rivista anarchica
anno 43 n. 385
dicembre 2013 - gennaio 2014




Solo la realtà

di Bruno Bigoni


Inquadratura e montaggio hanno raggiunto una tale forza creativa che possono affrontare direttamente la materia di cui è fatta la vita: la realtà. Non hanno bisogno di andare a cercarla in un racconto che abbia precedentemente forma letteraria. Il semplice apparire della realtà nell'immagine cinematografica, diviene talmente significativo che essa non ha più bisogno di alcuna preordinata forma poetica.
Una scena di Sacro Gra

Ci sono film che non raccontano alcuna storia. Né una storia inventata né il racconto dell'esperienza di un personale destino. Ci sono film che mostrano semplicemente una sola cosa (la realtà) e che non intendono, con ciò, farci partecipi di alcuna considerazione né di alcun giudizio. La cosa mostrata è indipendente da relazioni narrative con altre cose, è sciolta da qualsiasi connessione. È semplicemente una cosa sola, quella che viene mostrata. E l'immagine, in cui essa appare, ignora tutto di essa senza cercare di fornire alcuna interpretazione.
E guarda caso, questa tendenza cade così proprio nel suo opposto. Il semplice oggetto diviene semplice apparizione. Il semplice dato di fatto diviene semplice immagine. La realtà, basata su se stessa, diventa impressione. Così i film documentari portati all'ultima conseguenza divengono il loro opposto: film assoluti.
Un esempio: Sacro Gra, il documentario sul grande raccordo anulare di Roma, diretto da Gianfranco Rosi, film che ha vinto il Leone d'oro all'ultimo Festival del cinema di Venezia, mostra delle realtà, delle vite, degli esseri umani così come sono, senza nessuna alterazione, senza nessun commento o giudizio. Neanche estetico. Le cose sono semplicemente mostrate e la percezione sensibile della loro semplice presenza cresce fino a raggiungere il vero senso della vita. È la nostra esistenza colta semplicemente dalla macchina da presa. Un film da vedere.

Bruno Bigoni