| storia 
 I Pirati della stella alpina 
 di David Bernardini 
 
 La storia quasi sconosciuta 
                  degli Edelweisspiraten, un'organizzazione anti-nazista decisamente 
                  originale ed efficace.  Sotto il tallone di ferro del 
                  regime nazionalsocialista, la Germania trascina l'Europa nella 
                  seconda guerra mondiale. A causa del conflitto, il dominio del 
                  Terzo Reich sulla società tedesca si fa ancora più 
                  asfissiante e capillare. Eppure c'è ancora qualcosa che 
                  sfugge al suo controllo.Nell'ottobre 1941, in una Colonia che ha subito nell'estate 
                  dello stesso anno i suoi primi bombardamenti, un gruppo di giovani, 
                  composto da una dozzina di ragazzi e qualche ragazza, di età 
                  compresa tra i 14 e i 18 anni, si ritrova al piano terra di 
                  un edificio distrutto da una bomba, nella periferia della città.
 Nonostante la guerra e le privazioni che essa implica, il gruppo 
                  chiacchiera allegramente, fino a quando qualcuno non intona 
                  una canzone e tutti gli altri lo seguono. Un vecchio operaio, 
                  tornando dal lavoro, passa lì vicino e si ritrova ad 
                  ascoltare quelle parole. Rabbrividisce. Se un nazista convinto 
                  o un cittadino particolarmente zelante nella delazione avesse 
                  ascoltato quella canzone, quei ragazzi non sarebbero sfuggiti 
                  ai provvedimenti della Gestapo. L'anziano signore si ferma per 
                  ascoltare la canzone fino alla fine e, mentre le risate del 
                  gruppo di giovani riecheggiano nella zona circostante, sorride 
                  e si ricorda dei tempi in cui partecipava alle escursioni con 
                  le vecchie organizzazioni della gioventù operaia, tanti 
                  anni prima, quando era ancora giovane e il mal di schiena non 
                  lo tormentava.
 Tornando verso casa, si ritrova a canticchiare tra sé 
                  e sé alcuni brani di ciò che ha appena sentito, 
                  ma piano, perché nessuno lo deve sentire, non si sa mai. 
                  Le parole facevano più o meno così:
 
                   “Il potere di Hitler può stenderci a terraE tenerci in catene,
 ma un giorno spezzeremo le catene
 e saremo di nuovo liberi.
 Abbiamo pugni forti e possiamo lottare
 Abbiamo coltelli e li tireremo fuori.
 Vogliamo la libertà, vero ragazzi?
 Siamo i guerrieri Navajo”
  A cantare questa canzone erano i Navajo, i quali si consideravano 
                  parte degli Edelweisspiraten (Pirati della stella alpina), 
                  un'estesa e composita rete di gruppi formata da giovani che 
                  si sviluppò verso la fine degli anni trenta e sopravvisse 
                  sino alla fine della seconda guerra mondiale, procurando parecchie 
                  notti insonni a Himmler e ai dirigenti della Gioventù 
                  hitleriana, la Hitlerjugend (Hj). 
