pratiche femministe
L'obiezione nascosta
intervista di Carlotta Pedrazzini a Chiara Lombardo di Obiezione Respinta
Non c'è solo quella negli ospedali. Alle donne capita spesso di incontrare obiettori (abusivi) nelle Asl, in farmacia, negli studi medici. Che dicono no alla pillola, no ai preservativi, ecc. In farmacia non ti vendono gli anticoncezionali? Il consultorio non ti rilascia il certificato per l'aborto? Obiezione Respinta raccoglie le segnalazioni delle donne da tutta Italia.
Carlotta – Obiezione Respinta è una
piattaforma autogestita che si occupa di mappare l'obiezione
di coscienza in Italia a partire dalle esperienze dirette delle
donne. Parlaci del progetto. Com'è nato, quante siete,
come portate avanti il lavoro?
Chiara – Il progetto Obiezione Respinta è nato l'8 marzo 2017 ed è stato lanciato pubblicamente in occasione dello sciopero globale femminista chiamato dal movimento Ni Una Menos.
Con questa ondata femminista è stata ripresa una delle pratiche, che poi ha portato anche alla nascita del progetto, usata fin dagli anni '70 dai vari gruppi e che ha rivoluzionato il nostro modo di pensare e di fare politica, quella del “partire da sé”. Quindi siamo partite dalle nostre esperienze, dai nostri desideri e da quello che ogni giorno in quanto studentesse e lavoratrici viviamo all'interno della città di Pisa.
Interrogandoci, parlando dei limiti che noi, in quanto donne, percepiamo all'interno della sanità pubblica, delle varie violenze che in maniere differenti e con differenti volti sono state perpetuate sui nostri corpi, abbiamo deciso di mappare la città di Pisa segnalando le farmacie, gli ospedali, i consultori, dove veniva applicata l'obiezione di coscienza, dove venivamo giudicate per la nostra vita sessuale.
In questa prima parte di inchiesta sul territorio pisano abbiamo notato che non erano poche le farmacie che non vendevano la pillola del giorno dopo, che non avevano preservativi, per non parlare delle pressioni, i giudizi, che una ragazza, una donna, subiva quando chiedeva un contraccettivo.
L'obiezione di coscienza non è prevista per le farmacie, essendo la pillola del giorno dopo non un farmaco abortivo, ma fin da subito (e in un anno di mappatura) abbiamo notato come invece sia molto diffusa in territorio italiano.
Abbiamo riscontrato che all'ospedale Santa Chiara solo cinque medici non sono obiettori, che non è possibile somministrare la RU486 perché i medici non obiettori non riescono a coprire tutti i turni.
Interrogandoci sui servizi abbiamo notato che nel centro della città non ci siano consultori, che al consultorio per le donne migranti si può accedere solo se si possiede il permesso di soggiorno e che altre soggettività (ad esempio, LGBTQI) non hanno luoghi di aiuto a cui rivolgersi. Quindi l'esclusione delle varie soggettività, diciamo “subalterne” a quelle dominanti (maschili e bianche), dall'accesso ai servizi o dalla decisionalità sui servizi e sui loro corpi, ci ha portato a pensare alla mappatura che poi si è tradotta in Obiezione Respinta.
L'esperienza femminista degli anni settanta di autorganizzazione e autoproduzione ci ha dato la lente per analizzare queste problematiche, che noi, in quanto donne, viviamo in prima persona.
Con l'assemblea nazionale del 4 febbraio a Bologna, la mappatura di Obiezione Respinta è stata rilanciata a livello nazionale dal tavolo salute. La mappa raccoglie segnalazioni che ci arrivano su tutto il territorio italiano, segnalazioni che possono esser fatte tramite la pagina facebook o via email.
Noi inseriamo un pin verde se la segnalazione è positiva, rosso se è negativa e, con l'approvazione di chi segnala, ripubblichiamo in maniera anonima sulla pagina il racconto che ci è stato mandato.
