rivista anarchica
anno 44 n. 391
estate 2014


donne

Variazioni del/sul genere

di Samuele Grassi / foto AFA - Archivi Fotografici Autogestiti


Per Goldman, Chiesa e Stato hanno istituzionalizzato genere, sessualità e potere come forme di dominio.
L'autore di “Anarchismo queer” fornisce alcuni elementi di riflessione.


Ebrea di origine russa, Goldman era scappata da un padre autoritario che la voleva moglie e madre, prima che donna. All'interno dei circoli anarchici di fine Ottocento-inizi Novecento, in cui si pianificavano i primi attentati a figure chiave del potere, Goldman intravedeva possibilità di delegittimare concetti, linguaggi e strutture del potere e la loro inseparabilità dall'ordine patriarcale. Nell'anarchismo scopriva “la filosofia di un nuovo ordine sociale, fondato sulla libertà non limitata da leggi fatte dagli uomini; la teoria secondo cui tutte le forme di governo si basano sulla violenza, e pertanto sono sbagliate e dannose, oltre che inutili” (1910; trad. it. 2009: 31).
Goldman credeva in un duplice ostacolo a una piena emancipazione. Esistevano due ordini di tiranni, i “tiranni esteriori” delle strutture patriarcali come lo Stato e la Chiesa, e i “tiranni interiori”, che in maniera non dissimile da quanto sosteneva anche Mary Wollstonecraft erano il vero impedimento per le donne, ad esempio l'idea del suffragio come primo passo verso l'emancipazione (1910; trad. it. 2009; v. Bettini 1999). Per liberarsi dai tiranni interiori le donne dovevano prima liberare il loro istinto – un concetto piuttosto generico e astratto, ma al quale faceva chiaramente riferimento mentre predicava l'amore libero, adattato dagli scritti dei sessuologi della fine dell'Ottocento, dai concetti di impulso in Havelock Ellis e di pulsione in Freud (Haaland 1993: 123). Durante un viaggio in Europa nel 1895, Goldman aveva scoperto i testi di Ellis, Edward Carpenter e Richard Krafft-Ebing, e in una celebre lettera all'amico sessuologo Magnus Hirschfeld aveva sostenuto l'omosessualità, principalmente come risposta al processo contro Oscar Wilde (1895). La liberazione dell'istinto si scontrava, nel sociale, con la visione di una sessualità normativa codificata dal matrimonio, un regime di controllo dei corpi delle donne. La monogamia era “il risultato dell'addomesticamento e del possesso della donna”, la causa del “monopolio sessuale” e della gelosia. La gelosia, “effetto artificiale di una causa artificiale”, rimaneva una predisposizione affettiva carica del sessismo con cui il patriarcato proibiva l'idea di sessualità libere da vincoli. Genere, sessualità e potere, per Goldman, erano stati istituzionalizzati in base a una logica gerarchica costituiva dell'impalcatura di Chiesa e Stato, che consideravano queste forme di dominio sull'altro come presupposti di un'etica “del giusto vivere e agire” (1910; trad. it. 2009: 120, 121, 123).
Non sempre Goldman era in grado di mettere in pratica nel privato l'ideale di una sessualità fluida alla base dell'amore libero ma non è trascurabile che questo scarto, in effetti, la spingesse a rimettere in discussione continuamente il suo impegno politico e le sue passioni private: Goldman è stata la prima rappresentante di un discorso aperto sulla sessualità libera, tuttavia credeva fermamente nell'amore come unione di due anime (Buhle, cit. in Borghi 2002a: 8)1, e in questo si ispirava ancora a Wollstonecraft. Come precisa Lori Jo Marso riflettendo su questa cruciale, ma, almeno all'apparenza, incongrua componente del femminismo anarchico di Goldman, la sua è stata una vita di espressione sessuale libera e aperta, di impegno nell'azione diretta delle campagne per il controllo delle nascite, la libertà di parola e la legittimità di pratiche sessuali anticonvenzionali. Allo stesso tempo, Goldman non rifiuta né condanna l'amore romantico; mette al centro della vita e della politica le connessioni intime con gli altri; e propone che la base per l'emancipazione delle donne abbia inizio dall'espressione libera e totale di quello che chiama “istinto femminile” (2007: 72).