                   
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                    | Gruppo 
                        di Pirati della stella alpina, fine anni trenta |  “La colpa è tutta della Hitlerjugend!”   Sin dall'inizio, il regime nazionalsocialista cerca di conquistare 
                  i giovani tedeschi alla propria causa. Il compito di trasformarli 
                  in “validi membri” della “comunità 
                  nazionale” è affidato alla Hj, la quale inquadra 
                  tutti i ragazzi tra i 14 e i 18 anni (il corrispettivo femminile 
                  della Hj era la Bund Deutscher Mädel, Bdm- Lega delle giovani 
                  tedesche, che include le ragazze tra i 14 e i 21 anni) cercando 
                  di impartirgli un'educazione il più possibile omogenea, 
                  improntata a un'ideologia razzista, militarista e autoritaria, 
                  al centro della quale vengono poste come virtù l'obbedienza 
                  ai propri superiori, la disciplina e il culto della competizione.Inizialmente molti giovani aderiscono spontaneamente alla Hj, 
                  per diverse ragioni che si collocano al di là dei suoi 
                  contenuti ideologici. In primo luogo, la maggior parte delle 
                  sue attività si ricollega a quelle promosse dai disciolti 
                  movimenti giovanili della repubblica di Weimar, tanto che spesso 
                  i capi sono gli stessi. Inoltre, la gioventù hitleriana 
                  offre molte opportunità su come impiegare il tempo libero, 
                  attraverso la costruzione di campi sportivi e la possibilità 
                  di fare escursioni e viaggi anche lontano da casa. Infine, l'adesione 
                  alla Hj costituisce, paradossalmente, uno strumento utilizzato 
                  dai giovani per sottrarsi alle autorità tradizionali 
                  (la famiglia, la chiesa, la scuola), poiché dà 
                  la possibilità di invocare i “supremi bisogni” 
                  dell'organizzazione, ponendo strumentalmente in conflitto le 
                  diverse autorità e scavando per sé nicchie di 
                  indipendenza. Ciò è ancor di più valido 
                  per la Bdm, in quanto le ragazze sono limitate in misura maggiore 
                  dai vincoli familiari rispetto ai loro coetanei maschili.
 Alla fine degli anni trenta le cose però cambiano completamente: 
                  la Hj diventa un organismo sempre più burocratico che 
                  sottopone i suoi aderenti (che ora devono entrarvi per forza, 
                  poiché obbligati dalla legge, la quale prevede delle 
                  pene in caso di rifiuto) a un rigido addestramento militare 
                  in vista della guerra. Inoltre, dato che si avvicina il conflitto, 
                  per una questione anagrafica i vecchi dirigenti (come detto 
                  spesso provenienti dalle vecchie leghe giovanili weimariane), 
                  per lo più rispettati, sono chiamati al servizio militare. 
                  Si afferma così una nuova generazione di capi provenienti 
                  per la maggior parte dai ceti medi, che esercitano il loro potere 
                  in modo particolarmente fastidioso e pesante sulla massa degli 
                  aderenti, di estrazione per lo più proletaria. Questi 
                  ultimi hanno lasciato la scuola e hanno iniziato la loro esperienza 
                  lavorativa all'età di 14 anni, generalmente come operai 
                  (qualificati o meno), e perciò sono ben poco disposti 
                  ad accettare gli abusi di potere dei loro coetanei, per lo più 
                  di estrazione borghese e ora organizzati in ronde d'ispezione.
 Questa dinamica si accompagna con la pretesa del Terzo Reich 
                  di occupare e controllare tutti i settori della società 
                  e della cultura. Ciò provoca da parte di alcune fasce 
                  di giovani un mutamento nell'atteggiamento verso il regime, 
                  in primis nei confronti della gioventù nazionalsocialista, 
                  cioè una delle principali incarnazioni del nazismo nella 
                  loro esperienza quotidiana.
 Così, da parte di una generazione, per lo più 
                  di origine operaia, educata dai nazisti in scuole naziste e 
                  che ha passato il tempo libero in organizzazioni naziste ascoltando 
                  la propaganda e partecipando alle cerimonie del regime; da questa 
                  generazione priva di contatti con vecchi militanti socialisti, 
                  anarcosindacalisti e comunisti, scaturiscono numerosi gruppi 
                  di giovani che decidono di dichiarare guerra alla Hj e, di conseguenza, 
                  al Terzo Reich nel suo complesso.
 Tra questi si collocano gli Edelweisspiraten.
 I pirati dell'Edelweiss compaiono nell'ultimo scorcio degli 
                  anni trenta nelle regioni occidentali della Germania. L'espressione 
                  in realtà indica una pluralità di gruppi differenti, 
                  i quali si riuniscono sulla base della comune appartenenza territoriale, 
                  come i già citati Navajo di Colonia, i Fahrtenstenze 
                  (Bellimbusti giramondo) di Essen e i Kittelbachpiraten (dal 
                  nome di un piccolo fiume a nord di Düsseldorf) di Oberhausen 
                  e Düsseldorf, ma anche quelli di Wuppertal, Bonn, Bochum, 
                  Duisburg, Francoforte, Norimberga e altre città minori. 
