rivista anarchica
anno 46 n. 406
aprile 2016


Terezín, 1941-1944

Ilse, Friedl, Helga

a cura di Claudia Piccinelli


Tre donne ebree: la poetessa e scrittrice per l'infanzia Ilse Herlinger Weber e l'artista e maestra Friedl Dicker Brandeis, nel lager di Terezín, testimoniano la personale sensibilità e vocazione al mondo dell'infanzia ferita. Mobilitano le doti interiori di bambine e bambini, per continuare a resistere, nella fiducia del sogno di libertà. L'adolescente Helga Weiss fissa nel diario e nei disegni il proprio vissuto: festeggiamenti, teatro, amicizie, amore. Ma anche momenti angosciosi di quell'esperienza, alla quale sopravviverà: per testimoniarne.

Qui di seguito, una presentazione del “ghetto-modello” di Terezín. Quindi una ricostruzione delle attività pedagogiche, solidali e artistiche tendenti a far sì che le piccole e i piccoli ospiti non venissero sopraffatti dalla quotidianità della vita reclusa e dalla negazione di qualsiasi speranza.
Disegni, appunti biografici, musica, teatro, uso del corpo, canzoni, lettura condivisa, ninne-nanne per ritrovare nel passato, “fuori”, tempi ricordi e pratiche per sopravvivere “dentro”. Con un'impossibile speranza da coltivare: il futuro.

Nel disegno: I bambini vanno a lezione, 1942.
”Prima della creazione dei dormitori a loro dedicati, i
Kinderheim, i bambini si riunivano e portavano le loro
panchette in un angolo, per fare lezione.”

I mille volti mascherati di Terezín

Dove il fiume Eger si tuffa nell'Elba sorge Terezín. Città dal doppio nome, e dai mille volti mascherati. Sempre avvolta, nell'immaginario, da un'aurea di sinistro mistero. La città murata bipartita, a sessanta chilometri da Praga, costruita nel 1780 in onore dell'imperatrice Maria Teresa sarà destinata nel tempo a molteplici scenari.
Alla fine del 1941, la “grande fortezza” per volere dei nazisti cambia nome. Diventa Theresienstadt, un campo-ghetto sottoposto al comando delle SS, alla sorveglianza della polizia ceca, all'amministrazione interna dello Judenrat. La “piccola fortezza”, invece, nel 1940 sarà scelta dalla Gestapo di Praga per incarcerare antifascisti, oppositori politici, appartenenti ai movimenti della resistenza.
Terezín, la stazione-vetrina, dove verranno convogliati, in un primo tempo, gli ebrei della Boemia e Moravia. Reinhard Heydrick solleva e risolve così il problema degli “ebrei delle zone occupate”. Dopo l'occupazione di Praga nel 1939 e l'istituzione del Protettorato di Boemia e Moravia, tramite circolare, il capo del servizio di sicurezza decreta la costituzione dello Judenrat, un consiglio ebraico, con il compito di eseguire gli ordini del governo nazista. In seguito, vi giungeranno ebrei da tutta Europa. Una tappa del viaggio verso est.
Terezín-Terme, il luogo di cure termali per anziani. Nel corso della Conferenza di Wansee del 20 gennaio 1942, si stabilisce che a Terezín verranno convogliati gli anziani ultrasessantacinquenni, ormai inabili al lavoro, gli invalidi di guerra e i decorati al valore militare.
Terezín, la città dono del Führer. Immortalata dal film di propaganda “Il Führer regala una città agli ebrei” del 1944, per la regia di Kurt Gerron, un detenuto del lager, autore di cabaret, attore e regista berlinese. La città fa da sfondo a scene con il delegato della Croce Rossa Internazionale. Lo svizzero Maurice Rossel durante il sopralluogo aveva potuto ammirare di persona i padiglioni per i concerti nella piazza centrale, bambini ben vestiti, donne sorridenti, ragazzi festosi. Il film dell'inganno sarà proiettato in tutti i cinema della Germania.
Terezín, il ghetto modello, luogo ideale di soggiorno per bambini. Quando nel dicembre del 1943 si annuncia il progetto di abbellimento del ghetto, sorgono i Kinderheim, dormitori per bambini. Per i piani propagandistici, come in un villaggio di cartapesta, pronto all'occorrenza ad essere distrutto, fioriscono parchi attrezzati per il gioco, il teatro delle marionette, un coro. Si può giocare nei parchi, salire sulle altalene, fare sport. Ma anche recitare e cantare, scrivere, disegnare. Possibile addirittura studiare, nella scuola clandestina denominata con la sigla L417.
Terezín, campo-ghetto degli artisti. Intellettuali, scrittrici, compositori musicisti, pittrici, scrittori, poetesse possono manifestare il proprio talento artistico e ispirazioni ideali senza destare troppi sospetti nell'opinione pubblica. Qui il mondo va alla rovescia. Alla fine del dicembre 1941, pur ritenendo illecita l'attività artistica, si istituiscono nel campo le Kameradschaftsabende, le serate di compagnia. A gennaio 1942, la Freizeitgestaltung, l'amministrazione delle attività del tempo libero, per il coordinamento della vita culturale, musicale, artistica: una forma di controllo dell'arte sottoposta alla censura nazista. Quando il Consiglio degli anziani chiede alle SS di introdurre ufficialmente gli strumenti musicali, allora, come armi di difesa e di resistenza, irrompono nel ghetto viole, violoncelli, flauti, liuti, chitarre.

