teatro
Le anguille di Vanzetti
di Luigi Botta
Personaggi: il narratore; Bartolomeo Vanzetti; l'avvocato; il ragazzo; il testimone; la testimone. Il massimo esperto italiano del caso Sacco e Vanzetti ha scritto la sceneggiatura di uno spettacolo teatrale. Che sta per essere messo in scena. La pubblichiamo in anteprima.
Il carcere è quello di
Charlestown, penitenziario statale del Massachusetts all'interno
di Boston, poco distante dal porto, dove Bartolomeo Vanzetti
da oltre un lustro sta scontando la pena da 12 a 15 anni inflittagli
dal tribunale di Plymouth per la tentata rapina di Bridgewater
ed è in attesa che la sentenza di Dedham che lo ha condannato
all'esecuzione capitale diventi definitiva.
La cella è poco più di un buco, una scatola di
cemento con giusto lo spazio per il letto e un tavolino. L'uno
in fila all'altro. Da un lato il muro, dall'altro la porta che
si affaccia sul corridoio. Sui fianchi, le due pareti che delimitano
il giaciglio. Lì dentro «Tumlin», quando
non lavora e non dispone dell'aria collettiva, trascorre la
sua interminabile giornata. Sempre uguale a sé stessa.
Scrive, Bartolomeo. Scrive moltissimo. Di tanto in tanto spedisce
lettere a casa, tiene corrispondenza con gli anarchici, col
comitato che lo difende e con le numerose donne che ne seguono
la vicenda fuori dalle sbarre. Gli vogliono bene, queste donne
disposte a tutto pur di non lasciar morire un innocente. Scrive
anche articoli, Bartolomeo. Racconta la sua storia. E si interroga
su come siano andate le cose, sul perché gli americani
- verso i quali aveva riposto tutta la sua immensa fiducia -
dopo averlo fatto soffrire per una vita intera a cercar lavoro
lo hanno infine accusato di un delitto che non ha commesso,
facendolo finire lì dove si trova, vittima di una macchinazione
politica che per colpire l'intero movimento sovversivo ha colpito
lui ed il suo compagno Nicola Sacco.
Si interroga, Bartolomeo, ma non riesce a darsi una risposta.
Ciò che sa è che il procuratore generale Mitchell
Palmer, ai suoi tempi, quando la paura di una rivoluzione «rossa»
era all'ordine del giorno, si era intestardito oltre misura
nel voler allontanare tutti i sovversivi e colpirne al cuore
il movimento.
Questo durante i due anni di mandato del procuratore, ma le
cose nel frattempo sono cambiate.
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La didascalia originale spiega che Beltrando Breni [così
erroneamente indicato, per Brini], è «Il ragazzo
di tredici anni che ha aiutato Vanzetti a consegnare le anguille
in Plymouth la mattina del delitto di Bridgewater». (le
immagini e gli spunti per le didascalie sono tratti da Art Shield,
Are They Doomed, Sacco-Vanzetti Defense
Committee, Boston, 1920) |
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Un
po' impacciato nell'immagine,
Enrico Bastioni è «Il panettiere che
ha comprato le anguille da Vanzetti
nella mattina del 24 dicembre 1919» |
Senza prove né testimoni
Dopo sei o sette anni, i fantasmi rossi sono svaniti, eppure
lui è ancora lì, dentro quella cella, a guardarsi
intorno, a scrivere lettere, a parlare con sé stesso
e coi suoi avvocati, a registrare le proteste del mondo intero,
a sentire le lamentele del padre e della sorella, a sperare
che qualcuno, tra le alte sfere dello Stato, muova forse un
po' di pietà e un po' di giustizia nei suoi confronti.
Capisce che la situazione è drammatica e controversa,
ma continua ad augurarsi che qualcosa possa cambiare. Perché
Bartolomeo ha fede. Una fede tutta sua. La fede nelle persone
e nello spirito che anima chi comanda quel Paese, così
lontano dal suo Piemonte. Così prende carta e penna e,
alla luce fioca che illumina la cella, ricomincia a fare la
sola cosa per lui possibile: scrivere. La guardia compie silenziosa
il suo giro d'ispezione, cammina lentamente davanti a quella
scatola di cemento con le sbarre, getta un'occhiata dentro e
continua con cadenza un passo dietro l'altro. E Bartolomeo scrive.
In quel momento i destinatari dei suoi scritti sono i lavoratori
messicani, ai quali vuol far sapere come sono andate le cose
a Plymouth il giorno in cui, in un paese neppure tanto distante
chiamato Bridgewater, alcuni banditi hanno tentato di rapinare
il portavalori del calzaturificio Loring Q. White che stava
trasportando le paghe per gli operai.
