rivista anarchica
anno 44 n. 393
novembre 2014


Guinea Bissau

Quarant'anni di indipendenza,
povertà e paura

di Vavá Oliveira


Cronache di una lotta per acqua ed elettricità. E del progetto di una scuola libertaria.


La Guinea Bissau ha il record negativo di annoverarsi tra i paesi più poveri al mondo. Il 65% della popolazione vive sotto la soglia della povertà. Anche nelle famiglie dove si contano uno o più salariati si riesce a garantire appena un pasto al giorno. Nella capitale Bissau si aggiunge l'assoluto disservizio dell'impresa pubblica che dovrebbe fornire la corrente elettrica e l'acqua potabile. In assenza di acqua potabile, il quadro sanitario del paese peggiora e malattie come il tifo o il colera sono endemiche. Negli ospedali il servizio sanitario e le medicine sono soggette a pagamento, non ci sono scuole né insegnanti per tutti e spesso dopo il pagamento delle tasse scolastiche il corso viene sospeso o cancellato. Il risultato è un 50% di analfabetismo e un'aspettativa di vita che supera di poco i 45 anni.
In ambito politico il paese vive sotto l'egemonia del PAIGC (Partido Africano da Independencia da Guiné-Bissau e Cabo Verde) fin dai tempi dell'indipendenza dal Portogallo. Così come in altri paesi dell'Africa subsahariana, una élite autoctona nazionalista, una specie di piccola borghesia, assunse il controllo dello Stato e delle risorse naturali. Divise tra sé, le fazioni di piccola borghesia locale si combattono per il controllo delle risorse pubbliche con successivi colpi di stato realizzati dai loro rispettivi compari all'interno delle Forze Armate.
La popolazione, schiacciata dalla repressione in ogni mobilitazione, si cela sotto un velo di passività e silenzio (djitu ka ten). Gli assassinii politici, i rastrellamenti e gli arresti arbitrari, soprattutto negli ultimi anni, sono presenti nell'immaginario popolare e rafforzano la cultura della paura.

