rivista anarchica
anno 46 n. 406
aprile 2016


bibliografia

Leggere l'antifascismo anarchico

di Massimo Ortalli


Nonostante le migliaia e migliaia di volumi dedicati all'antifascismo e in particolare alla Resistenza, pochissimi riguardano la partecipazione degli anarchici. Una presenza evidentemente scomoda a chi vuole limitare l'antifascismo dentro l'ufficialità statal-costituzionale.
Ecco una sintetica rassegna di 35 volumi (più o meno) reperibili, in vario modo dedicati all'antifascismo anarchico.


Anche se gli anarchici non sono secondi a nessuno nella lotta armata contro il nazifascismo, non riescono a superare il gradino di inferiorità psicologica in cui li pone la loro carenza organizzativa e la mancanza di un programma politico uniforme
Gino Cerrito


Innanzitutto una premessa a questa ricognizione bibliografica. L'impegno antifascista degli anarchici italiani non si è espresso solo nella lotta armata contro le bande della Repubblica Sociale Italiana e gli occupanti nazisti, ma è stato un lungo e ininterrotto percorso, iniziato già nel 1920, alla nascita dei primi Fasci mussoliniani, per continuare con la decisa difesa dell'agibilità politica fino alle leggi speciali del 1926, e per proseguire negli anni successivi, nell'esilio, nella clandestinità, al confino, nella rivoluzione spagnola, nella lotta sotterranea in Italia e nei reiterati tentativi di attentare alla vita del Duce.
Una lotta senza soluzioni di continuità conclusasi nel 1945, quando le formazioni partigiane del nord Italia, nelle quali era consistente la presenza di anarchici e libertari, liberarono definitivamente l'Italia dalla dittatura fascista.
Dopo la premessa, una doverosa considerazione. Sfogliando i titoli dei libri nei quali si parla del contributo anarchico alla Resistenza, si deve notare una certa esiguità quantitativa, soprattutto se si prende in esame la più vasta letteratura sulla lotta antifascista degli anarchici nei primi anni Venti o sulla loro partecipazione, seconda solo a quella dei comunisti, alla guerra civile spagnola. Il principale motivo di questa lacuna, in particolare per quanto concerne la storiografia “ufficiale”, è dato dalla egemonia che la scuola storiografica comunista ha esercitato sulla ricerca storica per oltre un quarantennio. Un'egemonia che, da una parte, ha voluto esaltare il ruolo indubbiamente determinante del Partito Comunista nella Resistenza, dall'altra ha inteso mettere in disparte, se non addirittura cancellare, quanto si è espresso al di fuori di quello che sarebbe divenuto l'arco costituzionale. E quindi, chi più degli anarchici?
Al tempo stesso, però, anche da parte degli storici di parte anarchica, a lungo l'argomento non è stato affrontato quanto avrebbe meritato. Vuoi per la frammentazione della presenza anarchica nelle formazioni partigiane – relativamente poche sono state infatti quelle di chiara ispirazione anarchica – vuoi per la mancanza, nel dopoguerra, di un'associazione a livello nazionale in grado di valorizzarne e ricordarne l'azione.