Emma Goldman nel 1917
A favore delle svariate sfumature di genere

Discutendo il rapporto di Goldman con l'etero- e l'omosessualità, Bonnie Haaland (1993: 146) si interroga sullo scontro, nei primi del Novecento, tra il femminismo pro-sesso (di Alice Echols, Anita van Herk) e la liberazione dell'istinto, e i movimenti per il suffragio e la purezza sociale, le cui sostenitrici concepivano il sesso solo in termini di sfruttamento e abuso maschili. Goldman, scrive Haaland, non dimostra mai una disposizione apertamente ostile nei confronti dell'eterosessualità; anzi, proprio negli scritti in cui si riferisce al movimento per il suffragio e la desessualizzazione sembra rifiutare l'esistenza di possibilità alternative all'assenza di sesso e/o all'eterosessualità, come avveniva nei racconti dei suoi contatti con le anarchiche Almeda Sperry e Louise Michel. Per i sessuologi che influenzarono Goldman l'omosessualità maschile era una questione di natura, il lesbismo una scelta. Nelle teorie di Ellis e Kraftt-Ebing, “l'omosessualità femminile è relativa e condizionata – relativa a e condizionata dalla qualità delle relazioni che le donne hanno con gli uomini” (Haaland 1993: 163). Nella corrispondenza con l'attivista socialista Kate O'Hare, conosciuta in prigione, continua Haaland, Goldman non approfondì mai il loro legame, diversamente da O'Hare; ed è solo quando Hirschfeld le dette la possibilità di difendere Michel in un saggio pubblicato per la sua rivista che Goldman intervenne apertamente in favore delle “svariate sfumature e varianti del genere” (1993: 168). Di recente, alcune teorie che incrociano postanarchismo e sessualità hanno rilevato l'inevitabilità di un dialogo con l'eterosessualità, nelle sue espressioni non-normative e non-normativizzate, per una politica anti-autoritaria che attraversi la sessualità. Per Jamie Heckert (2004), ad esempio, considerare l'eterosessualità a-politica fa perdere di vista il vero problema, cioè le gerarchie prodotte dall'istituzionalizzazione dell'orientamento sessuale come categoria con cui, almeno dalla fine dell'Ottocento, si considera la verità del sesso, che è anche la verità del corpo.
Le variazioni del e sul genere in Goldman potevano essere lette, in effetti, dal punto di vista di una “androginia intellettuale” rintracciabile anche nell'appello di Wollstonecraft alla maschilizzazione delle donne in uno dei passi più interessanti di A Vindication of the Rights of Woman [Rivendicazione dei diritti della donna] (1792): “se è contro l'imitazione delle virtù maschili, o più propriamente, il raggiungimento di quelle capacità e virtù il cui esercizio nobilita il carattere e innalza le femmine nella scala degli esseri animali, quando le si include entro il termine comune di umanità, credo che tutti coloro che le osservano con occhio filosofico si augurino con me che esse diventino sempre più mascoline” (1792; trad. it. 2008: 29).
Wollstonecraft continua qui una discussione precedente, nella quale ha discusso abitudini e comportamenti non contenibili negli stereotipi di femminilità 'sensibile' in base ai quali alcune donne sono tagliate fuori dalla società per il loro aspetto, come quando aggiunge che “se una donna di intelletto tenta di dare un'inclinazione più razionale alla conversazione, la fonte comune di consolazione è che questa donna difficilmente troverà marito” (1792; trad. it. 2008: 123). Appropriandosi di questi stereotipi e ribaltandone gli esiti, il suo obiettivo non è sostituire il potere femminile a quello maschile, poiché questo comporterebbe solo un temporaneo spostamento di confini, ma lavorare in un'ottica di ri-significazione del genere. Un'ottica che attraversi il maschile e il femminile verso articolazioni mobili, fluide, antitetiche al potere repressivo della società e della cultura messa sotto accusa attraverso la sua disamina del sistema educativo.
In uno dei primi tentativi di leggere i riferimenti al lesbismo in alcune lettere di Goldman, Alice Wrexler (1984) pone le “variazioni sessuali” al centro del rapporto di Goldman con Margaret Anderson, fondatrice della celebre rivista letteraria The Little Review (cit. in Borghi 2002b: 6)2. Goldman e Anderson riconoscono l'esistenza di percorsi intermedi liberi dalle convenzioni sociali e biologiche disponibili, in base alle quali alle lesbiche si sono attribuite le categorie del “terzo sesso, [della] mutante, [della] deviata, [della] invertita”, per aprire possibilità imprevedibili di ricostruzione dei termini e dei confini dell'umano: un processo interiore ma anche relazionale in cui il genere diventa “solo un'altra maschera da togliersi per ottenere quel vuoto del sé in grado di attrarre una nuova coscienza dalle ampie vedute” (Borghi 2004: 11-12). Si tratta di un processo complesso di sottrazione, all'interno del quale l'io è materiale plasmabile in continua rivoluzione; ciò diventa il presupposto teorico-politico di quel femminismo che incontra la politica anti-autoritaria, sviluppando realizzazioni e rappresentazioni altrettanto complesse della differenza di genere.

Goldman e Berkman nel 1917, dall'United States National
Archive. Accusati di cospirazione, entrambi sono stati
condannati a due anni di carcere.
Nella foto: Goldman e Berkman durante il processo

Amore e sessualità: rinegoziazione di termini

[...] Anziché esprimermi in direzione di un confronto programmatico tra le due importanti tattiche di decostruzione del sesso/genere riassunte in questo paragrafo, ho scelto di proseguire il discorso sulla sessualità e l'amore evidenziando il modo in cui sia Wollstonecraft che Goldman hanno rinegoziato i due termini, operandone i limiti all'interno di uno spazio in cui i loro significati si espandono, talvolta confondendosi. Abbattere il sessismo è faticoso. Se si sceglie di abitare un solo genere è probabile che si riveli un compito irreparabilmente destinato a una chiusura. Il costo umano di questo progetto è una pratica costante del “dis-imparare” (Jeppesen, in Heckert and Cleminson 2010) che riconosce in ciò che non appartiene al sé il prerequisito della sua costituzione, e cioè di un vuoto instabile, effimero, fatto di possibilità e articolazioni molteplici, incroci, di successi ma ancor più di (un certo tipo di) fallimenti. Partire dalle interconnessioni di sesso, genere e potere può dare un senso alla discussione di etiche della responsabilità agli incroci tra postanarchismo e queer.

Samuele Grassi

Il testo è composto da stralci estratti dal libro “Anarchismo queer un'introduzione” (ETS Edizioni, Pisa 2013 pp. 201, € 18,00). Altri estratti sono stati da noi pubblicati in “A” 382 (Estate 2013); inoltre, il volume è stato recensito da Claudia Piccinelli in “A” 385 (dicembre 2013-gennaio 2014).

Note

  1. La citazione originale è contenuta nel volume di Mari Jo Buhle, Women and American Socialism, 1870-1920 (1983), a pagina 260.
  2. Anderson, infatti, sceglierà di darsi all'arte anziché alla politica dopo l'incontro con Jane Heap che segna la crisi delle affinità teoriche, politiche e sentimentali tra le due (v. Borghi 2002a; 2002b).