Dalle azioni spontanee all'auto-organizzazione

Il peggioramento delle condizioni di vita seguito all'ultimo golpe fece lievitare il livello d'indignazione, specialmente tra i giovani. L'aumento del costo dei generi alimentari, la crescente disoccupazione giovanile e le carenze dei sistemi sanitari ed educativi condussero ad azioni spontanee. Nel febbraio 2014, ad esempio, quattro giovani sfidarono le forze di sicurezza golpiste con una protesta lampo di fronte agli uffici delle Nazioni Unite a Bissau. Protestavano per la sospensione delle lezioni nelle scuole pubbliche e per la cronica carenza d'acqua ed elettricità. Parallelamente, nei quartieri, alcuni giovani organizzavano gruppi per pulire e riparare le strade.
Ma se da una parte le condizioni socio-economiche provocavano l'indignazione delle masse giovanili, d'altro lato il modello piramidale di associazionismo, diretto da giovani appartenenti all'élite di Partito, su limiti ideologici definiti dallo Stato e dal “buonismo” suggerito dalla cooperazione internazionale (ONU, Unione Europea, ONG internazionali) costituivano un ostacolo all'auto-organizzazione. Accerchiati dalla miseria quotidiana e dalla cultura politica oligarchica, un gruppo di giovani appartenenti ad associazioni di quartiere delle città di Bissau e di Catiò decise di costituire momenti di riflessione sull'associazionismo in Guinea Bissau.
“Le persone pensano che ai politici sia permesso tutto. Considerando la povertà della cultura politica e la paura indotta nella società fin dai tempi dell'indipendenza, le persone si credono impotenti a confrontarsi con problematiche che essi stessi potrebbero risolvere. Pensano che lo Stato sia tutto. Poco a poco ho l'impressione che stiamo cominciando a discutere di questo con le comunità. A Bandim Bilà, ad esempio, una parte degli abitanti del quartiere ha acquisito una maturità nella coscienza di classe e ora vuole agire direttamente per migliorare le condizioni della comunità. Non devono attendere l'intervento dei politici del momento, che non hanno fatto mai nulla”. (Ailton J.)
Alla fine del 2013 le radio e le emittenti televisive riportavano in Guinea Bissau l'eco delle manifestazioni contro l'aumento delle tariffe dei mezzi pubblici nelle città brasiliane. Da quel momento in poi, durante i dibattiti all'interno di alcune associazioni guineesi emergevano sempre domande sulla forma d'organizzazione del Movimento Passe Livre (MPL). Per decisione autonoma, cinque associazioni (quattro nella città di Bissau e una a Canchungo) si organizzarono sulla falsariga dei principi dei “movimenti autonomi”.
“Seguiamo attraverso i media la rivolta del popolo brasiliano contro l'aumento delle tariffe. Questo dimostra che il popolo brasiliano ha maturità politica ed è cosciente dei propri diritti. Ma perché le persone non riescono a fare lo stesso qui in Guinea Bissau?”. (Zelmar R.)
Nel settembre 2013, terminate le discussioni teoriche, rimase in sospeso un'ultima domanda: - Che c'impedisce di creare un movimento sociale autonomo che rafforzi le azioni spontanee della popolazione e promuova una nuova cultura politica nel paese?-. Questa domanda fu dibattuta nei gruppi di quartiere della capitale. A partire da una richiesta concreta nei quartieri, si fondò un movimento il cui obiettivo fosse rispondere alle principali richieste della popolazione. All'inizio di ottobre, una trentina di giovani appartenenti a diverse associazioni fondarono il Movimento Luz ku Iagu - MLI (Movimento Luce e Acqua).
“Prima di fondare il Movimento facemmo una serie di lavori di base nelle comunità di Bissau per identificare le principali necessità. Le persone che intervenivano nel dibattito appuntavano sempre alla cronica mancanza di corrente elettrica e d'acqua. Contemporaneamente partecipammo ad una formazione organizzata dalla JACAF (Associazione Giovani di Catió) su democrazia diretta ed autogestione. Al termine della formazione, cui parteciparono una quarantina di persone appartenenti a varie associazioni, si realizzò un djumbai (dibattito) per individuare le principali difficoltà che colpivano giovani all'interno delle loro comunità. Tutti i gruppi presenti concordarono sull'assenza e la pessima gestione dei servizi d'acqua ed elettricità. Tutti sappiamo che l'acqua è un bene inestimabile ed essenziale per la vita umana. Così decidemmo di fondare un movimento perché vi siano elettricità ed acqua”. (Ailton J.)
Delusi dalle associazioni burocratizzate e stimolati dalla vittoria del giugno 2013 in Brasile, i membri decisero di dotare il Movimento di una struttura di gestione orizzontale. Durante il primo anno d'esistenza, le principali decisioni vengono prese collettivamente dai membri riuniti in assemblea generale e su proposte presentate da commissioni tematiche o da proposte individuali.

Bissau (Guinea Bissau)
Una riunione del Movimento Luz ku Iagu

Dibattiti su autogestione, democrazia, azione diretta...

