rivista anarchica
anno 48 n. 427
estate 2018




Una scarpa e una cesta di vimini: un po' criptica la copertina del n. 95 (ottobre 1981) di “A”. Il primo articolo, di Paolo Finzi, ha un errore nel titolo: c'è scritto “ruprende l'iniziativa”, avrebbe dovuto essere “riprendere l'iniziativa”, tantopiù che il testo descrive le grandi difficoltà del movimento anarchico in quel periodo. Si parla di un 40% di calo nelle vendite della stampa anarchica, per esempio. E della necessità di riprendere l'iniziativa sociale, a partire dall'impegno dei singoli individui e – collettivamente – dalla riflessione e dall'impegno culturale. “Ancora una volta è innanzitutto una scelta di volontà.
Due incisivi articoli antimilitaristi scrivono Pippo Gurrieri (allora come oggi anima del mensile “Sicilia libertaria”) contro gli euromissili e Maria Teresa Romiti (allora e per quel decennio valida redattrice di “A”) sulle donne in divisa. Franco Melandri si occupa della crisi economica in Italia. Piero Flecchia della chiesa cattolica e del lavoro.
Gabriele Roveda (altro redattore di “A”, allora) esamina la “campagna d'autunno” delle Brigate Rosse, imputando loro la responsabilità di compattare la gente con lo Stato e di favorire la progressiva chiusura degli spazi di libertà. Parzialmente in tema è un secondo scritto di Paolo Finzi sulle campagne anti-repressive e sulla loro importanza: a partire da quella su Monica Giorgi, allora nel suo pieno. Ugo Dessy, sardista, libertario, antimilitarista, si occupa dei parchi naturali in Sardegna e delle lotte necessarie per difenderli. Ma anche il vecchio leone della sinistra libertaria sarda è pessimista, ricorda i ben altri movimenti di lotta che c'erano stati nell'isola alla fine degli anni '60 e parla di una repressione e criminalizzazione che hanno quasi annullato le possibilità attuali di lotta.
La nostra cara compagna veneziana Claudia Vio (da poco scomparsa) firma un articolo sull'arte. E il citato Roveda scrive uno dei suoi efficaci articoli “di costume” su certi tic della sinistra, Questa volta si intitola “L'arancione l'ha presa nel guru”.
È del francese Christian Descamps un saggio sull'utopia, pubblicato in coincidenza con il convegno di studi sull'argomento, promosso dal (solito) Centro Studi Libertari di Milano.
Chiude il numero un bel dossier su Luce e Luigi Fabbri curato da Gianpiero Landi, tra i responsabili della Biblioteca Libertaria “Armando Borghi” di Castel Bolognese (Ravenna) – allora come oggi. Si tratta di una lunga intervista con Luce Fabbri, allora ottantenne, in Italia per un viaggio dall'Uruguay dove visse gli ultimi 60 anni della sua vita. Nel dossier si traccia anche una biografia del padre Luigi. Entrambi, padre e figlia, sono stati figure di assoluto rilievo nella storia del pensiero e dell'azione anarchica internazionale. Merita sottolineare che Luigi fu il compagno più vicino a Errico Malatesta, più volte con valutazioni politiche non coincidenti con il più anziano rivoluzionario campano. E che Luce, certo nel solco etico di Malatesta e di suo padre, ha lasciato un pensiero originale che – sinteticamente – superava e approfondiva la concezione rivoluzionaria dei due, a partire da riflessioni sue, del tutto personali, sull'evoluzione del potere e dello “Stato” nell'era dei totalitarismi, dopo Auschwitz e Hiroshima, in un mondo che comunque cambiava e sta cambiando.
Quest'intervista di Gianpiero Landi, e in generale la curatela dell'intero dossier, si inseriscono in una collaborazione già ricca allora di suoi contributi, poi proseguita fino ai giorni nostri, di cui gli siamo grati e che ha offerto ad “A” la possibilità di esaminare (sempre criticamente) momenti e personaggi dell'anarchismo e del socialismo libertario come Armando Borghi, Lamberto Borghi, Andrea Caffi, Francesco Saverio Merlino, ecc. A questi approfondimenti si aggiungerà, in un prossimo numero di “A”, quello su Giordana Garavini ed altri esponenti dell'anarchismo di Castel Bolognese. Anticipatamente grazie (così poi lo deve fare per davvero!)