alle lettrici, ai
lettori
MigrAnti
Questo numero. Tra i temi più seguiti dalla nostra
rivista, c'è quello delle migrazioni e dei migranti.
Un esodo, che da secoli caratterizza tante popolazioni in varie
parti del mondo. Alla base, ci sono motivazioni sociali, politiche,
belliche, alimentari, spesso più di una contemporaneamente.
In copertina e in apertura
di questo numero di “A” facciamo un piccolo salto
indietro, a quand'era pieno inverno. Il tentativo di attraversamento
del confine italo-francese in alta Valsusa non si è interrotto
nelle settimane invernali di neve, temperature rigide, ghiaccio.
Si è fatto “solo” più rischioso, difficile,
a tratti invalidante. Camminando per ore nella neve alta, a
volte dentro vere e proprie tormente, a volte perdendo l'orientamento,
ecc. qualche arto gelato, qualche arto amputato era nell'ordine
delle cose possibili. E accadute. Maria Matteo analizza la questione
a partire dal binario 17,
quello dei treni in partenza da Torino Porta Nuova per la valle,
cioè per il confine francese. E spiega perché
questi treni siano sottoposti a un controllo totale prima della
partenza. E anche nelle stazioni di arrivo, a partire da quella
di Bardonecchia. Nella libera fortezza Europa – al suo
interno – i confini non esistono più (o quasi)
per noi bianche e bianchi. Ma per i/le migranti...
Altro tema presente, mai abbastanza, è quello “di
genere”. Per ancorarci a qualcosa di concreto, abbiamo
deciso di aprire le pagine di “A” a un nuovo dibattito
(i dibattiti sono un po' una nostra fissa), questa volta a partire
dalla lettura del documento “Abbiamo un piano”,
prodotto da Non Una Di Meno (Nudm), l'organizzazione nata impetuosamente
dai movimenti femministi, che abbiamo seguito con attenzione
sulle pagine di “A”. Iniziamo con due
interventi (Lucia Bertell e Francesca Palazzi Arduini),
sui prossimi numeri altre/i potranno aggiungersi, chiunque può
intervenire, al massimo 7.000 battute spazi compresi.
Una piccola rubrica, da tempo fissa nella nostra rivista, rimanda
a un mondo perlopiù dimenticato o al quale si dà
attenzione solo in occasione di “emergenze” o fatti
clamorosi: quello delle carceri. Noi, grazie alla collaborazione
dell'ergastolano Carmelo Musumeci,
ce ne occupiamo da anni, numero dopo numero, cercando un po'
alla volta di dar luce ad aspetti meno noti di quel mondo. Questa
volta si parla delle 2.285 donne in carcere in Italia e, in
particolare, anche delle donne ergastolane, “prigioniere
di serie B” si precisa. Quello che pubblichiamo non è
che un piccolo contributo per una prima conoscenza: in linea
con uno dei compiti di questa rivista, quello di dar voce a
chi ne ha proprio poca, a volte nessuna del tutto. Senza retorica,
senza grandi “sparate”, partendo il più possibile
dall'esperienza e dalla sofferenza di chi quelle situazioni
vive. Molto di più potremmo fare, certamente. Ma già
il fatto di avere uno spazio fisso è un po' un modo per
attraversare le sbarre.
Abbiamo qui segnalato solo alcune delle “cose” che trovate in questo numero. Buona lettura.
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