rivista anarchica
anno 45 n. 402
novembre 2015





Arte digitale/L'immaginazione al potere

È un po' difficile definire esattamente che cosa sia l'arte digitale almeno per chi non è abituato a lavorare con i programmi di grafica. Credo che, attualmente, non ci sia una ancora una definizione precisa ma generica. Esistono varie interpretazioni date a questi lavori che vengono spesso definiti come “Computer Art”.
A mio parere, la Digital Art è una rappresentazione d'immagini fatte o perfezionate con il computer con lo scopo di esprimere dimensioni artistiche interiori.
Quest'arte, iniziata più o meno negli anni Ottanta, ha già avuto un enorme sviluppo e dei grossi esponenti. L'artista digitale, nonostante abbia una grande inventiva, viene troppo spesso considerato da alcuni come un artista di serie B o peggio che non sia un vero artista, ma piuttosto un grafico a causa del fatto che questa nuova forma d'arte viene fatta facilmente con l'uso dei potenti mezzi grafici del computer. L'arte digitale, a volte, viene posta sul piano di mediocri o discrete elaborazioni grafiche quasi come se fossero solo degli egregi fotomontaggi, privi di un reale fondamento artistico che illude la mente d'ignoranti. Questo modo approssimativo di considerare abitualmente l'arte digitale, sospetto, è spesso solo un punto di vista personale.
La composizione tecnica è certe volte semplice nella manipolazione delle immagini ma la creatività e la fantasia che viene usata è abbastanza originale e può essere legata anche a un determinato contesto culturale. L'artista digitale è una specie di artigiano del virtuale.
Come un falegname costruisce, monta, misura, modella, affila, assembla, rimonta e restaura fino a quando non ha compiuto il lavoro desiderato, così avviene nell'arte digitale dove l'artista (invece di usare il martello, i chiodi, la sega o la vernice) si serve di foto o dei notevoli programmi informatici a disposizione per creare figure uniche e meravigliose.
Un aspetto molto importante dell'Arte Digitale consiste proprio nella possibilità di estendere e ampliare lo “spazio percettivo” dove si conoscono e si intuiscono delle dimensioni virtuali con prospettive amplificate e distorsioni particolari. Deleuze, non a caso, afferma che il virtuale è un'estensione del reale. Esiste un passaggio dal reale al virtuale profondamente unico e creativo perché puoi allargare e restringere, capovolgere o raddrizzare come vuoi. Sembra che la mente non abbia limiti nello scolpire le strutture virtuali. È come se la nostra immaginazione non fosse più prigioniera di quelle classiche prospettive geometriche appartenenti alla dimensione del reale.
L'ambiente virtuale, di conseguenza, diventa “esplosivo” e scatena una vera e propria rivoluzione dell'immaginazione.
L'essenza vitale della realtà, che viene colta mediante l'intuizione, trova la sua diretta espressione nelle creazioni artistiche digitali dove è possibile proiettare la vita della nostra coscienza per mezzo dei potenti mezzi della grafica. Ovvero, posso comporre immagini artistiche digitali con gli strabilianti effetti informatici in un modo tale da riuscire a testimoniare lo stato emozionale della mia vita interiore. È in questo modo che intuizione e arte digitale si compenetrano.
Per fare un esempio pratico prendo come punto di riferimento la vita dentro il circuito urbano di una grande metropoli. Se mi limito a scattare delle foto finisco solo per dare una descrizione oggettiva di quell'ambiente ma, se sottopongo quelle foto a degli opportuni effetti grafici dettati dalle mie sensazioni in quel luogo, allora riesco a esprimere la mia interiorità perché quelle immagini trattate avranno determinate ombre, colori e distorsioni che ho intuito per esprimere il mio stato d'animo.
Nella nostra società dell'apparenza noi siamo, come dire, continuamente dissociati da un circuito d'immagini alienate e alienanti. Sembra quasi che il mondo reale viene mostrato celermente in primo piano in modo sfuggente e, a volte, si ha quasi la tragica sensazione di vivere in una realtà dissolta. Tutto viene prima virtualmente registrato e poi disintegrato dall'avvento immediato di un'altra scena, all'interno di una perversa logica dissacrante dei mass media che non lascia il minimo spazio alla contemplazione. È ovvio che un meccanismo del genere sembra non finire mai dato che, come sostiene Jean Baurdillard (1929 -2007), la realtà è divenuta una preda generata continuamente proprio dal suo predatore virtuale.
In questo sistema pianificato e virtualmente funzionale, l'attività umana e il pensiero trovano sfogo in uno sterile nichilismo che agisce come una spirale cieca destinata a divorare ogni cosa.
Si tratta, in parte, di servirsi dei mezzi del sistema per combattere il sistema stesso.
Per questo motivo la Computer Art può avere anche un'ispirazione sociologica tale da poter esprimere il dominio onnisciente del “Grande Fratello” e delle disfunzioni sociali. L'artista digitale deve servirsi della propria creatività per esprimere quella volontà di potenza di cui parla Deleuze, riferendosi al pensiero di Nietzsche, che non consiste assolutamente in una cieca e assurda volontà di oppressione ma, al contrario, si tratta di una passionale volontà di ribellione e di critica al potere costituito per riscattare le nostre profonde aspirazioni.
Con i nuovi mezzi digitali, noi abbiamo finalmente la possibilità interattiva e cognitiva di reagire alla massificazione fino a esprimere e liberare noi stessi anche attraverso uno stile dionisiaco. L'opera digitale non deve seguire l'effimera logica pubblicitaria dell'attuale capitalismo tecnocratico, fondata sulla falsificazione e duplicazione distruttiva del reale sotto forma di iper-realtà ma, al contrario, l'artista digitale deve fare in modo che la sua creazione non sia falsità, ma espressione vitale in cui l'immaginazione trova la sua compenetrazione critica con il reale dietro la spinta della volontà di potenza.
È in questo modo che l'artista digitale lavora a favore di una diversificazione dell'immagine in opposizione all'anonima desertificazione dell'immagine mediatica.

