rivista anarchica
anno 44 n. 390
giugno 2014




Messico/
Wirikuta non si vende (si ama e si difende)

“Hai visto come camminiamo alla ricerca del peyote. Come andiamo, senza mangiare, senza bere, con molta volontà. Tutti con un solo cuore. Così diventiamo huicholes. Questa è la nostra unità. Questo è ciò che dobbiamo difendere.”

Ramòn Medina Silva
[citato in “Piante degli Dei” di Albert Hofmann e Evans Schultes]

Wirikuta è un'area semidesertica situata nel Messico nord-occidentale, attorno alla Sierra de Catorce, nello Stato di San Luis Potosi. Ma per il popolo indigeno Wixarrica (meglio conosciuto con il nome di Huicholes) Wirikuta è il cuore sacro del mondo, nonché il luogo dove è nato il Sole.
Da tempi ancenstrali Wirikuta è meta dei pellegrinaggi del popolo Huichol, che dagli stati di Jalisco, Durango e Nayarit, attraversando la Sierra Madre, giunge a Wirikuta per celebrare i propri sacri rituali legati al culto del peyote, il cactus sacro che cresce nel deserto di Wirikuta.
L'intera area di Wirikuta è l'altare sacro del popolo Wixarrica, che trova nelle pietre, nelle rocce, negli arbusti, e in tutti i piccoli luoghi sacri di questo immenso deserto, la forza per continuare - ancora oggi nel mondo moderno - a portare avanti il proprio stile di vita ancestrale fortemente legato al contatto con la Madre Terra.
Hikuri è il nome del dio degli Huicholes, un dio trino che racchiude il capriolo, l'animale sacro, la pianta del mais, e soprattutto il peyote. La ragione per cui questo popolo effettua i suoi pellegrinaggi fino a Wirikuta è lasciare offerte al dio Hikuri, ma anche per raccogliere il cactus sacro, sorgente di un'enorme ricchezza spirituale, che viene utilizzato nelle varie cerimonie tradizionali dei Huicholes.
Il peyote, così come tante altre piante cactacee, cresce spontaneamente solo in questa parte del mondo, e al pari di tanti animali che abitano Wirikuta (compresa l'aquila reale, simbolo del Messico), si trova oggi in pericolo di estinzione. Wirikuta più che un deserto è un enorme giardino, da decenni incluso in un programma di protezione ecologica, sia a livello nazionale che internazionale, essendo stata dichiarata Riserva Naturale ecologica e culturale, e aggiunta dall'Unesco nella lista dei luoghi sacri del mondo.

Sul cammino della sierra de Catorce

Sia Wirikuta che il popolo Huichol, a partire dai tempi remoti della colonizzazione spagnola, hanno subito soprusi e aggressioni di varia natura, ma la minaccia più grande senza dubbio è quella che solo da qualche anno incombe su questo deserto.
Infatti dal 2010 il governo messicano ha rilasciato oltre 22 concessioni minerarie all'impresa canadese First Majestic Silver Corp, spianando così la strada a questo colosso dell'industria estrattiva mineraria, perché possa - attraverso l'impresa messicana Real Bonanza - avviare progetti di estrazione dell'oro e dell'argento in un'area di 6mila ettari (per il 70% inclusi nella Riserva di Wirikuta), tramite la modalità della miniera “a cielo aperto”, con l'uso massivo di cianuro e un enorme consumo di acqua.
Più tardi, nel dicembre 2011, è stato annunciato il Proyecto Universo: un mega progetto minerario dell'impresa canadese Revolution Resources, che ridicolizza il progetto della First Majestic. Infatti il Proyecto Universo ha come obbiettivo l'estrazione di oro e argento in quasi 60mila ettari dell'area protetta di Wirikuta (oltre il 42% dell'intera Riserva di Wirikuta).
I vantaggi promessi dalle imprese estrattive alla popolazione locale, che praticamente si riducono alla creazione di qualche centinaio di posti di lavoro, non sono niente di fronte alla minaccia ambientale e culturale rappresentata da questi mostruosi progetti di sfruttamente, che – se realizzati – andrebbero di fatto a distruggere “il cuore della Terra”.

