rivista anarchica
anno 48 n. 424
aprile 2018




Al quarto numero del 1984 (“A” 92, maggio), com'era prevedibile, Georges Orwell – l'autore di 1984 e de La fattoria degli animali – conquista la copertina, con un disegno del Grande Fratello e una classica citazione orwelliana: “Tutti gli animali sono eguali, ma alcuni sono più eguali degli altri”. E, dentro il numero, oltre a una decina di pagine fitte fitte per un saggio di Jules Elisard (al secolo, Gianfranco Marelli) che, così, inizia una sua stagione di collaborazione con “A” segnata prevalentemente da saggi di carattere letterario.
Lo scritto di apertura del numero (“I referendum e noi”) è affidato a Paolo Finzi e ripete la posizione drasticamente contraria a questa forma di partecipazione elettorale: “Non facciamo che confermare – si conclude l'articolo – ancora una volta la nostra estraneità da quel cerimoniale istituzionale attraverso il quale passa e si formalizza il consenso popolare allo stato”. Una posizione che la redazione ha sempre confermato ai successivi appuntamenti “referendumisti”. Mentre altre/i anarchiche/ci hanno espresso valutazioni diverse, partecipando ai referendum.
“Lavorare tutti, lavorare gratis” è il titolo di una piccola ma interessante intervista a Patrizio Biagi, da 11 anni operaio alla Ercole Marelli di Sesto San Giovanni.
Dello spazio e delle gare spaziali si occupa Maria Teresa Romiti, allora nella redazione di “A”.
Libri e riviste libertarie trovano spazio nella Rassegna libertaria, poche righe per ogni segnalazione e – rispetto ad oggi – limitata alle produzioni strettamente anarchiche.
Sulla tematica, assai trattata in quegli anni, della lotta armata, interviene Franco Melandri con uno scritto dal titolo evocativo: l'illusione armata.
Gabriele Roveda, della redazione di “A”, critica lo scritto di Nico Berti sui primi dieci anni di “A”. Un piccolo ulteriore segno della capacità di questa rivista di saper mettere in discussione tutte le idee e interpretazioni anarchiche, senza mai appiattirsi su di una versione “ufficiosa”.
Il sociologo anarchico argentino (rifugiatosi in Venezuela) Carlos Sabino è autore di un saggio sull'utopia.
Altro tema, il teatro. E il suo rapporto con la società, i costumi della gente, il silenzio. Se ne occupa Emilio Pucci.
Altra arte, la grafica. In occasione dell'uscita della prima edizione di Segno libero, edizioni Antistato, tre pagine segnalano quest'opera simpatica e utilissima, realizzata da Ferruccio Piludu e dal Gruppo artigiano ricerche visive. Un testo-base, che avrà un paio di ristampe (l'ultima per i tipi di Elèuthera).
Oggi l'antropologia libertaria ha nella rubrica di Andrea Staid una sua presenza regolare in “A”. Allora era sporadica, ma non meno interessante. Come il dossier curato dalla solita Maria Teresa Romiti su “antropologia e società”, con scritti di Piero Flecchia e Roberto Marchionatti e una bella scheda – che è in effetti un articolo – di Romiti.
“La veridica storia della A cerchiata” è uno dei non molti scritti di Amedeo Bertolo su “A”, da quando a fine 1974 ne uscì. Nei primi 4 anni (1971-1974) erano stati più numerosi. Un piccolo pezzetto di storia della grafica e dell'anarchia. Fondamentale per noi, che da tempo siamo la più diffusa A cerchiata “regolare” al mondo. Pochissima cosa rispetto alle infinite A cerchiate diffuse in tutto il mondo sui muri, sui ponti, nei treni, nei gabinetti pubblici, nei murales...
E, per chiudere, la pagina dei comunicati, in buona parte dedicata ai problemi della distribuzione editoriale e delle modalità con cui le compagne e i compagni potevano darci una mano. Dopo 37 anni le cose non sono cambiate di molto. Purtroppo. Avremo presto l'occasione di tornare su questi problemi.
Dimenticavamo. All'interno del numero, staccabile e spedibile, una cartolina postale (oggi non esistono più) da spedire a Torino alle Edizioni Antistato per ordinare il catalogo o comprare dei libri. Un piccolo segno, uno dei tanti, della nostra volontà di non occuparci solo di “A”.