                  Cambiano i nomi dei gruppi, le divise, i distintivi e le attività, 
                  ma tutti si sentono Edelweisspiraten.
 Questo sentimento comune si concretizza nel corso del tempo 
                  durante le escursioni del fine settimana fuori dalle città 
                  d'origine, nelle campagne o lungo i fiumi, che danno l'occasione 
                  a gruppi di zone diverse di incontrarsi, piantare le tende e 
                  discutere. I giovani pirati iniziano ad affrontare fisicamente 
                  le ronde d'ispezione del servizio di sorveglianza della Hj che 
                  cercano di impedire i loro raduni, dando vita a gigantesche 
                  risse nelle quali spesso i primi hanno la meglio. Ben presto 
                  anche la Gestapo e i tribunali nazisti iniziano a ritenere espressione 
                  di un unico movimento i singoli gruppi dei quali pian piano 
                  si vanno riempiendo le città tedesche occidentali.
 I pirati dell'Edelweiss si formano spontaneamente grazie all'iniziativa 
                  di ragazzi tra i 14 e i 18 anni i quali, insofferenti alla crescente 
                  pressione subita nella Hj, iniziano a trovarsi autonomamente 
                  le sere o il fine settimana, con il fine di organizzare liberamente 
                  il proprio tempo libero. Così, intorno ai primi nuclei, 
                  cominciano a raggrupparsi numerosi giovani quasi tutti provenienti 
                  dalla classe operaia e già con le prime esperienze lavorative 
                  alle spalle. A questi, si uniscono ben presto ragazzi più 
                  anziani riformati al servizio militare, invalidi di guerra e 
                  ragazze che disobbediscono alla rigida distinzione maschi/femmine 
                  tipiche delle organizzazioni naziste. Ciò costituisce 
                  un oggetto di scandalo per le autorità del Terzo Reich 
                  e dà l'occasione a numerosi giovani di fare esperienze 
                  sessuali in anticipo rispetto alla media del tempo. In questo 
                  modo i pirati dell'Edelweiss di entrambi i sessi adottano dei 
                  comportamenti più disinibiti, che risultano traumatici 
                  per un regime come quello nazista, che reprime in ogni modo 
                  la sessualità, se non finalizzata alla riproduzione.
 Solitamente un singolo gruppo di pirati dell'Edelweiss si compone 
                  di una dozzina di ragazzi e qualche ragazza. I suoi membri si 
                  incontrano nei parchi, nelle osterie, agli angoli delle strade, 
                  al piano terra degli edifici distrutti dai bombardamenti, lungo 
                  i fiumi e in campagna. Le escursioni hanno una particolare importanza 
                  nella loro esperienza, poiché permettono di allontanarsi 
                  dalle autorità naziste e dalla famiglia, favoriti anche 
                  dall'assenza dell'autorità paterna, perché al 
                  fronte, perché morti o perché lavorano lontani 
                  dal luogo di residenza (fatto comune nel regime nazista). Zaino 
                  in spalla, coltello da caccia in tasca e qualche provvista, 
                  questi giovani si mettono in viaggio con i loro coetanei, dormono 
                  nelle tende che si portano dietro o nei fienili, si sostentano 
                  con lavoretti occasionali che trovano lungo il percorso e si 
                  uniscono ad altri gruppi in viaggio, mostrando così l'esistenza 
                  e la vitalità di strutture informali di comunicazione 
                  e d'appoggio al di fuori del controllo nazista.