Hanno accusato lui, di quella tentata rapina.
Ma lui a Bridgewater, quel giorno, non c'era.
E pure l'hanno condannato.
Al massimo della pena prevista: dai 12 ai 15 anni di carcere.
Ma senza prove. E senza testimoni.
Era il 24 dicembre 1919.
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Le
sei donne che testimoniano al processo
dichiarando di aver acquistato le anguille da Vanzetti
il giorno e l'ora della rapina. Sono Mary Fortini,
Rosa Balboni, Teresa Malaguice, Adelaide
Bongiovanni, Marquetta Fiochi ed Emma Bosari
(negli atti processuali solo la Fortini e la Balboni
vengono citate nel medesimo modo;
le altre donne hanno nomi e cognomi differenti:
Terese Malquci, Adeladi Bonjionanni,
Margaretta Fiochi, Emma Borsari) |
Tentare la fortuna in America
«Mangiare anguille e pesce la vigilia di Natale - scrive
sul foglio di cui dispone - è per gli italiani un'antica
tradizione, oltre al fatto che questo cibo ci piace molto».
È un modo un po' strano per introdurre l'argomento. Ma
è anche l'unico, perché la sua storia è
anche fatta di anguille e tradizione e con la vigilia di Natale
tutto questo è legato insieme, anima e corpo.
Le anguille di Vanzetti. Sono proprio loro, le anguille, a rappresentare
l'argomento utile a scagionarlo, e che a distanza di anni potrebbero
essere ancora in condizione di tirarlo fuori dai guai.
«Il 24 dicembre 1919 - continua a scrivere rapido, persino
elegante -, mentre stavo vendendo anguille a Plymouth a 35 centesimi
al kg, gli avidi venditori ambulanti di pesce di Boston approfittavano
della passione popolare per le anguille e le vendevano a 1,25
e 1,50 dollari al chilo. Io, essendo impegnato nella vendita
ambulante dei prodotti marini e conoscendo questa tradizione,
avevo pensato di procurarmi le anguille per i miei clienti per
la Vigilia di Natale».
Sì, perché i clienti di Bartolomeo cercavano proprio
quelle. Le anguille.
Emiliani di San Giovanni in Persiceto, di San Matteo della Decima,
di Cento, di Renazzo, di quelle zone lì. Tutta gente
che aveva imparato a lavorare la canapa e che era stata convinta,
da emissari della Plymouth Cordage arrivati in Italia, a lasciare
la propria terra per tentare la fortuna in America, dove si
diceva ci fossero lavoro, soldi e si vivesse da dio. Era una
fabbrica importante, forse la più importante al mondo
nel suo settore: produceva corde per le navi e dava lavoro a
mille e mille dipendenti.
Questi emiliani, ma anche qualche romagnolo, erano per tradizione
abituati a celebrare la vigilia del Natale cenando con un piatto
tipico delle loro parti: le anguille. Lo facevano da sempre
e continuavano a farlo, quando possibile, anche nella loro patria
statunitense.
Vanzetti riprende a scrivere spedito. Vuole che la storia sia
ben chiara a tutti e per questo non trascura alcun particolare:
«Così nelle precedenti settimane ero andato di
casa in casa per prendere gli ordini, che erano molti. Questo
non era mai successo prima nella storia della colonia di Plymouth.
La sua novità e la solennità del giorno in cui
avvenne resero la cosa memorabile per i miei clienti. Ma per
consegnare gli ordini fui costretto a lavorare tutto il giorno
del 24 dicembre e a lavorare a Plymouth, lontano 30 miglia dalla
scena del crimine».
Eh già. Quel giorno del 1919, anche se è la vigilia
di Natale, Bartolomeo deve lavorare. E molto più del
solito. Ha ricevuto un'infinità di ordini, ma si è
organizzato per tempo, così da ottenere l'invio da New
York di una grande quantità di capitoni già nei
giorni precedenti.
Gli sono arrivati rinchiusi in un barile. Li ha fatti scaricare
in Cherry Street, al numero 35, dove abita da poco più
d'un anno a casa di Frank e Maria Fortini, pure loro emiliani,
come la maggior parte dei suoi amici del quartiere, provenienti
da Renazzo.
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«Il negozio di scarpe di John DiCarlo [sui documenti
è riferito come Di Carli] in Plymouth» luogo «Dove
Vanzetti stava vendendo le anguille nel momento in cui a Bridgewater,
a 28 miglia di distanza, stava consumandosi la rapina» |
La vigilia di Natale, giorno di vacanza
La sera ha avuto il suo gran bel da fare a preparare le consegne.
