rivista anarchica
anno 46 n. 408
giugno 2016


controsservatorio Giubileo

Occhio
alle gerarchie

intervista a Vittorio Bellavite
di Francesca Palazzi Arduini


La politica vaticana secondo “Noi siamo Chiesa“, un gruppo cattolico internazionale fortemente critico con la gerarchia ecclesiastica.
Ne intervistiamo il coordinatore nazionale.


Vittorio Bellavite è il coordinatore nazionale del movimento “Noi siamo Chiesa“, impegnato a sollecitare la riforma della Chiesa cattolica secondo le decisioni del Concilio Vaticano II (1962-1965). “Noi siamo Chiesa“ è la sezione italiana del movimento internazionale “International Movement We are Church“, che segue con attenzione le scelte di questo nuovo papa, chiedendo rinnovamento e spesso schierandosi in maniera coraggiosa su varie problematiche, come la presa di posizione del gennaio 2016 sulla differenza sessuale e di genere.
Nel 2014 il vescovo di Innsbruck, su sollecitazione del Card. Müller (prefetto della Congregazione per la difesa della fede, ex Sant'Ufficio) ha scomunicato due dei fondatori del movimento internazionale, gli austriaci Marta e Gert Heizer perché celebravano l'Eucaristia senza la partecipazione di un prete.

Vittorio, come tu sai l'anticlericalismo moderno considera la Chiesa come un dispositivo di potere politico e sociale, è forte lo scetticismo sulle ventilate possibilità di una riforma “democratica“ del clero, vista oltretutto la decadenza stessa dei sistemi di governo cosiddetti “democratici“ in tutto il mondo. Il rapporto Chiesa-Stato in Italia è sempre stato bersaglio delle analisi critiche di anarchici, socialisti libertari, liberali, puoi quindi immaginare la curiosità per un movimento come il vostro che propugna un modello di Chiesa che definirei “partecipativo“ e molto mal visto negli ambienti del cattolicesimo stile “Family Day“, bigotto e identitario.
Nel terzo anniversario dell'elezione di Papa Francesco il Movimento Internazionale We Are Church invita tutti i leader della Chiesa a sostenere con tutte le loro forze le riforme nella linea del Concilio Vaticano II e a contrastare le forti resistenze che esse incontrano nella Chiesa“ scrivete. Significa che per ‘'Noi siamo Chiesa'' se la politica di Bergoglio non è ancora così innovativa è a causa di resistenze interne?
Sì, hai detto bene. Il vento del rinnovamento è ostacolato dalla struttura gerarchica e da vecchie culture. La Chiesa cattolica è una struttura enorme, molto verticalizzata e anche abbastanza diversa da paese a paese. I cambiamenti sono sempre lenti, c'è una logica interna che apprezza molto e vive l'unità ma ne paga le conseguenze perché le diversità, che pure sono una delle sue ricchezze, tendono a essere mortificate.

Avete notato che “I trentacinque anni del doppio pontificato polacco-tedesco sono ancora influenti e ostacolano il nuovo corso nella vita della chiesa.“ Come pregiudica questo iter di cambiamento il fatto che la maggior parte dei vescovi e dei cardinali sono stati scelti proprio dai due precedenti papi?
Questo è il problema. Il potere del papa di nomina dei vescovi a suo insindacabile giudizio, da una parte libera la Chiesa dalle interferenze del potere civile al suo interno (come è avvenuto per secoli), dall'altra lega abbastanza la Chiesa agli orientamenti teologici e pastorali del papa “regnante“. Nel nostro caso due pontificati omogenei per un tempo così lungo (trentacinque anni) sono un ostacolo obiettivo al cambiamento […]
Nel nostro piccolo da vent'anni (Noi Siamo Chiesa ha questa età) controcorrente abbiamo posto dei problemi che ora sono riconosciuti da tutti come reali e importanti. Ora con papa Francesco siamo meno isolati di prima e nello scorso novembre a Roma abbiamo organizzato dal basso, autofinanziandoci, un incontro di cento rappresentanti dei movimenti per la riforma della Chiesa di tutto il mondo nel nome della necessità assoluta di rilanciare le riforme decise dal Concilio Vaticano II.



