rivista anarchica
anno 46 n. 407
maggio 2016






Lettera ai giornalisti

Scrivo da tanti anni, ma solo ultimamente ho capito quanto sia veramente importante come si fa informazione e, soprattutto, quanti danni fanno i giornalisti che la fanno in maniera “cattiva” e solo per essere più accolti e piacenti alla pancia della gente. Allora questa volta voglio scrivere proprio ai giornalisti, ed essere io a fare loro delle domande.
Penso che ci dovrebbe essere più attenzione, sensibilità e responsabilità nel dare le notizie. Spesso la rappresentazione mediatica dei reati, della prigione e dei detenuti è sbagliata. Ed in certi casi fa più male della stessa pena detentiva.
Penso che alcuni giornalisti di cronaca nera spesso, più che informare, scrivano quello che va di moda al momento. Per esempio, si prende un tragico caso, scandaloso o emotivamente coinvolgente, poi lo si enfatizza con servizi, foto, titoli, ospiti noti, analisi approssimative ed esperti all'occorrenza, che si prestano ad una informazione da spettacolo noir. E la televisione è peggio della carta stampata perché ha un ruolo più rilevante. E spesso si vedono giornalisti che cercano costantemente lo scoop, assaltando e marcando strette le vittime dei reati, approfittando dei loro sentimenti, a pochi giorni, e a volte anche a poche ore, dal reato subito e fanno loro la brutta e invasiva domanda: è disposto a perdonare?
Il grande giornalista Kapuscinski ripeteva spesso che per essere un buon giornalista si devono avere queste qualità: “L'empatia con la fonte, la lontananza da un certo cinismo giornalistico, la comprensione delle diverse culture, l'ascolto, l'utilizzo di fonti e storie poco battute, la vicinanza con il territorio e con le persone, con le comunità locali, la condivisione”. Si sa, i giornalisti hanno sempre esercitato un'importante funzione di crescita culturale e sociale a favore dell'opinione pubblica. Ricordo che i giornalisti impegnati sul fronte della guerra del Vietnam, quando si resero conto che i notiziari ufficiali mentivano rispetto alle proporzioni e alle caratteristiche dell'impegno bellico statunitense, avviarono una campagna d'informazione che sarebbe diventata decisiva per convincere l'opinione pubblica a prendere posizione contro la guerra.
Io credo che in Italia la giustizia e le prigioni siano quelle che sono anche perché, a differenza di altri Paesi, nel nostro manca un'informazione corretta sull'argomento. Le notizie molto spesso si danno, ma si danno senza approfondimento e a proprio piacimento o tornaconto per essere letti. E una buona proposta di legge sull'affettività in carcere può trasformarsi in una proposta di legge per istituire bordelli in carcere... Ne potrei fare tanti di esempi come questo, che in tutti questi anni mi hanno fatto male, ma soprattutto hanno fatto male alla coscienza sociale della gente.
Ora avrei io delle domande per chi fa informazione sul carcere:
1) La società vorrebbe chiudere i criminali e buttare via le chiavi, ma perché non scrivete che prima o poi in parecchi usciranno? E che molti di loro quando saranno fuori potrebbero vendicarsi di essere usciti più cattivi di quando sono entrati?
2) Siamo anche quello che leggiamo. Non credete che sia difficile migliorare le persone che stanno dentro solo con la sofferenza del carcere, e fuori con un'informazione superficiale e sensazionalistica?
3) Lo sapete che in Italia esiste una pena che non finisce mai (o che finisce nel 9.999)? Come mai le persone sono convinte che in Italia l'ergastolo non esista o che non lo sconti nessuno, quando invece ci sono persone che sono dentro da venti, trenta, quarant'anni? Che ne pensate?
4) Scrivete con la penna, con il cuore o con la testa?
5) È corretto scrivere che un assassino è uscito dopo “solo” vent'anni di carcere?
6) Pensate che siano più i giornalisti che influenzano l'opinione pubblica o è l'opinione pubblica che influenza il modo di informare dei giornalisti?
7) Io penso che il carcere non sia la medicina, ma è la malattia; non cura quindi, non curano, soprattutto, proprio le pene troppo lunghe: ma voi che cosa intendete con la formula “certezza della pena”?

Grazie a quei giornalisti che risponderanno.
Un sorriso fra le sbarre.

Carmelo Musumeci
Carcere di Padova 2016
www.carmelomusumeci.com