 
                   
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                    | Gruppo di Edelweisspiraten a inizio anni quaranta della zona di Colonia. Si intravede la spilla con il simbolo
 della stella alpina vicino al collo del primo ragazzo a sinistra
 e dell'ultima ragazza a destra che sta fumando
 |  Sfida al regime  Nonostante la guerra in corso e le conseguenti limitazioni 
                  alla libertà di movimento, i pirati raggiungono Berlino, 
                  Vienna, Monaco, la Foresta nera e il Tirolo. Attraverso questa 
                  dinamica, spontanea e scaturita dalla quotidianità, i 
                  singoli gruppi che andranno a comporre gli Edelweisspiraten 
                  viaggiano, si incontrano e si rendono conto di essere simili, 
                  poiché, al di là dei diversi simboli o dei diversi 
                  canti, li accomuna il desiderio di libertà, di avventura 
                  e l'antagonismo nei confronti della Hj e del Terzo Reich. Nel 
                  corso di queste escursioni, intorno ai bivacchi nascono nuove 
                  canzoni, che si basano sui vecchi canti dei movimenti escursionistici, 
                  ma con parole del tutto nuove, che diventano un segno di riconoscimento 
                  sia per il gruppo stesso, sia per l'esterno. Inoltre, queste 
                  canzoni costituiscono il mezzo più immediato per esprimere 
                  i loro sogni e aspirazioni, affermando la loro alterità 
                  e inneggiando alla libertà, all'avventura e a tutto ciò 
                  che le autorità naziste vedono con sospetto, come il 
                  piacere, l'amore e il bere smodato fino all'ubriachezza.Tutte queste tematiche sono per certi versi tipiche dell'universo 
                  giovanile, ma nel Terzo Reich acquisiscono valenze specificatamente 
                  politiche e conflittuali. In altre parole, i pirati dell'Edelweiss 
                  strutturano la loro identità su due poli: da un lato 
                  l'affermazione del desiderio di libertà, dall'altro l'odio 
                  atavico per la Hj e in generale per il regime nazista, tanto 
                  che la parola d'ordine del gruppo di Düsseldorf diventa 
                  “guerra eterna alla Hj”. A tutto ciò si unisce 
                  la disaffezione per il lavoro, che nella tradizione operaia 
                  socialdemocratica godeva al contrario di incredibile rispetto.
 Questi giovani pirati si contraddistinguono dunque per il fatto 
                  di non appellarsi a principi astratti, ma di cercare di vivere 
                  concretamente le pratiche sulle quali strutturano la loro identità. 
                  Il richiamo alla libertà si traduce, nella loro esperienza, 
                  nella libertà di movimento e nella difesa dei loro spazi 
                  dalla Hj, il desiderio di avventura si manifesta nei lunghi 
                  viaggi e nelle escursioni, la solidarietà interna al 
                  gruppo si esprime nello stare insieme, al di fuori di qualsiasi 
                  meccanismo di controllo da parte del regime. Ma gli Edelweisspiraten 
                  sono contraddistinti anche dalla volontà di “fare 
                  qualcosa”: non soltanto ritagliarsi una propria sfera 
                  e sottrarsi il più possibile dai condizionamenti del 
                  Terzo Reich (cosa che viene fatta in un primo tempo e che di 
                  per sé costituisce già un atto di insubordinazione 
                  non di poco conto), ma anche combattere attivamente i loro più 
                  odiati nemici, dando un segno tangibile della loro mancata sottomissione. 
                  La rissa con i membri della Hj, in altre parole, entra a far 
                  parte della loro identità tanto quanto le canzoni e le 
                  escursioni.
 Ben presto iniziano a pervenire alla Gestapo decine di lamentele 
                  e di denunce soprattutto da parte dei capi della Hj, i quali 
                  giungono a sostenere che non è più possibile per 
                  loro passare per determinate strade e quartieri senza mettere 
                  a rischio la propria incolumità fisica a causa dei gruppi 
                  dei giovani pirati. Un rapporto della Gioventù hitleriana 
                  del 1942 denuncia:
 “Fin dalla primavera del 1942 è stata appurata 
                  in tutta la provincia di Düsseldorf l'esistenza di bande 
                  formate da un numero consistente di giovani di entrambi i 
                  sessi, che organizzano spedizioni tendenti a provocare la 
                  Gioventù hitleriana, minando l'opera dei suoi capi. Non 
                  è raro incontrare gruppi anche di 30 persone che vanno 
                  in giro per le città, cantando e suonando la chitarra. 