Lager di Terezín, anni 1941-1944
Infanzia a Terezín

A Terezín, dal 1941 fino alla liberazione nel maggio 1945, giungono circa 15.000 bambini, spesso separati dai loro genitori. Ne tornerà poco più di un centinaio.
Bambine e bambini smarriti, angosciati perché non sanno. Ma ascoltano e, soprattutto, vedono. Vedono carri funebri trasportare pane, gente in coda per il rancio. Le SS camminare sui marciapiedi, le teste rapate, finestre con le sbarre. Vecchietti sgranocchiare pane duro e patate marce. Madri vagare con lo sguardo perso. Infermiere col termometro in camice bianco. Corpi martoriati, muri con il filo di ferro spinato.
Sentono lo sferragliare del treno dei trasporti, le urla delle SS agli appelli, lo stridore delle ruote dei carri, il suono della sirena. Sentono l'odore di fenolo.
Sentono l'assenza, la perdita della vicinanza dei genitori, dei nonni. Sentono l'angoscia della separazione, la perdita del nutrimento affettivo.
A Terezín, molti adulti si fanno carico delle sofferenze di bambine e bambini. Accomunati dalla stessa condizione, gli adulti offrono la condivisione del dolore. Mettono a disposizione le proprie risorse professionali e umane, senza sapere se ci sarà la ricompensa finale della libertà. Fanno dono gratuito di se stessi, consapevoli di proporre un modello positivo di ancoraggio alla vita. Confidano, anche nei più piccoli, nelle possibilità di partecipazione e capacità di recupero, nella forza sovversiva della creatività.
Bambine e bambini, alcuni solo per pochi giorni, altri qualche mese, altri ancora per qualche anno, possono sentirsi meno soli, meno orfani.

Deportazioni a Terezín

Protettorato di Boemia e Moravia: 74.000
Germania: 43.000
Austria: 15.000
Olanda: 5.000
Danimarca: 500
Slovacchia: 1.400
Ungheria: 1.100

140.000 internati, di cui 15.000 bambine/i
35.000 muoiono a Terezín
63 i trasporti a est, dal 1942 al 1944
87.000 deportati a est, tra cui 7.590 bambini
3.800 gli adulti sopravvissuti ai trasporti, 142 i bambini.


