Va dato atto a Daniela Bognolo,
di cui abbiamo appena (ri)messo in vendita, a sostegno di “A”,
10 copie di una sua serigrafia di quegli anni, di aver realizzato
per “A“ 68 (ottobre 1978) una delle più originali
copertine, che ci piace qui riprodurre per esteso (fronte e
retro). Bakunin, Malatesta e Kropotkin astronauti, con tanto
di “A“ cerchiata, sono davvero mitici.
E a Daniela chiedemmo un disegno su quell'argomento perchè
all'interno stavamo realizzando un dossier “fantascienza”,
consistente in uno scritto di Palluntius (Gabriele Roveda) che
per qualche anno darà un suo contributo originale e creativo,
partecipando dall'interno alla redazione di “A”,
in una traduzione di Andrea Chersi (che tante traduzioni fece
per “A” in quella stagione e che qui ci piace ri-ringraziare)
dal bel periodico anarchico canadese Open Road, e in un bel
racconto del compianto Vittorio Curtoni, uno dei “maestri”
– allora e non solo – della science fiction
in lingua italiana. Quel piccolo dossier ha anticipato (ce ne
occuperemo quando questa rubrica ci arriverà tra una
quindicina di anni, cioè... 37 anni dopo) il ben più
corposo dossier, curato da Giuseppe Vergani e Laura di Martino,
nel quale decine di scrittrici e scrittori italiani scrissero
apposta per noi un loro pezzo. A sottolineare la rilevanza delle
relazioni, al confine dei territori di utopia, tra il progetto
sociale dell'anarchismo e la sensibilità che sta dietro
alla concezioni delle utopie (positive o negative che siano).
Tra i numerosi altri temi trattati in questo numero, la critica
del marxismo-leninismo (uno dei filoni forti di “A”
nel corso degli anni '70) emerge per lo spazio dedicatole. Luciano
Lanza analizza le relazioni tra marx-leninismo e craxi-pellicanismo;
l'intellettuale Massimo Salvadori va controcorrente nell'intervista
significativamente intitolata “Ma il mio Marx non muore”;
Roberto Marchionatti viene a sua volta intervistato su teoria
del valore/lavoro e crisi del marxismo; il sigillo “definitivo”
è dato come spesso da Giampietro “Nico” Berti
con il suo saggio “Volontarismo leninista e volontarismo
anarchico”.
E poi la rubrica di consulenza legale “L'avvocato del
diavolo”, le occupazioni di case in Jugoslavia, il dramma
sociale della diossina a Seveso, recensioni di libri e di film,
le solite lettere e altro ancora.
Una segnalazione particolare meritano le pagine sull'Irlanda
del Nord curate da Rossella Di Leo, che già sulle pagine
di “A” aveva avuto modo di esprimere, nell'ambito
di una puntuale ricostruzione storica, una dura critica e una
decisa presa di distanza dalla teorie e dalla pratica dell'IRA.
Su questa come su altre questioni nazionali/nazionalitarie (baschi,
palestinesi, vietnamiti, ecc.) la nostra rivista si era (e si
è) spesso espressa in controtendenza rispetto al mainstream
della sinistra “rivoluzionaria”, poco attenta –
a nostro avviso – alle contraddizioni insite nelle “questioni
nazionali” e perlopiù attratta irresistibilmente
dalla dimensione militare e armata (dal classico slogan “Vietnam
vince perché spara” in poi).
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