                  I capi della Gioventù hitleriana sono stati oggetto 
                  di imboscate, pestaggi e perfino sparatorie. Il loro numero 
                  è notevolmente cresciuto negli ultimi mesi. Si dilettano 
                  soprattutto nei campeggi dove ragazzi e ragazze stanno insieme.” 
                  (corsivo del testo mio)
 Gli Edelweisspiraten hanno lanciato la loro sfida al regime, 
                  contando solo sulla propria voglia e capacità di menare 
                  le mani, sul loro numero, sulla solidarietà di gruppo 
                  e tra i gruppi. È senza dubbio una battaglia impari, 
                  ma ciò non li scoraggia affatto.
 La repressione poliziesca nazista inizialmente ha numerose incertezze, 
                  poiché i suoi vertici oscillano tra atteggiamenti minimizzanti 
                  e paranoici, vedendo nei gruppi del giovani pirati dell'Edelweiss 
                  ora solo delle bravate giovanili, ora la diramazione di una 
                  “grande congiura” contro il Terzo Reich. Inoltre, 
                  la Gestapo non ha a che fare con strutture organizzative caratterizzate 
                  da una precisa ideologia, ma con una cultura e una pratica giovanile 
                  subalterna e diffusa, più difficile da colpire, tanto 
                  più che si tratta di giovani tedeschi. Contro di loro, 
                  gli apparati repressivi, con Himmler in testa, delineano una 
                  sorta di “trinità della delinquenza”: il 
                  disordine (sessuale e criminale) viene coniugato con l'insubordinazione 
                  (all'autorità) e la sovversione (politica).
 Inizialmente la repressione che si abbatte sugli Edelweisspiraten 
                  è, per gli standard nazisti, tutto sommato abbastanza 
                  leggera: ammonizioni individuali, arresto per un periodo di 
                  tempo limitato dopo il quale il giovane viene rilasciato con 
                  il cranio rasato per segnalarlo alla pubblica riprovazione, 
                  e la carcerazione per la durata del fine settimana.
 Ma nel giro di pochi anni, con la radicalizzazione dell'insubordinazione 
                  dei giovani pirati e con l'aggravarsi della situazione militare, 
                  i provvedimenti si fanno sempre più pesanti, arrivando 
                  a includere l'istituto di carcerazione, l'invio ai campi di 
                  concentramento e il processo penale, che in alcune occasioni 
                  si conclude con condanne molto dure.
 
                   
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                    | Esecuzione pubblica di un gruppo di Edelweisspiraten 
                  a Colonia, 1944
 |  Dalla protesta alla resistenza  In sintesi, gli Edelweisspiraten si configurano inizialmente 
                  come gruppi di giovani d'estrazione proletaria, contraddistinti 
                  da una generale insofferenza alla disciplina imposta dalla Hj 
                  e dal lavoro in fabbrica, alla quale contrappongono un'identità 
                  strutturata sulla lotta contro i nazisti e sull'affermazione 
                  di uno stile di vita alternativo, fondato sull'esperienza collettiva 
                  e opposto a quello promosso dal regime nazista, il quale è 
                  contraddistinto invece da principi rigidi, astratti (il Sangue, 
                  la Razza) e imposti dall'alto.Ma alcuni pirati dell'Edelweiss vanno oltre e si uniscono ai 
                  gruppi della resistenza. Nel 1944 a Colonia, i Navajo iniziano 
                  a collaborare con un gruppo clandestino che procura rifugio 
                  ai disertori tedeschi, ai prigionieri di guerra e ai detenuti 
                  evasi dai campi di concentramento. Intanto altri gruppi di Edelweisspiraten 
                  rubano armi dai depositi della Wermacht e cominciano a tendere 
                  agguati a colpi di arma da fuoco, sino a giungere ai fatti dell'autunno 
                  1944. Dopo un violentissimo bombardamento alleato, si verifica 
                  a Colonia una destabilizzazione politica inedita nella Germania 
                  nazista, della quale i Navajo approfittano: insieme a lavoratori 
                  stranieri, ai prigionieri politici fuggiti dalle prigioni ridotte 
                  in macerie e agli antifascisti sopravvissuti, mettono in atto 
                  vere e proprie azioni di guerriglia, scontrandosi con i reparti 
                  armati dell'esercito nazista e arrivando ad uccidere il comandante 
                  della Gestapo della città. Partiti da un generico rifiuto 
                  della Hj, gli Edelweisspiraten approdano alla resistenza vera 
                  e propria.