Siamo un collettivo di giovani donne, studentesse, lavoratrici e collaboriamo con varie ginecologhe ed ostetriche sparse sul territorio italiano. Ma, sopratutto, Obiezione Respinta sono tutte le donne che a questo progetto collaborano, che ci mandano segnalazioni, che commentano i post e danno consigli. Obiezione Respinta è una comunità, un'alleanza.
Qual era e qual è l'obiettivo del progetto?
Il primo motivo che ci ha spinto a creare questa mappa è un lavoro di analisi e inchiesta sul territorio. Volevamo capire quale fosse realmente lo stato dell'obiezione di coscienza in Italia e quanto il diritto delle donne di abortire, di essere madri o meno, sia rispettato, considerando che la stessa legge 194 è una legge piena di contraddizioni che, si nota subito, non mette al centro la donna e la sua libera volontà.
Raccogliere segnalazioni, raccogliere dati, far parlare l'esperienza e le donne in un momento storico dove non è data loro la possibilità di raccontarsi, ma dove è più importante il diritto alla vita del feto, la coscienza dei medici, l'azione dei pro-vita, piuttosto che la loro libera decisione e a volte anche la loro stessa vita, come si nota nel caso di Valentina Milluzzo, morta dopo un aborto.
Inchiesta e servizio di aiuto
Quindi da una parte un lavoro di inchiesta sul territorio che
non si rifacesse ai dati ufficiali del ministero, falsati, perché
non tengono conto di tutti quei medici che non si dichiarano
obiettori ma che nel pubblico comunque si avvalgono dell'articolo
9; non tengono conto dell'obiezione di struttura e di tutti
quei posti dove non esiste neanche il reparto di ginecologia,
oltre a non considerare l'obiezione di coscienza dei farmacisti
e dei consultori, nemmeno prevista dalla legge. Dall'altra parte
la mappa vuole essere uno strumento di aiuto per tutte, poiché
tramite i vari pin verdi in momenti emergenziali le donne possono
vedere e decidere a chi rivolgersi, quale ospedale o farmacia
più vicina a loro può aiutarla.
Dopo
un anno dalla nascita della mappa abbiamo notato come fosse
anche un altro l'obiettivo: quello di creare una comunità,
una rete di solidarietà tra donne. Rompere l'isolamento
e dare nome alla violenza, raccontarla, anche se in forma anonima.
Raccontarsi e leggere, rompere tramite uno spazio virtuale,
come lo è quello della rete, la distanza e la solitudine
in cui cadiamo. Anche riconoscere la violenza tramite i racconti
di altre donne.
Sulla pagina facebook di Obiezione Respinta si è creato
uno spazio sicuro in cui tutte riusciamo a narrarci, a darci
forza e riconoscerci nelle altre.
Speriamo di avere presto dei dati completi su tutto il territorio
italiano per poter poi procedere tutte insieme a trovare delle
modalità pratiche, di azione per poter aggirare e poi
eliminare questa violenza.
Che interazione avete con i vari movimenti o gruppi
femministi?
La mappatura è inserita nel percorso di Non Una Di Meno,
movimento femminista globale nato nel 2017 in Argentina poi
diffusosi in molti paesi del mondo, tra cui anche l'Italia.
È uno strumento di cui il movimento femminista si è
dotato e che cresce grazie alla collaborazione con i vari gruppi,
collettivi femministi sparsi nelle varie regioni. Molte delle
segnalazioni che ci arrivano vengono anche dal lavoro che assemblee
femministe hanno fatto sul loro territorio, per citarne un paio
Salerno e Trieste, che ci hanno mandato un quadro completo dello
stato dell'obiezione di coscienza nelle loro città.
Noi stesse facciamo parte di un'assemblea femminista, che ha
occupato uno spazio l'anno scorso, la Limonaia Zona-Rosa, in
cui, anche a seguito del lavoro fatto con Obiezione Respinta,
abbiamo creato due sportelli medici e legali per combattere
l'obiezione di coscienza e per tentare di superare alcune carenze
nella sanità pubblica qui a Pisa. Agli sportelli e al
progetto di mappatura collaboriamo con l'Aied (associazione
italiana educazione demografica) e con altre ostetriche toscane.