Ilse Herlinger Weber/
Una piccola passione: i bambini


E con loro nell'ottobre 1944, con uno degli ultimi trasporti, arriva ad Auschwitz. Tutte le bambine e i bambini, Ilse e il figlio Tommy passano per il camino. Cantando.
Ilse Herlinger Weber

Lettere e poesie: l'eredità di Ilse

A distanza di quarant'anni, vengono riportate alla luce le lettere della poetessa e scrittrice per l'infanzia Ilse Herlinger Weber1, ebrea, nata nel 1903 a Witkovitz, città della Moravia, dal 1918 inserita nella Repubblica Cecoslovacca. Nel febbraio 1942, con il marito Willy e il loro figlio minore Tommy, viene deportata e internata a Terezín. Willy sopravviverà. Anche il figlio maggiore Hanus riuscirà a salvarsi raggiungendo prima l'Inghilterra e poi la Svezia, accudito da Lilian, un'amica di penna, poi la migliore amica di Ilse, e destinataria delle lettere. Nell'autunno del 1944, Ilse morirà ad Auschwitz insieme al figlio Tommy e a numerose altre bambine e bambini.
Sarà James, il marito di Lilian nella soffitta della sua casa di Bristol a ritrovare il carteggio delle due amiche. Allegate, anche poesie per bambini. Invece il marito Willy, giardiniere a Terezín, trova un nascondiglio segreto per gli scritti composti da Ilse durante la prigionia. Dopo la guerra, riuscirà a recuperarli e restituirli alla memoria. Willy e il figlio Hanus raccoglieranno le poesie di Hilse in un libretto intitolato Theresienstadt.

Sogni di un'adolescente

”Il più grande desiderio: scrivere poesie. Una piccola passione: i bambini. L'attività preferita: scrivere lettere, racconti, testi in prosa poetica”. Sogni e aspirazioni svelati nelle risposte a un questionario della rivista Kranzchen, (Ghirlandina) compilato da Ilse sedicenne, assidua lettrice. Sensibilità e inclinazioni di mamma Ilse adolescente sono annotate nei diari ritrovati dal figlio maggiore. Hanuš conoscerà la madre solo attraverso gli scritti. Scrive in tedesco, la lingua della minoranza ebraica. A 26 anni, Ilse ha già pubblicato tre libri per l'infanzia, articoli su giornali e riviste, condotto radiogrammi, composto poesie.

Letture e solidarietà

Subito dopo la morte improvvisa del padre - racconta il fratello minore Oscar nelle cronache di famiglia e nelle lettere al cognato Willy - Ilse offre il suo aiuto a mamma e fratelli nella trattoria presa in gestione. E i libri diventano per lei un vero rifugio: “le discussioni di principio, il mondo, le pulizie e tutto il resto veniva dimenticato”.
Solo quattordicenne, appena terminato un corso di pediatria, Ilse si prende cura del bambino di una giovane donna zingara - accampata nel giardino adiacente la trattoria - morta di parto. L'anno dopo, il marito le regalerà una balalaika. Presto imparerà a suonare anche chitarra e mandolino. Apprendeva, e allo stesso tempo, insegnava agli altri.

La testimonianza di Ruth a Terezín

Ilse aveva lavorato in una scuola per l'infanzia, al servizio assistenza sociale della comunità.
All'arrivo a Terezín, si offre come infermiera e assume la direzione di una Kindermarodenstube, un'infermeria per bambini. L'amica Ruth tratteggia un'immagine di Ilse: “per recarsi al lavoro, indossava il grembiule bianco delle infermiere, con le sue larghe fasce, e per noi era un mistero come riuscisse a mantenerlo sempre candido”.
Dalla testimonianza dell'amica Ruth, Ilse si percepisce più sicura e forte, per la certezza di essere di aiuto nel ghetto. E si coglie la sollecitudine nella cura del proprio spazio. Un pittore dell'accademia, per sua richiesta, dipinge le pareti scrostate e umide con disegni di fiaba.