Deserto di Wirikuta

Convinti che il progetto mega minerario in Wirikuta andrebbe a procurare un danno troppo grande per il loro popolo, per il Messico e per tutta l'umanità, i Huicholes non sono rimasti a guardare. Cercando anche l'appoggio delle migliaia di persone (messicane e non) che sono legate a questo deserto, il popolo Wixarrica si è animato per scongiurare questa minaccia, chiedendo che vengano rispettate le leggi e le normative che proteggono sia le richezze ecologiche di Wirikuta, sia le tradizioni culturali del popolo Huichol. Si forma così il “Frente en Defensa de Wirikuta”, formato dall'unione delle varie comunità Huicholes, a cui si aggregano vari attivisti di diverse parti del Messico e del mondo, con l'obbiettivo di difendere Wirikuta dagli interessi speculativi di sfruttamento naturale.
Nel maggio 2012 è stato organizzato il “Wirikuta Fest”, un festival che si è tenuto a Città del Messico e che è stato una sorta di mega-preghiera cantata dalle migliaia di persone che si sono strette almeno per un giorno al fianco dei Huicholes. I fondi raccolti tramite il Wirikuta Fest (al quale hanno partecipato alcuni tra i migliori gruppi musicali dell'America Latina, come i Calle 13 e i Cafè Tacuba) sono serviti per finanziare le varie attività legali e di informazione intraprese dal Frente en Defensa di Wirikuta.
La lotta per salvare Wirikuta si è presto estesa al di là dei confini messicani, ed è presente anche in Italia grazie all'associazione “Salviamo Wirikuta” che, oltre a diffondere informazioni sul conflitto in Wirikuta, organizza in varie città italiane eventi ed iniziative volte ad avvicinare le persone alla cultura e alla spiritualità del popolo Huichol.
I Huicholes hanno già la chiara consapevolezza che tutto è collegato, che Wirikuta non appartiene solo a loro, perché è patrimonio di tutta l'umanità (in un senso molto più profondo di quello sancito dall'Unesco). E che difendendo Wirikuta, difendono l'integrità dell'intero pianeta. Perché Wirikuta è un organo fondamentale della Terra, la cui ricchezza vale molto più dell'oro di tutto il mondo e non può esser misurata in termini monetari o in posti di lavoro. La vile minaccia mineraria al deserto di Wirikuta ci dona l'occasione di unirci gli uni con gli altri per conoscere, difendere e amare questo luogo magico e sacro; sottraendolo alle (il)logiche del potere neoliberale che pretende distruggere il pianeta perché un pugno di persone possa ricavarne un qualche profitto economico.

