rivista anarchica
anno 46 n. 408
giugno 2016


Sardegna

Buon compleanno
Faber!“
numero 4

di Marco Asunis e Gianni Stocchino / foto di Giuseppe Pau


Tra febbraio e marzo si è svolta nel Cagliaritano la quarta puntata del festival dedicato al cantautore genovese Fabrizio De André, che con l'isola ha avuto un rapporto particolarmente stretto. Genovese e anarchico.
E come nelle passate edizioni l'afflato libertario ha attraversato
numerose iniziative, svoltesi in 7 comuni. Eccone il resoconto
scritto da due degli organizzatori.


E sono quattro! Anche quest'ultima edizione del festival Buon Compleanno Faber, al pari delle precedenti, si è conclusa caratterizzandosi come festa particolarmente originale. Una festa fatta di tanti momenti culturali diversi, che ha alla base la visione artistica, poetica e sociale di Fabrizio De André, riseminata e non masterizzata (“non una cover, non un omaggio e nemmeno un ricordo“ recitava il sottotitolo della manifestazione).
È un appuntamento che si organizza in Sardegna a cavallo del compleanno di Fabrizio De Andrè, il 18 febbraio. L'edizione 2016 si è svolta tra il 3 febbraio e il 6 marzo, articolata in ventotto giornate di musica, letteratura, cinema, arte e impegno civile, con 80 appuntamenti e più di 120 ospiti tra i Comuni di Monserrato, Cagliari, Soleminis, Serdiana, San Sperate, Quartu Sant'Elena e Assemini.
Un bilancio “quantitativo“ piuttosto eloquente, che passa, però, in secondo piano rispetto all'insieme di emozioni e passioni che il festival ha suscitato e che proviamo a raccontare qui.
Un festival unico nel suo genere, bello, intelligente, che coinvolge, fa riflettere e pensare.
Insieme al gran variegato numero di eventi culturali, è stata una manifestazione piena di empatia e ricca di momenti appassionanti vissuti con belle persone, artisti lontani da pure logiche commerciali e conformiste, con l'idea che mondi nuovi siano sempre possibili.
La manifestazione di quest'anno è stata dedicata a Teresa Sarti, co-fondatrice di Emergency e proprio l'intervento della figlia Cecilia Strada ha “certificato“ il senso più profondo dell'iniziativa, il suo carattere concreto di progetto spiritualmente politico, al pari di quello culturale: il tema della difesa della pace, quello che Cecilia e Gino Strada continuano a perseguire in modo coerente e coraggioso. Ad Emergency sono state donate, quale riconoscimento di questo impegno, le opere in ceramica Le acciughe fanno il pallone dell'artigiano-artista Sergio Scognamiglio, I pesci di Tzilipicche e Xenia del Maestro Gian Carlo Marchisio.
Questo festival ha dato voce e valore alle testimonianze di tante donne e uomini autorevoli e appassionati. Dario Fo che, nella sua incessante e frenetica vita da novantenne, ha raccontato del suo libro La storia proibita dell'America, sulla resistenza dell'unica tribù di nativi americani che non si arrese mai ai bianchi conquistatori, gli indiani Seminole.
Poi Egidia Beretta che, in una giornata particolarmente carica di emozioni, ha raccontato degli ideali di suo figlio Vittorio Arrigoni, ucciso a Gaza, in Palestina. Lo ha fatto insieme all'attivista e studioso Enrico Bartolomei in una serata tutta incentrata sulla lotta di liberazione palestinese dall'oppressione israeliana, inaugurata con la proiezione del bel film-documentario “Striplife. Gaza in a Day“ di autori vari per la distribuzione di Lab 80film.