 Il Terzo Reich fa entrare in funzione a pieno regime le proprie 
                  strutture repressive, le quali, nel novembre 1944, iniziano 
                  a colpire con inedita durezza i pirati dell'Edelweiss, sino 
                  ad arrivare ad impiccare pubblicamente i loro “caporioni”, 
                  tra cui il sedicenne Barthel Schink.
 Così gli Edelweisspiraten vengono travolti dalla repressione 
                  e dalla disastrosa fine della seconda guerra mondiale. La loro 
                  storia è stata a lungo dimenticata o passata sotto silenzio 
                  – difficile infatti inquadrarli istituzionalmente, caratterizzati 
                  com'erano da una politicizzazione incerta e da comportamenti 
                  violenti e aggressivi nei confronti dei loro nemici, cioè 
                  la Hj, secondo caratteri e canoni che ricordano le bande giovanili. 
                  Erano insomma imbarazzanti per tutti, sia per la Germania federale, 
                  tutta presa a costruire per sé un'immagine antinazista 
                  focalizzandosi sulla congiura militare del luglio 1944, sia 
                  per la Repubblica democratica tedesca, che a lungo ha fatto 
                  coincidere la resistenza tedesca con quella dei soli comunisti. 
                  Solo a partire dagli anni ottanta è iniziata una riscoperta 
                  delle vicende degli Edelweisspiraten, in merito ai quali si 
                  possono fare tre considerazioni.
 
                  Da questa combinazione nacque uno “stile” inconfondibile 
                  che seppe mettere in difficoltà il Terzo Reich, mostrando, 
                  nonostante la repressione e l'indottrinamento, l'irriducibile 
                  creatività e capacità d'azione della gioventù 
                  riunita degli Edelweisspiraten, i quali, seppur privi di una 
                  formazione politica consapevole, seppero concretizzare pratiche 
                  conflittuali elaborate collettivamente dal basso, mostrando 
                  in un contesto completamente ostile come quello del regime nazista 
                  una sorprendente attitudine libertaria, refrattaria agli ordini, 
                  al lavoro e alla disciplina – che segnò la loro 
                  esistenza.L'immagine di una gioventù tedesca completamente irretita 
                  dall'ideologia di Hitler è falsa – ci furono invece 
                  sacche importanti e abbastanza numerose che si sottrassero al 
                  condizionamento delle strutture naziste, fino a giungere all'aperto 
                  rifiuto e alla resistenza.
                  La presenza degli Edelweisspiraten, così come delle 
                  bande di Lipsia e dei giovani dello swing, mostra il sostanziale 
                  fallimento della politica sociale nazista. Nonostante anni di 
                  lavaggio del cervello, i nazisti si videro sfuggire larghe fette 
                  della gioventù, sia nei settori proletari (bande di Lipsia, 
                  pirati dell'Edelweiss), sia in quelle borghesi (giovani dello 
                  swing, associazioni universitarie come la Rosa bianca), proprio 
                  mentre il loro apparato repressivo si era perfezionato.
