autogestione
La nostra casa (occupata)
del Collettivo Sa Domu
Il 12 dicembre 2014 a Cagliari alcuni studenti occupano l'ex-scuola media Manni. Nasce uno studentato autogestito, Sa Domu, che diventa subito laboratorio sociale e politico, per rispondere alle esigenze degli studenti e degli abitanti della città. Un'esperienza di autogestione raccontata dai suoi protagonisti.
Sa Domu, lo Studentato Occupato,
nasce dall'esigenza di una nuova fetta giovanile sarda di rispondere
ad anni di austerità e di tagli al diritto allo studio,
alla mancanza di spazi sociali e al carovita che quotidianamente
viviamo, o meglio, subiamo.
In Sardegna si registra una disoccupazione giovanile del 54%
e una crescita esponenziale dell'emigrazione. Tra le varie problematiche
che riguardano gli studenti, qui come in tutta Italia, il sistema
di istruzione attraversa un periodo di riforma che va avanti
ormai da anni, assecondata dai vari partiti e governi e che
culmina con la legge 107 di Renzi: le scuole (spesso afflitte
da gravi problemi di edilizia) diventano vere e proprie sedi
di “addomesticamento culturale”, tramite l'impoverimento
dei programmi didattici e con l'alternanza scuola-lavoro, che
regala manodopera gratuita ad associazioni e aziende che diversamente
non avrebbero niente a che vedere con il mondo della scuola.
L'emergenza abitativa impedisce a troppi studenti sardi di potersi
iscrivere all'Università di Cagliari, che ospita quasi
diecimila fuori sede con solamente due Case dello Studente attive
sulle quattro presenti in città. Vi è inoltre
il problema degli idonei non beneficiari che ha inizio nel 2014,
quando, per mancanza di fondi, un gran numero di studenti assegnatari
non ha potuto ricevere la borsa di studio.
Vista la situazione, negli scorsi anni, sono andate radicandosi
pratiche e metodi di lotta all'interno delle varie organizzazioni
cittadine e territoriali - dai movimenti studenteschi e universitari
contro le riforme all'istruzione, alla difesa del territorio
dallo sfruttamento e dalle servitù militari, all'antifascismo
- che hanno portato il Collettivo Studentesco Autonomo e Universitario
a costruire due percorsi fondamentali: l'Assemblea degli idonei
non beneficiari e l'Assemblea delle scuole, con l'intento di
coinvolgere il maggior numero possibile di studenti.
In continua evoluzione
Così, dopo diverse contestazioni e svariate sollecitazioni
verso le istituzioni per risolvere queste problematiche, abbiamo
deciso di smettere di aspettare e riprenderci quel che ci spetta.
Il 12 dicembre 2014, data di uno sciopero sindacale, abbiamo
messo su uno spezzone sociale e studentesco che, sfilando per
le strade della città, è andato ad occupare l'oramai
ex-scuola media Manno, abbandonata da ben dieci anni.
Sin dal primo giorno di occupazione, Sa Domu sembrava essere
in continua evoluzione, mantenendo allo stesso tempo la stabilità
che è propria anche del suo nome tradotto in italiano:
La casa. Ci siamo inizialmente dotati di un'assemblea che non
si occupasse esclusivamente della gestione dello spazio, ma
fosse anche politica, in modo da continuare le lotte in città
e nel territorio, e far entrare in contatto con queste, tantissime
persone che prima di allora non ne avrebbero mai avuto la possibilità.
È stato molto importante spiegare i nostri intenti e
tessere una vera e propria rete di rapporti sociali, organizzando
quotidianamente pranzi e cene popolari, dibattiti politici,
laboratori autogestiti e iniziative sportive, culturali, musicali,
artistiche e tanto altro ancora. Successivamente, sino alla
prima estate, abbiamo chiamato un'assemblea settimanale che
riuscisse ad andare incontro alle esigenze della città,
e potesse allo stesso tempo rendere partecipi gli interessati
di ciò che stava accadendo tra le mura dello studentato
e dei vari percorsi appena nati. Sa Domu e chi ne entrava in
contatto, si modellavano vicendevolmente in base alle proprie
rispettive esigenze. In seguito, quando l'estate giungeva al
termine, abbiamo sentito l'esigenza di un momento di confronto
e abbiamo dato il via ad un'assemblea plenaria che ha rinnovato
la struttura politica di base dell'organizzazione e ha fornito
tutti gli strumenti d'analisi e di messa in pratica necessari,
dando vita al laboratorio politico.
In una città in cui per anni persino la socialità
è stata succube del profitto privato, il germe dello
spontaneismo si è rigenerato con iniziative culturali
costruite dal basso, in controtendenza alle norme di gentrificazione.
Per fomentare il carattere popolare, che rende un contesto realmente
propenso all'azione, abbiamo sin da subito messo a disposizione
lo spazio in maniera del tutto gratuita ed inclusiva nell'organizzazione.
Sa Domu resta in ogni caso uno studentato, una casa per chi
ha necessità e desidera entrare in toto nella vita politica
dello spazio: infatti, abbiamo adibito 13 stanze dell'edificio
a camere singole o condivise, cucina e bagni. La nostra idea,
non è quella di luogo meramente abitato da studenti,
ma di vero e proprio fulcro di sapere e condivisione, come non
riescono ad essere le case dello studente, dove si replicano
situazioni di alienazione già ben note.
Vogliamo che Sa Domu sia veramente uno spazio liberato e collettivizzato
da chi la città la vive, e da chi palesa esigenze personali.