Ancora, Marco Ansaldo, giornalista, vaticanista e inviato speciale per la politica internazionale di “Repubblica“ ha presentato Le molte feritoie della notte, un libro che ricostruisce con documenti e testimonianze quarant'anni di carriera di Fabrizio De André, mettendone in risalto le sue mille sfaccettature: quella dell'uomo dalla voce profonda e armoniosa che fa vibrare parole dolci e, al pari tempo, sferzanti, quella di colui che, sarcastico con i potenti, crea scandalo e irride i benpensanti, dell'anarchico ruvido e solitario ma altrettanto tenero con gli ultimi e i diseredati, del suo essere persona spirituale vicina all'uomo Gesù ma lontana da qualsiasi Chiesa e potere.
Ha fatto capolino il tema dell'importanza della comunicazione alternativa, dando particolare risalto al racconto della radio, potente strumento di possibile informazione antagonista, di poesia e di resistenza. Resistenza al mainstream e alle tendenze culturali massificanti, nonché alle logiche dell'ascolto subalterno e del mercato. Si è raccontato dell'esperienza e della storia di alcune radio, intese quali spazio di espressione libera e luoghi di esperienze significative, quali sono tuttora Radio Onda d'urto di Brescia e la giovane e innovativa Radio Sankara di Cagliari.
Il disagio mentale è stato il percorso di un altro toccante appuntamento, arricchito dall'incontro con Maria D'Oronzo, fondatrice/coordinatrice del Centro di Relazioni Umane di Bologna, che fa della cultura del rispetto umano e della libertà delle persone psichiatrizzate una filosofia di vita e di coerente impegno lavorativo. Una filosofia ben rappresentata dalla visione del suo documentario Gli occhi non li vedono, il cui tema, il disagio mentale, è stato poi ripreso in altri momenti e con altri ospiti. Giuseppe Bucalo, esponente di spicco dell'antipsichiatria, ha raccontato della sua esperienza; l'intervento del regista Silvano Agosti e la presentazione del libro di Alessandro Macis D'amor si vive. Silvano Agosti e il ritorno alla naturale Creatività dell'Esser; lo psicoterapeuta Gabriele Catania ha perfino incontrato gli studenti per parlare di come cura i suoi pazienti attraverso le canzoni di Fabrizio De André. Spazio anche alle tematiche ambientali con il documentario Con il fiato sospeso di Costanza Quatriglio che prima della proiezione, organizzata dall'associazione La macchina cinema (FICC), in collegamento telefonico ha raccontato la genesi della sua opera. Un vero e proprio atto di accusa contro le condizioni insalubri dei laboratori di chimica della Facoltà di Farmacia dell'Università calabrese che hanno portato nel 2003 alla morte per tumore al polmone del giovane dottorando Emanuele Patané. Altro momento di denuncia ambientale e social-culturale è stata la proiezione del documentario Il presagio del ragno, di Giuseppe Casu, dedicato al mondo delle tonnare nel Mediterraneo.
Si è raccontato della signorina Anarchia e della sua storia in Italia. Ne hanno parlato Fabiana Antonioli con il suo documentario Il segno del Capro e Claudia Pinelli, la figlia dell'anarchico Giuseppe morto “suicidato“ nel Commissariato di Polizia di Milano dopo la strage di Piazza Fontana, con un toccante intervento. Un collegamento ideale è proseguito con la conversazione sul tema di Utopia con l'editore Giuseppe Galzerano e con Andrea Cannas, ricercatore presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Cagliari nonché redattore della rivista di letteratura e arti Portales.
La rieducazione carceraria e le domande sul senso e sulla funzione, oggi, delle pene detentive nelle nostre prigioni hanno permesso nuove riflessioni con la proiezione del documentario Anche se non sono gigli. Frammenti di vite sospese di Gianluca Nieddu e con la presentazione del progetto Canzoni oltre le sbarre della Casa Circondariale di Genova-Marassi, esperienza concreta di riabilitazione attraverso l'arte e l'impegno civile.