Dagli appunti delle ordinazioni ha ricavato quanto necessario:
chi vuole il pesce, quanto ne vuole, dove deve consegnarlo.
L'elenco è lungo ed il suo giro destinato ad impegnarlo
per un bel po' di tempo. Non gli basterà l'intera mattinata,
lo sa già. Per questo, in precedenza ha interpellato
il suo giovane amico Beltrando, figlio di Vincenzo ed Alfonsina
Brini, suoi padroni di casa in Suosso's Lane dove abitava prima
di trasferirsi presso i Fortini. Beltrando è un bravo
ragazzo, ha tredici anni, studia con profitto e strimpella un
po' il violino. Dicono che prometta bene. Quando Bartolomeo
lo ascolta ne rimane incantato. E scommette sulla sua formazione
musicale.
La vigilia di Natale è un giorno di vacanza dalla scuola
e Beltrando dà la sua piena disponibilità per
le consegne. Può anche mettersi in saccoccia qualche
soldo. Promette che faranno in fretta, che l'indomani mattina
si incontreranno presto e organizzeranno per bene il giro tra
la gente del quartiere. Bartolomeo, dunque, prepara i pacchi
da lasciare a tante donne in altrettante case. Avvolge le anguille
in carta di giornale, le pesa e segna a penna il nominativo
del cliente e la via dove abita, il peso e il prezzo di ogni
involto.
«Tumlin», in realtà, fa il pescivendolo solo
da pochi mesi. Prima ha girovagato a lungo, attraversando ben
tre Stati americani e cambiando decine di lavori. È stato
anche in fabbrica alla «Cordage», a realizzare gomene
per le navi, ma non vi ha lavorato molto, perché la sua
occupazione era in un locale chiuso, umido, polveroso e privo
di luce, l'uno addossato all'altro, e a lui piace stare fuori,
all'aria aperta. Vuol respirare a pieni polmoni e sentire sulla
pelle il gelo dell'inverno e il caldo dell'estate. Non gliene
frega niente se deve sopportare le avversità del tempo.
A Plymouth è stato occupato anche come giardiniere, ha
contribuito a realizzare strade, a costruire edifici; insomma,
il ragazzotto di provincia che avrebbe dovuto diventare un pasticciere
d'alto livello, ha finito col fare un po' di tutto. È
stato un amico un po' più anziano, prossimo a rientrare
in Italia, a convincerlo a comprare il suo carretto per il pesce,
con tanto di pesa, coltelli e altri strumenti di lavoro, ed
è così che ha cominciato a girare per le strade
dei quartieri dove vivono gli italiani come lui.
Il lavoro non va male, ma la stagione fredda impone l'interruzione
di ogni attività. La consegna delle anguille di quel
giorno è l'ultima vendita in programma. Per qualche mese,
poi, si dedicherà ad altro. Con la prospettiva, infine,
di fare anche il pescatore.
Alla sera dell'antivigilia di Natale, comunque, deve preparare
le consegne. Ne ha sino a mezzanotte. Poi va subito a dormire,
anche perché sa che la sveglia arriva presto e l'appuntamento
con Beltrando è praticamente all'alba.
Il ragazzo esce di casa puntualissimo, diretto in Court Street
dove deve incontrarsi con Bartolomeo - che nel frattempo ha
già effettuato alcune consegne - ma strada facendo incontra
il papà, Vincenzo, che lo rimanda a casa perché
deve indossare i soprascarpe. È nevicato, è piovuto,
le strade sono brutte e ghiacciate e il rischio è che
le calzature, con tutta quell'acqua, la neve e il fango, possano
rovinarsi. E con quello che costano le scarpe...!
|
«Testimoni per la difesa» precisa la didascalia
alla fotografia. Per entrare nel dettaglio: «Da sinistra
a destra: John DiCarlo [il verbale del processo lo indica come
John Di Carli], nel cui negozio di scarpe Vanzetti stava vendendo
anguille nel medesimo istante della rapina di Bridgewater, a
28 miglia di distanza; La signorina Esteno [Esther] Christophori,
che ha acquistato anguille da lui quel giorno; e Andrew Christophori,
che ha visto Vanzetti a Plymouth durante le ore in questione» |
Questione di pochi minuti
Beltrando indossa le sue ghette e raggiunge il pescivendolo
in Cherry Street, dove lui abita e dove, insieme, caricano il
carretto con il pesce. In quel momento suona la sirena della
«Plymouth Cordage» che segnala ai lavoratori l'ingresso
delle 8. I ritardatari scarpinano spediti.
