rivista anarchica
anno 45 n. 399
giugno 2015


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Il segno del Capro

di Fabiana Antonioli


Questo è il titolo del documentario della regista Fabiana Antonioli che verrà proiettato per la prima volta sabato 27 giugno a Massenzatico.
Al centro, la storia dell'anarchismo italiano.


Il libertario è tale solo per quello che fa concretamente nel corso della sua vita.
Michel Onfray


Il capro e le capre. Ovvero dell'espiazione delle colpe

Essere animato capace di accogliere in sé i mali e le colpe della comunità, la quale, per questo processo di trasferimento, ne rimane liberata. Il capro è l'essere che raccoglie le colpe, secondo antiche tradizioni. Il profumo del capro, la prima lettera del capro... questo lavoro ha già avuto molti titoli. Ma alla fine sono i segni e le memorie che sono stati trovati. Leggo che le capre non erano simpatiche ai fascisti, che le bandirono dalle montagne patrie. Strane analogie, mentre tutto si lega.
Il segno del Capro (presentato nel 2013 come progetto alla Vetrina dell'Editoria Anarchica di Firenze, col titolo provvisorio “La Memoria Dovuta”), è un racconto visivo di storie, persone e luoghi di anarchia in Italia. Che anarchia sia un termine abusato, usurpato, frainteso, è stato il punto da cui iniziare. Ma non immaginavo le vicende esistenziali dietro quella parola, intrecciate alla storia di questo Paese. Ho iniziato a cercare nomi, di chi avesse voglia di raccontarsi, per non disperdere i ricordi. In giro per l'Italia, filmando anche i luoghi, da quelli noti ai tanti meno conosciuti. Letteralmente scoprendo, nelle parole degli intervistati, un filo conduttore che “tutto lega”: la traccia che collega fatti e persone che hanno condiviso una idea libertaria mistificata e combattuta da sempre, contro i mali di una società che con essi ancora convive.
Da Gaetano Bresci a Carrara, da Pinelli alla Reggio Calabria dei moti, da un incidente stradale all'assassinio di un maestro nel Cilento... un viaggio accompagnato da una umanità straordinaria, durato tre anni, attraverso un Paese che non conosce la sua storia.
Un lavoro sulla libertà di pensiero e per questo mantenuto libero da mecenati e mercanti, sostenuto solo dalla partecipazione dei protagonisti e dalla casa di produzione che si impegna con loro nel diffonderlo in ogni modo, anche tradotto all'estero.

Il segno del Capro, in uscita a giugno 2015 (allegato
al dvd verrà pubblicato anche un cd musicale).
Regia e montaggio: Fabiana Antonioli.
Una produzione indipendente di Filmika opificio
dell'immagine, col sostegno dei protagonisti.
Musica originale: Fabrizio Modonese
Palumbo, Daniele Pagliero.
Grafica di copertina: Bellissimo and the beast.
Per info: filmika@filmika.it