Altri sono stati i temi culturali e sociali affrontati, annunciati e scanditi da titoli lapidari presi da testi di De André. Ma Buon Compleanno Faber è stato ancora una volta molta musica. Accanto a Mario Brai, Flavio Secchi, Raoul Moretti e altri amici “storici“ del festival, quest'anno sono stati ospiti Max Manfredi e Federico Sirianni, voci tra le più rappresentative e importanti della tradizione della canzone d'autore genovese.
Dalla penisola hanno portato la loro arte graffiante altri poliedrici artisti (definirli solo musicisti risulterebbe certamente riduttivo) come Alessio Lega e Marco Rovelli. Per tutto il festival si sono alternati ancora le TamburA Battenti, il quartetto di musica da camera di Riccardo Ghiani, le poesie da bar dei Dromo Tet, Battista Dagnino e Tonino Macis, la Banda Sbandati, Andrea Andrillo, Chiara Effe, Nahui, Caramè, Igor “Stravy“ e Fabio “Goblin“, i Golden Brown... Elencarli tutti è una dura impresa, ma è sufficiente dare un'occhiata al cartellone per rendersi conto della ricchezza e della varietà delle proposte. È questa sterminata proposta musicale che ha dato il senso pieno della festa e che ha reso tutto quanto più leggero e gioioso. Tutti gli artisti hanno aderito e condiviso pienamente il senso di questo festival, accettando anche di esibirsi in forma gratuita, unica ricompensa materiale l'offerta libera e volontaria del pubblico presente. Un forte senso di aggregazione, incontro e condivisione, sancito anche dalla cuciniera Maddalena che tutti ha accolto e a tutti ha offerto del buon cibo e vino rosso delle cantine di Monserrato. Nell'ospitale Arca di Faber, la casa della cultura di Monserrato, una cittadina prospiciente il capoluogo sardo, con Maddalena tanti altri hanno volontariamente collaborato con Gerardo Ferrara, per gli amici solo Gerry, direttore artistico di questo affascinante progetto, giornalista rabdomante, pescatore di anime e di storie, che ancora una volta è riuscito a intrecciare lo spirito di una poetica anarchica e libertaria con tanti momenti condivisi e partecipati. Questo programma, sapientemente bilanciato tra i diversi generi culturali, ha avuto anche quest'anno l'importante riconoscimento del patrocinio della Fondazione Fabrizio De André e si è potuto realizzare grazie al sostegno di tanti volontari, dell'amministrazione comunale di Monserrato e di alcune associazioni, come Itzokor, che da più di dieci anni s'impegna nella salvaguardia e valorizzazione del patrimonio storico dell'Isola, il Circolo dei Lettori Miele Amaro, già promotore delle passate edizioni, la Monserratoteca, l'ANPI di Cagliari, la Federazione Italiana dei Circoli del Cinema e di diversi operatori economici.
Grazie a tutti loro, la magia di un altro meraviglioso viaggio si è ripetuta; un bellissimo viaggio utopico ma realizzato intorno ad esperienze concrete, a un mondo reale e odierno che ci ha riavvicinato a quello che tante volte abbiamo ascoltato e vissuto con le canzoni e la poesia di Fabrizio De André!

Marco Asunis e Gianni Stocchino



1. Dromo Tet, “Poesie da bar“, Faber e il Signor G.


2. Gianluca Nieddu, Elisabetta Sanna per il documentario “Anche se non sono gigli“.


3. Max Manfredi, Federico Sirianni, “No Genova tour“.


4. Marco Asunis intervista Fabiana Antonioli per il documentario “Il segno del capro“.


5. Maria D'Oronzo, per il documentario “Gli occhi non li vedono“.


6. Nicola Pisu, “Buon Vento“.


7. Alice Nozza intervista Viola Acciaretti per “Vestreno, La frontiera nord nella Prima Guerra Mondiale“.


8. Quartetto da camera, Riccardo Ghiani, Lucio Casti, Salvatore Rea, Vladimiro Atzeni, “Noi che danziam nei vostri sogni ancora“.


9. Voci potenti adatte per il vaffanculo, Marco Rovelli.


10. Alessio Lega, “Bakunin. Il demone della rivolta“.


11. Carola Farci e Daniele Atzeni raccontano Sergio Atzeni.