La prima tappa è da Enrico Bastoni, che ha il negozio
da fornaio poco distante. Bartolomeo spera possa prestargli
il suo cavallo per trasportare il pesante carico di capitoni.
Ma Bastoni lo delude, perché anche lui ha delle consegne
da sbrigare. Così il pescivendolo e il giovane garzone
si incamminano sconsolati, trascinandosi appresso il carro coi
pacchetti. Cominciano il giro, spartendosi le case per andare
più spediti. Trasferiscono le anguille in una cesta,
cercano di non perder tempo, bussano qua e là alle diverse
porte. Le consegne sono tante. Devono tornare a casa, rifare
un altro carico e ricominciare daccapo. Non finiranno prima
delle due pomeridiane.
In quelle ore d'inizio giornata, a Bridgewater alcuni banditi
stanno tentando una rapina: l'obiettivo sono i denari delle
paghe settimanali dei dipendenti del calzaturificio Loring Q.
White, che stanno viaggiando su un furgone accompagnati da un
portavalori. Ma la giornata così fredda, il nevischio
e la strada ghiacciata finiscono per mandare a monte il colpo.
L'azione e la fuga sono rapidissime.
Questione di pochi minuti.
Quasi nessuno, nonostante l'esplosione di alcuni colpi di arma
da fuoco, riesce a capire cosa sia successo. È stato
tutto troppo rapido, troppo confuso, persino inverosimile.
Le prime testimonianze, infatti, sono a dir poco ridicole. Assurde.
Addirittura demenziali. C'è chi sostiene di aver individuato
nei banditi un italiano, perché l'ha visto correre come
corrono gli italiani, e chi invece insiste nel dire che dalla
propria posizione ha assistito all'intera sparatoria, nonostante
in quel momento si trovasse dietro un edificio e la sparatoria
fosse avvenuta proprio al lato opposto.
Quando cinque mesi dopo Bartolomeo Vanzetti viene tratto in
arresto con Nicola Sacco mentre sta cercando, con altri due
compagni, di distruggere un po' di materiale propagandistico
compromettente, dopo alcuni giorni viene indiziato perché
ritenuto uno dei banditi che ha compiuto la tentata rapina di
Bridgewater.
Con questa accusa va a processo. «Quando la popolazione
italiana di Plymouth sentì che ero stato incriminato
per il delitto di Bridgewater - sostiene Bartolomeo nella sua
lettera ai messicani -, dichiarò la mia innocenza e offrì
la sua testimonianza».
|
Il Comitato americano di difesa li chiama «I quattro
procuratori». Sono gli avvocati dell'accusa del caso Sacco
e Vanzetti. Innanzitutto Frederick Katzmann (il secondo da sinistra),
che è colui che sin dal primo processo a Vanzetti sostiene
con grande determinazione la tesi della colpevolezza, poi i
suoi assistenti, Harold Williams (primo a sinistra), William
Kane e George Adams (terzo e quarto) |
Ma l'accusa mescola le carte
Le persone che la vigilia di Natale hanno ricevuto da lui qualche
servizio sono tante: «Circa trenta testimoni italiani
erano pronti a presentarsi per provare il mio alibi. Ce ne sarebbero
potuti essere molti di più ma sarebbe stato solo “cumulativo“».
Il processo ha inizio: «Circa una dozzina di [persone]
testimoniò - spiega Vanzetti - che tra le 6,30 e le 7
del mattino del 24 dicembre ero stato a casa loro per consegnare
i loro ordini di anguilla e pesce. Luis Bastoni, un fornaio
italiano, testimoniò che alle 7,45 del mattino del 24
dicembre ero al suo forno per chiedergli di prestarmi il suo
cavallo e il suo carro per poter consegnare i miei ordini, e
che, visto il giorno particolarmente impegnato, aveva bisogno
del cavallo per se stesso e fu costretto a negarmelo».
E continua poi: «Mary Fortini, la mia padrona di casa,
testimoniò che avevo lavorato fino a tarda notte il 23
dicembre per preparare gli ordini per il giorno successivo e
che la mattina del 24 dicembre scesi dalla mia camera prima
delle 6 per andare in cucina per poco tempo: giusto il necessario
per mangiare, fare il mio lavoro, gli spostamenti e gli ordini
di quel giorno».
Mary Fortini, la donna che ospita Vanzetti, viene chiamata alla
sbarra quasi subito. Deve confermare molte cose e lo fa, con
l'avvocato difensore. L'accusa è certa di mescolar le
carte e metterla in imbarazzo. In tutti i modi. Infilandovi
anche i capitoni ed il digiuno.
