rivista anarchica
anno 46 n. 409
estate 2016


autogestione

La nostra casa (occupata)

del Collettivo Sa Domu


Il 12 dicembre 2014 a Cagliari alcuni studenti occupano l'ex-scuola media Manni. Nasce uno studentato autogestito, Sa Domu, che diventa subito laboratorio sociale e politico, per rispondere alle esigenze degli studenti e degli abitanti della città.
Un'esperienza di autogestione raccontata dai suoi protagonisti.


Sa Domu, lo Studentato Occupato, nasce dall'esigenza di una nuova fetta giovanile sarda di rispondere ad anni di austerità e di tagli al diritto allo studio, alla mancanza di spazi sociali e al carovita che quotidianamente viviamo, o meglio, subiamo.
In Sardegna si registra una disoccupazione giovanile del 54% e una crescita esponenziale dell'emigrazione. Tra le varie problematiche che riguardano gli studenti, qui come in tutta Italia, il sistema di istruzione attraversa un periodo di riforma che va avanti ormai da anni, assecondata dai vari partiti e governi e che culmina con la legge 107 di Renzi: le scuole (spesso afflitte da gravi problemi di edilizia) diventano vere e proprie sedi di “addomesticamento culturale”, tramite l'impoverimento dei programmi didattici e con l'alternanza scuola-lavoro, che regala manodopera gratuita ad associazioni e aziende che diversamente non avrebbero niente a che vedere con il mondo della scuola.
L'emergenza abitativa impedisce a troppi studenti sardi di potersi iscrivere all'Università di Cagliari, che ospita quasi diecimila fuori sede con solamente due Case dello Studente attive sulle quattro presenti in città. Vi è inoltre il problema degli idonei non beneficiari che ha inizio nel 2014, quando, per mancanza di fondi, un gran numero di studenti assegnatari non ha potuto ricevere la borsa di studio.
Vista la situazione, negli scorsi anni, sono andate radicandosi pratiche e metodi di lotta all'interno delle varie organizzazioni cittadine e territoriali - dai movimenti studenteschi e universitari contro le riforme all'istruzione, alla difesa del territorio dallo sfruttamento e dalle servitù militari, all'antifascismo - che hanno portato il Collettivo Studentesco Autonomo e Universitario a costruire due percorsi fondamentali: l'Assemblea degli idonei non beneficiari e l'Assemblea delle scuole, con l'intento di coinvolgere il maggior numero possibile di studenti.

In continua evoluzione

Così, dopo diverse contestazioni e svariate sollecitazioni verso le istituzioni per risolvere queste problematiche, abbiamo deciso di smettere di aspettare e riprenderci quel che ci spetta. Il 12 dicembre 2014, data di uno sciopero sindacale, abbiamo messo su uno spezzone sociale e studentesco che, sfilando per le strade della città, è andato ad occupare l'oramai ex-scuola media Manno, abbandonata da ben dieci anni.
Sin dal primo giorno di occupazione, Sa Domu sembrava essere in continua evoluzione, mantenendo allo stesso tempo la stabilità che è propria anche del suo nome tradotto in italiano: La casa. Ci siamo inizialmente dotati di un'assemblea che non si occupasse esclusivamente della gestione dello spazio, ma fosse anche politica, in modo da continuare le lotte in città e nel territorio, e far entrare in contatto con queste, tantissime persone che prima di allora non ne avrebbero mai avuto la possibilità. È stato molto importante spiegare i nostri intenti e tessere una vera e propria rete di rapporti sociali, organizzando quotidianamente pranzi e cene popolari, dibattiti politici, laboratori autogestiti e iniziative sportive, culturali, musicali, artistiche e tanto altro ancora. Successivamente, sino alla prima estate, abbiamo chiamato un'assemblea settimanale che riuscisse ad andare incontro alle esigenze della città, e potesse allo stesso tempo rendere partecipi gli interessati di ciò che stava accadendo tra le mura dello studentato e dei vari percorsi appena nati. Sa Domu e chi ne entrava in contatto, si modellavano vicendevolmente in base alle proprie rispettive esigenze. In seguito, quando l'estate giungeva al termine, abbiamo sentito l'esigenza di un momento di confronto e abbiamo dato il via ad un'assemblea plenaria che ha rinnovato la struttura politica di base dell'organizzazione e ha fornito tutti gli strumenti d'analisi e di messa in pratica necessari, dando vita al laboratorio politico.
In una città in cui per anni persino la socialità è stata succube del profitto privato, il germe dello spontaneismo si è rigenerato con iniziative culturali costruite dal basso, in controtendenza alle norme di gentrificazione. Per fomentare il carattere popolare, che rende un contesto realmente propenso all'azione, abbiamo sin da subito messo a disposizione lo spazio in maniera del tutto gratuita ed inclusiva nell'organizzazione.
Sa Domu resta in ogni caso uno studentato, una casa per chi ha necessità e desidera entrare in toto nella vita politica dello spazio: infatti, abbiamo adibito 13 stanze dell'edificio a camere singole o condivise, cucina e bagni. La nostra idea, non è quella di luogo meramente abitato da studenti, ma di vero e proprio fulcro di sapere e condivisione, come non riescono ad essere le case dello studente, dove si replicano situazioni di alienazione già ben note.
Vogliamo che Sa Domu sia veramente uno spazio liberato e collettivizzato da chi la città la vive, e da chi palesa esigenze personali. Per questo, abbiamo anche allestito due aule studio, una cucina popolare, un laboratorio d'arte, una sala prove ed una palestra, sempre attive e utilizzabili. Per legarci ulteriormente al quartiere, abbiamo organizzato una ludoteca estiva per bambini, creando un percorso di welfare completamente autogestito, collaborando con i genitori, offrendo una soluzione pragmatica al costo elevato di campi estivi e colonie.

