anche perché i fondatori e gli utenti di Ovolos credono che la valuta sarà più facile da maneggiare e controllare dai suoi membri se rimane su base locale.
L'elemento sociale di Ovolos è marcato anche dall'uso estensivo, da parte dei membri o da chi ne è interessato, delle applicazioni internet dei network sociali per comunicare, scambiare idee, discutere e aggiornarsi reciprocamente sulle novità correnti, sui raduni ecc. È sorprendente come l'istituzione di una moneta parallela sia stata basata sull'utilizzo delle applicazioni di comunicazione internet per pubblicizzare il progetto, per permettere di avere informazione diretta e partecipare alle discussioni, non meno che per prendere decisioni sull'intero progetto.
Cosa ancor più interessante del progetto Ovolos è il fatto che a dargli avvio sia stato un gruppo di imprenditori, contrariamente alla maggior parte dei sistemi di moneta parallela negli altri paesi, che faticano molto ad attirare perfino i piccoli affari nelle immediate vicinanze. La crisi finanziaria ed economica dell'ottobre 2008 e le sue conseguenze, assai severe per la città di Patrasso, hanno indotto gli imprenditori a ricercare liquidità monetaria. Anche perché, con il potere d'acquisto diminuito e per una personale disposizione all'idea di poter comprare beni basilari senza bisogno di euro, lo schema dava conto a buona parte delle loro necessità.

Atene – Interno del bazar di libero
scambio Skoros: Nichi e Wanda

Forte presenza di donne

L'Unità Alternativa Locale (Ual) – Topikì Edallaktikì Monada (Tem) – venne pianificata per essere lanciata il 15 Giugno del 2010 nella città di Volos, sulla costa centro-orientale della Grecia.
L'Unità è unicamente digitale e sarà usata nel quadro del Network di Scambio e Solidarietà che copre l'intera regione di Magnesìa. Benché la partecipazione sia al momento piuttosto bassa – non si è ancora proceduto con un'estesa pubblicità dato che lo schema è in via di risolvere varie controversie pratiche – il progetto Tem è molto interessante. La moneta è designata a rimanere locale; si è deciso in questo senso per evitare che il Network di Scambio e Solidarietà assuma una forma legale di ufficialità. Gli operatori tuttavia designano il loro progetto “prevalente” e, se lo si osserva dall'interno, è proprio così. Il network cerca infatti di essere quanto più possibile inclusivo, gli operatori sono in stretto collegamento con i locali servizi municipali, cosicché il network possa avere parecchi punti di traffico commerciale situati nei centri sociali della città, dove le persone che non hanno accesso a internet o non hanno dimestichezza con l'uso del computer possono chiedere aiuto per registrarsi e commerciare attraverso il network. Anche la partecipazione delle aziende locali è ben accetta; attualmente è proprio una di queste ad offrire il server del network.
D'altra parte l'investimento del progetto poggia soltanto sui suoi membri. Le regole adottate per l'uso di Ual sono piuttosto rigorose: viene data una somma di 100 Ual all'atto di registrazione e il debito per ogni membro non può superare le 100 Ual. Naturalmente, l'oggetto in discussione riguarda l'insidia inerente il volume totale di danaro, cioè, se il volume di danaro sarà limitato in media a 100 Ual per persona, il problema che si pone è come poter immettere più moneta nel sistema senza imporre alcun “obbligo” o “tassa” sulle transazioni e senza frammentare l'intero progetto con l'inflazione o mancanza di fiducia nel sistema stesso.
Un ibrido e particolare schema organizzativo è realizzato dal “Sistema Denaro di rientro”, operante a Creta e nel Dodecaneso. Consiste in un network che combina scambio commerciale con elementi monetari. È stato creato da una compagnia privata che possiede anche i diritti di proprietà intellettuale. La compagnia d'autobus di Creta e del Dodecaneso cooperano in veste di sponsor del sistema, mentre altre compagnie locali (supermarket, pasticcerie, negozi di abbigliamento, caffè, mobilifici, cinema...) sono per contratto partner commerciali della compagnia amministratrice.
Da quando fu impiantato – estate 2009 – il sistema ha avuto così successo che, dopo alcuni mesi, le compagnie aeree e marittime locali cominciarono a partecipare e lo schema venne esteso all'intero paese. Secondo il progetto, i biglietti usati per i mezzi di trasporto, non importa per quale parte del paese siano stati emessi, possono essere utilizzati al valore nominale per comprare beni e servizi presso le compagnie partecipanti, ma naturalmente non possono essere riusati per il trasporto pubblico. Ogni impresa partecipante annuncia pubblicamente quale parte del prezzo scritto sul titolo di viaggio può essere scontata – parte variante da un quarto a un ventesimo – senza tener conto della data di emissione dei biglietti stessi.
Lo schema si caratterizza per la sua semplicità, basata sulla circolazione di biglietti usati come danaro, per la struttura da azienda-a-azienda-a-consumatore e infine per le implicazioni ambientali ed economiche.
La caratteristica di semplicità riscontrata nel “Sistema Denaro di rientro” appartiene in buona sostanza a tutte le altre iniziative menzionate. A me sembra una forma di semplicità significativa della forte presenza di donne in esse implicata, non soltanto come generica partecipazione ma anche, e direi soprattutto, come apporto di idee e di pratiche ben accette quando c'è da prendere decisioni.
Le attività economiche di libero scambio e l'invenzione, per certi versi “spiritosa”, di moneta parallela fanno fronte alle necessità contestuali, sono “felicemente” prive di caratterizzazione ideologica e ricompongono, tra pubblico e privato, il senso dell'economico. Si parla la lingua dell'ora-qui aperta all'altrove – lingua che non scorda la realtà di antichi valori come l'idea di rinnovabile, riciclabile, curabile. Si consuma meno e si pensa di più, mi dicono. Si apprende l'arte di andare avanti facendo un passo indietro.

Monica Giorgi

Atene – Particolare dell'interno del bazar Skoros

Note
Gli studi di Irene Sotiropoulou costituiscono il materiale di riferimento da cui ho attinto molte informazioni sulle iniziative di economia alternativa e monete parallele. I suoi numerosi contributi di approfondimento fanno parte del più ampio progetto di ricerca, quale lavoro di dottorato presso la Facoltà di Filosofia dell'Università di Creta, intitolato “Network di Scambio e Monete Parallele: Approcci teorici e il caso della Grecia”.

Ringrazio Nichi Stavridi, preziosa e sensibile traduttrice fra greco e italiano, per aver reso possibile la conversazione con le donne di Skoros in lingua originale, per aver così dato parola all'espressione di senso nei reciproci passaggi di mondo.

Mi preme inoltre segnalare con gratitudine l'impareggiabile lavoro di ricerca e di studio sul campo di Silvia Marastoni, riguardanti economie alternative e movimenti sociali nella Grecia di oggi. Prossima la pubblicazione del libro La Grecia risorge (per informazioni in proposito si rimanda al sito di Mag Verona).