D. «Il giorno prima di Natale è l'unico giorno
di digiuno osservato dagli italiani?» R. «Si,
signore».
«L'unico giorno all'anno che osservate?» «Sì,
signore».
«È l'unico in cui mangiate l'anguilla?»
«Sì».
«È l'unico giorno in cui mangiate pesce?»
«Sì, signore ma quel giorno in particolare.
Io mangio pesce anche in altri giorni».
Carlo Balboni abita poco distante e quel mattino smonta alle
6 dalla «Plymouth Cordage», dove lavora. Non trascorre
molto tempo che lui stesso cerca Vanzetti.
D. «Cosa ricorda?» - gli domanda l'avvocato in fase
processuale - R. «Presi due libbre di anguilla».
«Da dove prese due libbre di anguilla?» «Su
a casa sua».
«Su a casa di chi?» «Frank Fortini».
«Da chi le ha prese?» «Da Vanzetti».
«A che ora è andato a casa sua?» «La
mattina circa le sei e un quarto o sei e venti».
«Come fa a stabilire l'ora?» «Perché
esco dalla Cordage alle sei. Lavoro di notte».
Non ha neppure problemi a stabilire il giorno.
«Come fa a ricordarsi che era il 24 dicembre?» «Me
lo ricordo perché era il giorno prima di Natale. Tutti
gli italiani mangiano pesce quel giorno. Gli italiani cattolici
non mangiano mai la carne il giorno prima di Natale».
«Avete qualche altro cibo speciale per quel giorno?»
«Potrebbero esserci cose simili al pesce. A loro piacciano
le anguille».
«Quella è l'usanza nel vecchio paese, in Italia?»
«Sì».
Anche John Di Carlo fa la sua parte nel processo. È un
calzolaio ed ha le idee particolarmente chiare. Spiega che tutte
le mattine fa le pulizie in negozio, tra le 7,15 e le 7,40.
Vanzetti è arrivato prima che avesse finito.
D. «Si ricorda il 24 del dicembre scorso?» R.
«Sì».
«Come mai se lo ricorda?» «Perché
era il giorno prima di Natale. Mi ha consegnato il pesce, le
anguille».
[...]
«Allora, c'è qualche connessione speciale tra il
giorno prima di Natale e avere le anguille quel giorno lì?»
«È un'usanza in Italia che mangiamo le anguille
il giorno prima di Natale».
«Ha visto il sig. Vanzetti quel giorno, il 24 dicembre?»
«Sì».
«Dove l'ha visto?» «Nel mio luogo di lavoro».
Quella con Vincenzo Brini, il tredicenne che il 24 dicembre
accompagna Vanzetti nelle consegne, è una battaglia che
il procuratore Katzmann combatte ad armi impari. Lo interroga
per un'ora, forse due. Vuol sapere tutto ma, ancor più,
vuol tentare di ridicolizzarlo dinanzi alla giuria. Lui risponde
con precisione e in inglese - è nato a Plymouth, dopotutto
-, e non si fa ingannare dai tranelli.
D. «Quando sei andato a consegnare il pesce che cosa faceva
Vanzetti?» R. «Anche lui consegnava il pesce».
«Con che cosa – una carriola? Con cosa?»
«Un cesto».
«Avevi un cesto e una carriola?» «Non in
quell'occasione».
Quel che preme all'avvocato dell'accusa è ingarbugliare
la testimonianza a più non posso e mandare Beltrando
in confusione.
D. «Quante volte hai raccontato questa storia?»
R. «L'ho raccontata al signor Vahey, l'avvocato difensore».
«Quante volte l'hai raccontata al signor Vahey?»
«Due volte».
«L'hai raccontata, qui, due volte, il che fa quattro volte.
Quante altre volte?» «Due o tre volte».
«Non era un po' di più?» «Forse
di più».
«Quante volte di più? A casa, forse più
di tre volte?» «Forse di più».
«Forse nove volte?» «Forse cinque».
«Magari sei?» «No, non penso».
«A casa, a chi l'hai raccontata?» «Ai miei
genitori».
«Ambedue?» «Sì, signore».
«A casa cinque volte?» «No».
«Sei sicuro non fossero sei?» «No».
E così via, una, due, tre, quattro volte e all'infinito.