Contro le regole

Nel suo kumbalek, un bugigattolo per stanza, insieme alla cognata Erna e all'amica Ruth, Ilse compone e canta i suoi versi accompagnandosi con il liuto, tenuto appeso come per sfida alla parete. I vicini spesso vanno a trovare Ilse per ascoltare le sue poesie messe in musica, come Judith Birn Flusser, la tata di Hanuš bambino. Dopo la guerra, Judith trascriverà le strofe mandate a memoria nella stanza di Ilse, con effetto lenitivo anche dopo la Liberazione. Pure nell'infermeria, contro le regole, Ilse si procura una chitarra per la sua particolare cura dei piccoli pazienti.

Empatia

Nella Lettera al mio bambino dedicata al figlio Hanus, Ilse scrive in prosa poetica:

Faccio l'infermiera per i bambini,
è bello aiutarli e calmarli.
Di notte veglio su di loro, tante volte.
La piccola lampada debolmente illumina la sala.
Seduta qui veglio la loro quiete,
e ogni bambino per me è un pezzettino di te.

Ilse considera ogni bambino di Terezín come un figlio proprio:

Culle non mie

Siedo accanto a culle non mie,
così spesso alla luce del tramonto:
piccolissime dita
si stringono fra le mie.
Occhi grandi di figli non miei
mi osservano
così limpidi, così fidenti
come solo un bimbo sa.
Intorno a me svanisce allora
la greve tristezza
e provo un tale amore
come se mio fosse quel bimbo.

La lettura condivisa di zia Ilse

Nella privazione del lager, Ilse anticipa la consapevolezza di una buona pratica oggi molto attuale: la valenza affettiva della lettura condivisa.
Ninne nanne e racconti di fiabe ricreano la dimensione della familiarità, dell'intimità, il coinvolgimento di momenti intensi. Atmosfera che libera e accoglie domande inattese.
Zia Ilse, così la chiamavano, coglie il bisogno dei bambini di ascoltare storie.
Nello scrigno-rifugio della fantasia, in compagnia della parola narrata e della melodia della voce, i più piccoli incontrano personaggi delle fiabe della tradizione popolare, fate buone, anelli magici, orchi cattivi ed egoisti, streghe con gli artigli, maghi presuntuosi, folletti impertinenti. Ma anche piccoli eroi bambini immersi nel loro sogno di libertà.

Per la zia Ilse

Terra
Ribellione creativa

Da scrittrice sensibile e attenta, Ilse educa alla scoperta della forza del linguaggio simbolico, al pensiero creativo, al diritto di pensare ed esprimersi anche nelle avversità.
I bambini sollecitati da zia Ilse, come in una stanza magica, giocano con le parole, le trasformano, le ricreano. Ne scoprono il suono, il soffio, l'intonazione, la musicalità. Così sono liberi di inventare i loro canti, filastrocche, ninne nanne. Ilse educa altresì al lavoro cooperativo tra pari nel gruppo del coro, all'espressione vocale e corporea per le brevi rappresentazioni teatrali al pubblico di Terezín, soprattutto nei giorni di festa.
Non solo distrazioni, ma una forma creativa di resistenza, una ribellione all'abitudine della privazione e della rinuncia.
A Terezín, Brundibar è il canto della protesta. Nell'opera che richiama la fiaba dei fratelli Grimm, replicata cinquanta volte dai ragazzi, sulla prepotenza del cattivo Brundibar trionfano gli ultimi, i più deboli.
Anche Ilse, con le bambine e i bambini, canta la forza sovversiva della musica proibita:

Musica Prohibita

Musica e poesia
per poter sfuggire al male,
e far sbocciare da scarni canti
un grammo di felicità e un balsamico oblìo.
E quando alcuni già prossimi a cedere
riconoscon fra sé
che ancora un po' di bello c'è
per cui poter continuare”,
allora si sente attorno a sé una felicità così piena,
d'aver alleviato ad alcuni la pena,
e si riporta indietro il liuto
senza provar più paura dello sguardo temuto.