Cagliari - Una delle manifestazioni organizzate dal Collettivo Sa Domu
Non solo studentato

Il progetto “Baby Domu” (così abbiamo voluto chiamarlo), ha avuto inizio nel 2015, quando, prendendo parte al carnevale cittadino, abbiamo proposto alcune attività alternative ai bimbi che festeggiavano una ricorrenza storica a Cagliari, ma che da anni non è più la stessa a causa dei tagli.
L'anno successivo, nel 2016, non era prevista nessuna sfilata carnevalesca, nessun carro, nessuna festa. Abbiamo così deciso di prenderci in carico l'antica festa che molti cagliaritani ricordano con il sorriso sulle labbra. Assieme ad associazioni vecchie e nuove, siamo riusciti ad organizzare diversi carri e a sfilare nei quartieri storici popolari della città. Sa Domu ha due funzioni principali: quella di essere uno studentato - e quindi un luogo dove abitare - e quella di poter essere un punto di riferimento per l'avvio dei percorsi di lotta, e delle iniziative autogestite organizzate dal basso nella provincia e in Sardegna. A Sa Domu coesistono diversi collettivi che si incontrano in assemblea. Casc, Cua, Comitato studentesco contro l'occupazione militare, e Movimento di Lotta per la Casa si confrontano e aiutano e si rendono inter-dipendenti, riuscendo a convogliare laddove è possibile i momenti di lotta. Ogni gruppo analizza ed entra in contatto con le varie situazioni presenti nel territorio sardo e italiano, partecipando anche ad assemblee nazionali e coordinandosi ad altri collettivi, come la rete StudAut, UnivAut ed Abitare nella crisi.
Grazie all'interesse per la difesa dei territori, si è sviluppato un contatto col movimento No Tav attraverso diverse iniziative di sensibilizazione.
A livello regionale, invece, sono fondamentali i rapporti con la Rete No Basi ed i comitati di difesa del territorio. Tra le varie mobilitazioni, merita attenzione la nuova occupazione a scopo abitativo de “il Paguro” portata a segno dal movimento di lotta per la casa insieme a famiglie con difficoltà, che con mesi di lotte contro il piano casa, e nell'indifferenza ovvia dello stato, sono andate a riprendersi due palazzine della regione lo scorso 16 aprile; una conquista per il diritto alla casa ed un nuovo inizio per una città che fino a due anni fa non contava nessuna occupazione organizzata.

Cagliari, 7 febbraio 2016 - La parata di carnevale organizzata dal Collettivo Sa Domu

In lotta contro le servitù militari

Altro discorso va alla lotta contro le basi militari radicata in Sardegna da decenni, e che negli anni '70 vide addirittura la cacciata dei militari da Prato Bello. Da poco ha ripreso una piega decisamente popolare con l'entrata in massa nella base di Capo Frasca (Vs) nel 2014, ed è proseguito l'11 giugno 2015 al poligono militare di Decimomannu (Ca), dove la polizia ha risposto con una violenta repressione, tra cariche ad anziani e ai compagni, trovando però grosse difficoltà a muoversi in campagna aperta.
A ottobre con la Rete No Basi un campeggio antimilitarista si impianta per un paio di giorni in città, occupando un ex-stabile militare, giorni importanti di confronto e analisi che hanno portato al rilancio di una mobilitazione contro la Trident Juncture esercitazione militare della Nato che ha visto coinvolti 28 paesi del Patto Atlantico per la devastazione dei territori militari di Portogallo, Spagna e Italia.
Anche durante questo percorso abbiamo subito una repressione elevata con fogli di via, cariche al corteo cittadino, squarci di gomme e prescrizioni che fecero bloccare lungo la strada verso il poligono militare molti compagni. Questo per tutto il popolo sardo in lotta contro le servitù militari è stato solo un motivo in più per raggiungere i dintorni del poligono di Teulada, che ha visto dopo una brutale carica alla coda del corteo che ha permesso il blocco dell'esercitazione per tutta la sera tramite l'entrata nel poligono di donne e bambini che dicevano no a quelle bombe sganciate ogni 10 secondi nelle vicinanze.
Ora siamo in una fase di ricomposizione, con decine e decine di incontri nei paesi Sardi per la costruzione di un movimento popolare dal basso, che è culminato nell'assemblea del 2 giugno a Bauladu (Or).
Quello che ci proponiamo è di non mettere nessun cappello sopra le lotte, nessuna punto fermo, ogni individualità e territorio partono da esperienze diverse che devono trovare la propria dimensione di lotta, il tour di incontri ci ha dimostrato che la Sardegna è frammentata ma vogliosa di riscatto, a seconda delle esigenze, del contesto e delle possibilità si può attuare una lotta reale che vada realmente a scardinare l'egemonia culturale dello stato, ed i suoi apparati economici.
Saranno i diversi territori a capire come muoversi e come unirsi, nella costruzione di parole d'ordine comuni e di un'efficace solidarietà. Questo è quello che ci interessa; così contro le basi militari così nell'altro non esistono ricette pronte, ma soggetti con cui riscattarsi per riprenderci quello che mai ci è stato dato.
Dalle scuole alle università, nelle città e nei territori. Il cammino è lungo e cammineremo.

Collettivo Sa Domu