Pratiche e parole d'ordine vengono da questi movimenti.
Dare voce ad un soggetto che per anni non è stato ascoltato,
vuol dire far vivere quel soggetto, che rivendica diritti, che
vuol poter decidere sulla propria vita.
Sia per il 22 maggio, giornata nazionale di mobilitazione per
i 40 anni della legge 194, sia per altri momenti di mobilitazione
cittadini e nazionali, ci siamo confrontate con molte realtà,
toscane e non, per capire anche come, partendo dai dati che
si stanno raccogliendo, possiamo proseguire questo percorso
di denuncia e rivendicazione, ma anche di aiuto e sorellanza.
Il controllo sui corpi delle donne
Obiezione Respinta parte dalla pratica del partire da sé, fondamentale già nei primi movimenti storici degli anni '70. Ed è la risposta chiara che viene dall'esperienza delle donne sullo stato della legge 194, di quanto effettivamente venga applicata, di quanto tuteli un diritto, e di quanto soprattutto sia chiaro che a parlare delle donne devono essere le donne stesse, nessun ente (statale, religioso, un potere maschile) può farlo in loro nome.
Se il controllo delle nascite e quindi anche dell'aborto è funzionale per ricreare e controllare lo Stato Nazione, è proprio sul corpo delle donne che questo controllo viene perpetuato; è su di lei che vengono varate leggi, lei che non ha ruolo di soggetto ma solo di oggetto, subordinato appunto al diritto alla “vita” di chi vita ancora non è, o alla coscienza, alla morale, e soprattutto a ragioni economiche, dei medici.
Se non è tutto il movimento femminista a prendere parola insieme, non potremo mai cambiare il reale.
Quante segnalazioni ricevete mediamente?
Al giorno riceviamo in media due segnalazioni, per un totale, ad oggi, di quasi 400 segnalazioni.
Avete avuto problemi con il fatto che denunciate
pubblicamente riportando nomi e indirizzi? Qualcuno degli enti,
consultori e farmacie segnalate vi ha mai contattato?
Sulla mappa di Obiezione Respinta riportiamo, quando ci vengono riferiti, anche nome e cognome dei medici o farmacisti. Questo perché oggi non c'è una lista pubblica di chi si dichiara obiettore.
Fino ad adesso non ci sono arrivate segnalazioni o denunce, molto spesso si limitano a commentare sotto i post difendendo le loro posizioni o quelle di altr* medici.
Per esempio, un caso in cui tramite i vari commenti su facebook siamo riuscite ad ottenere un risultato concreto, è stata la segnalazione che ci è arrivata da una ragazza dell'Emilia, che ha mandato una foto di un cartello esposto fuori dall'ufficio di un medico di base, in cui vi era scritto “in questo studio per motivi etico-scientifici non si prescrive la pillola del giorno dopo”.
Dopo che abbiamo ricondiviso la foto, sotto il post sono arrivati tantissimi commenti tra cui quelli della dottoressa e della sua famiglia. Il caso ha avuto grande clamore sui social tanto che sia il “Resto del Carlino” sia “Repubblica” hanno scritto articoli sul caso. Fino a quando non è stata portata un'ordinanza in parlamento che ha avuto come risultato la rimozione del cartello e il sanzionamento della dottoressa.
Anche in questo caso, come in altri, non ci sono arrivati esposti o denunce. Sicuramente più la mappa aumenta d'importanza più ci può essere il rischio di azioni legali contro di noi.
Abbiamo visto che disponete anche di un numero di
telefono attivo 24 ore su 24. Come funziona? Di cosa ha bisogno
chi vi contatta?
