rivista anarchica
anno 43 n. 380
maggio 2013


NO TAV 4

Leggere No Tav/
Una questione di ordine pubblico?


Non solo un treno...
La democrazia alla prova
della Val Susa

Gruppo Abele Edizioni, 2012
pp. 320, € 12,00

Vista da fuori, la lotta No Tav della valle di Susa si potrebbe provare a riassumerla in tre fasi (lo fa Marco Revelli nel libro Non solo un treno, scritto con Livio Pepino): inizialmente (e per oltre dieci anni) ci si descrive come i montanari che rinnovano – fuori tempo massimo – la lotta oscurantista di inizio'800 di chi si illude di poter fermare il progresso; poi si ammette (con malcelato fastidio) che le nostre argomentazioni qualche fondamento ce l'hanno e si prova a lusingarci con la promessa di “adeguate compensazioni”; infine – di fronte alla ostinazione con cui continuano ad opporsi non solo i cittadini, ma la netta maggioranza dei sindaci (nonostante la promessa di “un posto in casta”), scatta il piano di riconversione della ormai ingestibile “dialettica democratica” in una “questione di ordine pubblico”; con delega piena alle forze dell'ordine (e alla magistratura) di “risolvere il problema” senza risparmiare su uomini e mezzi.
In realtà per noi che in questa lotta ci siamo nati, o ci stiamo invecchiando, e che comunque ne abbiamo fatto se non “la ragione”, un pezzo significativo della nostra vita, la vicenda è naturalmente più complessa. Perché anche gli atteggiamenti sopra schematizzati si sono manifestati e intrecciati in modo più o meno riconoscibile e pesante per tutto l'arco di durata, ormai molto lungo, della vertenza: quasi un quarto di secolo!
Basti rammentare gli atti di sabotaggio attribuiti ai sedicenti “lupi grigi” già negli anni '90 con gli orrori giudiziari e i suicidi che ne sono seguiti...
Ma per raccontarla tutta – questa complessità – sono ormai stati scritti (dall'interno e dall'“esterno”) più di 130 libri. E nello stesso testo (di 120 pagine fitte) di Pepino e Revelli, la premessa cui ho fatto cenno viene sviscerata in tutti i modi possibili.
Forse per questo raccontare una storia attraverso le immagini – soprattutto i volti – anche i loro cambiamenti inevitabili per il passare degli anni e il mutare (in peggio) degli scenari, potrebbe sembrare una provocazione che abbiamo fatto più di una volta anche noi – quasi a dire “siamo così, siamo questa roba qui, ci mettiamo la faccia” (come usa dirsi oggi anche da parte di qualcuno che espone più facilmente altre parti anatomiche).
Ben venga quindi la nuova “camera con vista” sulla valle proposta in queste pagine.

Claudio Giorno

Claudio Giorno, valsusino, è stato fondatore negli anni '90 del Comitato Habitat per la difesa del territorio e delle vivibilità residua, da cui nacque quello oggi universalmente noto come “movimento No Tav”.