rivista anarchica
anno 43 n. 381
giugno 2013


 

Appuntamenti

Castel Bolognese. Prosegue il ciclo di pubbliche conversazioni con Andrea Papi e Luciano Nicolini, proposte e organizzate dalla Biblioteca libertaria Armando Borghi di Castel Bolognese (Ra). Dopo i primi tre incontri, che si sono tenuti il 2 febbraio ("Politica e antipolitica"), il 2 marzo 2013 ("Elezioni: un commento a caldo") e il 6 aprile ("L'uso del denaro pubblico"), gli ultimi due si terranno: sabato 4 maggio 2013 ore 10.00: "Corruzione e incompetenza" e sabato 1 giugno 2013 ore 10.00: "Spese per la difesa o spese per l'aggressione?". Le conversazioni hanno avuto e avranno luogo presso i locali della Biblioteca Borghi, in via Emilia 93/95 a Castel Bolognese (nella saletta a piano terra, con ingresso diretto dal portico).
Andrea Papi (Forlì), ex educatore di asilo nido e saggista, collabora regolarmente da decenni ad A rivista anarchica. È autore di diversi libri, tra cui: La nuova sovversione, ovvero la rivoluzione delegittimante (1985); L'androgino impedito: romanzo (1999); Tra ordine e caos: un'utopia possibile (2008); Per un nuovo umanesimo anarchico. Realismo di un progettare libertario (2009); Quando ero la dada coi baffi. Educare e autoeducarsi (2011).
Luciano Nicolini (Bologna), antropologo, si occupa di demografia e statistica. Ex funzionario della regione Emilia-Romagna, svolge attualmente incarichi di ricerca presso l'Università di Modena. È editore e redattore della rivista mensile Cenerentola. Tra i suoi testi: Appunti per una costituzione libertaria (1995); Considerazioni sul Programma della Uai (1995); Cinquant'anni di Repubblica (1996); A proposito di biologia e ideologia (1997); A proposito di Piccole patrie (1998).
gplandi@racine.ra.it.

Editoria

Germinal. È uscito il n.118 di Germinal – giornale anarchico e libertario di Trieste, Friuli, Veneto, Slovenia. Le 24 pagine a due colori, risultato di un rinnovato impegno, di nuove collaborazioni e di una continua ricerca, sia dal punto di vista dei contenuti che di quello grafico, presentano uno spaccato, seppure incompleto, di quanto si muove, si elabora ed accade nel movimento libertario ed anarchico in un'area che supera i confini nazionali. Su questo numero troverete ampiamente illustrato l'impegno de* compagn* in Slovenia, alcuni articoli che riguardano il lavoro, le grandi opere e le questioni ambientali, ma anche argomenti che rispecchiano l'attività e la sfera d'interesse dei gruppi locali: l'immigrazione e i Cie, i temi storici, la psichiatria, le esperienze autogestionarie nel campo dell'informazione, l'oppressione in Palestina... Una parte importante di questo numero è sostenuta dalle riflessioni delle compagne sul linguaggio, il militarismo e l'elaborazione del pensiero libertario dal punto di vista femminile.
Alle lettrici e ai lettori, ai fedeli abbonati chiediamo di sottoscrivere o rinnovare l'abbonamento annuo di 10 euro per due numeri, una forma di sottoscrizione che ci permette di sostenere i costi per la stampa e la spedizione. Ai gruppi e ai diffusori proponiamo, per non sprecare denaro ed energie, di comunicarci il numero di copie che ritengono realisticamente di distribuire in cambio della sottoscrizione di uno o più abbonamenti (il costo di una copia è 2 euro).
Per i versamenti utilizzare il ccp 16 52 53 47 intestato a Germinal c/o Centro studi libertari – Trieste, specificando la causale. E-mail: germinal@germinalonline.org.

Bakunin. È uscito presso Elèuthera Viaggio in Italia di Michail Bakunin (pagg. 144, € 12.00, a cura di Lorenzo Pezzica).
"Vedrete un amico mio russo, che vi raccomando caldamente insieme alla moglie che è polacca. E prima riceverete da lui – probabilmente da Genova – una lettera nella quale vi pregherà di trovargli una stanza a prezzo modesto a Firenze. Vi prego come amico di fare ciò che vi dirà e vi sarò grato". Giuseppe Mazzini, lettera a Giuseppe Dolfi. L'Italia, come è noto, era una tappa obbligata del "gran tour" che spingeva l'intellighenzia europea dell'ottocento a visitare i luoghi della classicità.
Anche l'aristocratico russo Bakunin soggiornò spesso in Italia tra gli anni sessanta e settanta di quel secolo, ma i suoi interessi erano tutt'altro che classici: il suo obiettivo era incendiare l'immaginazione delle masse povere italiane e fondare la società dei liberi e degli eguali. Non c'è alcun dubbio che Bakunin, uno dei padri fondatori dell'anarchismo, fosse un indomito rivoluzionario. Ma al tempo stesso fu anche un acuto osservatore dei mali italiani, di un paese appena unificato e già afflitto da quei vizi con cui ancora oggi facciamo i conti: la convinzione che fosse sufficiente pareggiare il bilancio per avviare lo sviluppo economico, un meccanismo di prelievo fiscale tanto vessatorio quanto inefficace, l'uso personale del potere da parte di chi amministrava, l'indifferenza verso le aree arretrate del paese e la scelta di risolvere come problema di ordine pubblico la nascente "questione meridionale", lo strapotere della burocrazia e delle consorterie, il ruolo pervasivo della Chiesa... Insomma, lo sguardo a volte divertito e a volte indignato del filosofo russo mette in luce un'Italia che non stentiamo affatto a riconoscere. Sembra quasi che lo stato unitario, nelle sue metamorfosi gattopardesche, si sia ripetuto uguale a se stesso nel corso dei decenni, riproponendo nel tempo i tanti vizi e le scarse virtù che già Bakunin coglieva centocinquant'anni fa.
Lorenzo Pezzica (1965), è storico e archivista. Vive e lavora a Milano, dove collabora con il Centro studi libertari/Archivio Giuseppe Pinelli, la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli e la Fondazione Anna Kuliscioff. Ha pubblicato numerosi articoli e saggi di argomento archivistico e storico. Per Elèuthera ha curato il volume Voci di compagni, schede di questura. Considerazioni sull'uso delle fonti orali e delle fonti di polizia per la storia dell'anarchismo (2002).
eleuthera.it

