rivista anarchica
anno 46 n. 405
marzo 2016




La tematica legata alla “violenza” è sempre stata ampiamente trattata su “A”. E, al contempo, è sempre stata – come nella migliore tradizione anarchica (e non solo) – forse la più dibattuta, quella intorno alla quale si sono accesi i dibattiti più partecipati, sia in termini numerici sia in termini “emotivi”. Nel periodo che è ora sotto la nostra lente d'ingrandimento – la fine degli anni '70 – fu l'articolo “Emile Henry e il senso della misura” di Amedeo Bertolo, pubblicato sul n. 72 (quello di cui ci siamo occupati in questo spazio sullo scorso numero) a costituire il punto di partenza del dibattito che poi si sarebbe prolungato per mesi e mesi. Sul n. 73 (aprile 1979), sotto il titolo “Violentismo ed etica”, è Paolo Finzi a riprendere alcuni aspetti dello scritto di Amedeo Bertolo: l'uso della violenza indiscriminata, l'“attacco al nemico”, la questione etica.
Piero Flecchia analizza alcune vicende italiche per sostenere, in conclusione, l'importanza di una presenza libertaria nella grande crisi del marxismo, per far sì che la “creatività delle masse” non venga ancora una volta annichilita dal classico schema organizzativo verticista, tendente a ripresentarsi anche tra i delusi del grande sogno marxista.
Alfonso Nicolazzi e Dino Mosca, che cinque anni prima si erano licenziati da Alitalia per poi fondare a Carrara la tipografia in cui in quegli anni si stampava “A” (e che tuttora prosegue la propria attività, anche con la stampa del settimanale Umanità Nova) si occupano del Comitato di Lotta degli Assistenti di Volo che si svolge in quel periodo nell'aeroporto romano di Fiumicino. “Alfonso – precisa la premessa redazionale – è andato a Fiumicino, ha parlato con decine di assistenti di volo e di hostess, ha partecipato a un'incandescente assemblea, vivendo dall'interno l'entusiasmante clima di questa lotta autogestita”. “Anche per oggi non si vola” si intitola il loro reportage.
Josep Alemany riferisce delle recenti elezioni spagnole (“le urne disertate”), un altro articolo affronta la tematica europea.
Quattro scritti dalle carceri di Nuoro, Brescia, Pisa, Roma costituiscono il “dossier carceri”, che contiene anche una piantina dell'Italia con indicate tutte le carceri in funzione. Al dossier carceri è dedicata la copertina del numero (un gioco grafico, francamente criptico, sul volto del criminologo Cesare Lombroso).
I due libri presentati nella rubrica “Letture” sono gli atti del Convegno di studi su Camillo Berneri tenutosi a Milano nell'ottobre 1977 e l'ultimo libro di Louis Mercier Vega (“Azione diretta e autogestione operaia”) pubblicato dalle Edizioni Antistato.
Fausta Bizzozzero (tuttora responsabile legale di “A”) con “Se Komeini fosse una donna” e il (milanese) Collettivo liberazione Sessuale (con “Recuperare la femminilità”) sviluppano riflessioni “di genere”.
Otto pagine sono dedicate alla pubblicazione di materiali scritti in vista del Convegno internazionale sull'autogestione programmato a Venezia per la fine di settembre. Quattro commissioni si sono messe al lavoro durante un seminario preparatorio tenutosi a Milano nel mese precedente (marzo) e la sintesi del loro lavoro trova spazio sotto i rispettivi quattro titoli: contro l'economia, aspetti pedagogici, l'anarchia possibile e la pratica della libertà. Completa questa sezione, in vista del Convegno veneziano di fine settembre, la pubblicazione di un saggio della storica Suzanne Korosi su “I consigli operai in Ungheria 1956”.
Omosessualità, anarchia-poesia e femminismo i temi delle tre lettere pubblicate nella rubrica della corrispondenza.
La terza di copertina è dedicata all'attivazione dal numero successivo (aprile) di un grosso allargamento del circuito distributivo, dal momento che la rivista sarà in vendita in quasi tutte le edicole di Torino, Milano, Genova, Bologna, Firenze, Roma e Napoli, nonché in altre edicole a macchia di leopardo un po' in tutt'Italia: la maggior parte delle edicole nelle stazioni ferroviarie, tutte quelle delle metropolitane di Milano e Roma, nelle principali librerie di movimento. Il massimo sforzo, nella storia di “A”, di allargare il cerchio e rendersi disponibile in una parte almeno del “circuito commerciale”. Ne riparleremo.