rivista anarchica
anno 43 n. 381
giugno 2013




Il bianco e il nero

di Bruno Bigoni

Hattie McDaniel
nel ruolo di Mami,
in Via col vento


Il cinema ha un debito da estinguere verso l'Africa e il popolo nero. Finora (a parte il cinema che viene da quel continente e qualche rarissimo episodio bianco) un mondo complesso e non riducibile a misure schematizzabili è stato osservato e sfruttato da occhi malati di esotismo e affetti dall'illusione di una presunta superiorità. Il cinema bianco è l'unico imputato.
Più che cinema bianco, il vero accusato è il cinema borghese e capitalistico, mistificatore in ogni caso, si tratti di testimoniare i crimini del colonialismo vecchio e nuovo o di esprimere una realtà contraddistinta da squilibri e conflitti sociali. Gli stereotipi del negro selvaggio e violento, e della nera nuda e formosa a ben vedere non sono diversi, nella sostanza, dall'immagine falsa e disonesta con cui Hollywood e l'industria cinematografica hanno rappresentato nel corso degli anni
i rivoluzionari, i russi mangia bambini, i cubani, i coreani, poi i cinesi, per finire con gli arabi e, perché no, persino gli alieni.
In questo quadro saturo di radicato conservatorismo politico, sociale e ideologico, gli schemi reazionari sono intercambiabili pur denotando un unico comune denominatore.
Può mutare registro, piegandosi ai procedimenti elastici del trasformismo, ma il cinema di Hollywood non si rinnega e le sue manifestazioni di buona volontà, (pensiamo a quanti film negli ultimi anni vedono persone di colore diventare intrepidi eroi, stimati avvocati, sportivi, cantanti di successo e via discorrendo...)
sono altrettanto insidiose.
I neri hanno infinite ragioni per ribellarsi ai luoghi comuni cinematografici che sono stati diffusi e propagati a loro danno.
È raro vedere un film sulla realtà africana che cerchi una verità semplice, che mostri le cose come stanno, senza bisogno di alterare in nessun modo comportamenti, pensieri, giudizi.
Il cinema mondiale deve diventare adulto, o meglio, più consapevole nel rendersi conto di quanto razzismo scorra ancora nei mille film che ogni anno troviamo delle sale.

Bruno Bigoni