”Il primo principio del Movimento è l'autonomia. Un Movimento è autonomo dal momento che prende decisioni da solo. Siamo indipendenti e non abbiamo nessuna dipendenza dai partiti politici. Alla base dei principi del Movimento si trovano la democrazia diretta, l'uguaglianza di genere e l'autogestione. Nel MLI non ci sono leader. Abbiamo costruito un movimento orizzontale nel quale le decisioni son prese dall'assemblea generale”. (Valdir K.)
“Nessuno opera in nome del Movimento. Per agire in nome del Movimento è necessario essere stato delegato dall'assemblea generale. Quando l'assemblea generale prende un decisione, si elegge un gruppo di persone, tra coloro che si offrono volontari, per realizzare l'attività”. (Luizinho B.)
“I membri del Movimento, presenti nell'assemblea generale e interessati ad approfondire determinate tematiche, creano una commissione specifica. Una volta creata la commissione, la sua prima attività sarà elaborare una proposta da sottomettere all'attenzione dell'assemblea generale. Una volta approvata dalla plenaria, sarà compito della commissione realizzarla. Funziona così”. (Ailton J.)
I dibattiti sull'autogestione, democrazia, azione diretta e diritto a manifestare ebbero un ruolo importante nella scelta dei principi di gestione interna al Movimento. L'applicazione pratica di quei principi sofferse fin dall'inizio di forti opposizioni: un dirigente politico giovanile accusò il Movimento di voler distruggere i “valori della gerarchia” nel paese. In un'altra occasione il presidente di una nota Associazione esigeva l'elezione di un presidente del MLI, minacciando, in caso contrario, di rifiutarsi di riunirsi coi delegati nel Movimento in assenza di un “responsabile” eletto.
“Questa forma d'organizzazione è recente in Guinea Bissau. Abbiamo deciso di darci un'organizzazione orizzontale perché la “cultura dei rappresentanti” non è più in grado di coinvolgere le masse. Ad esempio, quando andavamo nei quartieri a fare lavoro politico, riuscivamo solo a parlare con il presidente o con il segretario dell'associazione locale. La gente delle comunità restava tagliata fuori. Ci siamo dati questa struttura per lavorare direttamente con la gente, aprendo a tutti la partecipazione al processo del dibattito. Va detto che anche la gente trova inusuale questa forma d'organizzazione. Sono usi ai “rappresentanti” così ci chiedono come facciamo a funzionare senza un presidente. Ma noi stiamo operando già da un anno senza presidente senza che si presenti nessuna difficoltà. Spesso un presidente decide cose che non esprimono la volontà della maggioranza. A noi non succede mai. Tutti siamo convocati al fine di prendere qualsiasi decisione”. (Ailton J.)
Nella fase iniziale, il Movimento Luz ku Iagu si incentrò nel realizzare tre compiti principali: a) la divulgazione del Manifesto programmatico del Movimento e la preparazione della Campagna Nazionale per Luce ed Acqua; b) la formazione politica dei membri del Movimento nella “Scuola di democrazia diretta” e nel lavoro politico tra le comunità di quartiere; c) la mobilitazione delle comunità attraverso azioni dirette e costituzione di nuclei di quartiere.
“Attualmente il Movimento sta lavorando ad una campagna per luce ed acqua nei quartieri di Bissau. Uno degli scopi è portare a conoscenza della gente il nostro Manifesto. Il nostro fine è che la EAGB (l'impresa pubblica d'elettricità e acqua) passi, in tempi brevi, sotto controllo sociale. A medio termine, vogliamo creare due consigli nazionali per la gestione democratica delle risorse naturali e un altro per la gestione di acqua ed elettricità. Nei tempi lunghi, l'obiettivo finale è che la EAGB passi a gestione popolare, così come garantisce la Costituzione del paese, agli articoli 2 e 3. L'articolo 2 afferma che il popolo può esercitare il potere politico direttamente o attraverso i suoi rappresentanti. Mentre secondo l'articolo 3 i cittadini hanno diritto a partecipare nella gestione pubblica. Noi vogliamo che questi articoli siano rispettati”. (Ailton J.)
“Un altro compito è la creazione di nuclei nei quartieri in cui stiamo lavorando. Attraverso questi nuclei possiamo realizzare azioni d'impatto immediato. Ad esempio, se una comunità ha problemi con la spazzatura, andiamo a lavorare assieme ad essa per risolvere il problema. Contemporaneamente è un modo per far sì che la gente prenda coscienza dei propri diritti”. (Zelmar R.)

