rivista anarchica
anno 43 n. 385
dicembre 2013 - gennaio 2014




Il mio urlo di uomo-ombra

Ho pensato (a volte anche gli uomini ombra ci riescono) per questo mio nuovo appuntamento in questa rubrica di parlarvi dell'uscita del mio ultimo libro, dal titolo L'urlo di un uomo ombra.
Non ve lo nascondo, sono entusiasta di questo nuovo “urlo” che uscirà dalle sbarre della mia cella, anche perché se non riesco ad uscire io almeno ci riescono i miei libri.
In molti mi chiedono perché scrivo così tanto e io rispondo che scrivo innanzitutto per far sapere qualcosa di più di me ai miei figli e per fare conoscere il carcere al mondo esterno, perché mi ha colpito una frase scritta sul muro di un lager nazista: “Io sono stato qui e nessuno lo saprà mai”. E non è vero che uno scrive per se stesso, si scrive sempre per gli altri. Si scrive per sentirsi vivi. Io scrivo pure per dimostrare a me stesso che nonostante sia sepolto dietro cemento, sbarre di ferro e cancelli blindati, non solo respiro, ma sono anche vivo.
Scrivo per fare conoscere ai “buoni” il mondo dei “cattivi” perché i libri sono specchi. E riflettono quello che abbiamo dentro.
Scrivo anche perché m'illudo che questo sia l'unico modo che ho per continuare ad esistere al di là del muro di cinta. Quando scrivo i miei romanzi, libero il mio corpo e la mia mente dalle sbarre della mia finestra. E vivo la vita dei miei personaggi. Fin quando qualcuno leggerà quello che scrivo mi allungherà la vita. (Ma non esagerate perché non vorrei vivere fino all'anno 9999 per non farmi troppa galera – sic!).
Vi propongo tre piccoli stralci di questo mio ultimo libro:

Il carcere, un cimitero

Alla sera, quando la giornata dell'ergastolano è finita e sento la mandata del cancello e il blindato che si chiude e inizia la notte dell'ergastolano, la più dura, sento la voglia di farla finita, ma subito dopo mi preparo a passare la notte giacché non ho il coraggio di farlo.
Si vive con tristezza e malinconia, senza speranza e senza sogni. Si vive una realtà, in una penosa solitudine, più brutta degli stessi incubi con l'angoscia di aspettare la notte e il giorno senza vivere, come ombre che oscillano nel vento, come pesci in un acquario, con la differenza che non siamo pesci. Vivi una vita che non ti appartiene più, vivi una vita riflessa, una vita rubata alla vita.
Per l'ergastolano, il carcere è come un cimitero: invece che morto sei sepolto vivo.”

Vogliamo un calendario per...

L'ergastolo non potrà mai essere giusto.
Il perdono è il sentimento più bello, il più perfetto, il più difficile, il più giusto. L'ergastolano non può guardare in faccia il futuro, può solo guardare il tempo che va via. Anche noi siamo per la certezza della pena, ma non ci fermiamo solo qui. Siamo anche per la certezza del fine pena. Anche noi ergastolani vogliamo un calendario nella cella per segnare con una crocetta i giorni, i mesi, gli anni che passano.
Molti ergastolani sono pure vittime di se stessi e in tutti i casi non si può essere responsabili per sempre: qualsiasi cosa dovrebbe avere un inizio e una fine.
La legge viene dal greco nomos: distribuire, ordinare e misurare. Ma come si fa a misurare l'ergastolo? L'ergastolo non ha nessuna funzione, è la vendetta dei forti, dei vincitori, della moltitudine.
L'ergastolo è il male e rende innocente chi lo sconta.
Probabilmente la maggioranza politica a quella del paese è contraria all'abolizione dell'ergastolo, ma la storia è piena di maggioranze che sbagliano.
Essere in molti non significa di per sé che si abbia ragione.”

Stadio di Cosenza, domenica 15 settembre 2013.
Striscione della Curva Sud Ultrà Cosenza 1914

Non posso vincere e neanche perdere

Scontare l'ergastolo è come giocare a scacchi con la morte: non puoi vincere. Ma io combatto ugualmente tutte le volte contro di lei perché, anche se non potrò vincere, per l'amore dei miei figli, non posso neppure perdere”.
(Da L'urlo di un uomo ombra, Edizioni Smascher)

Potete ordinare L'urlo di un uomo ombra, in qualsiasi libreria, direttamente all'editore editore@edizionismasher.it (edizionismasher.it) o direttamente a me, tramite questo indirizzo email che curano dei volontari: zannablumusumeci@libero.it (carmelomusumeci.com).
L'urlo di un uomo ombra è un “ritratto di vita” di Carmelo Musumeci, tracciato attraverso parole dedicate, scritte, che si abbracciano in uno stile composito, autentico e spontaneo. Ma è anche il tentativo di riscattare il pregiudizio pregnante che si accumula e si fonde, allontanando nell'immaginario collettivo la percezione del detenuto come persona comunque unica, insostituibile, portatrice di bisogni e soprattutto con una sua dignità. Ed è proprio perché siamo ancora in molti a credere che, nonostante tutto, il diritto di riconoscere dignità a una persona non può essere violato, che nasce l'idea di pubblicare, oltre ai “racconti noir sociali carcerari” (come lo stesso Musumeci li definisce), anche poesie, lettere e alcune parti del suo diario, perché è dalle sensazioni vissute che si può comprendere l'uomo.