Cartolina postale a Gertrude von
Löwenadler, datata settembre 1944, con
timbro postale 14 novembre 1944
L'abbraccio della parola in musica

Nell'ora blu delle fiabe2, le sue parole in musica invece alleviano la fatica di addormentarsi da soli, per paura del distacco e degli incubi della notte:

Il blu del crepuscolo nella stanza dei piccoli malati di Terezín

Si stinge a ovest il bagliore del giorno,
nell'infermeria scivola la luce del crepuscolo,
lieve sfiora i letti dei piccoli malati
e posa su guance che la febbre arrossa.

È l'ora blu delle fiabe
e nell'aria è tutto un bisbiglio e un sussurro.

(traduzione Rita Baldoni)

Canto della sera

Luna dorata e stelle dorate
sopra la caserma.
Di tutta la grande terra
ci è rimasta solo la volta del cielo.
Luna dorata e stelle dorate
son lontane quelle che ho amate.
Quando la nostalgia mi assale,
troppo piccola è la volta del cielo.

Nell'autunno del '44, Ilse si offre volontaria per accompagnare nel campo di sterminio di Auschwitz un trasporto di bambini, tra i quali il figlio Tommy. Incoraggia i bambini a cantare, e intona con loro Wiegala, la canzone della ninna nanna. Fino alla fine.

Fai ninna, fai nanna, sereno riposa
Dovunque la notte si fa silenziosa!
Tutto è quiete, non c'è più rumore,
mio dolce bambino, per farti dormire.
Fai ninna, fai nanna, sereno riposa
Dovunque la notte si fa silenziosa.

Wiegala è la canzone testimonianza dei bambini di Terezín.

Ilse Weber e il suo liuto, 1928

Questa è la strada per Theresienstadt

Questa è la strada per Theresienstadt
che a migliaia percorrevano a stento
e lo stesso torto ha subito
ognuno di loro, a migliaia.
La attraversavano col capo chino
la stella di Davide sul cuore –
stanchi, coperti di polvere, i piedi feriti,
gli animi straziati di dolore.
La mano lacerata da carichi pesanti
da rudi ordini sospinta.
Oh strada infinita nel sole rovente
con le gole piagate dalla sete.
Questa è la strada per Theresienstadt
che il sangue ci ha bevuto del cuore,
ove più d'un anziano, stanco, è crollato
sul sentiero pietroso spirando.
È una strada ricolma d'orrenda miseria,
di fiumi di lacrime versate
di bimbi piangenti e donne ansimanti,
cosparsa di cupo dolore.
Qui con lo sguardo smarrito, anziani
dal passo malfermo
docili trottavano in gregge.
Quanti di loro mai più percorreranno
indietro la strada,
ché la terra li abbraccia pietosa.
E questa è anche la strada che rombando in giù
percorrevano in furia i motori,
a trasportare i destinati alla morte,
in incessante carico gemente.
Questa è la strada per Theresienstadt,
smisurata di dolore,
e mai più la dimenticherà
chi una sola volta l'ha vista.

Ilse Herlinger Weber
(traduzione di Rita Baldoni)


Una mostra a Chiari (BS)/
“Educare nel lager”

Si è tenuta a Chiari (Brescia) la mostra “Educare nel lager” composta di dieci pannelli curata da Lino Mussi e Claudia Piccinelli, allestita al “Museo della Città”. Il 27 gennaio, Giorno della memoria, il percorso visivo della mostra è stato illustrato a 150 tra bambine e bambini della scuola primaria da una classe prima di una scuola statale superiore clarense: Christian, Mihaela, Luigi, Asmae, Silvia, Fatou Binetou, Chiara, Quaoutar, Aurora, Rebeca, Kyeraa, Giulia, Abla, Noemi, Ons, Giorgia, Irda, Miriana, Adriana, Bisma, Erika, Nicola, Gentiana, Fitore, Sharon. La metà proviene da altri Paesi, talune di loro sono in Italia da poco tempo. Per alcune si è trattato del primo momento di condivisione di una pagina di storia a loro sconosciuta.
Un approccio cooperativo, un mutuo insegnamento coinvolgente.
Un modo per rinnovare il Giorno della memoria.
Un'ideale costruzione di ponti.

