rivista anarchica
anno 45 n. 397
aprile 2015


ai lettori

Pensier libero

Con questo titolo inizia una nuova rubrica su “A”. Una rubrica di vignette, che si affianca a quella storica di Anarchik, che fin dal primo numero (nel lontano febbraio 1971) è affidata alla matita di Roberto Ambrosoli, e a quella più recente (“A” strisce) curata da Paolo Cossi. In realtà, la tavola inviataci da Sergio Staino, che avrebbe dovuto costituire la prima puntata di questo Pensier libero, l'abbiamo messa direttamente in copertina e quindi l'inizio della rubrica in quanto tale è rinviato. A onor del vero, poi, Sergio già aveva fatto una tavola apposta per noi, pubblicata sul penultimo numero (“A” 395, febbraio 2015) nell'ambito del resoconto realizzato da Sergio Secondiano Sacchi in relazione al festival Bianca d'Aponte. Dunque, dopo trent'anni e passa di onoratissima vita in varie testate della sinistra – dall'iniziale Linus a l'Unità – Bobo approda (anche) su “A”. Sarà Sergio a stabilire, come d'altra parte avviene con tutti i nostri collaboratori, se dare regolarità o meno alla propria presenza. Da parte nostra le porte, o meglio le pagine, sono aperte. Non chiediamo pedigree anarchici. Benvenuti tutti coloro che si riconoscono, anche criticamente, nel nostro progetto editoriale.
Come spesso nella vita, le cose belle nascono per apparente casualità. Eravamo lui e io, e Francesco Guccini e Paolo Rossi e Claudia Pinelli a Rosignano Marittimo (Livorno), lo scorso 8 gennaio, sul palco del teatro Solvay per la bella serata su Gori – ma in realtà ancor più sull'anarchia – promossa da enti locali e Fondazione Giorgio Gaber (ne abbiamo riferito sullo scorso numero). E il presidente di quest'ultima, nonché presentatore della serata, Paolo Dal Bon, ha chiesto ai presenti che cosa rappresentasse per loro l'anarchia. Ognuno ha detto la propria, evidenziando tutti una relazione positiva, profonda, simpatetica. Staino, in particolare, ha ricordato la propria formazione politica tutta dentro il partito comunista togliattiano, nelle Case del Popolo, rilevando come il giudizio sugli anarchici era drasticamente negativo: venivano accusati di aver minato le possibilità stesse di successo delle lotte proletarie. E si portavano come esempio i marinai di Kronstadt e gli anarchici spagnoli nel '36. Solo successivamente - ha detto testualmente - quest'ideologia meravigliosamente libera ci ha contagiati tutti. Staino ha spiegato di considerarsi un “anarco-riformista”, dove il secondo termine sta ad indicare il suo impegno anche dentro le istituzioni per comunque modificare in meglio, per quanto possibile, la realtà. E di considerare l'anarchismo un punto di vista irrinunciabile per la trasformazione sociale e, ancor più, per chi fa il vignettista. Questo in una sintesi estrema, che ha lasciato fuori varie considerazioni stimolanti.
Dall'ascoltare queste sue considerazioni al proporgli di essere presente su “A” il passo è stato breve. Immediato. Un paio di e-mail ed ecco Bobo sulle pagine di una pubblicazione anarchica.
Il titolo della rubrica è stato da noi proposto (e subito da lui accolto) estraendolo da una classica canzone di Pietro Gori (Stornelli d'esilio, conosciuta anche come Nostra patria è il mondo intero): “e un pensier libero, ribelle in cor ci sta” recitano i due versi. Ancora “nel segno” di Pietro Gori, quello commemorato a Rosignano.
Ci fa piacere, in conclusione di questo scritto di benvenuto, riprodurre la vignetta da lui realizzata subito dopo la strage nella redazione di Charlie Hebdo. In ricordo del comune amico e compagno Georges Wolinski. E in difesa della libertà senza aggettivi né autocensure.

Paolo Finzi