rivista anarchica
anno 45 n. 404
febbraio 2016


Controsservatorio Giubileo

Da tradizione a eccezione

di Francesca Palazzi Arduini


Dal 1933 ad oggi, invece che ogni venticinque anni, il Giubileo si è svolto ben sette volte. Di questi sette appuntamenti, quattro sono stati “straordinari”. E anche questo della misericordia...


Nonostante il Giubileo straordinario sia stato indetto dallo scorso aprile, per i cinquant'anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II, il tema della misericordia e del perdono è sembrato in dicembre più che mai attuale... ma inutile, retorico, politicamente vacuo perché privo di parole chiare e prese di posizione esatte, mentre le guerre dall'aria e le rappresaglie tra la gente colpiscono come sempre tanti più inermi, e la politica per i rifugiati conta le sue tragiche debolezze.
Bergoglio è Pontefice da oltre due anni, da quando con sottigliezza gesuitica ha ben pensato di non risiedere negli eleganti appartamenti vaticani, per evitare correnti d'aria. Poche cose sono cambiate da allora, anche se le speranze dei tanti cattolici che aspettano una “riforma” non sono ancora sopite, e ad ogni convegno si ravvivano; si discute ora, ad esempio, sulla novità della “indulgenza” bergogliana, che non dovrebbe significare “remissione dalla pena temporale dei peccati”, cosa che in un momento di vulcanica eruzione di truffa e corruzione del clero pare interessante.
Parallelamente agli scandali sono aumentate invece le trovate mediatiche del Papa. Il volto benevolo e accogliente della Chiesa è diventato la scommessa “straordinaria” del papato, riproposto con abile dribbling da questo Vescovo di Roma che si presenta in mitezza e frugalità ma sta accentrando un'operazione tutta basata sulla sua figura, sul segreto e sull'obbedienza, per lavare i panni in famiglia.
La stampa italiana, tra deliri sul processo kafkiano e il cristo pasoliniano, ha dato ben poco spazio al fatto che è stato proprio Bergoglio a volere quell'articolo in più nel Codice penale vaticano, quelle righe che perseguono pesantemente chi fa uscire una parola dalle stanze vaticane (luglio 2013, modifica dell'art. 10, Divulgazione di notizie e documenti1), così come ha dedicato poco spazio alla decisione dei due giornalisti italiani di partecipare al teatrale processo tenuto contro di loro in Vaticano, omettendo di ricordare l'esistenza, nei Patti Lateranensi, di indicazioni circa l'impossibilità di processare in Vaticano un cittadino italiano sulla base di un articolo non esistente nel codice italiano, o di richiedere che per quello si venga processati nei nostri tribunali. Soprattutto omettendo di ricordare il caso del crack del Banco Ambrosiano, quando venne concessa non solo l'immunità diplomatica a Marcinkus ma anche negata l'estradizione dei due contabili rifugiatisi in Vaticano, scomodando pure la Corte costituzionale per ribadire i privilegi concessi dai Patti. Forse se ne parlerà a sentenza fatta, visto il “vedremo” di Alfano.
Questo Giubileo, partito a tinte fosche tra dimissioni forzate del sindaco di Roma, udienze Vatileaks e altri bubboni, è nella sua straordinarietà la riprova che la Chiesa non riesce a rinunciare ai suoi standard di spesa e quindi alla disperata raccolta di denaro, sia che lo straordinario è ormai, dagli anni Trenta, l'ordinario.
Infatti dal 1933 ad oggi, invece che ogni venticinque anni, il Giubileo si è svolto ben sette volte. E di queste sette volte ben quattro Giubilei sono stati “straordinari”.
La paura della secolarizzazione e della ideologia comunista, lo spettro della religione “riformata” e della decadenza del prete da uomo di cupola a uomo qualsiasi, lo scandalo del crack dell'Ambrosiano nel 1982, e dal 2002 il montare delle accuse di pedofilia... un salto ad ostacoli che è culminato in un più moderno culto della persona, con Wojtyla “santo subito” e finisce con Bergoglio “subito santo”, un Papa che usufruisce ora in vita addirittura di un film biografico.
Questo film, “Chiamatemi Francesco” (un'esplicita richiesta di riconoscimento di massa) ripropone la chiave di lettura di un Bergoglio teorico di una Chiesa separata dal potere secolare, “teneramente” intenta alla sua funzione di riparatrice sia delle mancanze del welfare che degli oltraggi delle dittature. Si badi bene quindi, di una Chiesa che non si esprime sulla politica e non mette mai a rischio la sua immunità per dire ciò che è vero. Si tratta di una dialettica che potremmo paragonare a quella del cattivo marito e della buona moglie. Il Giubileo, chiamato giustappunto “della Misericordia”, ripropone dunque un antico assetto familiare, parla di una misericordia “paterna” (Misericordioso come il Padre, recita) mentre ripropone un modello femminile estremamente parziale e negativo per le donne.