Il ruolo dell'antifascismo anarchico

Fra i primi contributi, quelli di Marco Rossi, Appunti per una storia del Movimento anarchico nella Resistenza, Pisa, 1986 e di Pietro Bianconi, Gli anarchici italiani nella lotta contro il fascismo, Pistoia, Archivio Berneri, 1988, fra i pochi lavori a largo raggio su questo tema. Una ricognizione della presenza degli anarchici, soprattutto all'interno di formazioni di altro colore, è quella offerta da Giorgio Sacchetti nel suo Gli anarchici contro il fascismo, Livorno, Sempre Avanti, 1995, dove troviamo un prezioso elenco di partigiani anarchici, suddiviso per aree geografiche. Un altro succinto riassunto è contenuto in Resistenza. Contributi del movimento anarchico, scritto e pubblicato a Firenze nel 2007 dal Collettivo Libertario Fiorentino. Di resistenza armata parla anche Fabrizio Giulietti, che nel suo Il movimento anarchico italiano nella lotta contro il fascismo. 1927-1945, Manduria, Lacaita, 2004, descrive con abbondanza di informazioni e documenti la continuità della lotta antifascista dalla promulgazione delle Leggi speciali alla definitiva liberazione. Ancora Marco Rossi, in Ribelli senza congedo, Milano, Zero in Condotta, 2011, affronta un argomento assai poco indagato, e non a caso quasi completamente ignorato dalla storiografia “istituzionale”, vale a dire quello delle frequenti, e troppo presto dimenticate, rivolte partigiane dopo la Liberazione.
Di Giorgio Sacchetti va segnalato il recente Renicci 1943. Internati anarchici: storie di vita dal Campo 97, Roma, Aracne, 2013, che riprende e sviluppa un suo vecchio lavoro (Renicci: un campo di concentramento per slavi e anarchici, Provincia di Arezzo, 1987) in cui vengono ricostruite le vicende del lager badogliano nel quale, dopo l'8 settembre, furono temporaneamente reclusi un centinaio di anarchici provenienti soprattutto dal confino di Ventotene. Molti di questi – e lo raccontano le loro biografie raccolte in appendice – parteciperanno, una volta sfuggiti alla detenzione, alla Resistenza nelle varie parti d'Italia. Sempre di Giorgio Sacchetti, un altro interessante lavoro (Carte di gabinetto. Gli anarchici italiani nelle fonti di polizia 1921 – 1991, Ragusa. La Fiaccola, 2015) nel quale sono descritte le schedature degli anarchici italiani operate dalle questure italiane. Il lavoro che riguarda un lungo arco temporale, comprende anche il periodo del cosiddetto ventennio, durante il quale l'attenzione poliziesca si concentrò, nel mondo dei sovversivi, soprattutto sugli ambienti dell'esilio, giustamente considerati come i più pericolosi per il regime.
Per finire questa prima sezione “nazionale”, ultimo ma non ultimo, l'eccellente La Resistenza sconosciuta. Gli anarchici e lo lotta contro il fascismo, Milano, Zero in Condotta, 1995 e 2005, che oltre ai saggi di Gaetano Manfredonia, Italino Rossi, Marco Rossi, Giorgio Sacchetti, Cosimo Scarinzi, Franco Schirone e Claudio Venza, riproduce in copia anastatica, grazie al meritorio lavoro di Schirone, i numerosi e coraggiosi giornali anarchici clandestini usciti fra il 1943 e il 1945.

In Toscana, Lazio, Emilia Romagna, Lombardia, ecc.