Michele Salsi



Catanzaro/
Un convegno di studi su crisi della modernità e pensiero libertario

Per il secondo anno consecutivo, nell'Università degli studi della Magna Graecia, il 28 febbraio a Catanzaro, si è tenuto un convegno di studi dedicato al pensiero anarchico, organizzato da Massimo La Torre e Alberto Scerbo. Lo scorso anno il tema era l'anarchismo classico, quest'anno i dieci relatori, due dei quali – Ruth Kinna e Saul Newman – provenienti dal Regno Unito, hanno discusso di Crisi della modernità e pensiero libertario.
Iniziative di studio come quelle promosse dall'Università di Catanzaro sono abbastanza rare: non mi riferisco tanto all'analisi del pensiero anarchico e libertario, ma piuttosto alla mancanza di una riflessione filosofica sviluppata in modo costante e “sistematico” sulla teoria anarchica. Con quest'endiadi intendo soprattutto i principi ed i valori alla base dell'anarchismo, la sua visione dell'uomo, le diverse modalità in cui definisce le relazioni sociali, le prerogative dell'individuo e i limiti delle stesse, fino alle fondamenta stesse dell'anarchismo, cioè la riconsiderazione del principio di autorità, o per meglio dire, di gerarchia, dal cui rifiuto, già nel nome, l'anarchismo si caratterizza.
Non sono mancate eccezioni di un certo rilievo alla sostanziale mancanza di studi teorici sull'anarchismo, ad esempio il libro di Nico Berti Libertà senza Rivoluzione e la ricca produzione di Michel Onfray, come il testo tradotto in Italia da Eleuthera, con il titolo Il post-anarchismo spiegato a mia nonna. Lo stesso Berti, che è uno storico, lamenta la mancanza di studi significativi sulla filosofia dell'anarchismo di contro ad una iperproduzione di studi storici, che rischia di ridurre l'anarchismo a genere da archivio storico. Per un altro verso, però, da storico, riconsidera la storia dell'ultimo secolo per prendere atto che il comunismo ha perso (seppure non tutti se ne sono accorti ), mentre il liberalismo/capitalismo ha vinto (ma non tutti si sono adeguati), prospettando due punti fermi. Il primo che non è più possibile, ma neanche pensabile, una libertà – sinonimo di anarchismo – attraverso la rivoluzione (cruenta, aggiungerei io); in seconda istanza (ma questa si legge solo fra le righe) che il liberalismo “vincente” non è poi così distante dal libertarismo anarchico e quindi...
Berti identifica libertà ed anarchismo, visto come “un'idea esagerata di libertà”; ma se è vero che l'anarchismo presuppone la libertà e su di essa si fonda, questo può avvenire solo perché pensa un uomo sostanzialmente “buono”, cioè socievole e cooperante, che se lasciato libero utilizza tale libertà d'azione a fini cooperativi, con intenti solidali. L'anarchismo è l'organizzazione di questa socievolezza, della centralità dell'individuo, della società come libera, spontanea e cooperante riunione di individui, per evitare che una parte più o meno estesa della società monopolizzi il potere a danno degli altri, o che figure e categorie diverse impongano il proprio dominio su altre: il maschio sulla femmina; l'adulto sul bambino, l'autoctono sullo straniero, il bianco sul nero, il “normale” sul “diverso”,ecc.
