“Oltre
l'anarco-femminismo” è la scritta che campeggia
nella copertina di “A” 85 (agosto/settembre 1980),
sullo sfondo delle figure stilizzate di donne, urlanti, di corsa.
E dentro due lunghi saggi di Kytha Kurin e Elaine Leeder, anarco-femministe.
Un'attenzione forte e prolungata, questa di “A”,
in particolare nei confronti dell'anarco-femminismo, un nuovo
filone di pensiero libertario nato negli USA e diffusosi a livello
globale.
La nota editoriale in terza pagina denuncia una cosa che il
tempo ha cancellato dalla nostra memoria: e cioè il fatto
che da ambienti vicini al ministero degli interni venne fatta
filtrare, all'indomani della strage del 2 agosto 1980 alla stazione
di Bologna, la voce di una possibile matrice anarchica di quell'orrenda
e indiscriminata strage, la più grossa (per quantità
di vittime) della storia italiana. E anche il primo articolo,
con la classica immagine dell'orologio della stazione fermo
con le lancette sulle 10 e 25, è dedicato a quella strage.
Tra gli anarchici e le anarchiche capita spesso di trovare persone
irriducibili, magari per motivi che a molti sembrano “curiosi”.
È il caso, allora, del bolognese Sandro Galli (gli mandiamo
un abbraccio... 37 anni dopo) che fu protagonista di una lotta,
con annesso sciopero della fame, contro l'obbligo per gli insegnanti
di giurare fedeltà allo Stato e alle sue leggi, Codice
(fascista) di Rocco incluso. Ne parlarono molto i mass-media
e ne parla, intervistandolo, anche la nostra rivista. “Ma
Galli continua” è il titolo.
Altro titolo: “Un'altra stangata”. Facile dedurre
l'argomento. Una delle decine di manovre economiche, fiscali,
ecc. anti-popolari per cercare di sistemare i conti dello Stato.
Siamo retorici se ci uniamo al coro del “paga sempre Pantalone”?
Anche 37 anni dopo.
Seguono: un servizio sulle lotte autonome a Zurigo, un articolo
sul golpe in Bolivia, un colloquio con l'avv. Luigi Zezza sugli
ultimi episodi repressivi in Italia, una lunga lettera di Monica
Giorgi (“Carissimi, dolcissimi compagni”) in questa
militante anarchica, implicata da pentiti in un rapimento nella
sua Livorno (da cui sarà poi assolta, dopo oltre due
anni di carcerazione “preventiva”) protesta la propria
innocenza. “A” seguirà l'intera vicenda processuale,
e oltre. E Monica, irregolarmente, ogni tanto collaborerà
con “A” fino all'oggi.
“Anche il cervello è una zona erogena”: lo
sostiene il padre di Anarchik, che, non impegnato regolarmente
con il suo personaggio, in quegli anni spesso firma articoli
di vario argomento.
Fausta Bizzozzero (allora in redazione e solo dallo scorso numero
ex-responsabile legale di “A”) insieme con Tiziana
Ferrero Regis (che allora collaborava con noi, da lungo tempo
ormai è a Brisbane, Australia) firma un'inchiesta sui
locali notturni milanesi, dal titolo “Aspettando Godot
ovvero i forzati dei locali alternativi”. Tra interviste
fatte in cinque posti dello sballo serale e loro considerazioni
inevitabilmente “dall'alto” di una scelta di vita
militante (la loro) rispetto a esistenze e opinioni sul filo
del vuoto pneumatico, ci appare anche oggi interessante, comunque,
il tentativo di cogliere segni e senso di un'esperienza che
coinvolgeva decine di migliaia di giovani milanesi e anche simpatizzanti
libertari.
Viene poi tradotto dall'inglese un bell'intervento (“Cara
ecologia...”) dell'ecologista anarchico Murray Bookchin,
in quegli anni forse la figura più interessante e innovativa
in campo anarchico e libertario mondiale. Talmente incisivo,
che qualche numero fa abbiamo pubblicato un dossier (curato
da Salvo Vaccaro) su di lui e spesso ne abbiamo parlato e riparlato
su “A” (e anche su “Volontà”,
“Libertaria”, ecc.). Chiudono il numero la Rassegna
libertaria allora rassegna di periodici e libri anarchici,
più “militante” di come è poi diventata
– anche oggi – spazio aperto anche a libri non militanti,
ma sempre in direzione ostinata e contraria; e il solito elenco
dei fondi neri, le sottoscrizioni: un circolo Libero Pensiero
di Alassio (Sv) manda diecimila lire “perché la
rivista non muoia, perché le nostre idee si spargano
come l'olio”; e uno sconosciuto G.D. di Cesano Boscone
(Mi) manda altrettanto “per combattere tutti quelli che
vivono di scrocconaggio, alle spalle della povera gente che
suda”.
Due ottime ragioni per metter mano al portafogli anche 37 anni
dopo. Rifletti, lettore/lettrice, rifletti.
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