Passando dal piano nazionale a quello regionale e locale, non possiamo non iniziare la rassegna che dalla Toscana, e in particolare dalle Alpi Apuane, dove operarono, folte e combattive, le formazioni anarchiche dei cavatori carraresi. Infatti si intitola Gli anarchici nella resistenza apuana (Lucca, Pacini Fazzi, 1984) il lavoro con il quale Gino Cerrito inaugurò di fatto questo filone di ricerca storica. Descrivendo non solo i momenti della lotta armata, ma anche, altrettanto importanti, quelli della ricostruzione del tessuto sociale e civile del Paese. Da Carrara a Piombino, dove gli operai degli altiforni e l'intera cittadinanza dettero vita, nel settembre 1943, a una imponente insurrezione popolare, descritta con sentita partecipazione da Pietro Bianconi nel suo La resistenza libertaria, Livorno, Tracce, 1984. Anche a Prato l'impegno antifascista non cessò durante il ventennio, così come scrive Alessandro Affortunati nel suo Fedeli alle libere idee. Il movimento anarchico pratese dalle origini alla Resistenza, Milano, Zero in Condotta, 2012, recentemente ristampato ed arricchito con nuovi dati. Nel lungo elenco biografico che correda quest'opera, non sono pochi gli anarchici pratesi che combatterono il fascismo armi alla mano. Restando in Toscana, ancora Marco Rossi, che in un breve opuscolo, Sovversivi contro fascisti a Livorno (1919-1943), Livorno, Circolo Malatesta, 2002, condensa l'assidua lotta antifascista del combattivo proletariato livornese. Marco Rossi, uno dei nostri storici sicuramente più attenti allo studio delle vicende antifasciste degli anarchici, torna sull'argomento con il saggio Livorno ribelle e sovversiva. Arditi del popolo contro il fascismo 1921 – 1922, Pisa, Biblioteca Franco Serantini, 2013. Lo spirito ribelle e sovversivo della città labronica esce a tutto tondo da queste belle pagine, nelle quali l'autore accompagna alla ricerca storica l'amore per la propria città.
Della presenza degli anarchici nella Resistenza romana si parla nell'opuscolo Il memorandum dell'Armata Rossa romana e gli Anarchici nella Resistenza romana, Archivio Internazionale Azione Antifascista, 2012, dove il curatore Valerio Gentili riporta una vecchia intervista fatta al sindacalista e partigiano Marcello Cardone.
Anche l'Emilia Romagna ha visto una massiccia partecipazione degli anarchici alla Resistenza, sia in formazioni miste o comuniste sia in formazioni autonome. Eppure nulla se ne è scritto in lavori specifici e appositamente dedicati, e solo Luigi Arbizzani, nel suo Antifascisti emiliani e romagnoli in Spagna e nella Resistenza, Milano, Vangelista, 1980, dedica alcuni cenni – non poteva non farlo – ai numerosi compagni nostri che presero parte alla lotta armata. Va segnalato, però, il preziosissimo DVD, Gli anarchici nella Resistenza, realizzato nel 1995, in occasione del cinquantenario della Liberazione, dal milanese Centro Studi Libertari – Archivio Pinelli, in collaborazione con la Fondazione Anna Kuliscioff. Vi sono raccolte le belle, e altrimenti perdute, testimonianze orali, di numerosi partigiani anarchici, e qui mi piace ricordare in particolare (mi sia consentito un moto affettivo) quelle degli anarchici imolesi Cesare Fuochi, Spartaco Borghi e Andrea Gaddoni.
Precedentemente segnalavo, per rimarcare la mancanza di studi specifici, come non esistesse un lavoro che ricostruisse appieno le vicende delle numerose Brigate anarchiche liguri e lombarde, forti di centinaia e migliaia di partigiani. Ora queste lacune si sono decisamente riempite, grazie al prezioso studio di Guido Barroero, Anarchismo e Resistenza in Liguria, e al recentissimo Per la Rivoluzione Sociale. Gli anarchici nella Resistenza a Milano (1943 – 1945), Milano, Zero in Condotta, 2015, scritto a due mani da Mauro de Agostini e Franco Schirone. Finalmente due lavori, a mio parere fondamentali e definitivi sull'argomento, in grado di dare conto dell'importanza che ricoprirono le brigate anarchiche nella lott a di Liberazione.

