rivista anarchica
anno 46 n. 406
aprile 2016





Losanna/
Un'iniziativa dal basso contro le espulsioni

Dall'8 marzo 2015, il collettivo R – un movimento spontaneo di cittadini composto da circa duecento persone – ha dato vita a un rifugio presso la Chiesa di St. Laurent nel centro di Losanna (Svizzera).

Perché un rifugio

Il rifugio protegge i richiedenti asilo minacciati di rinvio verso paesi di transito come l'Ungheria o l'Italia, dove molti di loro subiscono maltrattamenti o sono abbandonati a se stessi. La Svizzera pratica questi rinvii nel quadro degli accordi europei di Dublino. Secondo questi accordi, l'onere di valutare la domanda d'asilo compete al primo paese europeo in cui approda un richiedente, dunque i paesi che si trovano sulla frontiera dell'UE (Ungheria, Grecia, Italia, Spagna, ecc.). Tali accordi permettono così a paesi come la Svizzera di respingere la maggioranza dei richiedenti asilo verso questi stati di frontiera, senza entrare in materia sulla domanda d'asilo e dunque scaricandosi di ogni responsabilità.
Dal settembre 2015, la Segreteria di Stato della Migrazione, piuttosto che favorire l'integrazione dei rifugiati di guerra venuti da Siria e Afghanistan, ha accelerato il rinvio dei “casi Dublino”. Nei paesi europei di frontiera tuttavia, le condizioni di “accoglienza” presentano sempre più le caratteristiche dell'emergenza umanitaria. Di fronte a queste situazioni inaccettabili, l'inazione della Svizzera diventa colpevole: non mette soltanto in pericolo delle vite umane, compromette la nostra dignità e la nostra umanità.

Cosa chiede il Collettivo R...

Il Collettivo R chiede alla società civile di mobilitarsi in modo massiccio affinché il diritto all'asilo, la solidarietà e l'ospitalità non vengano vuotati del loro significato. Quasi 3'000 persone hanno già firmato il manifesto del Collettivo R che chiede al governo cantonale vodese di adoperarsi affinché la Svizzera applichi la clausola di sovranità sospendendo l'automatismo del “rinvio Dublino”. Per il momento, il Consiglio di Stato vodese si è mostrato sordo a questi appelli della società civile. Il collettivo R si batte anche affinché Losanna diventi una “Città Rifugio” rifiutandosi di partecipare all'esecuzioni dei rinvii forzati e accogliendo almeno 1'500 rifugiati accalcati alle frontiere europee.

...e cosa ha ottenuto

24 persone sono sfuggite al rinvio Dublino e la loro domanda d'asilo è in fase d'esame presso i servizi federali a Berna; più di 70 persone sono attualmente sostenute dal Collettivo R in vista dell'ottenimento di un trattamento analogo. L'organizzazione di azioni solidali e di integrazione quali corsi di francese e mense comuni sono all'ordine del giorno. In quanto luogo protetto, il rifugio diventa pure uno spazio di incontro e di condivisione tra migranti e persone solidali.

Losanna (Svizzera), 6 febbraio 2016.
Un gruppo di militanti del Collettivo R ha
dispiegato sulla cattedrale di Losanna
un drappo di 10 metri di lunghezza con
lo slogan “Stop renvois des réfugiés
Dublin” (Stop all'espulsione dei rifugiati
[a causa dell'accordo di] Dublino).
Con questa azione il Collettivo intende
denunciare la politica dei rinvii
praticata dalle autorità svizzere
La rete svizzera di sostegno

Sul sito del Collettivo Droit de rester (www.droit-de-rester.blogspot.ch), che collabora e sostiene il Collettivo R, si trovano molte informazioni utili, inerenti sia il Cantone di Vaud sia il resto della Svizzera.
In Ticino il Movimento dei senza voce (www.movimentodeisenzavoce.org) è attivo dal 2001 e fa parte del movimento svizzero dei “Sans-papier”. Si tratta di un'associazione apartitica e aconfessionale che ha come scopi quelli di sostenere la creazione e l'attuazione di una politica migratoria rispettosa dei diritti umani, di favorire attivamente la partecipazione dei migranti al tessuto sociale con il conseguimento di tutti i diritti sociali, civili e politici, di chiedere la regolarizzazione di tutti i sans-papiers residenti in Svizzera, di promuovere l'assistenza giuridica e socio-sanitaria, di rivendicare per ottenere le strutture necessarie per i bisogni fondamentali di tutte le persone, svizzeri e stranieri, senza fissa dimora o con problemi di ordine sociale e di restare attenti alle nuove forme di disagio, discriminazione ed esclusione sociale.