La libertà liberale non è la stessa cosa, almeno quella del liberalismo classico che presuppone uno stato minimo, una società non interventista ed ampi margini di libertà individuale, ma pure ampi parti di mondo e di umanità nella miseria e nell'impossibilità di essere liberi. La Rivoluzione di cui parla Berti è la rivoluzione dell'assalto al Palazzo d'Inverno, la rivoluzione dei bolscevismo e del comunismo. Ma la rivoluzione non è il comunismo e il comunismo non è la rivoluzione e, soprattutto, un cambiamento radicale, “rivoluzionario”, non si deve e non si può attuare con un bagno di sangue. Non solo per motivi etici, che come insegna Kropotkin – fra gli altri – non sono da disprezzare, ma anche perché la violenza significherebbe che una parte della società, minoritaria o maggioritaria poco importa, imporrebbe il proprio modello di vita alla restante parte, la costringerebbe ad “essere libera”, progetto aporetico i cui fallimentari esiti storici ci sono noti.
Michel Onfray segue un itinerario per alcuni versi simile a quello di Berti, ad esempio nel testo su ricordato, inventandosi una corrente tedesca dell'anarchismo (da cui prendere le distanze) in cui mette Kropotkin e Bakunin accanto a Stirner, contrapposta ad una francese, da cui prendere le mosse, per un post-anarchismo dove rientra lo Stato in pompa magna, le elezioni (per chi votare alle europee?), un capitalismo libertario (che ridistribuisce ai poveri una parte del prelievo fiscale?), arrivando a sostenere “che bisogna farla finita con il mito della naturale bontà dell'uomo” e con l'attesa della parusia, cioè di una radicale trasformazione. Se una parte o tutta l'umanità non conosce la bontà “naturale” che dobbiamo fare, costruire altre prigioni dove i buoni metteranno i cattivi? Se una trasformazione radicale e generalizzata è ritenuta impossibile, qual è l'obiettivo: accontentarci del meno peggio o semmai ritagliarci spazi di libertà fra le pareti domestiche? Ho analizzato in modo più organico le prospettive del post-anarchismo di Onfray sull'ultimo numero del periodico on line dell'Università di Trieste www.tigor.it, al quale rinvio.
Questi due esempi solo ed anche per dire che ha senso una riconsiderazione dei presupposti teorici dell'anarchismo, nel momento presente assai carente, solo se si riconosca la fondatezza degli stessi, cosa non del tutto evidente nei due autori su citati, e nel momento in cui ci si ponga il problema dello spazio, del ruolo e delle forme che potrebbero avere nel momento storico presente, nella “crisi della modernità”.
Questa sembra essere stata la prospettiva da cui ha preso le mosse il convegno di Catanzaro, nell'edizione dello scorso anno, ma pure in quella più recente, tanto per la vicinanza di alcuni dei relatori al pensiero libertario, ma pure per l'intento degli organizzatori di mettere a confronto pensiero libertario e modernità, nella sua stessa crisi.
Persino l'impostazione del convegno ha mostrato che quando parliamo di pensiero libertario ci riferiamo ad una realtà assai eterogenea e ad una serie di autori e correnti di pensiero che attraversano la modernità. La stessa qualificazione di “libertario” a volte appare persino ambigua, perché sta ad indicare la mancanza di vincoli nella sfera d'azione individuale, a prescindere dai contenuti della stessa. Alberto Scerbo, ad esempio, si è occupato di alcuni pensatori rientranti nel novero dei cosiddetti “anarco capitalisti”, come Murray