Per questo, abbiamo anche allestito due aule studio, una cucina
popolare, un laboratorio d'arte, una sala prove ed una palestra,
sempre attive e utilizzabili. Per legarci ulteriormente al quartiere,
abbiamo organizzato una ludoteca estiva per bambini, creando
un percorso di welfare completamente autogestito, collaborando
con i genitori, offrendo una soluzione pragmatica al costo elevato
di campi estivi e colonie.
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Cagliari
- Una delle manifestazioni organizzate dal Collettivo
Sa Domu |
Non solo studentato
Il progetto “Baby Domu” (così abbiamo voluto
chiamarlo), ha avuto inizio nel 2015, quando, prendendo parte
al carnevale cittadino, abbiamo proposto alcune attività
alternative ai bimbi che festeggiavano una ricorrenza storica
a Cagliari, ma che da anni non è più la stessa
a causa dei tagli.
L'anno successivo, nel 2016, non era prevista nessuna sfilata
carnevalesca, nessun carro, nessuna festa. Abbiamo così
deciso di prenderci in carico l'antica festa che molti cagliaritani
ricordano con il sorriso sulle labbra. Assieme ad associazioni
vecchie e nuove, siamo riusciti ad organizzare diversi carri
e a sfilare nei quartieri storici popolari della città.
Sa Domu ha due funzioni principali: quella di essere uno studentato
- e quindi un luogo dove abitare - e quella di poter essere
un punto di riferimento per l'avvio dei percorsi di lotta, e
delle iniziative autogestite organizzate dal basso nella provincia
e in Sardegna. A Sa Domu coesistono diversi collettivi che si
incontrano in assemblea. Casc, Cua, Comitato studentesco contro
l'occupazione militare, e Movimento di Lotta per la Casa si
confrontano e aiutano e si rendono inter-dipendenti, riuscendo
a convogliare laddove è possibile i momenti di lotta.
Ogni gruppo analizza ed entra in contatto con le varie situazioni
presenti nel territorio sardo e italiano, partecipando anche
ad assemblee nazionali e coordinandosi ad altri collettivi,
come la rete StudAut, UnivAut ed Abitare nella crisi.
Grazie all'interesse per la difesa dei territori, si è
sviluppato un contatto col movimento No Tav attraverso diverse
iniziative di sensibilizazione.
A livello regionale, invece, sono fondamentali i rapporti con
la Rete No Basi ed i comitati di difesa del territorio. Tra
le varie mobilitazioni, merita attenzione la nuova occupazione
a scopo abitativo de “il Paguro” portata a segno
dal movimento di lotta per la casa insieme a famiglie con difficoltà,
che con mesi di lotte contro il piano casa, e nell'indifferenza
ovvia dello stato, sono andate a riprendersi due palazzine della
regione lo scorso 16 aprile; una conquista per il diritto alla
casa ed un nuovo inizio per una città che fino a due
anni fa non contava nessuna occupazione organizzata.
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Cagliari, 7 febbraio 2016 - La parata di carnevale organizzata dal Collettivo Sa Domu |
In lotta contro le servitù militari
Altro discorso va alla lotta contro le basi militari radicata in Sardegna da decenni, e che negli anni '70 vide addirittura la cacciata dei militari da Prato Bello. Da poco ha ripreso una piega decisamente popolare con l'entrata in massa nella base di Capo Frasca (Vs) nel 2014, ed è proseguito l'11 giugno 2015 al poligono militare di Decimomannu (Ca), dove la polizia ha risposto con una violenta repressione, tra cariche ad anziani e ai compagni, trovando però grosse difficoltà a muoversi in campagna aperta.
A ottobre con la Rete No Basi un campeggio antimilitarista si impianta per un paio di giorni in città, occupando un ex-stabile militare, giorni importanti di confronto e analisi che hanno portato al rilancio di una mobilitazione contro la Trident Juncture esercitazione militare della Nato che ha visto coinvolti 28 paesi del Patto Atlantico per la devastazione dei territori militari di Portogallo, Spagna e Italia.
Anche durante questo percorso abbiamo subito una repressione elevata con fogli di via, cariche al corteo cittadino, squarci di gomme e prescrizioni che fecero bloccare lungo la strada verso il poligono militare molti compagni. Questo per tutto il popolo sardo in lotta contro le servitù militari è stato solo un motivo in più per raggiungere i dintorni del poligono di Teulada, che ha visto dopo una brutale carica alla coda del corteo che ha permesso il blocco dell'esercitazione per tutta la sera tramite l'entrata nel poligono di donne e bambini che dicevano no a quelle bombe sganciate ogni 10 secondi nelle vicinanze.
Ora siamo in una fase di ricomposizione, con decine e decine di incontri nei paesi Sardi per la costruzione di un movimento popolare dal basso, che è culminato nell'assemblea del 2 giugno a Bauladu (Or).
Quello che ci proponiamo è di non mettere nessun cappello sopra le lotte, nessuna punto fermo, ogni individualità e territorio partono da esperienze diverse che devono trovare la propria dimensione di lotta, il tour di incontri ci ha dimostrato che la Sardegna è frammentata ma vogliosa di riscatto, a seconda delle esigenze, del contesto e delle possibilità si può attuare una lotta reale che vada realmente a scardinare l'egemonia culturale dello stato, ed i suoi apparati economici.
Saranno i diversi territori a capire come muoversi e come unirsi, nella costruzione di parole d'ordine comuni e di un'efficace solidarietà. Questo è quello che ci interessa; così contro le basi militari così nell'altro non esistono ricette pronte, ma soggetti con cui riscattarsi per riprenderci quello che mai ci è stato dato.
Dalle scuole alle università, nelle città e nei territori. Il cammino è lungo e cammineremo.
Collettivo Sa Domu
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