rivista anarchica
anno 44 n. 387
marzo 2014





La truffa del tempo


La più grande fregatura della mia vita è stata questa storia del viaggio nel tempo. A parte il salasso economico, ma avevo chiesto un salto in avanti di tre secoli e mi sono ritrovato tra gli antichi romani senza neppure una toga all'altezza. Ho avuto più di un problema, evidente. Innanzitutto ho dovuto spiegare la ridicola tutina fantascientifica che avevo scelto per l'occasione. Poi sono stato fuggiasco per una settimana, tanto dura il viaggio programmato nel tempo, e al ritorno mi sono ritrovato deperito, allucinato, rabbioso. Beffato nei diritti fondamentali riconosciuti a tutti i cittadini onesti del nostro pianeta. Un viaggio nel tempo a testa. Soddisfatti o rimborsati.
I motivi della mia insoddisfazione mi sono apparsi così plateali che ho preteso un risarcimento, ovviamente congruo. In fondo mi avevano defraudato del futuro cacciandomi in un incubo del trapassato remoto, con effetti fin troppo realistici. Così sono andato a chiedere i danni, perché era evidente che si trattava di un errore clamoroso, magari la banale sciatteria di un impiegato disattento che poteva aver compilato male il modulo. Si sa come vanno queste cose. La crocetta sulla P invece che sulla F, ed eccoti tra i gladiatori che furono. Oppure poteva essere colpa del sonno arretrato di un tecnico che aveva invertito per sbaglio il flusso temporale. Qualunque fosse la causa, ero determinato a presentare il conto per manifesta negligenza.
Ho atteso qualche minuto nel salottino di rappresentanza della società leader nel settore, la Pro-Sog Viaggi nel Tempo, e non chiedetemi il perché della sigla. Ad accogliermi, niente meno che il direttore generale. Un tipo magro, irrigidito, dal viso perennemente abbronzato. Il ritratto dell'uomo saldamente al comando. Stranamente, però, il capo dava la sensazione di non essere nel ruolo. Tradiva imbarazzo, tossicchiava, si mostrava esageratamente ossequioso.
“Ehm... vede...” mi ha detto “il fatto è che abbiamo accertato l'esistenza di un errore... in effetti... ehm ... ecco...”
“In effetti che cosa?” ho incalzato.
“In effetti uno dei nostri collaboratori ha impostato un dato sbagliato, stravolgendo le coordinate del viaggio”
“E ci credo” ho aggiunto in tono polemico. “Sbagliare in modo così plateale... ma è possibile?”
“Sì, certo... plateale. Lo ammetto”
Il capo digrignava i denti, le parole faticavano a uscire come se dentro di lui si stesse combattendo un derby interiore. La sua parte bastarda, allenata al comando e all'arroganza, stava soccombendo di fronte all'evidenza dei fatti, e così continuava ad annaspare in un tortuoso sentiero lessicale: “Ehm... anyway... lei verrà risarcito. Non so ancora quantificare l'entità del sinistro, cioè del danno... Insomma ci penserà la segreteria a contattarla quando... ehm... l'errore... sarà... quantificato”
“L'avverto che non avrò la mano leggera. Provi a immaginare. Uno crede di andare a vedere come sarà il mondo fra tre secoli, e all'improvviso si ritrova tra i libri di scuola. Gli antichi romani... puah, che incivili.”
A sentire le mie parole, il direttore generale si è come rianimato. Ha ripreso colore e un po' della sua aggressiva scioltezza: “Ma di cosa sta parlando? Che cosa c'entrano gli antichi romani? Noi l'abbiamo spedita nel futuro, almeno questo posso garantirlo. Non siamo così incapaci da commettere un errore tanto marchiano come l'inversione del flusso temporale”
“Ecco, lo sapevo” ho obiettato. “State già accampando scuse. Cominciate a mettere le mani avanti per non assumervi la piena responsabilità dell'accaduto. Ma io vi faccio causa! Voglio la restituzione dei soldi e un viaggio di risarcimento. Che sia giusto, però!”
“Si calmi, lo avrà. Ma ripeto, posso assicurarle che l'abbiamo spedita nel futuro”
“Eppure poco fa ha ammesso l'errore...” ho detto minaccioso.
“Certo. Le ho parlato di un errore di impostazione delle coordinate temporali”
“Cioè?”
Quello ha ripreso a balbettare la sua strana versione dei fatti: “Insomma... ecco... il nostro addetto ha inserito qualche zero di troppo. Invece che di tre secoli, l'abbiamo spedita in avanti di tre milioni di anni”
“Cristo!”
“In effetti è già un miracolo che lei sia tornato indietro...”
“MA IO HO VISTO GLI ANTICHI ROMANI!” ho urlato.
“Questo, davvero, mi risulta inspiegabile. Ne è sicuro? Si sente bene?”
Alla fine mi hanno risarcito, ma non è questo il punto. Non so se sentirmi raggirato nonostante i soldi – in sostanza preso per il culo – o gratificato da una grande rivelazione sul mistero del tempo.
Secondo voi dovrei credergli?

Paolo Pasi