rivista anarchica
anno 45 n. 396
marzo 2015





La Befana in esilio


Uno dei primi effetti della terza riforma del lavoro fu il licenziamento in tronco della Befana. Scarso rendimento, scrissero nella lettera. <Lavorava solo una volta all'anno> spiegarono fonti governative con un tweet marchiato #avantisenzaindugiocontroilprivilegio.
Ma lei non sapeva darsi pace. Sarebbe finita a pulire scale e androni usando una normale scopa. Assegnata a un lavoro socialmente utile a più di 90 anni... Non sapeva esattamente quanti fossero perché a un certo punto aveva smesso di contarli.
Era questo il rispetto per una donna che dall'alto della sua vecchiaia infinita aveva saputo riconoscere nello stupore dei bambini la bellezza del suo lavoro? Una volta all'anno, certo... ma quanti, tra i produttivi, sapevano ancora stupirsi?
Le avevano tolto l'aura sinistra e insieme benevola, le calze ricamate appese alle finestre, le attese nella notte che brillava di una luce lunare mentre il suo profilo si stagliava contro il cielo, lei a cavallo di una scopa volante che adesso le avrebbero requisito... Immagini che stavano già diventando pallide come un ricordo triste.
Alle sorprese, d'ora in poi, ci avrebbe pensato l'industria del giocattolo: instancabile, metodica e meno benevola. E poco contava la disputa politica che si era accesa nello stesso partito di governo. La corrente di minoranza invocò dapprima il ritiro del licenziamento, poi chiese che fosse almeno aperto un confronto, infine propose di aprire un tavolo per l'eliminazione delle rendite parassitarie.
Presto, pensava la Befana, voteranno compatti contro di me. A che pro? Potere?
Era disincantata, la Befana, quella notte poco magica del 31 dicembre. Che vigliaccata chiudere l'anno con l'ennesima riforma, quella che più la colpiva al cuore... Tra meno di una settimana le calze sarebbero rimaste vuote, i bambini delusi. Ma lei aveva ancora la sua scopa magica. Decise di giocare d'anticipo. Preparò i regali, insaccò il tutto, e volò nel cielo che stava esplodendo nei botti di fine anno. Sembrava una guerra, e lassù si sentì come un'eroina braccata da droni che cercavano di abbatterla.
Potere? tornò a chiedersi.
Approfittò della disattenzione del mondo adulto, tutto preso nelle sue cene insipide e nei rumorosi effetti di fondo, e consegnò i doni a bambine e bambini. Poi prese il volo verso un luogo lontano. Scelse la Luna.
Le sue dolenti lacrime d'esilio nutrirono d'acqua quel luogo polveroso e arido che, chissà perché, incantava da secoli le notti dei sognatori. Da quel momento la Luna brillò di una luce ancora più intensa e suggestiva, tanto che di lì a poco arrivò uno strano signore panciuto con la barba bianca.
<Babbo Natale!> esclamò meravigliata la Befana.
<Sentivo che sarei stato il prossimo>  fu la sua sintetica spiegazione.

Paolo Pasi