Gli irochesi e il risveglio della coscienza
Gli Hau de no sau nee, il popolo che costruisce, il popolo
della long house (la lunga casa), gli Irochesi
ovvero gli indiani del Nord America erano un popolo forte che
occupava un territorio che si estendeva dal Vermont all'Ohio.
All'epoca dei primi contatti con gli uomini bianchi, agli inizi
del XVII secolo occupavano, vivevano, autogovernavano centinaia
di villaggi sparsi in tutto il paese nord americano. Una società
complessa, estremamente articolata distrutta quasi completamente
da “noi” colonizzatori europei che abbiamo occupato
e depredato anche quella parte del mondo.
Oggi si parla (a dir vero non molto) di quello che il governo
USA vuole fare (ancora) contro quelle popolazioni irochesi che
sono sopravvissute a questo genocidio, sto parlando dei due
decreti con cui Trump vuole rilanciare gli oleodotti Keystone
XL e Dakota Access.
L'oleodotto Keystone XL era stato bloccato dopo una lunga lotta
dei nativi americani dal governo Obama nel 2015 insieme anche
alla costruzione del Dakota Access, un progetto da 3.800 milioni
di dollari che avrebbe portato mezzo milione di barili di petrolio
al giorno dai giacimenti del North Dakota a un'infrastruttura
già esistente in Illinois. Detto in altre parole continua
la speculazione e la colonizzazione delle terre dei nativi americani,
attraverso una vera e propria distruzione della natura, elemento
fondamentale per la cultura indiano americana.
Questi sono fatti contemporanei di repressione e distruzione
della terra che stanno avvenendo negli USA contro i nativi e
la natura; trovo importante, per capire meglio la questione,
approfondire qualche aspetto di questa formidabile cultura,
di questa società contro il dominio.
Gli Irochesi che per decenni abbiamo considerato “selvaggi”,
donne e uomini da civilizzare in realtà sono una cultura
raffinata e che affonda le sue radici in un lontano passato.
La maggioranza delle tradizioni praticate nel mondo sono abbastanza
recenti, basti pensare che l'Islamismo ha circa 1500 anni, il
Cristianesimo 2000 anni di storia, l'Ebraismo ha circa 2000
anni in più del Cristianesimo, ma i popoli indigeni possono
probabilmente riferirsi ad una tradizione che risale almeno
alla fine del Pleistocene e, con molta probabilità, anche
ad anni più antichi. Ci sono prove che noi umanoidi siam
presenti sulla terra da due milioni di anni e che vivevamo nell'emisfero
nord della terra già dal secondo periodo interglaciale.
Per questo possiamo tranquillamente affermare che la filosofia
di vita e le credenze degli Hau de no sau nee affondano le loro
radici storiche a decine di migliaia di anni fa.
L'uomo moderno invece è un occupante di un breve lasso
di tempo se consideriamo uno spettro incredibilmente più
lungo che è quello della storia umana sulla terra e stranamente
questo uomo moderno crede di essere il migliore, è pronto
a giudicare e legiferare su tutti quelli che “moderni”
e occidentali non sono. Credo sia molto interessante rileggere
qualche passo della meravigliosa dichiarazione degli Irochesi
al mondo occidentale, la prima dichiarazione di questo tipo
fatta da una nazione indigena, non un'etnografia o un lavoro
di un antropologo o antropologa occidentale, ma un'autentica
analisi del mondo moderno scritta da un popolo indigeno, lo
sguardo degli “altri” su di “noi”.
Andrea Staid
Noi della confederazione irochese delle sei nazioni/ Per l'armonia e la pace nel mondo
Gli
Hau de no sau nee, o confederazione Irochese delle sei nazioni,
sono su questa terra dall'inizio della memoria umana. La nostra
cultura è tra le più antiche che ancora esistano
nel mondo. Noi ricordiamo ancora i primi atti del comportamento
umano. Noi ricordiamo le istruzioni originarie dei creatori
della vita a questo luogo che noi chiamiamo Etenoha, Madre terra.
Noi siamo i guardiani spirituali di questo luogo. (...)