Malva Schalek: Ilse Weber canta accompagnandosi
con la chitarra, 1942

Kitty Brunnerová (26/12/1931-18/5/1944)


Friedl Dicker Brandeis/
Educare alla libertà


Lavoro cooperativo, gruppi di autoaiuto, autoespressione, condivisione, linguaggio del corpo. Dentro il lager.

L'artista e maestra Friedl Dicker Brandeis, nata nel 1898 a Vienna, prima arrestata come attivista politica poi assolta, a causa delle persecuzioni naziste emigra in Cecoslovacchia. Deportata a Terezín nel 1942, morirà ad Auschwitz, con i bambini di Terezín il 6 ottobre 1944.
Hanus Fischi (26/09/1933-6/10/1944)

Allieva del maestro Johannes Itten a Weimar, docente alla neofondata scuola del Bauhaus di Walter Gropius, trasferisce il suo metodo innovativo e lungimirante nell'insegnamento durante i suoi laboratori di disegno, a Terezín nella casa L410. Come le sue poche allieve sopravvissute testimoniano, ha saputo con l'arte prendersi cura della sofferenza.
Esperienze del ghetto così traumatiche e pervasive faticano ad essere restituite con le parole.
Friedl aiuta bambine e bambini ad esprimere il proprio sentire profondo con il disegno. Educa alla libertà. Lascia liberi di imprimere sulla carta malinconie, paure, angosce, sentimenti inespressi, ma anche scene di vita quotidiana del ghetto. Sollecita la memoria a riallacciarsi ai ricordi cari di casa. La famiglia riunita intorno alla tavola imbandita nei giorni di festa, il cagnolino dal pelo nero con il collare e la lingua fuori, il primo giorno di scuola con la bella cartella, accompagnati dalla mamma. Ricordi rassicuranti, capaci di far percepire la vicinanza affettiva anche in assenza.
Robert Bondy (1/5/1932-6/10/1944)

Predilige il lavoro cooperativo, in gruppi di autoaiuto. Sollecita la condivisione del poco materiale a disposizione. Stimola la capacità critica di ognuno, con la richiesta di consultarsi ed esprimere valutazione dei disegni, nel rispetto del punto di vista dell'altro.
Educa all'autoespressione anche attraverso il linguaggio del corpo. Coltiva la loro creatività. Mette a disposizione materiale povero, da reinventare con la tecnica del collages, carta da pacco, da disegno - un vero lusso -, ma anche fogli stampati trovati per caso. Fili di cotone per ricamare fiori. Matite, mozziconi di pastelli colorati, acquerelli per ricreare il proprio mondo interiore. E per dipingere i colori della speranza.
Friedl aiuta a dare voce alla rassegnazione muta, perché il silenzio non cura la sofferenza.

Al Museo statale ebraico di Praga sono esposti circa 4000 disegni dei bambini di Terezín3. Nella maggior parte, compare la firma, la data di nascita e della deportazione. Altri non sono firmati, ma in alcuni casi è stato possibile ricostruire l'anno e il luogo di nascita, il numero di trasporto a Terezín e ad Auschwitz, e la data della fine. Ne riproduciamo sette.
Ruth Heinová (19/2/1934-23/10/1944)

Doris Zdekauerová (15/7/1932-16/10/1944)

Jirí Beutler (9/3/1932-18/5/1944)

Erika Taussigová, senza date

Eva Meitnerová (1/5/1931- 28/10/1944)


Helga Weiss/
Quel mucchio di fogli ingialliti


Una ragazzina ebrea, praghese, sopravvive a Terezín, Auschwitz-Birkenau, Freiberg e Mauthausen.
Qualche anno fa Helga decide di pubblicare il diario e i disegni fatti a Terezín tra il 1941 e il 1944. Disegni che rappresentano il dentro e anche il fuori (ricordato o immaginato).


