antirazzismo
Siamo umani
e quindi
variopinti
Mi ritrovo in un paese dove non poche persone hanno paura
della morte e hanno paura della vita. Hanno paura, sempre e
comunque. Sobbalzano scorgendo la propria ombra. Ringhiano scorgendo
l'ombra altrui. Sono talmente paurosi che preferiscono tacere
di fronte ai soprusi dei potenti. E per sfogare la frustrazione,
se la prendono con chi non è identico a loro.
Se fossimo tutti uguali, nel senso di identici – stesse
facce, stesso colore della pelle, dei capelli, dei vestiti,
stessa razza scialba e triste – il mondo sarebbe talmente
noioso che me ne andrei volentieri all'altro mondo. Se non ci
fossero i paurosi – che come i cani isterici, abbaiano
e a volte mordono quando si spaventano – non dovremmo
neppure essere costretti a dire banalità del tipo: “i
nostri amici sinti lavorano e pagano le tasse come tanti altri,
e se tra loro c'è chi ruba, difficilmente accaparrerà
tanto bottino da poterci comprare diamanti o una laurea a Tirana...”
Banalità come: “Ho un'amica sinti che lavora in
un negozio, e ci mette così tanto impegno che, quando
si assenta per allattare la bimba, il negozio si incasina...”,
quasi che essere sinti significasse dover dimostrare di saper
fare le cose che fanno gli altri.
E perché mai mi ritrovo costretto a rivendicare una banalità
del genere?: “Tutti hanno diritto di manifestare, tanto
più che sono cittadini italiani praticamente da sempre”.
Manifestare per la propria dignità di esseri umani, per
il diritto a esistere oggi, per la memoria dei tanti che si
videro togliere il diritto di esistere ieri.
I paurosi di ieri fecero finta di non vedere quando i vicini
di casa scomparivano nel nulla. Qualcuno sogghignò soddisfatto
quando i diversi da loro smisero di colorare le strade, lasciandole
grigie di selciato, asfalto e uniformi. L'Europa interamente
grigia, cupa e tetra, è ciò che vagheggiano i
paurosi. Tutti in uniforme, niente colori che sporcano la vista.
Del resto, si chiamano uniformi perché uniformano il
mondo.
Oggi le menti uniformate vorrebbero che persino la frutta fosse
identica, stessa misura e apparente perfezione estetica, e quella
diversa finisce al macero. Il prezzo da pagare per l'uniformità
è “nutrire” la terra di veleni.
Ma noi siamo umani, non prodotti da supermercato, siamo diversi,
e proprio per questo, variopinti.
Pino Cacucci
intervento effettuato durante la manifestazione
nazionale dei Sinti a Bologna, domenica 17 maggio |