Il racconto di ciò che sono

Perché ha pagato solo quella lettera dell'alfabeto? Perché è sempre stata loro la “colpa”? Gli anarchici sono oggi una minoranza, condannata da sempre. Ma porre a valori più alti cooperazione, autorealizzazione e partecipazione sociale, combattere da sempre ogni dittatura e privilegio, quale pericolo costituisce? Infine, a chi serve far credere che gli anarchici sono quello che non sono? L'immagine che si offre di loro è deformata; occorre averne paura, per limitarne il potere innovativo.
Se la parola orale del ricordo può mentire, può farlo quanto quella scritta. Chi parla e si racconta nelle interviste, elabora una spiegazione degli avvenimenti e ci svela quanto è parziale la storia italiana che conosciamo, quanto è difficile liberarsi dal suo peso. Svelando biografie sottovalutate e ridando spazio a figure emarginate, oggi che ogni forma politica ha mostrato il limite, Il segno del Capro vorrebbe attribuire la giusta rilevanza ad una idea, attraverso i racconti di chi quell'idea l'ha vissuta.
Idealmente si parte a Ventotene. Dal carcere dell'isola di Santo Stefano. Lo vede per la prima volta Sabatino Catapano, il carcere dove Gaetano Bresci venne ucciso. Tombe, lapidi, marmo; quello con dedica a Bresci (il regicida ucciso in quel carcere) è piazzato fuori del cimitero di Carrara. Alfredo Mazzucchelli racconta a Fiamma Chessa della storia di quel monumento, di come venne posizionato, una notte, e di come è ancora lì. Nel cimitero di Carrara c'è un piccolissimo paese dove i sepolti avevano, hanno, tutti la stessa idea fissa. Come Pino Pinelli, di cui racconta con dolcezza, nella redazione di A, l'amico Cesare Vurchio.
A Milano, di quegli anni ci parla anche Gabriele Fuga; lo conosco alla presentazione del suo libro a Savona, dove vado e rivado perché Adria, una donna straordinaria, non si fa intervistare: ma mi fa dormire sul sofà dove hanno dormito tutti, ma proprio tutti gli anarchici ospitati dal padre Umberto Marzocchi. Gabriele Fuga è un avvocato, che venne incarcerato. Un avvocato in carcere suona strano. Così da Milano si finisce a Reggio Calabria, per parlare di controinformazione, tentato golpe, rivolte e morti, 5 anarchici morti. Poi, i compagni di Spezzano Albanese.
L'editore Giuseppe Galzerano davanti al mare del Salento parla di un maestro, suo amico, ucciso in un modo irreale, osceno. La storia di Franco Mastrogiovanni è difficile crederla vera, come quella della rivolta di Africo, che appare di un altro tempo. La poesia di Sabatino Catapano permette di accettare i racconti di TSO e carcere psichiatrico, ed anche di conoscere Horst Fantazzini, di cui Pralina Diamante e Antonio Lombardo parlano ancora usando il tempo presente. E poi un prete di Genova, un film clandestino del 1927, la lotta NOTAV processata nelle aule dei mafiosi... perchè tutto, tutto, si lega.
L'ambiente e quanto ci circonda parla senza dover usare la parola. E ci segna, anche solo guardandolo. I luoghi vengono mostrati come degli intervalli tra i racconti, che parlano di persone ma anche di posti e paesi, che a volte non esistono più. Le celle abbandonate del carcere. Le tombe al cimitero di Carrara. Questure, spiagge del Cilento, abitazioni. Cave, vie, archivi e tipografie. Stanze con montagne di libri. Paesi del sud dove la rivoluzione non venne. Strade percorse da un posto all'altro. L'Italia da sfondo.

I protagonisti e le cartoline musicali

Hanno lasciato le loro testimonianze, condiviso l'idea, sempre contribuito con ospitalità, consigli e lavoro, tra gli altri: Elia Somenzi, Antonio Lombardo, Giovanna Gervasio Carbonaro, Lello Valitutti, Cesare Vurchio, Pralina Diamante, Aurora Failla, Paolo Finzi, Domenico Liguori, Pino Vermiglio, Pino Morabito, Angelo Crea “Bonzo”, Tobia Imperato, Fabio Santin, Lilli e Silvano Gosparini, Massimo Ortalli, Franco Pavese, Giuseppe Galzerano, Sabatino Catapano, Luigi Botta, Alfredo Mazzucchelli, Silvio Gori, Gabriele Fuga, Enrico Maltini, Lina Zucchini, Lina Antonelli, Libereso Guglielmi, Giuseppe “Peppe” Pangallo, Caterina Mastrogiovanni, Claudia e Silvia Pinelli, Mario Frisetti “Schizzo”, Luca Bruno.
La colonna sonora de Il Segno Del Capro è stata ideata ed eseguita da Fabrizio Modonese Palumbo e Daniele Pagliero. Musicisti attivi nella scena sperimentale internazionale da diversi anni, sono membri delle band Larsen, Almagest!, Blind Cave Salamander, Lo Dev Alm e del progetto ( r ) in pharenteses.
Hanno inoltre collaborato con Xiu Xiu, Ben Chasny, Jochen Arbeit, Little Annie, Julia Kent, Carla Bozulich.
La colonna sonora de Il Segno Del Capro, che comprende anche l'inedita sonorizzazione del filmato integrale dei funerali di Sacco e Vanzetti, è stata registrata e mixata agli O.F.F. Studio di Torino da Paul Beauchamp.

Fabiana Antonioli