rivista anarchica
anno 44 n. 390
giugno 2014




Un ragazzo nigeriano scrive
a un uomo-ombra


Caro Big Bro,
spero che questa mia lettera ti arriva in ottima forma di salute come ti posso assicurare di me. Sicuramente stai pensando chi sono. Come posso spiegarti sono un ragazzo nato in Nigeria cresciuto a Dallax, finito in Europa senza sapere come, o come ho potuto finire qua in carcere, sono un ragazzo che hai dato speranza, mezzi per lottare per la sopravvivenza con tua scrittura. Devo essere sincero, leggendo gli articoli tuoi, il modo in cui scrivi, tua determinazione per portare avanti tue idee, il coraggio e pazienza infinita che hai, ho chiesto a me stesso, è tutto vero che il carcere ti ha fatto diventare quello che sei, un intellettuale, e lo stato non è ancora soddisfatto. Come possibile? Sappi che mi hai ispirato molto, mi hai dato la forza e in continuo per lottare senza perdere la speranza. Da noi si dice “un uomo che ha una gamba non deve pensare che ha il peggio perché ce chi non ce l'ha manco una”. Da questa mia metafora capirai mio discorso. Sei grande e ti ringrazio per la lotta che stai facendo per tutti. A volte penso perché non siamo tutti a lottare contro questa ingiustizia che non sembra di cambiare? Ma non molliamo prima poi qualcosa di buono succederà. Cortesemente se possibile mi fai avere alcune copie nuove o vecchie del giornale “Ristrette Orizzonti”, o altre cose che posso leggere e aiutarmi a migliorare mia scrittura pessima in italiano. Scusami l'italiano l'ho imparato in carcere. Ti mando forte abbraccio e sarò contento se mi darai la possibilità di comunicare con te stesso.

Con sincerità.
Precione


Caro Precione,
grazie della tua lettera. A tratti le tue parole, quando mi fai i complimenti, mi hanno fatto sorridere e oggi avevo bisogno di sorridere. Quando si varca la porta di una prigione, si perde molto di più della libertà, si perde un pezzo di vita. E a volte, come nel mio caso, tutta quella che ti resta. Fra pochi mesi compio cinquantanove anni. E ti confido che da molti anni che non conto più i giorni, i mesi, gli anni. A che servirebbe? Sono solo giornate vuote e perse perché in carcere non c'è tempo e senza tempo non c'è vita. Sotto un certo punto di vista gli ergastolani sono anche fortunati perché sono le uniche persone che conoscono già il posto dove moriranno. E sarà la loro cella. Sappi che il mio non è solo coraggio ma disperazione perché niente è più crudele di una pena senza speranza. Mi è rimasto solo l'amore che tenta di convincermi che vale ancora la pena di tenere ancora acceso il lume della speranza. Nei carceri italiani ci sono tanti diritti scritti. Ed è importante averli, ma sarebbe ancora più importante che qualcuno ti da il diritto che ti aspetta. Purtroppo, questo non accade quasi mai. E devi lottare per averli, peggio di quando sei fuori. In carcere per non affogare devi combattere e scrivere per far sentire la tua voce. E ti confido che sono le cose che scrivo che mi fanno sentire ancora vivo. Informarsi, studiare, leggere, scrivere, è già comunque un modo per andare contro corrente e per fare capire alle persone che stanno fuori che la vendetta sociale non solo è inutile ma è veramente una maligna spirale di odio. Non ti arrendere mai, per cercare di realizzare i tuoi sogni. Per adesso inizia a costruirli dentro di te. Ti mando uno dei miei libri, 'Gli uomini ombra'. E che l'amore sia sempre con te. Buona vita. Un abbraccio fra le sbarre.
P.S. cosa vuole dire “Big Bro”?

Carmelo Musumeci
Carcere di Padova aprile 2014