Influenza morale e diffusione di pregiudizi

Anche la lettera con la quale Bergoglio specifica l'indulgenza concessa per il Giubileo, diretta al “regista” del divino carrozzone, Monsignor Fisichella, punta proprio contro la libertà femminile, in essa il papa specifica che oltre a concedere l'indulgenza dai peccati generici, i sacerdoti potranno anche confessare e perdonare coloro che hanno agito per procurare un aborto2, i medici quindi, e soprattutto le donne. Ovviamente quelle convertite e credenti. La notizia è stata diffusa con dovizia su ogni media, e la parola “aborto” è risuonata come il peccato in pole position, quello di una donna che si sottrae al dovere religioso di procreare. Il risultato è chiaro: influenza morale e diffusione di pregiudizi su una pratica medica legittima, oltretutto spesso causata proprio dalla propaganda religiosa contro i contraccettivi. La morte di migliaia di donne per parto proprio in Africa, continente presso il quale Bergoglio ha voluto aprire la sua prima porta, dovrebbe fare riflettere i cattolici ora abbacinati dal papa “miserello da Assisi”.
Oltre a ciò, mentre a Roma il traffico di pellegrini, pure se a rischio attentati, è già in atto con bus, treni, voli arei e ospitalità in una città trasformata in ostello (non per niente una delle giornate a tema è tutta dedicata al Giubileo degli operatori dei pellegrinaggi), ci pensa il merchandising a dimostrare come per Bergoglio sia buona cosa sia predicare la frugalità ai vescovi, che permettere la vendita di bigiotteria sacra ai fedeli. “Si tratta di gioielli discreti ed eleganti, dal prezzo contenuto e dall'elevata qualità. È possibile scegliere diversi colori per le pietre, come ad esempio un intenso blu, che crea contrasti raffinati, o uno speranzoso verde, che da un tocco di gioia e glamour. La fede, infatti, è allegria e gioia. E le tante declinazioni con cui Amen pensa al rosario sono un modo perfetto per comunicarlo al mondo.”
Così recita la pagina web di Amen, ditta che nelle sue pubblicità riporta il logo “Misericordiosi come il Padre”, logo ufficiale del Giubileo, ottenuto per concessione del “Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione”.
Chissà se Immacolata Chauoqui, pi-erre vaticana che ora accusa gli inquisitori: “mi additano come strega”, indosserà i sacri monili, e terrà in considerazione che “strega” è meglio di “mignotta”, che insomma cadere in disgrazia presso il clero conferisce comunque una certa allure.

Francesca Palazzi Arduini

Note

  1. Al libro II “Dei delitti in ispecie”, titolo I “Dei delitti contro la sicurezza dello Stato”, capo I “Dei delitti contro la Patria” del codice penale vaticano, dopo l'articolo 116 è aggiunto l'articolo 116 bis del seguente tenore: «Chiunque si procura illegittimamente o rivela notizie o documenti di cui è vietata la divulgazione, è punito con la reclusione da sei mesi a due anni o con la multa da euro mille ad euro cinquemila. Se la condotta ha avuto ad oggetto notizie o documenti concernenti gli interessi fondamentali o i rapporti diplomatici della Santa Sede o dello Stato, si applica la pena della reclusione da quattro a otto anni. Se il fatto di cui al comma precedente è commesso per colpa, si applica la pena della reclusione da sei mesi a due anni.»
  2. “Anche per questo motivo ho deciso, nonostante qualsiasi cosa in contrario, di concedere a tutti i sacerdoti per l'Anno Giubilare la facoltà di assolvere dal peccato di aborto quanti lo hanno procurato e pentiti di cuore ne chiedono il perdono.” Lettera con la quale si concede l'indulgenza, 1 settembre 2015.