rivista anarchica
anno 44 n. 388
aprile 2014





Scegli Postbook


“Scegli Postbook. Il tuo giardino segreto in attesa di passare a miglior vita.”
Lo slogan funziona alla grande, non trovate? Innanzitutto evita lo sgradevole riferimento alla morte. Quando si evoca la fine, e nel nostro caso è necessario, meglio far intendere che ci sia un'esistenza migliore ad attenderci.
Buongiorno. Sono il socio fondatore del social network più in voga del momento, nonché azionista di maggioranza del gruppo che è nato sull'onda del suo repentino e incredibile successo. Incredibile per voi, io non ne sono affatto sorpreso.
Mi si chiede una breve relazione su come è nata l'idea vincente e su come ho saputo svilupparla. Niente di meglio che spiegarlo a voi, nemici del potere e dell'autorità. Anarchici, giusto?
Bene, per quanto la cosa possa urtarvi, visto che sono un turbo capitalista, credo che ci siano alcuni lati in comune tra noi. Perlomeno il disincanto verso la società in cui viviamo. Sappiamo guardarci intorno e svelare le ipocrisie. Io non ho fatto che questo. Smascherare il bluff del social network dominante fino a qualche anno fa, e che oggi vivacchia malamente: questa idea infantile e truffaldina di mettere in contatto le persone e favorire presunte amicizie.
Amicizie? Perché mentire? Quando un amico di questo genere ci informa che sta sulla spiaggia a prendere il sole mentre ci geliamo il culo alla fermata dell'autobus, e siamo solo a novembre... dicevo, quando un tizio così ci manda il suo aggiornamento di stato con tanto di foto, che cosa ci sta realmente comunicando?
“Sono felice quaggiù”
Bella frase stronza. Io dico che se fosse veramente felice se la godrebbe al sole senza prendersi il disturbo di informarci. La verità è che ci sta chiedendo attenzione. Egli è solo, incompreso, ha bisogno di coccole digitali, di codici virtuali di affettività (questa me l'ha detta lo psicologo).
Quante delle frasi che abbiamo letto per mesi e mesi su social di questo tipo ci hanno davvero catturato e invogliato a vedere una persona? Perché credere che i nostri messaggi abbiano ricevuto un'accoglienza diversa?
Lo slogan di quell'antico social network di ex successo avrebbe dovuto essere fin dall'inizio: “Quarantasette, morto che parla”. Era e resta solo una rete di morti parlanti, gente che si rivolge a se stessa, invisibile ai più tranne che al suo fondatore e agli sponsor. Un unico occhio sorvegliante ha creato l'illusione di molteplici sguardi. Un Polifemo della rete.
Io ho battuto il gigante con l'astuzia. Ne ho svelato l'inganno dichiarandolo in partenza. Che cos'è in fondo Postbook? Un social dove il profilo personale è accessibile solo a chi lo crea. È il giardino segreto su cui annotare i fatti rilevanti delle giornate nella massima libertà, senza censure né limiti. Tanto nessuno potrà leggerli. Quando stringiamo un'amicizia su Postbook, l'unica cosa che condividiamo è la reciproca dichiarazione di solitudine. Sappiamo che altre persone stanno coltivando il proprio giardino segreto.
Mi avvio alle conclusioni. Postbook è solo la naturale evoluzione di ciò che esisteva prima, ma la sua promessa è molto più allettante. Quando saremo morti per davvero, pardon, quando passeremo a miglior vita, solo allora il nostro profilo sarà visibile a tutti. E allora potremo finalmente esibire il nostro giardino, le carte che non abbiamo giocato, le credenziali rimaste nel cassetto, le debolezze mai dichiarate, il nostro talento misconosciuto, le vergogne, o qualunque cosa decideremo. Tutti si precipiteranno a leggerci, statene certi, e del resto è quanto accade ogni volta che un nostro iscritto se ne va... Gli amici connessi si accorgono improvvisamente di lui e desiderano vedere che razza di persona fosse. Questo è il punto qualificante della rete che mi onoro di aver creato. Su Postbook possiamo costruire il nostro bilancio esistenziale per sbatterlo un giorno in faccia a chi non ci ha mai cagato.
Ecco, in sintesi, i motivi del mio successo. Niente di che, lo so io come lo sapete voi, ma perlomeno ho battuto Polifemo, e non mi chiamo neppure Ulisse.
Non vi sono un po' più simpatico, ora?

Paolo Pasi