Struttura e disciplina
pesanti

In occasione del cinquantesimo anniversario della fine del Concilio Vaticano II, Bergoglio ha voluto rilanciarne il messaggio. Potresti riassumere in breve per i non credenti e i digiuni in materia quali sono gli elementi essenziali proposti da quel Concilio?
Per capire qualcosa del Concilio Vaticano II bisognerebbe conoscere la situazione precedente della generalità della vita nella Chiesa prima di esso. I fermenti innovatori hanno percorso in modo sotterraneo il mondo cattolico (basti pensare in Italia al modernismo) ma la struttura e la disciplina erano pesanti. Anzitutto il Concilio ha proposto un'altra idea di Dio, non quello che punisce e assolve, concepito prevalentemente come portatore di obblighi morali e chiuso in se stesso, diffidente e lontano dai non credenti ed anche dai protestanti, con la Chiesa chiusa ed escludente.
Fu proposta un'altra idea di Dio simile a quella di cui parla ora papa Francesco. La salvezza si disse che era per tutti, credenti e non credenti, quello che contava era la rettitudine nell'operare, la giustizia, la fraternità. La misericordia fu il nuovo messaggio. La Bibbia, cioè la Parola di Dio, venne rimessa al centro della vita di fede. L'aveva già detto Lutero. […] Gli atei non andavano all'inferno perché atei. Nella vita della Chiesa assunse una importanza fondamentale la coscienza del singolo credente, illuminata dalla sua riflessione sulla Bibbia, che nessuna norma o imposizione clericale poteva superare. E nella vita della Chiesa si cominciò a parlare di collegialità (non comandava solo il papa) mentre il Popolo di Dio doveva avere diritti e doveri nella vita delle comunità cristiane. Il latino nella liturgia fu abbandonato sostituito da tutte le lingue di uso corrente […]

Nel documento sui tre anni di pontificato di Bergoglio scrivete: “Dopo la precedente eccessiva enfasi sulla ortodossia, l'attenzione è stata spostata sulla ortoprassi. Ciò  significa impegno concreto per i poveri di tutto nel mondo, in linea con lo spirito più autentico del Vangelo.“ Pensate che la linea “terzomondista“ di Bergoglio si tradurrà solo in un maggiore sostegno alle strutture tradizionali delle missioni? A prescindere da alcune aperture all'uso del profilattico, ad esempio contro il virus Zika, questo papa non sembra pensarla diversamente dai predecessori sulla contraccezione, perlomeno nei fatti.
La questione della contraccezione sta esaurendosi nella Chiesa. La linea dell'enciclica Humanae Vitae di Paolo VI del 1969 non è stata “recepita“ dal popolo cristiano. Sono molti i teologi che sostengono che essa non ha più, di conseguenza, valore di precetto obbligatorio e nella vita quotidiana delle parrocchie e delle associazioni viene ignorata (mi risulta quasi dovunque). Mi pare che anche papa Francesco non se ne occupi (mentre papa Benedetto la confermava appena possibile). Mi risulta che in Africa molte suore distribuiscono i preservativi dove l'AIDS è diffuso, anche se lo fanno silenziosamente, senza proclamarlo.
La linea terzomondista di Bergoglio, oltre che l'abbandono dell'eurocentrismo di papa Ratzinger, sono le vere novità del suo pontificato. Quanto alle missioni bisogna conoscere una realtà che è cambiata del tutto. I missionari europei nel terzo mondo sono sempre meno e non hanno più il ruolo di una volta perché sono stati sostituiti dal clero locale. Inoltre, dove ci sono, spesso e volentieri hanno posizioni avanzate non solo sulle questioni sociali ma anche su quelle interne alla Chiesa, lontani come sono dai riti dal cattolicesimo di maggioranza e di routine da cui provengono. Cioè il missionario-tipo non è più il portatore della cultura occidentale dei colonizzatori, come era invece una volta.

I due Sinodi dei Vescovi del 2014 e del 2015 hanno aperto un nuovo capitolo nella storia della Chiesa, nonostante i loro deludenti risultati…“ cosa cambia nella composizione dei Sinodi dopo il 19 marzo e cosa chiedete in merito alla partecipazione alle decisioni?
Per la prima volta, prima delle assemblee sinodali, è stata fatta una vasta consultazione di base in tutto il mondo cattolico sulle questioni in discussione (omosessuali, divorziati, risposati, ecc.). Il suo esito ha indicato che l'opinione cattolica è più avanti dei suoi vescovi. Ma in Italia i vescovi hanno tenuto segreti i pareri espressi!
Noi chiediamo da sempre strutture di partecipazione di tipo sinodale dove, negli organi che decidono la vita e l'organizzazione della Chiesa, sia presente il popolo cattolico. Abbiamo messo in discussione lo stesso sistema di nomina dei vescovi che ora sono designati solo dal papa e dai collaboratori che egli nomina.