Teatro anarchico. Il teatro anarchico, all'interno del più vasto orizzonte teatrale, non è un “genere” tra generi ma un fenomeno a sé la cui peculiarità consiste nel diverso modo di intendere la funzione stessa del teatro, ponendosi, anzitutto, come uno dei mezzi per costruire coscienza sociale, a partire dalla demolizione dei due più grandi ostacoli alla libertà umana: la credenza in Dio e la credenza nello Stato. A suo fondamento sta un sentimento: "il sentimento istintivo del servizio verso l'umanità poiché è solo questo sentimento che costituisce la vita dello spirito nel senso in cui essa è parte vitale della vita della comunità umana".
Assoluta novità nell'odierno panorama culturale dell'anarchismo di lingua italiana, L'anarchismo a teatro. Drammi e bozzetti in lingua italiana (1871-2011) di Santo Catanuto (Zero in Condotta, Milano 2013, pagg. 448, € 25,00) non vuole né può essere un'indagine storica di un fenomeno culturale qual è, nella sua particolarità, il teatro sociale declinato an-archicamente, ma, più semplicemente, è la mappazione di un materiale che per sua natura e per varie vicissitudini storiche, ideologiche e culturali è stato, per molti decenni, ignorato, disperso in un'infinità di luoghi e difficilmente reperibile
Questo saggio raccoglie, senza alcuna pretesa di completezza, il repertorio complessivo della drammaturgia d'autore anarchico, in lingua italiana, diretta o in traduzione, affiancandovi anche quegli autori non anarchici che hanno scritto o messo in scena fatti e personaggi dell'anarchismo.
Una mappa completa per comprendere appieno l'ampiezza, la varietà e l'intensità di un fenomeno avente una storia e un processo propri, tuttora in corso.
zeroincondotta.org

Quel cuoco lucano
(guarda la tavola a lui dedicata)

Armato di un temperino con una lama di sette centimetri, barattato da un rigattiere con la sua unica giacca, il 17 novembre 1878 il cuoco lucano Giovanni Passannante, anarchico, tenta di colpire il re d'Italia Umberto I in visita nella città di Napoli. Ispirato ai principi della fratellanza universale, sdegnato per la miseria che opprime il popolo italiano, quello meridionale in particolare, vede nel monarca il simbolo dell'ingiustizia, il responsabile di una condizione di intollerabile sofferenza.
La lama, deviata dal provvidenziale braccio di Benedetto Cairoli, ex mazziniano ma ora ministro di Sua maestà, non va a colpire Umberto e il fazzoletto che avvolgeva lo stilo, con su scritto “Viva la Repubblica Universale”, cade a terra, calpestato dai soldati mentre neutralizzano l'innocuo attentatore.
Al processo la sentenza è di condanna a morte, ma con ipocrita generosità Umberto la trasforma in ergastolo. E quel che ne segue sarà, per Passannante, peggio di mille morti. Rinchiuso in una cella sotterranea nel penitenziario di Portoferraio, legato a una catena che ne impedisce i movimenti e a una palla di ferro di quindici chili, immerso nella perpetua oscurità, costretto a nutrirsi dei propri escrementi, quell'uomo che il Re aveva “salvato” subisce una infinita, mostruosa tortura. Solo dopo l'intervento dei socialisti Agostino Bertani e Anna Maria Mozzoni, che lo visitano in carcere e denunciano l'inferno, c'è il trasferimento nel manicomio di Montelupo Fiorentino. Ma ormai è tardi: la pazzia, una devastante e pietosa pazzia che toglie ogni consapevolezza, si è impadronita della sua mente. La feroce monarchia sabauda ha avuto la sua vendetta. Che troverà piena attuazione alla morte, con la decapitazione e la sistemazione di cranio e cervello in una teca nel museo criminale. Solo da poco quei poveri resti sono stati sepolti nel cimitero del paese natale.
Probabilmente tanta crudeltà doveva impedire il ripetersi di altri tentativi di regicidio. Ma ci sarà Gaetano Bresci a togliere alla monarchia quella illusione!

Per saperne di più:
Giuseppe Galzerano, Giovanni Passannante, Galzerano, 1997
Antonio Parente, Giovanni Passannante anarchico o mattoide, Bulzoni, 1989
Ulderico Pesce, L'innaffiatore del cervello di Passannante, Pianetalibro, 2003

a cura di Massimo Ortalli