Fonti:
Collectif R, newsletter
www.stoprenvoi.ch
www.desobeissons.ch
www.droit-de-rester.blogspot.ch
www.movimentodeisenzavoce.org

Paola Pronini Medici




Lisbona/
Un incontro sull'educazione libertaria

Il 5 febbraio a Lisbona, il nuovo locale del centro sociale e libreria BOESG/Disgraca ha ricevuto la visita del compagno brasiliano Paulo Marques, insegnante alla facoltà di educazione dell'Università federale di Pelotas (Brasile), membro del Gruppo di Studio sull'Edukazione Libertaria di Pelotas (Brasile) e del Gruppo di Ricerca Memoria, Teoria e Pratica dell'Educazione Libertaria. Paulo è stato invitato per guidare un dibattito sul significato dell'educazione libertaria ai giorni nostri, riferendo delle sue esperienze accademiche nei gruppi di ricerca a cui prende parte in Brasile.
La piccola stanza era gremita di persone interessate a un argomento di cui, un secolo fa, si dibatteva spesso su riviste e giornali anarchici portoghesi, ma che non è molto affrontato ai giorni nostri. A dispetto di ciò, il boom di pubblicazioni in Brasile su questo argomento sembra essere in crescita, insieme alle esperienze di cui Paulo ha parlato e che si stanno realizzando dall'altra parte dell'Atlantico.
La prima parte della presentazione di Paulo introduceva le prospettive storiche, il pensiero e le esperienze dell'educazione libertaria. A partire da quello che era considerato un ethos libertario all'epoca degli antichi greci con Diogene di Sinope o Epicuro, con Montaigne e Erasmus durante il Rinascimento, alle prime critiche all'insegnamento mosse nel diciannovesimo secolo da Max Stirner e Friedrich Nietzsche, fino ai più recenti Ivan Illich e Michel Foucault e a Pedro Garcìa Olivo, nostro contemporaneo. Dalle prospettive libertarie di un'educazione alla libertà di Pierre-Joseph Proudhon, Mikhail Bakunin e William Godwin, finendo con le esperienze di Paul Robin all'orfanotrofio Prèvost di Cempuis (Francia), di Sébastien Faure a La Ruche a Ramboulliet (Francia) e di Francisco Ferrer alla Scuola Moderna a Barcellona che ha dato vita a un movimento internazionale di scuole basato sui suoi principi.
Paulo Marques voleva dar conto dell'importanza che hanno avuto, e continuano ad avere per l'immaginario anarchico collettivo, la critica alla scuola come luogo di indottrinamento da parte dello Stato e della religione, e del ruolo dell'educazione con tutto il suo potenziale di creazione di esseri umani autonomi.
La seconda parte della conversazione ha riguardato la rilevanza di questo argomento ai giorni nostri. Mettendo in discussione il classico discorso sulle pedagogie anarchiche della fine del XIX secolo e dell'inizio del XX secolo, Paulo ha fatto presente che se vogliamo parlare di educazione libertaria, dobbiamo basare la nostra idea sul nostro tempo, che è diverso da quello di Robin, Ferrer o Faure.
Basando la sua critica sull'approccio radicale di Pedro Garcìa Olivo e il suo completo rifiuto della scuola in quanto luogo di reclusione dei giovani dove è sempre presente la dicotomia ricompensa/punizione, Paulo sostiene che l'educazione si trovi dappertutto, nelle nostre più semplici interazioni con gli altri; sostiene anche che l'unico ruolo della scuola sia quello di certificare per conto dello Stato che gli studenti siano preparati ad essere buoni lavoratori. Per questo parla di edukazione, con la K, come gli spazi occupati (okupas, in portoghese), per indicare spazi di libertà e libera condivisione, fuori dallo spazio standardizzato dove ha luogo la normale educazione.
Paulo ha anche riferito delle sue esperienze di educazione libertaria negli spazi occupati della sua città natale e del modo in cui stanno discutendo su quale possa essere il loro approccio ad un argomento che è stato sulla bocca degli anarchici per più di un secolo.
Il dibattito che si è avuto è stato lungo e molto interessante, con molte domande poste dai partecipanti che, non familiarizzando con le idee anarchiche, per la prima volta avevano visitato il locale attirati proprio dall'argomento.

Pedro Morais

Traduzione di Carlotta Pedrazzini