Rothbard, secondo il quale “Capitalismo è la piena espressione di anarchismo e anarchismo è la piena espressione di capitalismo”. Uno dei principi fondativi dell'anarco-capitalismo è il contenimento del ruolo dello stato, fino alla sua scomparsa, e l'estensione del mercato privo di regole, ad eccezione di quelle che lo stesso mercato si dà, con la privatizzazione di tutte le sfere della vita sociale, compreso il diritto. Non meraviglia se tra gli estimatori e i divulgatori del pensiero di Rothbard ci siano, in Italia, istituzioni come la LUISS, università fondata da Umberto Agnelli, membro di una nota famiglia di libertari... Siamo ovviamente agli antipodi di altre forme di pensiero libertario di matrice socialista, ad esempio, che privilegiano una libertà più solidale e condivisa.
Diversi relatori hanno trattato tematiche legate ad autori ricollegabili più o meno direttamente al movimento ed al pensiero libertario del Novecento; ad esempio Ruth Kinna ha ricordato alcuni aspetti del pensiero di Paul Goodman (1911-1972), una delle voci più libere e provocatorie del dopo-guerra americano, interlocutore critico del nascente movimento di protesta degli anni '60; Marco Cossutta si è soffermato in particolare sul rapporto uomo-natura così come si configura in Murray Bookchin, che “tende a proporre una riflessione sul rapporto umanità-natura, partendo dal presupposto che il dominio dell'uomo sulla natura sia conseguenza ( o per lo meno strettamente correlato) al dominio dell'uomo sull'uomo e di contro mira a fondare un'economia sociale tesa a (ri)costruire una forma sociale organica”, capace di escludere forme di dominio e di sviluppare forme equilibrate di rapporto con la natura.
Luciano Nicolini ha tentato una ricostruzione delll'antropologia libertaria di Pierre Clastres, della sua analisi di strutture organizzative dove la società prende il posto ed esclude la forma stato, seppure senza riuscire a superare realtà come la guerra. Marina Lalatta ha trattato alcuni aspetti del pensiero di Cornelio Castoriadis che si possono collegare ad una prospettiva libertaria. Saul Newman e Pietro Adamo hanno avuto un approccio simile alle tematiche svolte, nel mostrare il legame dei nuovi movimenti, siano essi di pensiero o più propriamente politici, con l'anarchismo classico, come pure gli elementi di novità che essi esprimono. Newman, ad esempio, ha evidenziato molteplici istanze libertarie presenti nella cultura contemporanea, ma pure principii alla base del post-anarchismo contemporaneo, ad esempio il rifiuto di un fondamento ontologico della realtà, “l'assenza di principi primi razionali”, o del carattere soggettivistico di qualsiasi metodo epistemologico: acquisizioni dell'anarchismo ormai condivise da una parte significativa del pensiero contemporaneo, di matrici culturali e politiche assai differenziate.
Adamo ha mostrato il livello di continuità tra vecchio e nuovo anarchismo in quanto quest'ultimo sviluppa tesi presenti ma minoritarie nel primo, come il gradualismo al posto della rivoluzione e la costituzione di ambiti e spazi comunitari “liberati” e alternativi. Io mi sono occupato di “Pensiero libertario e presenza di Dio”, ma parlerò di questo tema in un'altra occasione, semmai su questa stessa rivista.
Aspettiamo gli atti dei due convegni catanzaresi.