Helga Weiss classe 1929, nata a Praga da famiglia ebrea di lingua ceca, è sopravvissuta prima a Terezín, poi a Auschwitz-Birkenau, a Freiberg, infine a Mauthausen. Dopo la guerra, diventerà un'affermata pittrice.
A Terezín, al dormitorio 24 delle adolescenti, con le cuccette a tre piani, nella L410, una strada perpendicolare, annota le sue giornate in un diario. Dirà in un'intervista: “Scrivevo solo per me. Disegnavo anche per me”. Decide solo qualche anno fa di pubblicare il suo diario, dopo aver riordinato il mucchio di fogli ingialliti scritti a matita, rimasti per anni dimenticati in fondo a un cassetto. Quaderni murati a Terezín insieme ai disegni, dallo zio Josep Polák, in tal modo salvati.
Nei suoi disegni, documenta scene di vita quotidiana nel ghetto, dal 1941 al 1944. Ma anche il mondo fuori, quello immaginato o ricordato, per sentirsi viva. Le ragazze amano trasformare la piccola stanza in una saletta da ballo. Ogni occasione è buona per festeggiare, preparare uno spettacolo con invito: “ci è sembrato di essere fuori, liberi”.

Desiderio per il compleannoI, 1943
”Ogni cosa a Terezín veniva trasportata su vecchi carri
funebri, compresa questa enorme torta di compleanno
immaginaria proveniente da Praga!”

Per il suo quattordicesimo compleanno, novembre 1943
“Un disegno per la mia amica Francka. Siamo nate nello
stesso reparto maternità, abbiamo condiviso una cuccetta
e siamo diventate amiche del cuore a Terezín. Abbiamo
immaginato come avrebbe potuto essere la nostra vita
passati altri quattordici anni, quando entrambe avremmo
avuto dei figli e li avremmo portati a passeggio a Praga.
Francka è morta ad Auschwitz.”
Terribili e belle

Gennaio 1943
Siamo state insieme a una serata, hanno recitato delle poesie di Villon. Mi hanno colpito enormemente. Sono terribili e belle al tempo stesso. “Muoio di sete accanto alla fontana, brucio come fuoco e mi battono i denti, il mio paese mi è terra lontana...” ; devo prenderle in prestito da qualche parte.

Novembre 1943
Pare sia in arrivo una commissione internazionale. Si effettuano grandi pulizie e si risistema la città: “Verschönerung der Stadt”. È pronto il piano col percorso della commissione, e in base a quello si lavora. Alla Amburgo, da tutte le stanze con le finestre che danno sulla strada, nel giro di ventiquattro ore sono dovuti scomparire i terzi piani delle cuccette. Di conseguenza è partito un altro trasporto, ma senza che questo servisse minimamente a liberare tutti i posti.
È successo allora che stamattina sono semplicemente arrivati, hanno segato le cuccette, e chi le occupava non ha potuto far altro che prendere i propri bagagli e trasferirsi altrove. Non c'erano altri posti, ma nel giro di due giorni si è risolto tutto. Alcuni si sono trasferiti negli edifici, gli altri hanno optato per il “Notbelágy”. Anche la mamma era tra le persone colpite, ma per fortuna, dopo tre giorni di ricerca disperata, ha ottenuto un posto su una cuccetta a due piani nella stanza 211.
Helga4

a cura di Claudia Piccinelli


Concerto nel dormitorio, 1942
“Nonostante la tetra situazione siamo riusciti ad avere
tempo per la cultura e il divertimento.”

Il lavatoio, 1942
“C'era soltanto acqua fredda e dovevamo usarla
con moderazione.”

Note/Bibliografia essenziale

  1. Ilse Herlinger Weber, Quando finirà la sofferenza? Lettere e poesie da Theresienstadt (traduzione di Susanne Barta e Manfredo Bertazzoni), Lindau, Torino, 2013
  2. Ilse Herlinger Weber, L'ora blu delle fiabe (traduzione di Rita Baldoni), Edizioni Paoline, 2014
  3. Qui non ho visto farfalle. Disegni e poesie dei bambini di Terezín, Pubblicazione edita da Museo ebraico di Praga, terza edizione, 2008
  4. Helga Weiss, Il diario di Helga, Einaudi, Torino, 2014

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