Al principio ci è stato detto che gli esseri umani che
camminano sulla terra sono stati dotati di tutto ciò
che è loro necessario per vivere. Abbiamo imparato ad
amarci gli uni con gli altri, ad avere un grande rispetto per
tutti gli esseri della terra. Ci è stato mostrato che
la nostra vita esiste grazie alla vita degli alberi, che il
nostro benessere dipende dalla vita vegetale, che noi siamo
i parenti più prossimi degli esseri a quattro zampe.
(...)
Noi salutiamo ed esprimiamo la nostra riconoscenza alle numerose
cose che mantengono la nostra vita: il granoturco, i fagioli,
le farine, il vento e il sole. Allorquando le genti smettono
di rispettare e di esprimere la loro gratitudine per tutte queste
cose, allora tutta la vita comincia ad essere distrutta, e la
vita umana su questo pianeta arriva alla sua fine. Le nostre
radici sono profonde nella terra dove viviamo. Noi nutriamo
un grande amore per il nostro paese, perché il luogo
della nostra nascita è là. Il suolo è pieno
delle ossa di migliaia di nostri antenati, ciascuno di noi fu
creato su queste terre, ed è nostro dovere averne grande
cura, poiché da queste terre scaturiranno le future generazioni.
Noi proseguiamo il nostro cammino con grande rispetto perché
la terra è un luogo estremamente sacro. (...)
A tutt'oggi, i territori che ci restano sono coperti di alberi,
pieni di animali e di tutti gli altri doni della Creazione.
In questo luogo riceviamo ancora il nutrimento della nostra
Madre Terra. Noi abbiamo sottolineato che tutti i popoli della
terra non mostrano lo stesso rispetto per questo mondo e gli
esseri che esso reca. Il popolo Indoeuropeo, che ha colonizzato
le nostre terre, ha mostrato assai poco rispetto per le cose
che cerano e mantengono la vita. Noi pensiamo che questi popoli
hanno cessato di rispettare il mondo già da molto tempo.
Migliaia di anni fa tutti i popoli del mondo credevano nella
stessa maniera di vivere, quella dell'armonia con l'universo.
Tutti vivevano in accordo con la natura. (...)
Gli europei attaccarono ogni aspetto dell'America del Nord con
uno zelo incomparabile. I popoli nativi furono implacabilmente
distrutti poiché essi erano un elemento non assimilabile
dalla civilizzazione occidentale. (...)
Ma il nostro messaggio essenziale al mondo è fondamentalmente
un appello alla presa di coscienza. La distruzione delle culture
dei popoli nativi appartiene allo stesso processo che ha distrutto
e distrugge ancora la vita su questo pianeta. Le tecnologie
e i sistemi di organizzazione sociale che hanno distrutto la
vita animale e vegetale stanno distruggendo anche la vita dei
popoli naturali. Questo processo è la civiltà
occidentale. (...)
Se deve esserci un avvenire per gli esseri viventi su questo
pianeta, noi dobbiamo cominciare a cercare le vie di cambiamento.
Il processo di colonizzazione ed imperialismo che ha colpito
gli Hau de no sau nee non è che un microcosmo del processo
che ha colpito il mondo.(...)
Ciò di cui abbiamo bisogno è la liberazione di
tutte le cose che sostengono la vita: l'aria, le acque, gli
alberi, tutte cose che sostengono la trama sacra della vita.
(...)
Noi siamo impegnati in una lotta di decolonizzazione delle nostre
terre e le nostre vite, ma non possiamo compiere questa lotta
da soli e senza aiuto. Da secoli sappiamo che ogni azione individuale
crea condizioni e situazioni che mutano il mondo. Da secoli
ci preoccupiamo di evitare tutte le azioni che non offrono una
prospettiva a lungo termine finalizzata all'armonia ed alla
pace nel mondo. In questo contesto, con i nostri fratelli e
le nostre sorelle dell'emisfero ovest, siamo venuti fin qui
per parlare di questi importanti problemi con altri membri della
famiglia dell'uomo.
La confederazione irochese delle sei nazioni
Tratto dal libro Messaggio degli Irochesi al mondo occidentale. Per
un risveglio della coscienza, La Fiaccola edizioni, Ragusa,
pp. 96, € 8,00
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