Il diritto alla pennica
Potrà sembrare un paradosso, ma credo che il modo più efficace per tenere gli occhi aperti sia quello di dormire. Il sonno ricarica, restituisce energie, ci regala l'imprevedibile traiettoria dei sogni, facendo dell'inconscio un suggeritore che si annida sotto il palco delle nostre esistenze e regala battute a sorpresa nel copione che ci siamo scelti, talvolta cambiandolo in meglio, altre volte stravolgendolo in peggio.
È un rischio che vale la pena correre, ma c'è un altro pericolo, molto più insidioso. Parlo di convenzioni sociali. Provate a proporre il diritto alla pennica, o pennichella se preferite, intesa come breve sonno ristoratore da godersi nell'immediato dopopranzo. Per conto mio, sono pronto a battermi per il riconoscimento sui luoghi di lavoro di almeno mezz'ora al giorno, e non comincino a sbraitare gli adepti della produttività spinta, coloro che vedono nelle pause uno spreco di tempo lavorativo, un indice di fancazzismo, una tendenza antisociale alla pigrizia da contrastare con le buone o con il licenziamento. Gente che si appella sempre all'efficienza (degli altri), all'abnegazione (degli altri), ai risultati produttivi ottenuti con la fatica (non la loro).
In questo anno tormentato, il ventesimo dall'inizio della grande crisi intermittente, dovremmo deciderci a ridurre la velocità, a scalare le marce fino a fermarci in un'area di sosta per schiacciare un pisolino. Venditori di tutto il mondo, unitevi per sostenere una rivendicazione naturale e benefica per l'essere umano. Sovvertite i postulati del marketing. Allargare le quote di mercato? Presidiare le posizioni? Contrastare il calo del fatturato? Dormiteci sopra, e se avrete sognato bene, troverete la risposta a voi più congeniale. Forse quella di vendere la vostra sveglia.
Per questo, nell'anno 2027, oso proporre l'indicibile, forzando un tabù. Lavoriamo meno, lavoriamo lento. Abroghiamo l'odiosa figura che impazza negli uffici pubblici e nelle aziende private, i controllori asserviti alle esigenze di pochi: i famigerati ausiliari della siesta, che sanzionano il minimo colpo di sonno. Dalla nostra abbiamo la saggezza dei filosofi, degli scrittori visionari, di quanti hanno indicato una via d'uscita a un popolo eternamente vigile, eppure addormentato: <Le grandi organizzazioni non dormono mai> ammoniva Aldous Huxley. Combattiamo dunque l'insonnia dei desideri assecondando il sopore che ci afferra nel primo pomeriggio. Perché è dal sonno breve e frequente che possono risvegliarsi le coscienze. Parola di narcolettico.
Paolo Pasi
|
|