Biografie

La storia della lotta partigiana non è, comunque, solo quella “militare”che parla di formazioni, brigate e squadre d'azione, ma anche quella che ricostruisce l'impegno personale e diretto di quei militanti che, non appena se ne presentò la possibilità, contribuirono ad organizzare in partecipazione diretta e collettiva l'ormai radicata opposizione popolare al regime. Tantissimi furono gli anarchici che ripresero il filo della lotta e combatterono il fascismo in formazioni autonome o all'interno di Brigate miste, compagni rientrati dall'esilio, sfuggiti dal confino o dalle galere, riemersi dalla clandestinità in patria, tornati all'entusiasmo militante di chi poteva finalmente pregustare la rivincita sulle sofferenze patite nel Ventennio.
Di molti di questi, fra i più significativi per il ruolo svolto nella Resistenza o per la drammatica sorte che ne segnò l'esistenza, abbiamo oggi delle belle biografie, che ci fanno capire quanto fu importante, al di là degli aspetti meramente quantitativi, la presenza del movimento libertario nella lotta contro il nazifascismo.
Senza dubbio Ugo Mazzucchelli, una delle figure più importanti dell'anarchismo carrarese, può essere considerato un vero protagonista della lotta partigiana anarchica. Nella sua biografia A come anarchia o come Apua. Un anarchico a Carrara. Ugo Mazzucchelli (Carrara, Quaderni della Fiap, 1988 e ristampa nel 2005) Rosaria Bertolucci ricostruisce sia il ruolo determinante da lui ricoperto quale comandante della formazione “Michele Schirru” sia la capacità organizzativa che ne farà uno dei protagonisti della ricostruzione di Carrara. Restando a Carrara, mi piace segnalare il volume di Gino Vatteroni, Fóc al fóc! Goliardo Fiaschi: una vita per l'anarchia, Carrara, Circolo Goliardo Fiaschi, 2012, la biografia di un militante amato per l'umanità e l'impegno costante e disinteressato che lo caratterizzarono per tutta la vita, da quando partecipò giovanissimo alla Resistenza nel modenese a quando rischiò la vita e perse la libertà per i troppi, lunghi anni in difesa della libertà del popolo spagnolo. Anche Belgrado Pedrini partecipò alla Resistenza nel Carrarese e la sua fu una vita estremamente travagliata e drammatica. Ce la racconta, con lucida partecipazione, nel suo “Noi fummo i ribelli, noi fummo i predoni…”. Schegge autobiografiche di uomini contro, Carrara, Edizioni anarchiche Baffardello, 2001. Restando in Toscana, da segnalare il libro di Carlo Romani, Oreste Ristori. Vita avventurosa di un anarchico tra Toscana e Sudamerica, Pisa, Biblioteca Franco Serantini, 2015. Un doveroso omaggio a uno dei più attivi militanti anarchici del primo Novecento, fucilato a Firenze per rappresaglia dai repubblichini di Salò, nell'inverno del 1944.
A Cosenza nel 1943 ebbe luogo una imponente sollevazione contro il regime, che vide fra i suoi protagonisti e organizzatori Nino Malara, da sempre impegnato nel movimento anarchico e nella lotta antifascista. Lo racconta lui stesso in Antifascismo anarchico 1919- 1945, Roma, Sapere, 1995, una interessante autobiografia corredata dalla minuziosa introduzione di Adriana Dadà. Il piacentino Emilio Canzi, ha rivestito, forse, il ruolo più importante fra gli anarchici che hanno partecipato alla resistenza. Infatti nel 1944 il CLN Alta Italia lo nominò comandante della XIII Zona partigiana, ruolo che ricoprì con grande e unanimemente riconosciuta perizia fino alla Liberazione. Su di lui, a parte alcuni saggi di Claudio Silingardi usciti in «Studi Piacentini», esiste solo il lavoro di Ivano Tagliaferri, Il colonnello anarchico. Emilio Canzi e la guerra civile spagnola, Piacenza, Scritture, 2005, che però, come dice il sottotitolo, non parla del periodo resistenziale.
Passiamo da Piacenza alla vicina Reggio Emilia per incontrare un altro personaggio la cui drammatica fine può essere considerata emblematica tanto del generoso impegno quanto delle sofferenze, e spesso delle tragedie, che contraddistinsero l'esistenza di tanti nostri compagni. Sono ben tre i lavori dedicati a Enrico Zambonini, fucilato dai nazifascisti sulle colline reggiane nel 1944. Del 1981 è il breve lavoro di Antonio Zambonelli, Vita battaglie e morte di Enrico Zambonini (1893-1944), Comune di Villa Minozzo e ristampa nel 2008 del Circolo Zambonini, mentre del 1985 è “Reggiane” La Colomba e Il Faino, Reggio Emilia, Grafica Editoriale, 1965, l'originale lavoro nel quale Luciano Guidotti, accosta due biografie apparentemente contrastanti ma accomunate dall'impegno antifascista, quella della “colomba” don Pasquino Borghi e quella del “faino”, appunto l'anarchico Zambonini. Sarà nel 2009 che Giuseppe Galzerano scriverà una biografia completa ed esaustiva di Zambonini, nel suo Vita e lotta, esilio e morte dell'anarchico emiliano fucilato dalla Rsi, Casalvelino Scalo, Galzerano, un lavoro, come è nello stile dell'autore, particolarmente ricco di dati e documenti.
Numerose, come si sa, furono le staffette partigiane o le combattenti vere e proprie che parteciparono alla Resistenza. E fra queste anche compagne anarchiche e libertarie. Di alcune di loro si parla diffusamente, credo per la prima volta, nel libro di Martina Guerrini, Donne contro. Ribelli sovversive antifasciste, Milano, Zero in Condotta, 2013, che permette di cogliere quanto grande, e quanto altrettanto misconosciuta, sia stata la presenza femminile nella lotta antifascista.