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Non è un'immagine fotografica nitida e dettagliata,
ma un singolare documento, di grande importanza, e come tale
va considerato. Si tratta del carretto che Bartolomeo Vanzetti
acquista per amore di indipendenza e col quale decide di andare
a vendere il pesce. La didascalia segnala: «Con questo
egli [Vanzetti] vendeva le anguille a numerose persone nella
mattina del 24 dicembre 1919» |
Quei capitoni
Adelaide Bongiovanni è un donnone tutto d'un pezzo.
È molto interessante quel che racconta a proposito dei
capitoni. Spiega quando si acquistano, come si salano, quando
si consumano, e che non avviene mai lo stesso giorno. Lei ad
esempio chiede di poter avere il pesce l'antivigilia.
D. «È quella la maniera che gli italiani consumano
le anguille, salandole?» R. «Sì signore».
«E al solito le procurano due giorni o un giorno e mezzo
prima di quando intendono mangiarle?» «Sì
come piace a me».
«Quella è la maniera consueta che gli italiani
le preparano, non è vero?» «Sì
signore».
I capitoni sono l'argomento che preme di più all'avvocato
anche quando interroga Margherita Fiochi.
D. «Quante anguille ha comprato da lui?» R. «Una
libbra».
«Qualche motivo particolare per mangiare le anguille quel
giorno?» «Perché è una consuetudine
mangiare le anguille il giorno prima di Natale».
«Esiste qualche altra maniera per ricordare che quello
era il giorno prima di Natale ... qualche altra cosa che lo
fissi nella sua mente?» «No signore».
«Di solito cominciate a mangiarle quanto tempo dopo averle
salate?» «Si comincia a mangiarle la stessa sera».
«Di solito quanto tempo le lasciate sotto sale prima di
cominciare a mangiarle?» «Se le si tiene sotto
sale più di un giorno diventano ancora più buone».
«Le ha tenute uno o due giorni prima di mangiarle?»
«Lui ha portato le anguille il 24 e le ho messe sotto
sale quel giorno e la sera del 24 le abbiamo mangiate».
«Sarebbero state più buone se le avesse messe sotto
sale il 23 e le avesse mangiate il 24, non è vero?»
«Sì».
«Le ha volute le più buone possibili per quel giorno,
non è vero?» «Le ho volute il giorno prima
di Natale».
«Lei le ha volute le più buone possibili per mangiarle
il giorno prima di Natale?» «Sì».
«E le ha ordinate la domenica, non è vero?»
«Sì».
«E lei ha ordinato di portarle due giorni prima di Natale,
non è vero?» «Avrebbe dovuto portarle
non appena possibile, più presto le avesse portate più
mi sarebbe piaciuto averle».
«Ha ordinato una libbra di anguille, non è vero?»
«Sì».
« La domenica?» «Sì».
«Gli ha detto di portarle il martedì non è
vero?» «Sì».
«E lui le ha portate il martedì, non è vero?»
«Lui le ha portate il giorno prima di Natale».
«Lui le ha portate il giorno che lei aveva detto di portarle,
non è vero?» «Lui non ha detto che le
avrebbe portate il martedì ma gli avevo detto di portarle
il giorno prima di Natale che così avrei potuto usarle».
«Gli ha detto di portarle il giorno prima del giorno del
digiuno, non è vero, Natale?» «Gliel'ho
detto».
«E lui le ha consegnate il giorno prima del giorno del
digiuno, non è vero?» «No signore, lui
le ha portate il giorno prima di quello».
«E lui le ha portate in ritardo, non è vero?»
«Sì, se avessi potuto tenerle sotto sale più
a lungo, sarebbero state più deliziose da mangiare».
«Lui era in ritardo di un giorno per portarle da lei?»
«Sì».
«Lui le ha portate il giorno di Natale, non è vero?»
«Il giorno prima di Natale».
Dopo Adelaide Bongiovanni anche Emma Borsari deve raccontare
come, perché, quando e da chi ha acquistato le anguille.
D. «Quando ha ordinato il pesce?» R. «La
domenica».
«Che cosa ha ordinato?» «Anguille».
«Quando ha ricevuto le sue anguille?» «Il
24».
«A che ora del 24 le ha ricevute?» «Alle
dieci e mezzo o dieci e quarantacinque, non di più».
«Come riesce a fissare l'ora?» «Questa
è una mia idea. Naturalmente avrei dovuto riceverle abbastanza
in tempo per la cena».
«Avete avuto le anguille per la cena?» «Si,
metà le abbiamo consumate a cena e il resto l'abbiamo
conservato per un altro pasto».
«Chi le ha consegnato le anguille?» «Quell'uomo
(indicandolo)».
«Mr. Vanzetti?» «Vanzetti».
«Mr. Vanzetti stesso?» «Sì signore».