Bergoglio ha detto nel volo di ritorno dal Messico: “Un vescovo che ha un prete in una parrocchia, se questo è noto come pedofilo, la cosa migliore che può fare è di chiedere le sue dimissioni“. Il problema della pedofilia è strettamente legato alla questione del celibato dei sacerdoti e del voto di castità, come avete vissuto in questi ultimi decenni queste tematiche?
In tutte le sezioni del movimento internazionale la posizione nei confronti della pedofilia del clero è stata molto dura. Nel nostro paese in particolare “Noi Siamo Chiesa“ ha preso posizioni molto severe nei confronti del vertice dei vescovi italiani. Li abbiamo accusati di sostenere che nel nostro paese la situazione è ben diversa da quella di altri paesi (nord Europa, USA). Ciò non è vero. Inoltre, secondo la Conferenza episcopale, in Italia il vescovo non ha l'obbligo di ricorrere all'autorità giudiziaria. È vero che non esiste l'obbligo giuridico, ma il vescovo dovrebbe avere l'obbligo morale di ricorrere alla magistratura. I vescovi dicono anche che la vittima deve avere fiducia nel proprio vescovo senza prevedere un soggetto indipendente che intervenga nel momento stesso in cui i fatti vengono denunciati, contrariamente a quanto ora avviene all'estero dopo lo scoppio degli scandali (In Italia solo la diocesi di Bolzano fa eccezione).
Mi pare che papa Francesco si muova con più decisione di papa Benedetto. Il problema della pedofilia del clero non è direttamente legato al celibato ma piuttosto all'educazione tradizionale che nei seminari si impartiva o si impartisce. Si tenga presente che il clero anziano entrava in seminario a undici anni.


Donne e fine vita

Com'è possibile che, ancora una volta, la questione del ruolo delle donne nella chiesa cattolica e la loro ordinazione a sacerdoti sia “scavalcata“ addirittura ricorrendo al discorso della fine del “clericalismo“? Vuol dire che le donne anche stavolta hanno perso il treno nella Chiesa cattolica e che continueranno a migrare verso altre confessioni per vedersi maggiormente riconosciute?
Papa Francesco in questo campo ha fatto solo affermazioni generali ma è opinione abbastanza diffusa nel nostro circuito che egli, per sua storia e provenienza, conosca poco l'elaborazione della teologia femminista ben presente anche nella Chiesa cattolica. Sulla questione dell'ordinazione al ministero delle donne bisogna tenere presente che ci sono alle spalle ben duemila anni di storia di segno contrario e i pronunciamenti espliciti degli ultimi due papi.
Detto questo, se si andasse rapidamente a una decisione favorevole a quello che noi chiediamo, sarebbe difficile evitare qualcosa di simile a uno scisma, almeno in alcune parti dell'universo cattolico. Noi continuiamo a sostenere che non ci sono ostacoli teologici al ministero femminile e questa idea sta circolando (la sostenne anche il Card. Martini). Quello che chiediamo è che le donne siano subito ammesse al diaconato (un passo precedente nell'ordinamento canonico a quello del prete) e soprattutto che assumano ruoli importanti nella gestione della complessa struttura della Chiesa.
A onore di papa Francesco bisogna dire ciò che pochi in Italia sanno: egli ha risolto a favore delle suore USA uno scontro durissimo che esse avevano con la curia vaticana che da anni le aveva messe sotto processo perché accusate di essere troppo “conciliari“ e poco sottomesse.

Si avvicina il tempo in cui il Parlamento italiano discuterà di una legge sul “fine vita“. Cosa pensi farà il papa su questa tematica, che spesso negli stessi ospedali cattolici è affrontata con molta più praticità e meno ortodossia di quel che non si crede?
Premetto che la posizione di Noi Siamo Chiesa sulla questione di quell'aspetto del fine vita che riguarda il testamento biologico è stata dall'inizio molto dura nei confronti della campagna che una gran parte della Chiesa ha avuto sul caso Englaro. Abbiamo scritto testi di denuncia, in sostanza abbiamo detto che era contro il senso cristiano della vita e della morte accanirsi a tenere in vita una persona che era morta (Eluana). Chiediamo che si faccia subito una legge sul modello del testo proposto a suo tempo dal senatore Marino. Però sul fine vita c'è l'altro problema, quello dell'eutanasia e del suicidio assistito. Sono cose diverse da quelle che riguardano il testamento biologico. I radicali, secondo noi, hanno sbagliato a proporre un unico progetto di legge.


Francesca Palazzi Arduini