Al confino sulle isole

Anche nelle Isole la presenza di militanti anarchici impegnati nella lotta al fascismo, sia durante il Ventennio sia negli anni della Resistenza, fu quanto mai significativa. Il siciliano Alfonso Failla è stato sicuramente uno degli uomini più perseguitati dal regime. La sua determinazione a non piegare il capo e a rimanere fedele alle proprie convinzioni ne fece una vera e propria vittima sacrificale della violenza fascista, che cercò inutilmente di piegarne la volontà. E infatti Insuscettibile di ravvedimento non poteva che essere il titolo del libro curato da Paolo Finzi, L'anarchico Alfonso Failla (1906-1986) Carte di polizia / Scritti / Testimonianze, Ragusa, La Fiaccola, 1993, un omaggio doveroso a una testimonianza di vita semplicemente esemplare. La sua lotta al fascismo fu, come quella di altri anarchici, non solo lotta per la libertà dalla dittatura, ma anche, altrettanto importante, lotta per la costruzione di un mondo nuovo. Un altro personaggio dalla vita tormentata e avventurosa fu il palermitano Paolo Schicchi, uno degli avversari più irriducibili e determinati del regime fascista. Il nipote Nicola Schicchi ne ripercorre l'esistenza nel volume Paolo Schicchi. Storia di un anarchico siciliano, Geraci Siculo, Arianna, 2015, arricchendo i dati biografici con i ricordi personali che lo legano alla figura del nonno. Di un altro militante antifascista scrive Graziano Vizzini, nel suo Anarchismo e antifascismo. Gaetano Di Bartolo Milana, Milano, Selene, 2006, “non tanto un eroe, ma un uomo comune con sentimenti e un animo integro, capace di atti eroici, non proclamati all'esterno, ma vissuti intensamente nell'animo”. Un altro isolano, questa volta sardo, di cui abbiamo una bella biografia è “Crodazzu”, Pasquale Fancello Crodazzu. Contadino, minatore, giornalista, sempre anarchico, Nuoro, Il Maestrale, 2013, una vita ricostruita con partecipazione da Cipriano Mele e Pina Mele.
Termino questa rassegna bibliografica, citando la seconda biografia (dopo quella uscita alcuni anni fa ad opera di Giorgio Sacchetti) dell'anarchico savonese Umberto Marzocchi, senza dubbio uno degli anarchici che più hanno fatto della propria vita un impegno totale alla causa della libertà. I tre autori, Vincenzo D'Amico, Giuseppe Milazzo e Giacomo Checcucci nel loro Umberto Marzocchi, Savona, Istituto Storico della Resistenza, 2015, ne ricostruiscono le vicende partendo dal primo impegno antifascista negli anni Venti, passando per la Guerra di Spagna e la Resistenza, per finire agli anni del dopoguerra, fino alla morte, nel 1986. Avendo avuto la grande fortuna di conoscerlo, frequentarlo e apprezzarne le doti intellettuali e la profonda umanità, non potevo chiudere questo breve lavoro, se non con lui.

Massimo Ortalli


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