«Si ricorda quante anguille ha comprato?» «Due
libbre».
«E quanto ha pagato per libbra?» «Quaranta
centesimi per libbra, cioè ottantacinque [perché
non 80?] centesimi».
[...]
«Come sa che era il 24 dicembre quando ha ricevuto le
anguille?» «Lo so perché quel giorno,
per noi, è il giorno di digiuno».
«Ha mai comprato le anguille da mr. Vanzetti, prima?»
«No».
«Ha ancora comprato le anguille da mr. Vanzetti, dopo
allora?» «No».
«Quella è stata l'unica occasione in cui ha comprato
le anguille da mr. Vanzetti?» «Era la prima volta
che le ho comprate, il giorno prima di Natale».
«Anche l'unica volta che le ha comprate?» «Sì».
Ester Cristofori, sotto giuramento, parla sì di capitoni,
ma si spinge oltre raccontando anche delle tradizioni cattoliche
italiane e del modo di cucinare il pesce nel giorno del digiuno.
D. «Si ricorda il giorno prima di Natale l'anno scorso?»
R. «Cosa, 1919?»
«Sì». «Sì».
«Potrebbe raccontare alla Corte e alla giuria come si
ricorda quel giorno?» «Allora, mi ricordo quel
giorno, il 24 dicembre 1919, come un giorno nel quale tutti
i bravi cattolici, cioè tutti noi, credono che possono
mangiare solo pesce e nient'altro che pesce, non si può
mangiare carne e niente che provenga dagli animali. Mi ricordo
che quella sera, il 24, sono andata a confessarmi per prepararmi
alla comunione sacra il giorno di Natale».
«Ci sono piatti speciali che gli italiani preparano per
quel giorno?» «Non hanno piatti speciali ma hanno
pesce per cena e la sera mangiano le anguille e hanno gli spaghetti
con tonno e con un po' di pesce e con le castagne o qualsiasi
tipo di noci».
«Quel giorno gli spaghetti sono preparati in un modo diverso
dagli altri giorni?» «Sì, spaghetti con
tonno e anguille, mentre gli altri giorni li si prepara con
la carne».
Anche un uomo, Vincent Louis Longhi, americano di origine italiana,
deve dire la sua sui capitoni e sul digiuno. L'argomento si
ripete, ma con sfaccettature sempre molto personali. Sulla consegna:
D. «Quale giorno?» R. «Il 24 dicembre».
«Come riesce a fissare il giorno e l'ora?» «Perché
quella è una grande giornata di digiuno per i cattolici
e mia mamma non compra mai le anguille tranne quel giorno».
«Come riesce a fissare l'ora del giorno?» «Succede
che vado a lavorare alle sette e venti e generalmente esco da
casa alle sette e cinque o sei per prendere il tram che passa
alle sette e dieci».
E ancora sulle date e sul digiuno: «E queste anguille
potrebbero essere state portate il 23, come il 25?» «Potrebbero
essere, da ciò che mi ricordo, ma lui le ha portate perché
quello è un grande giorno per i cattolici per cucinarle,
mentre tutti gli altri giorni abbiamo bistecche di manzo e formaggio».
«Quel giorno di digiuno è l'unica volta l'anno.
È una grande giornata di digiuno? Il 24 è il giorno
di digiuno, è sicuro di ciò?» «Si,
il 24 è il giorno prima del giorno di digiuno».
«C'è qualche motivo perché le anguille non
potevano essere portate il 23 anziché il 24?» «Il
23 lui è passato per prendere gli ordini. Mia madre ha
chiesto a mia cognata se voleva delle anguille».
Ma non basta. Per trarre in inganno il testimone e farlo cadere
in contraddizione, le domande poste dal procuratore Katzmann
assumono toni sempre diversi.
D. «Si è ricordato del fatto che quel giorno avete
avuto le anguille perché quello è l'unico giorno
che la vostra gente le mangia?» R. «Quella è
l'unica volta che le mangiamo insieme con gli spaghetti».
«È così che se lo ricorda?» «Non
ci piace il pesce».
«Quello è l'unico giorno durante l'anno in cui
mangiate le anguille?» «Che ne mangiamo?»
«Che la vostra famiglia le mangia... va bene?» «Sì
signore».
«È pronto a dire a questa giuria che Vanzetti non
ha portato le anguille a casa vostra la mattina del 23 alle
sette e cinque?» «Sì, dico che non le
ha portate il 23».
«E ciò che dice è puramente ragionevole?»
«Sì».
«Sig. Longhi, dove si trovava il 14 dicembre 1919 alle
sette e cinque?» «Il 14 dicembre 1919?»
