rivista anarchica
anno 47 n. 417
giugno 2017






Voci da dentro

In questo numero voglio dare voce ai miei compagni che, anche se sono in regime di semilibertà, continuano a scrivermi.

Carmelo Musumeci

Caro Carmelo,
ci sono di quei giri che la vita ti fa fare che a volte ti tocca pensare: forse ho sbagliato tutto. E non ti sto parlando delle stronzate della buona società borghese, ma di quei principi che ci hanno fatto vivere sul lato pericoloso, difficile, duro e “da solo contro il mondo”. Non mi riconosco più né con i “delinquenti”, né con la “legalità” perché mi fanno schifo tutt'e due. Ci deve essere qualcosa di meglio; ma cosa non lo so.
Da quando te ne sei andato mi sembra di essere un marziano. Tu hai una dolcezza, una delicatezza, una sensibilità che tutte le bastonate che hai preso non sono riuscite a sopraffare. E allora uno pensa “Forse c'è speranza”. Io scrivo poco, ma ogni tua lettera è una boccata d'ossigeno. Voglio continuare ad essere tuo amico. Sogno una serata fuori insieme con le nostre donne e i nostri amici, una di quelle cose per cui vale la pena vivere.

Roberto
carcere di Padova

Carissimo Carmelo,
ce l'hai fatta finalmente. Sono contento per te e la tua famiglia. È la giusta ricompensa a chi non è stato inerte ma ha lottato fino alla fine. Durante questo lunghissimo tuo cammino, nei terreni paludosi e impervi del carcere, sei caduto più volte e più volte hai temuto di non farcela, più volte ti sei rialzato e più volte ricaduto. Alla fine sei stato premiato dalla tua ipertrofica motivazione a uscire da questi luoghi.
Questo dovrebbe essere tenuto come esempio e modello di comportamento e di lotta. Il tuo è un esempio delle risorse interne degli esseri umani, della loro capacità di non mollare, di tenere duro rimanendo motivati di fronte alle difficoltà. Esempio di spirito di sacrificio e di capacità inesausta di rialzarsi, di riuscire a non smettere di sperare contro ogni evidenza. Non ti sei limitato a sopravvivere in questa putrida palude, ma sei stato capace di riscrivere la tua identità, la tua storia, uscendo da una situazione che seppellirebbe la maggior parte delle persone.
Sono 16 anni che ci conosciamo per lettera. Siamo vecchi amici di battaglie, ce l'hai fatta, sono contento. La tua storia ci fa comprendere come nella vita i fattori che fanno la differenza non sono la fortuna, ma la qualità motivazionale. Ti abbraccio forte.

Pierdonato Zito
carcere Secondigliano (Na)

Gli ergastolani più fortunati si creano ogni giorno un mondo interiore costruito sul sale di tutte le loro lacrime. Io, invece, mi sono stancato di sperare.
È meglio non avere speranza che nutrirne di false. Tanto, con la condanna all'ergastolo, la vita non vale più nulla: ciò che ti rimane è solo il passato. E ogni giorno che passa, non è uno in meno da scontare.
Carmelo, mi sono arreso o, meglio, me ne frego. Che facciano quello che vogliono.
Ormai ho 58 anni, potrei vivere altri dieci anni e arrivare a circa a 70 anni; quindi uscirò da morto. Con la pressione che mi ritrovo, se penso all'ergastolo ostativo, morirò prima. Meglio non pensarci.
Adesso che Marco Pannella è morto non è facile che trovino uno che lo possa sostituire. Come vedi ci va tutto male.

Franco
carcere Pagliarelli Palermo

Ci hanno tolto la speranza, ma non la vita, per questo credo che sia un nostro dovere raccontare come viviamo in carcere. Se si vuole che le cose cambino bisogna scrivere, pensare e continuare ad amare l'umanità che ci ha maledetto ad essere cattivi e colpevoli per sempre.

Salvatore
Carcere San Gimignano (Si)

Sono molto stanco di portare questa maschera e di prendere la situazione scherzosamente.
Quando arrivo in questa maledetta cella e mi guardo attorno vedo la dura realtà.
Ammiro la tua forza di combattere intelligentemente e soprattutto la tua pazienza. Però non tutti i combattenti sono uguali. Penso che se non ti avessi conosciuto mi troverei in un mare di guai o magari tutto questo sarebbe finito in una maniera tragica.
Sono totalmente demoralizzato. Sto arrivando ad un limite di esaurimento. Sono stufo di essere preso per il culo da questo sistema.

Roverto
carcere di Padova


Un'opera di street art di Dolk sul muro del carcere di Halden (Norvegia)

Penso che con la condanna alla “Pena di Morte Viva” ti tolgono la vita ma ti lasciano continuare a respirare. Credo che la cosa più terribile di questa maledetta pena sia che, in nome della giustizia, senza rendersene conto, ti condannano ad una pena che si può considerare un crimine contro l'uomo.

Giuseppe
carcere di Padova

In carcere un giorno equivale ad un secolo, i minuti ad anni, i secondi a un giorno: tutto è più accentuato… I pasti, spesso sono immangiabili. Chi può permettersi di acquistare generi alimentari, vive meglio sotto questo aspetto. Chi, come me indigente, è costretto a sopravvivere con quello che ti passa il carcere… Qui a Padova le guardie sono umane, tranne qualche pecora nera, che vuole fare sia il poliziotto che il guappo. Mentre da dove provengo io, dal carcere di Napoli Poggioreale, lì le guardie ti uccidono di botte nel vero senso della parola...

Ivan Quinto
carcere di Padova

Per la prima volta in vita mia, amico mio, inizio davvero a credere di poter riassaporare, un giorno, non tanto lontano, la vita reale: ho tanta, tanta voglia d'amore, di mare, di libertà. Solo tu che hai esperito sulle tue carni le mie stesse esperienze puoi davvero capirmi.

Giuseppe
carcere di Opera (Mi)


Adesso mi trovo all'AS-1. Ho trascorso quasi dodici anni col regime del 41-bis nel 2005. Finalmente, decisero la mia declassificazione in un regime “meno duro”. Passai all'allora E.I.V. che poi è diventato AS-1. È cambiata solo la sigla, ma il regime è rimasto lo stesso (se non peggio...). Mi dissero che era un passaggio dovuto che chiunque uscisse dal regime di massima sicurezza (41-bis) doveva per forza passare a quest'altro regime. “Passare”, pensai io, significa che è qualcosa che non può durare, ecco un “passare”, non “fermarsi”.
Ma a quanto pare mi sbagliavo: siamo nel 2017! Nel frattempo, mi sono diplomato e poi laureato in filosofia, ma sono ancora qui. Allora ho pensato, e continuo a pensare, che quel “passare” in realtà era già un punto d'arrivo, la Destinazione...

Alfredo
carcere di Opera (Mi)

Il carcere è solo un ambiente criminogeno, terra di nessuno. Perché quando si vive nell'abbandono e nelle regole di ognuno di noi, non c'è alcuna cosa buona e giusta. Non danno speranza: a chi manca solo un anno o due, gli fanno fare fino a l'ultimo. Produci solo cose negative. Quando uno Stato criminogeno delinque ogni giorno, noi perché dovremmo cambiare vita e opinione?

Roberto
carcere di Livorno