Bissau (Guinea Bissau)
Futuri insegnanti e bambini della comunità
Una scuola libertaria a Bissau

Rispondendo all'interesse generale nel continuare il dibattito sulla democrazia diretta, autogestione e la storia delle lotte sociali, il Movimento decise di aprire una scuola permanente di formazione per i suoi membri. La scuola autogestita da alunni e professori utilizza le installazioni in un Liceo cittadino. Dal marzo 2014 si offrono tre materie: Scienze Politiche, Lingua inglese e Storia della Guinea Bissau, quest'ultima assente dai programmi di studio di scuole pubbliche e private.
All'inizio del 2014 gli alunni di una scuola assieme ad altri studenti che non appartengono al MLI fondarono il Collettivo Autonomo Studentesco (CAE) anch'essa un'organizzazione a gestione di base. Affrontando l'opposizione della Confederação Nacional de Estudantes (CONEAGUIB), un organo burocratizzato ed eterodiretto, e senza timore delle minacce repressive dello Stato, nel maggio 2014 la CAE organizzò un'assemblea studentesca delle scuole pubbliche che realizza le prime proteste studentesche che si ricordino da molti anni. Col risultato che lo Stato e due sindacati degli insegnanti furono obbligati e cedere alla richieste degli studenti: riprendere immediatamente le lezioni e recuperare l'anno scolastico 2013/14.
All'interno delle attività realizzate, le azioni dirette intraprese dal MLI assieme agli abitanti dei quartieri son quelle che stimolano maggiormente l'auto-organizzazione comunitaria. Una chiara dimostrazione di azioni dirette e autogestione nel Movimento è la Scuola Comunitaria di Bandim Bilà. Si tratta di un'antica scuola primaria pubblica sita in un quartiere centrale e povero della città, che dopo essere stata abbandonata dallo Stato e lasciata in preda allo sciacallaggio, finì per divenire un'immensa discarica di spazzatura. Furono anni di abbandono, i bambini smisero di frequentare la scuola, i casi di malaria e colera, incentivati da quest'immensa discarica a cielo aperto, aumentarono, ma non per questo la Camera di Bissau (La Prefettura) spostò neppure un solo sacco di pattume.
“Vogliamo rimetter in funzione la scuola per autogestirla con gli abitanti del quartiere. Per iniziare cominciammo con liberare dall'immondizia le aule per dare il via al recupero”. (Valdir K.)
“Affermiamo che difendiamo l'autogestione poiché siamo certi delle capacità dei lavoratori e degli studenti di autogestire la loro necessità”. (Ailton J.)
Furono inviate lettere alle autorità, firmate dalla comunità, con la richiesta di riattivare la scuola e spostare il pattume... nessuno si degnò mai di rispondere. Neppure il Ministero dell'Educazione si degnò di dar segno di vita. Questo disinteresse non rappresentò nessuna sorpresa, dato che tutti i figli dei politici e degli alti burocrati studiano in Europa o in Brasile. Allora toccò ai residenti più attivi e ai militanti del Movimento organizzare una serie di assemblee di quartiere per discutere sul da farsi. Non c'era più niente da perdere aspettando risposte dallo Stato, la proposta del MLI fu che la comunità doveva trovare un soluzione indipendente.
“Il Presidente della Camera di Bissau (Prefetto) fece sapere che non avevano fondi per nessuna attività. Ma dove finiscono i soldi delle nostre tasse? Nel frattempo suggerimmo alla comunità di realizzare delle azioni per fare pressione sulle autorità”. (Ailton J.)
In mancanza di un intervento pubblico e del timore della popolazione di dover sopportare la repressione delle forze di sicurezza, i cui metodi ben noti vanno dall'arresto arbitrario, ai pestaggi, alla tortura, non rimase agli abitati attivi di Bandim Bilà e agli attivisti del Movimento che rimboccarsi le maniche, armarsi di pale e badili per sgomberare la spazzatura, almeno dalle due aule in miglior stato dell'antica scuola. Il tetto di lamine di ferro zincato, come le travature di legno e le porte sono state asportate da anni, ma i muri restano in piedi, così come le mattonelle del pavimento e la struttura può essere riattivata.
“Se si va a parlare di politica a un comunità questa si chiude. È timorosa di condividere le nostre idee. È naturale. Per questo privilegiamo apportare attività pratiche nelle comunità. Questa si sta dimostrando la tattica corretta per conquistare la fiducia della gente”. (Zelmar R.)