                  Gli Edelweisspiraten delinearono una cultura giovanile quotidiana 
                  contrapposta al nazismo. Questa riprendeva elementi tratti dal 
                  tradizionale comportamento collettivo del mondo operaio, fondato 
                  sui rapporti di vicinato (quartiere, caseggiato, ma anche paese) 
                  e di lavoro e li adattava ai caratteri tipici delle bande giovanili, 
                  contraddistinte dal controllo del territorio, da una forte identità 
                  di gruppi e da specifiche forme di comunicazione (simboli, canti).
				    David Bernardini 
                   
                    | Per saperne di piùSugli 
                      Edelweisspiraten c'è una bibliografia abbastanza 
                      ricca, ma per la maggior parte in lingua tedesca. Senza 
                      alcuna pretesa di completezza, riporto qui di seguito qualche 
                      titolo per chi volesse approfondire l'argomento. L'opera 
                      più completa in merito credo sia Detlev Peukert, 
                      Die Edelweißpiraten. Protestbewegungen jugendlicher 
                      Arbeiter im dritten Reich, ein Dokumentation, Bund-Verlag, 
                      Köln 1980. Sulla gioventù nel Terzo Reich invece 
                      c'è Arno Klonne, Jugend im Dritten Reich. Die 
                      Hitler-Jugend und ihre Gegner Dokumente und Analysen, 
                      Diederichs, Köln-Düsseldorf 1984 e Daniel Horn, 
                      Youth Resistance in the Third Reich: A social Portrait, 
                      in Journal of Social History, VII, n.1, 1973. Tuttavia è disponibile qualcosa anche in traduzione 
                      italiana. Il miglior profilo sugli Edelweisspiraten è 
                      in Detlev Peukert, Storia sociale del Terzo Reich, 
                      Sansoni 1989, pp. 153-165. In questo libro, tra l'altro, 
                      sono dedicate anche alcune pagine alle Bande di Lipsia e 
                      al movimento swing, gruppi citati in questo articolo. Interessante 
                      anche Michael Burleigh e Wolfgang Wippermann, Lo stato 
                      razziale. Germania 1933-1945, Rizzoli, Milano 1992, 
                      che ha una buona appendice documentaria dalla quale è 
                      tratta la canzone dei Navajo di Colonia, di cui è 
                      stato riportato un brano all'inizio dell'articolo. Per una 
                      contestualizzazione degli Edelweisspiraten nella resistenza 
                      tedesca: Detlev Peukert, La resistenza operaia. Problemi 
                      e prospettive, in (a cura di) Claudio Natoli, La 
                      resistenza tedesca 1933-1945, FrancoAngeli, Milano 1989. 
                      Dell'opposizione giovanile al Terzo Reich ne parla anche 
                      Valerio Marchi, Teppa. Storie del conflitto giovanile 
                      dal Rinascimento ai giorni nostri, Castelvecchi, Roma 
                      1998. Un pamphlet della Anarchist Federation, che 
                      riunisce alcuni articoli pubblicati originariamente in Organise! 
                      sulla resistenza al nazismo in Europa, dedica un capitolo 
                      agli Edelweisspiraten.
 Lo si può trovare qui: afed.org.uk/ace/anarchist_resistance_to_nazism.pdf.
 Infine, per chi si trovasse a passare da Colonia, in Appelhofplatz 
                      23-25 c'è la EL-DE-Haus, sede regionale della Gestapo, 
                      della quale ora sono visitabili le celle dove venivano detenuti 
                      i prigionieri e la sala degli interrogatori. Ci sono quasi 
                      2.000 iscrizioni che coprono le pareti delle celle in tutte 
                      le lingue- la storia di alcune scritte è ricostruita 
                      in alcuni pannelli in tedesco e, per fortuna, in inglese. 
                      Ai piani superiori, c'è una mostra sul regime nazista 
                      che dedica un certo spazio anche agli Edelweisspiraten, 
                      con interviste ai sopravvissuti e alcune foto dell'epoca. 
                      Ecco il sito: elde-haus.de. Sempre sugli Edelweisspiraten 
                      è uscito un film nel 2004, che s'intitola per l'appunto 
                      Edelweisspiraten.
 D.B. |  |