Al
quarto numero del 1984 (“A” 92, maggio),
com'era prevedibile, Georges Orwell – l'autore di 1984
e de La fattoria degli animali – conquista la copertina,
con un disegno del Grande Fratello e una classica citazione
orwelliana: “Tutti gli animali sono eguali, ma alcuni
sono più eguali degli altri”. E, dentro il numero,
oltre a una decina di pagine fitte fitte per un saggio di Jules
Elisard (al secolo, Gianfranco Marelli) che, così, inizia
una sua stagione di collaborazione con “A” segnata
prevalentemente da saggi di carattere letterario.
Lo scritto di apertura del numero (“I referendum e noi”)
è affidato a Paolo Finzi e ripete la posizione drasticamente
contraria a questa forma di partecipazione elettorale: “Non
facciamo che confermare – si conclude l'articolo –
ancora una volta la nostra estraneità da quel cerimoniale
istituzionale attraverso il quale passa e si formalizza il consenso
popolare allo stato”. Una posizione che la redazione ha
sempre confermato ai successivi appuntamenti “referendumisti”.
Mentre altre/i anarchiche/ci hanno espresso valutazioni diverse,
partecipando ai referendum.
“Lavorare tutti, lavorare gratis” è il titolo
di una piccola ma interessante intervista a Patrizio Biagi,
da 11 anni operaio alla Ercole Marelli di Sesto San Giovanni.
Dello spazio e delle gare spaziali si occupa Maria Teresa Romiti,
allora nella redazione di “A”.
Libri e riviste libertarie trovano spazio nella Rassegna
libertaria, poche righe per ogni segnalazione e –
rispetto ad oggi – limitata alle produzioni strettamente
anarchiche.
Sulla tematica, assai trattata in quegli anni, della lotta armata,
interviene Franco Melandri con uno scritto dal titolo evocativo:
l'illusione armata.
Gabriele Roveda, della redazione di “A”, critica
lo scritto di Nico Berti sui primi dieci anni di “A”.
Un piccolo ulteriore segno della capacità di questa rivista
di saper mettere in discussione tutte le idee e interpretazioni
anarchiche, senza mai appiattirsi su di una versione “ufficiosa”.
Il sociologo anarchico argentino (rifugiatosi in Venezuela)
Carlos Sabino è autore di un saggio sull'utopia.
Altro tema, il teatro. E il suo rapporto con la società,
i costumi della gente, il silenzio. Se ne occupa Emilio Pucci.
Altra arte, la grafica. In occasione dell'uscita della prima
edizione di Segno libero, edizioni Antistato, tre pagine
segnalano quest'opera simpatica e utilissima, realizzata da
Ferruccio Piludu e dal Gruppo artigiano ricerche visive. Un
testo-base, che avrà un paio di ristampe (l'ultima per
i tipi di Elèuthera).
Oggi l'antropologia libertaria ha nella rubrica di Andrea Staid
una sua presenza regolare in “A”. Allora era sporadica,
ma non meno interessante. Come il dossier curato dalla solita
Maria Teresa Romiti su “antropologia e società”,
con scritti di Piero Flecchia e Roberto Marchionatti e una bella
scheda – che è in effetti un articolo – di
Romiti.
“La veridica storia della A cerchiata” è
uno dei non molti scritti di Amedeo Bertolo su “A”,
da quando a fine 1974 ne uscì. Nei primi 4 anni (1971-1974)
erano stati più numerosi. Un piccolo pezzetto di storia
della grafica e dell'anarchia. Fondamentale per noi, che da
tempo siamo la più diffusa A cerchiata “regolare”
al mondo. Pochissima cosa rispetto alle infinite A cerchiate
diffuse in tutto il mondo sui muri, sui ponti, nei treni, nei
gabinetti pubblici, nei murales...
E, per chiudere, la pagina dei comunicati, in buona parte dedicata
ai problemi della distribuzione editoriale e delle modalità
con cui le compagne e i compagni potevano darci una mano. Dopo
37 anni le cose non sono cambiate di molto. Purtroppo. Avremo
presto l'occasione di tornare su questi problemi.
Dimenticavamo. All'interno del numero, staccabile e spedibile,
una cartolina postale (oggi non esistono più) da spedire
a Torino alle Edizioni Antistato per ordinare il catalogo o
comprare dei libri. Un piccolo segno, uno dei tanti, della nostra
volontà di non occuparci solo di “A”.
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