Bissau (Guinea Bissau)
Badili, forche e rastrelli per pulire
le antiche installazioni scolastiche
dalle montagne di spazzatura
Solidarietà internazionale

Dopo questa prima azione di pulizia ne seguirono altre, cui si aggiunsero successivamente nuovi membri della comunità. E non finì lì. Da quando sono entrati nell'ordine di idee di recuperare la scuola grazie solo alle proprie forze, gli abitanti discutono animatamente sulla sua gestione. Non si tratta di costruire una scuola primaria in più, ma far si che si tratti di una scuola di eccellenza, che non sia né statale, né privata, ma autogestita dai bambini, dalle famiglie e dai professori. Si tratta di una sfida immensa, poiché la scuola attuale, così come l'unica scuola superiore pubblica per la formazione degli insegnanti è basata sull'insegnamento mnemonico e non partecipativo degli alunni. Il desiderio è implementare nella scuola di Bamdim Bilà una didattica induttiva, un'educazione personalizzata sugli interessi degli alunni, che educhi all'uso degli strumenti di lavoro e di ricerca su percorsi autonomi. Insegnando a ricercare risposte e soluzioni in processi accompagnati ma non imposti. Per questo occorre un aiuto concreto. Servono volontari: maestri, pedagogisti, educatori esperti che vengano ad accompagnare i docenti locali, privi di conoscenze sufficienti, senza o nessun materiale didattico. Compagni e compagne insegnanti, docenti in pensione, o che durante le loro vacanze dedichino uno o due mesi di volontariato per formare i giovani docenti guineensi della scuola, accompagnandoli nel processo del fare quotidiano.
Al momento sono due le Commissioni che lavorano per la creazione delle scuola Comunitaria di Bandim Bilà. Una è responsabile delle tematiche didattiche e psico-pedagogiche, dei contenuti e la docenza e della formazione dei futuri insegnanti; l'altra è incaricata d'organizzare la riabilitazione degli stabili (tetto, porte, pittura, servizi igienici ed altro). Entrambe sono composte da famiglie del quartiere e militanti del MLI. Ad ogni nuova iniziativa delle Commissioni, aumenta il numero di residenti che vi partecipano. Lo scopo è che la scuola primaria di Bandim Bilà si converta in un centro comunitario dal quale la popolazione dia inizio alla lotta per acqua e luce assieme ad altri quartieri vicini.
“Ora siamo alla ricerca di fondi per ricostruire la scuola. La scuola sarà comunitaria. Sarà la comunità la proprietaria e rettrice della scuola, non lo Stato.” (Luizinho K.)
“Vogliamo che la scuola sia comunitaria per assicurare ai nostri figli un livello di educazione diverso ed eccellente. Una scuola che non insegni a obbedire ma a pensare liberamente. Per questo abbiamo necessità urgente della collaborazione nazionale e internazionale che ci accompagni nella formazione dei docenti”. (Zelmar R.)
Se ora, la scarsa partecipazione iniziale ha smesso di essere fonte di preoccupazione, la mancanza di risorse economiche, di personale formato e di materiali didattici sono i punti critici da superare. È urgente trovare i fondi per continuare il restauro degli stabili e l'acquisto di materiali scolastici di primissima necessità (penne, matite, quaderni) dato che la gran maggioranza dei materiali didattici è introvabile in Guinea Bissau.
Per l'acquisto dei materiali di costruzione per il restauro essenziale, poiché la mano d'opera verrà apportata dai volontari della comunità e del Movimento, servono 1.300.000 franchi CFA (all'incirca duemila euro). Chi volesse contribuire in qualsiasi modo con l'iniziativa della scuola comunitaria di Bandim Bilà, si metta in contatto attraverso questo indirizzo e-mail: cordajanis@gmail.com.
Per maggiori informazioni accedere alla pagina facebook del MLI: Movimentu Lus ku Iagu Guiné-Bissau.

Vavá Oliveira