rivista anarchica
anno 44 n. 390
giugno 2014





Il vuoto comico


Buio. Blackout. Vuoto comico. Sì, comico, perché in quella situazione tragica che stava vivendo spiccava soprattutto la ridicola insensatezza del tutto. Il suo telefono cellulare era ormai fuori uso da quasi un giorno. A nulla erano serviti i tentativi di rianimarlo. L'apparecchio era morto stecchito, e nella discarica tecnologica si sarebbe portato via tutti i contatti telefonici memorizzati nella rubrica. Via anche i messaggi, e gli mms, e i video, e le app fondamentali e...
Isolamento. Solitudine.
Ora che si trovava improvvisamente sbalzato fuori dall'universo delle connessioni, aveva tempo per riflettere. Era un uomo offline a pochi metri dal precipizio. Anzi, a pochi minuti. Presto il tempo sarebbe scaduto.
Per quanto drammatica fosse la sua condizione, non provava angoscia. Piuttosto si sentiva rassegnato. Lì, in quella fissità trascorsa sul divano di casa, tagliato fuori dal circuito delle parole in movimento, dalla rete delle occasioni, dall'infrastruttura stessa dell'esistenza, lì dentro non era più vita. Era piuttosto uno stato di pre-morte. Tra poco il cerchio si sarebbe chiuso.
Certo, avrebbe potuto optare per un'azione disperata, d'emergenza, tipo sfondare la vetrina di un rivenditore, acchiappare il primo smartphone inserirvi la sua sim card. A che pro? Si sarebbe rimesso in connessione, certo, ma solo per poco. L'arresto lo avrebbe riconsegnato al silenzio.
Rivolgersi a un amico? Alla vicina di casa?
Troppo tardi. Non ne aveva voglia. Tempo quasi scaduto.
Ne aveva avute di opportunità, qualcuna l'aveva anche afferrata, per arrivare però solo a uno stato di dipendenza da quell'apparecchio ormai guasto.
Che senso aveva tutto ciò?
Tempo scaduto.
Clic.
Una voce neutra eppure insolente uscì dal videofono di casa.
<Apparecchio 778. Classificato come prodotto di telefonia mobile. Destinazione: smaltimento nella discarica B7Y3 causa cessata funzionalità>.
Poi la voce andò avanti con la stessa insolenza distaccata e metallica. Stava per arrivare a lui.
<Clone 6XY7 della serie “Umanoidi terrestri”. Soggetto disconnesso da più di 24 ore. Si dispone il suo immediato trasferimento nella fabbrica Alpha3bis dove sarà resettato per comportamento antisociale>
Fine della comunicazione.
Ecco il senso del ridicolo, il famoso vuoto comico. Sarebbe stato trascinato da un nastro trasportatore verso una macchina che lo avrebbe smontato, sezionato e ricomposto secondo criteri di utilità sociale. Più semplicemente sarebbe morto. Prodotto resettato.
Fu in quel momento che un trillo acuto e perforante s'impose sul silenzio. Davanti agli occhi gli si aprì qualcosa di simile a un'allucinazione, una specie di voragine attorno a cui stava ruotando la sua stanza. Si sentì galleggiare in mezzo agli oggetti più vicini, mentre il telefono cellulare si stava perdendo alla deriva di una zona nebulosa. Era il preannuncio del vuoto comico?
Non ebbe tempo di darsi una risposta perché una luce squarciante lo colpì con violenza agli occhi e lo fece barcollare con le mani in avanti. Si ritrovò seduto sul letto, nudo e tremante, riconsegnato al pallido chiarore del mattino estivo. La solita sveglia puntata alle sette e trenta faceva brillare il telefonino di una luce sinistra e molesta, come provenisse da un corpo resuscitato. O era un miracolo, oppure lui aveva semplicemente sognato qualcosa d'indigesto. Il peggio comunque era passato, anche se era stato tutto molto realistico.
Il telefonino continuava a ringhiare con la sua sveglia incorporata. Un trillo dopo l'altro, il suono cresceva d'intensità, rumoroso richiamo alla vita lavorativa e ai suoi adempimenti. Lui decise di assecondare l'istinto. Afferrò l'apparecchio e lo scagliò con violenza contro il muro, e ci mancò poco che un frammento di plastica lo colpisse di rimbalzo. Morte indotta del prodotto. Omicidio tecnologico volontario. Chiamò l'ufficio e si diede malato. Poi si riaddormentò. Un incubo al giorno poteva bastare.

Paolo Pasi