Enrico Ferri



Spezzano Albanese/
Le libertà non si concedono, si prendono!

Resoconto della campagna di solidarietà/recupero fondo spese legali “Pro Vincenzo”
Cosenza, Tribunale - Uno striscione di solidarietà
per Vincenzo Giordano

Il compagno Vincenzo Giordano della Federazione Anarchica “Spixana” di Spezzano Albanese, a causa di una sentenza “politica”, è stato costretto a pagare dalla Corte d'Appello di Catanzaro un “risarcimento per danni morali” che gli è costato oltre € 10.000,00 (Diecimila euro). Perciò abbiamo lanciato la campagna di sottoscrizione “Recupero Spese Legali Pro Vincenzo”. Dopo circa quattro mesi dall'inizio della campagna di solidarietà ci sembra doveroso comunicare le sottoscrizioni finora pervenute:

Entrate. Federazione Anarchica “Spixana”, Spezzano Albanese (CS): € 60,00; Stamati Costantino, Castrovillari (CS): € 20,00; Gianfranco D'Ippolito, Presila Cosentina: € 10,00; Angelo Pagliaro, Paola: € 10,00; Giancarlo Spadafora, Cosenza: € 10,00; Manifestazione del 22/02/2013, Spezzano Albanese (CS), contributi vari: € 39,50; Antonio Bosco, Maria Squillace, San Lorenzo del Vallo (CS): € 2,00; Totonno Mosca, San Lorenzo del Vallo (CS): € 10,00; Antonio Scaglione, sindaco di Tarsia (CS): € 1,00; Contributi vari, San Lorenzo del Vallo (CS): € 100,00; Carmelo Miceli, Spezzano Albanese (CS): € 30,00; Ferdinando Pesce, Roma: € 55,00; Paolo Finzi, Aurora Failla, Milano: € 100,00; Egidio De Filippo, San Lorenzo del Vallo (CS): € 10,00; Leonardo Nupieri, San Lorenzo del Vallo (CS): € 20,00; Francesco D'Alessandro, Walla Walla – Washington (USA): dollars 100,00; Pietro Diodati, Lecco: € 25,00; Montanari Silvano, S. Giovanni Persiceto (BO): € 20,00; Dorotea Cerra, Firenze € 50,00; Nicola Piragine, San Lorenzo del Vallo (CS): € 20,00; Pasquale Mosca, San Lorenzo del Vallo (CS): € 50,00; Franco Giorno, San Lorenzo del Vallo (CS): € 5,00; Misurelli Antonio, Spezzano Albanese (CS): € 10,00; Giuseppe Motta, San Lorenzo del Vallo (CS): € 10,00; Tursi Damiano, Spezzano Albanese (CS): € 10,00; Paolo Gerbasi, Spezzano Albanese (CS): € 10,00; Finella Marini, Spezzano Albanese (CS): € 10,00; Di Turi Franco, Acquaformosa (CS): € 10,00; Paldino Piero Franco, Torino: € 20,00; Pittari Giovanni, Spezzano Albanese (CS): € 4,00; Fusca Francesco, Spezzano Albanese (CS): € 20,00; Peluso Domenico, Milano: € 10,00; Rimoli Vincenzo, San Lorenzo del Vallo (CS): € 50,00; Verrino Pasquale, San Lorenzo del Vallo (CS): € 10,00; Puntillo Francesco, Spezzano Albanese (CS): € 5,00; Alessandro Fazio, Spezzano Albanese (CS): € 4,00; Calderaro Michele, Spezzano Albanese (CS): € 8,00; Vincenzo Curci, Spezzano Albanese (CS): € 10,00; Fausto Saglia, Ghiare di Berceto (Lucca): € 25,00; Giuseppe Di Bari, Cuneo: € 50,00; Guido Coraddu, Cagliari: € 20,00; Aita Maria Antonia, San Lorenzo del Vallo (CS): € 50,00; Associazione di Mutuo Soccorso per il Diritto di Espressione € 100,00; Felice Campora, Amantea (CS): € 40,00; Giovanni Malett, Bergamo: € 10,00; Antonella Trifoglio, Alassio: € 7,00; accredito bollettino c/c/p € 50,00. Totale 1.300,50.

Uscite. Manifestazioni di solidarietà, San Lorenzo del Vallo/Spezzano Albanese, spese per manifesti, volantini, ecc.: € 110,00; spese SIAE € 161,45. Totale 271,45.

Attivo al 16 Marzo 2014: € 1.029,05.

Vincenzo Giordano indossa una maglietta polemica
contro il sindaco di San Lorenzo del Vallo

Esprimiamo grande soddisfazione per la solidarietà sin qui espressa da compagni, compagne, cittadini, cittadine, attori, attrici, cantanti, ecc., (come potete notare sono arrivate sottoscrizioni da diverse parti d'Italia e perfino dalla lontana America) che ci ha permesso di raggiungere sino ad oggi circa il 10% della somma. Ringraziamo pertanto fraternamente tutti/tutte coloro che hanno partecipato alla sottoscrizione ed alle iniziative politiche e culturali.
Ringraziamo fraternamente gli artisti Manolo Muoio (Attore), Ernesto Orrico (Attore), Rocco Marco Moccia (Musicista-Cantastorie), Totonno Chiappetta (Attore-Poeta), che hanno prestato la loro opera in modo assolutamente gratuito nonché i tanti altri artisti che contattati continuano a manifestare la loro solidarietà e disponibilità ad offrire nel prossimo futuro la loro opera artistica.
La campagna di solidarietà/Raccolta fondi spese legali pro vincenzo prosegue. Chiunque voglia contribuire può farlo di persona oppure attraverso il seguente numero di C/C/P e relativo indirizzo: conto corrente postale 69942050 intestato a Vincenzo Giordano, via Piave, 2 - 87040 San Lorenzo del Vallo (CS), causale “Recupero Fondi Spese Legali Pro Vincenzo”. Per contatti telefonare al n° 3281691024 (Vincenzo Giordano), oppure spedire una e-mail a nutria.acqua@alice.it.

Federazione Anarchica Spixana
aderente alla FAI Federazione Anarchica Italiana
Via U. Boccioni, 13
87019 Spezzano Albanese (CS)