Sandro Fossemò
Roseto degli Abruzzi (Te)



Ricordando Miloud

Il 15 agosto scorso, ad Orano (Algeria), è morto Naili Miloud, 78 anni, compagno anarchico originario della Cabilia (Algeria).
Miloud è stato giovanissimo combattente in Francia, contro l'OAS, nella lotta per l'indipendenza algerina (1962), ed ha poi combattuto contro il regime di Franco, a fianco degli anarchici spagnoli. Ha vissuto a Milano dalla fine degli anni ‘60 a fine ‘70 e si era poi trasferito in Liguria.
Anarchico militante, anticonformista e dalla vita quanto mai movimentata, è stato per molti anni marinaio fuochista sulle rotte dell'Africa e dei mari del nord. Sette anni fa, rimasto gravemente paralizzato in seguito a una caduta, dovette tornare in Algeria.
Miloud, con il suo inseparabile basco

Miloud è stato un caro amico di molti compagni e carissimo amico di Pino e Licia Pinelli e delle figlie Claudia e Silvia; “mi piaceva parlare con lui...” ricorda Licia.
Lascia la moglie Franca e la figlia Yamina e un vivo ricordo per i molti che lo hanno conosciuto.

Enrico Maltini



I nostri fondi neri

Sottoscrizioni. Alessandro Natoli (Cogliate – Mb) 15,00; Aurora e Paolo (Milano) ricordando Cesare Vurchio, 500,00; Roberto Pietrella (Roma) 150,00; Carmelo Fais (Ardauli – Or) 10,00; Settimo Pretelli (Rimini) in ricordo di Antonio Tarasconi, 20,00; Ivano (Milano) 100,00; Francesco D'Alessandro (Sesto San Giovanni – Mi) 445,00; Massimiliano Barbone (Seriate – Bergamo) per versione PDF, 11,00; ulteriore ricavato dalla FestA 400 a Massenzatico (Reggio Emila) il 27-28 giugno, 250,00; Pino Fabiano (Cotronei – Kr) ricordando Spartaco, 10,00. Totale € 1.511,00.

Abbonamenti sostenitori. (quando non altrimenti specificato, trattasi di euro 100,00). Paolo Papini (Roma); Patrizio Quadernucci (Bobbio – Pc). Totale 200,00.