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Il segnaposto «simbolo dell'innocenza di Sacco e Vanzetti»
che Tom O' Connor distribuiva ad ogni commensale nel corso della
Cena delle anguille che organizzava ogni anno presso la Community
Church di Boston. Questo segnaposto, in particolare, risale
all'ultima cena tenutasi prima della morte di O' Connor, quella
del 3 novembre 1965 |
Vanzetti viene condannato
La storia delle anguille al processo di Plymouth per la tentata rapina di Bridgewater, non finisce qui. Sembra incredibile, ma i giochi di parole dell'avvocato dell'accusa, insieme ai pregiudizi nei confronti di chi non è americano e soprattutto non si trova allineato alle tesi del potere, riescono ad avere la meglio sulle tante testimonianze che dimostrano come il giorno della grassazione Bartolomeo Vanzetti non fosse su una strada ad impugnare un fucile sparando contro un portavalori di un'azienda calzaturiera, ma si trovasse invece su tutt'altra strada a consegnare a tante umili massaie di origini italiane le anguille per il digiuno familiare pre natalizio imposto in qualche modo dalla tradizione e dalla religione cattolica.
Vanzetti viene condannato ad una pena da 12 a 15 anni di reclusione. È il primo passo verso un'altra condanna assai peggiore di questa.
La condanna alla sedia elettrica.
La condanna per una seconda rapina, questa volta riuscita, che ha provocato due morti. Una rapina compiuta dai banditi della banda Morelli a South Braintree il 15 aprile 1920, alla quale i nominativi di Bartolomeo e di Nicola Sacco vengono associati immediatamente.
I due italiani, piemontese l'uno e pugliese l'altro, verranno folgorati dalla corrente la notte del 23 agosto 1927.
Più avanti nel tempo le anguille diventeranno il simbolo della loro innocenza. Un componente del Comitato di Difesa, Tom O'Connor, organizzerà ogni anno una volta l'anno un incontro a Boston per ribadire al mondo la falsità delle accuse contro i due perseguitati diventati vittime.
Nel corso della serata si consumeranno i capitoni, preparati come tradizione vuole. Tutto ciò ancora nel 1965 - come ricorderà in un suo scritto Alfonsina Brini, che ospitò a casa sua Bartolomeo e che fu testimone nel processo - «per la sua gran convinzione della sua inocenza anche nell'ultima cena del 3 Nov, in Memoria dei due Martire, Tom a avuto un gran d'affare per trovare le anguille - per la tavola, come simbolo di Vanzetti; Che poi li trovo e fu contento».
Come segnaposto, con la portata delle anguille fritte, verrà consegnato ai convenuti un cartoncino: «Come simbolo della sua innocenza».
Luigi Botta
info.luigibotta@gmail.com
Ecco le fonti
Bartolomeo Vanzetti, Background of the Plymouth Trial,
Road to Freedom Group, Boston, 1926 (recentemente riproposto
in Bartolomeo Vanzetti. Una vita proletaria, retroscena del
processo di Plymouth, a cura di Luigi Botta, Galzerano /
Atti e memorie del popolo, Casalvelino Scalo, 2017); The
Sacco-Vanzetti Case - Transcript of the Record of the Trial
of Nicola Sacco and Bartolomeo Vanzetti in the Courts of Massachusetts
and Subsequent Proceedings, 5 vols. plus 1 vol. supplement,
Henry Holt, New York, 1928-1929; Art Shield, Are They Doomed,
Sacco-Vanzetti Defense Committee, Boston, 1920; Luigi Botta,
Sacco & Vanzetti - Cronologia e strumenti di ricerca,
Cristoforo Beggiami, Savigliano, 2017; lettera di Alfonsina
Brini, da Kingston, Massachusetts, a Vincenzina Vanzetti, del
18 febbraio 1966, in Archivio Vanzetti, Istituto Storico della
Resistenza e della Società Contemporanea, Cuneo, busta
2, fald. 14/b.16.2; traduzioni di Carmen Galzerano e Lale Gursel;
un grazie a Mirko Retto.
Luigi
Botta, giornalista e storico, è
studioso, tra le altre cose, della presenza anarchica
italiana in Nord America. È autore di saggi e libri.
Il suo debutto avviene nel 1978 con Sacco e Vanzetti:
giustiziata la verità. Nel 2017 ha firmato
quattro volumi sul caso dei due anarchici. È prossimo
a dare alle stampe l'intero epistolario (in buona parte
inedito) di Bartolomeo Vanzetti alla famiglia.
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