rivista anarchica
anno 47 n. 417
giugno 2017




“Oltre l'anarco-femminismo” è la scritta che campeggia nella copertina di “A” 85 (agosto/settembre 1980), sullo sfondo delle figure stilizzate di donne, urlanti, di corsa. E dentro due lunghi saggi di Kytha Kurin e Elaine Leeder, anarco-femministe. Un'attenzione forte e prolungata, questa di “A”, in particolare nei confronti dell'anarco-femminismo, un nuovo filone di pensiero libertario nato negli USA e diffusosi a livello globale.
La nota editoriale in terza pagina denuncia una cosa che il tempo ha cancellato dalla nostra memoria: e cioè il fatto che da ambienti vicini al ministero degli interni venne fatta filtrare, all'indomani della strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna, la voce di una possibile matrice anarchica di quell'orrenda e indiscriminata strage, la più grossa (per quantità di vittime) della storia italiana. E anche il primo articolo, con la classica immagine dell'orologio della stazione fermo con le lancette sulle 10 e 25, è dedicato a quella strage.
Tra gli anarchici e le anarchiche capita spesso di trovare persone irriducibili, magari per motivi che a molti sembrano “curiosi”. È il caso, allora, del bolognese Sandro Galli (gli mandiamo un abbraccio... 37 anni dopo) che fu protagonista di una lotta, con annesso sciopero della fame, contro l'obbligo per gli insegnanti di giurare fedeltà allo Stato e alle sue leggi, Codice (fascista) di Rocco incluso. Ne parlarono molto i mass-media e ne parla, intervistandolo, anche la nostra rivista. “Ma Galli continua” è il titolo.
Altro titolo: “Un'altra stangata”. Facile dedurre l'argomento. Una delle decine di manovre economiche, fiscali, ecc. anti-popolari per cercare di sistemare i conti dello Stato. Siamo retorici se ci uniamo al coro del “paga sempre Pantalone”? Anche 37 anni dopo.
Seguono: un servizio sulle lotte autonome a Zurigo, un articolo sul golpe in Bolivia, un colloquio con l'avv. Luigi Zezza sugli ultimi episodi repressivi in Italia, una lunga lettera di Monica Giorgi (“Carissimi, dolcissimi compagni”) in questa militante anarchica, implicata da pentiti in un rapimento nella sua Livorno (da cui sarà poi assolta, dopo oltre due anni di carcerazione “preventiva”) protesta la propria innocenza. “A” seguirà l'intera vicenda processuale, e oltre. E Monica, irregolarmente, ogni tanto collaborerà con “A” fino all'oggi.
“Anche il cervello è una zona erogena”: lo sostiene il padre di Anarchik, che, non impegnato regolarmente con il suo personaggio, in quegli anni spesso firma articoli di vario argomento.
Fausta Bizzozzero (allora in redazione e solo dallo scorso numero ex-responsabile legale di “A”) insieme con Tiziana Ferrero Regis (che allora collaborava con noi, da lungo tempo ormai è a Brisbane, Australia) firma un'inchiesta sui locali notturni milanesi, dal titolo “Aspettando Godot ovvero i forzati dei locali alternativi”. Tra interviste fatte in cinque posti dello sballo serale e loro considerazioni inevitabilmente “dall'alto” di una scelta di vita militante (la loro) rispetto a esistenze e opinioni sul filo del vuoto pneumatico, ci appare anche oggi interessante, comunque, il tentativo di cogliere segni e senso di un'esperienza che coinvolgeva decine di migliaia di giovani milanesi e anche simpatizzanti libertari.
Viene poi tradotto dall'inglese un bell'intervento (“Cara ecologia...”) dell'ecologista anarchico Murray Bookchin, in quegli anni forse la figura più interessante e innovativa in campo anarchico e libertario mondiale. Talmente incisivo, che qualche numero fa abbiamo pubblicato un dossier (curato da Salvo Vaccaro) su di lui e spesso ne abbiamo parlato e riparlato su “A” (e anche su “Volontà”, “Libertaria”, ecc.). Chiudono il numero la Rassegna libertaria allora rassegna di periodici e libri anarchici, più “militante” di come è poi diventata – anche oggi – spazio aperto anche a libri non militanti, ma sempre in direzione ostinata e contraria; e il solito elenco dei fondi neri, le sottoscrizioni: un circolo Libero Pensiero di Alassio (Sv) manda diecimila lire “perché la rivista non muoia, perché le nostre idee si spargano come l'olio”; e uno sconosciuto G.D. di Cesano Boscone (Mi) manda altrettanto “per combattere tutti quelli che vivono di scrocconaggio, alle spalle della povera gente che suda”.
Due ottime ragioni per metter mano al portafogli anche 37 anni dopo. Rifletti, lettore/lettrice, rifletti.