Abbiamo un numero attivo 24 ore su 24, a cui tutte possono chiamare per avere informazioni sull'IVG (interruzione volontaria di gravidanza) o sulla contraccezione. Molto spesso ci capita che alcune ragazze ci chiamino per sapere a che medico o ospedale possono rivolgersi senza il rischio che si trovino davanti un obiettore, o di subire violenza ostetrica. In questi casi o utilizziamo i dati che abbiamo con le segnalazioni, oppure ci rivolgiamo a strutture, collettivi, associazione femministe che lavorano su quel territorio e che possono, oltre a dare informazioni, anche aiutare la ragazza di persona.
Il telefono è uno strumento che, a differenza delle segnalazioni – che vengono mandate dopo che le ragazze vivono varie esperienze – aiuta nell'immediato una donna.
Possono chiamarci mentre in farmacia si rifiutano di vendere la pillola del giorno dopo, se hanno bisogno di un consiglio o un'informazione urgente, anche solo per trovare sostegno e aiuto da parte di altre donne che sono pronte ad ascoltarle.
Il numero a cui chiamare è: 3319634889, e possono farlo tutte e tutti in qualsiasi momento.
Carlotta Pedrazzini
Cosa fare se.../Alcune domande frequenti
Che
cos'è la pillola del giorno dopo?
La contraccezione d'emergenza, o contraccezione post-coitale,
rappresenta una metodica di supporto, dal momento che
il suo utilizzo è inteso non come metodo contraccettivo
abituale, ma limitato a situazioni a rischio di gravidanza
in seguito a un rapporto non adeguatamente protetto. La
pillola va assunta il prima possibile dopo il rapporto
a rischio gravidanza.
Se mi venisse negata la pillola, quali sono
i miei diritti e cosa fare?
La pillola del giorno dopo (e dei cinque giorni dopo),
in quanto contraccettivo non abortivo, non può
essere negata al momento della richiesta. Qualora il medico
o il farmacista si rifiuti, appellandosi all'obiezione
di coscienza (Art. 9, 194/1978), viene commessa illegittimità
(penalmente perseguibile) nociva per la persona e del
diritto di autodeterminazione di ognun*. Questo perché
la norma che disciplina l'obiezione di coscienza in ambito
medico riguarda l'interruzione di gravidanza (aborto),
la quale si dice cominciata a partire dall'innesto dell'ovulo
nella cavità uterina. Invece, la pillola del giorno
dopo agisce alternativamente prevenendo l'ovulazione o,
qualora l'ovulo sia già stato fecondato, modificando
la cavità uterina in modo da impedire l'annidamento
dell'ovulo stesso. Se invece l'ovulo si è già
innestato, e quindi è iniziata una gravidanza,
la pillola del giorno dopo non avrà alcun effetto.
È dunque totalmente illegittimo fare ricorso all'obiezione
di coscienza.
Se in Farmacia mi viene detto che l'hanno terminata?
Purtroppo è pratica comune di molti farmacisti
far finta di averla terminata e non è possibile
per la singola controllare di persona la disponibilità
della farmacia. In questo caso, dato che la pillola va
assunta nel più breve tempo possibile, bisogna
recarsi velocemente o in un'altra farmacia o presso una
guardia medica, che non può esserne sprovvista.
Resta il fatto che i farmacisti sono sempre obbligati
a fornirti la pillola (senza ricetta, in caso di maggiore
età), come da art. 38 del R.D. del 30 settembre
1938. Ricordati di segnalare anche casi come questi, specificandolo,
su Twitter e Facebook al profilo “Obiezione Respinta”.
Che cos'è la pillola RU486?
RU486 è il nome commerciale di un medicinale che
dà alle donne un'opzione non chirurgica per l'interruzione
della gravidanza nel pieno rispetto della legge 194. Il
nome del farmaco è Mifegyne (Mifeprostone) della
Exelgyne.
Dove può essere somministrata?
La pillola abortiva può essere somministrata solo
in ambito ospedaliero e con obbligo di ricovero dal momento
dell'assunzione del farmaco sino alla certezza dell'avvenuta
interruzione della gravidanza escludendo la possibilità
che si verifichino successivi effetti teratogeni. Non
può essere utilizzata a casa lontano dallo supervisione
del medico.
dal
sito obiezionerespinta.info |
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